tag:blogger.com,1999:blog-61733942662223922902024-03-13T14:06:57.996+01:00Il blog di Aldo BonaventuraAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.comBlogger396125tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-25635591268854832822014-10-17T23:03:00.001+02:002014-10-17T23:06:34.218+02:00DISASTRI<div class="p1" style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.montagnaestate.it/wp-content/uploads/prima-dopo-vajont.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://www.montagnaestate.it/wp-content/uploads/prima-dopo-vajont.jpg" height="143" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il disastro del Vajont: prima e dopo</td></tr>
</tbody></table>
Per caso stavo leggendo il <a href="http://www.cierrenet.it/edizioni/index.php?page=shop.product_details&flypage=flypage.tpl&product_id=144&category_id=8&option=com_virtuemart&Itemid=2&vmcchk=1&Itemid=2" target="_blank">libro di <b>Tina Merlin</b> sul Vajont</a>, stimolato dal documentario magnifico di <b>Marco</b> <b>Paolini</b>, un campione in questo genere. </div>
<div class="p1" style="text-align: justify;">
Quel libro è scritto bene: è scritto da una giornalista che, a vent'anni di distanza, ricostruisce i fatti che hanno portato alla tragedia con una freschezza che fa rituffare tristemente il lettore tra la sequela di errori che hanno scientemente portato a un disastro annunciato a più riprese. Da quelle pagine traspare rabbia, indignazione, tristezza: proseguire l'opera nonostante le criticità, simulare verifiche fittizie, eludere la legge con la colpevole <b>connivenza dello Stato</b>, tutto questo non può che adirare e incubare sentimenti di disistima verso lo Stato, che è l'unico garante del cittadino. A fronte di queste pagine ben scritte, Paolini ha sapientemente mescolato le molte testimonianze a disposizione per confezionare un documentario molto preciso e mai noioso, coinvolgente e sconvolgente, nel contesto migliore che si poteva trovare: il Vajont stesso, la diga incriminata che quel <b>9 ottobre 1963</b> si mangiò <b>Longarone</b> in un sol boccone.<br />
<br />
<a name='more'></a></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: justify;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://static.supermoney.eu/media/photogallery/2014/10/11/main/alluvione-genova-news-di-oggi-11-ottobre_88713.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://static.supermoney.eu/media/photogallery/2014/10/11/main/alluvione-genova-news-di-oggi-11-ottobre_88713.jpg" height="211" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Genova sott'acqua</td></tr>
</tbody></table>
<div class="p1" style="text-align: justify;">
Quella data - 9 ottobre - è tristemente ricorsa pochi giorni fa. È coincisa con l'<b>alluvione di Genova</b>, la seconda dopo quella del 2011 con la quale pensavamo di aver imparato la lezione. Parlo al plurale perché anche chi abita a Ivrea o a Cefalù fa parte di questo disastro, visto che disastri simili hanno colpito tutta l'Italia, in lungo e in largo. Il <b>dissesto idrogeologico</b> nel nostro Paese è uno dei temi - uno dei tanti - da cavalcare durante la catastrofe e rimane uno dei tanti da accantonare, cui dare meno importanza nei momenti di quiete. Anziché sfruttare la tranquillità per sfuggire di soppiatto alla tragedia, ci perdiamo nel mare dei ricorsi, dei codicilli e delle stupide beghe. Allora i <b>35 milioni</b> disponibili per la copertura del Bisagno sono bloccati perché le ditte escluse ricorrono; si spera che con la nuova legge questo intoppo si possa saltare. Ma io spero anche che lo Stato possa evitare di buttare il doppio dei soldi: metà per l'opera, metà per risarcire l'impresa se ingiustamente esclusa dalla gara. Perché, in fondo,<b> la questione è quanto è forte lo Stato</b>, quanto lo Stato è solido in tutti i suoi apparati, dal Parlamento fino ai tribunali. Se le leggi sono scritte con <b>criterio</b>, sarà più difficile che ne vengano date mille interpretazioni e conseguentemente che ci siano 999 ricorsi per via di tutte le altre possibili interpretazioni. Tutelare il cittadino è anche questo: fornirgli una legge giusta, che lo guidi e lo protegga, non che lo ostacoli e possibilmente gli si ritorca contro. Ben capisco che queste affermazioni appaiano semplicistiche, teoriche, spero non utopistiche; ma forse è perché siamo prigionieri di preconcetti e non riusciamo a uscire dallo schema di leggi adatte solo per gli Azzeccagarbugli di turno.</div>
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.ansa.it/webimages/img_640/2014/10/11/183e7a33cf430903f2d0a593cd8a70a0.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://www.ansa.it/webimages/img_640/2014/10/11/183e7a33cf430903f2d0a593cd8a70a0.jpg" height="133" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Volontari al lavoro contro il fango</td></tr>
</tbody></table>
<div class="p1" style="text-align: justify;">
Al di là di questo, ho apprezzato lo spirito di sacrificio di una città, che<b> non ha esitato un attimo a mettersi a disposizione di se stessa</b>. Segno che la gente è molto spesso superiore alla politica, <b>più pratica e più incline al sacrificio</b>.</div>
<div class="p1" style="text-align: justify;">
Qualcosa comincia a muoversi. Speriamo bene.</div>
<div class="p1" style="text-align: justify;">
Leggendo del Vajont, la casualità ha voluto che coincidesse con l'alluvione a Genova: chissà se è un segno del destino. Temo ci sia anche altro.</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-16869897294583143922013-11-17T20:19:00.000+01:002013-11-17T20:19:17.234+01:00LA SECONDA MEZZANOTTE<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://bompiani.rcslibri.corriere.it/shared_libri/cover/medium/4526775_0.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://bompiani.rcslibri.corriere.it/shared_libri/cover/medium/4526775_0.jpg" width="227" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: x-large;">La seconda mezzanotte</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: x-large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: x-large;">Antonio Scurati</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: large;">Bompiani</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;">€ 19</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://media.famigliacristiana.it/2013/6/scurati_2190699_675643.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="Antonio Scurati (1969) è ricercatore allo Iulm di Milano. Con "Il sopravvissuto" ha vinto il Premio Campiello. "Il bambino che sognava la fine del mondo" si è classificato secondo al Premio Strega 2009. Ha scritto anche diversi saggi, fra cui "Guerra" e il recente "Gli anni che stiamo vivendo"." border="0" height="176" id="mc693e15195a043d4a6096132698fe286_ctl00_repParagraphs_ctl01_imgPicture" src="http://media.famigliacristiana.it/2013/6/scurati_2190699_675643.jpg" style="border: 0px; font-style: inherit; margin-top: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;" title="Antonio Scurati (1969) è ricercatore allo Iulm di Milano. Con "Il sopravvissuto" ha vinto il Premio Campiello. "Il bambino che sognava la fine del mondo" si è classificato secondo al Premio Strega 2009. Ha scritto anche diversi saggi, fra cui "Guerra" e il recente "Gli anni che stiamo vivendo"." width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Antonio Scurati</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);"></span></div>
<div class="p1" style="text-align: justify;">
Il titolo <b>romantico</b> nasconde una storia che di romantico ha poco, semmai molto barocca e decadente nel suo svolgersi. <b>Antonio</b> <b>Scurati</b> cambia completamente genere, buttandosi sulla fantascienza e restituendo un'opera, che val la pena leggere: una <b>riflessione</b>, deprimente e ansiogena, ma lucida nell'anticipare - talora esagerando, credo volutamente - tendenze che già oggi, spesso senza accorgerci, stiamo introiettando o subendo, senza tuttavia ribellarci.</div>
<div class="p1" style="text-align: justify;">
Anno 2092, <b>Nova Venezia</b> ovvero ciò che rimane della grande Venezia dopo una straordinaria <b>ondata</b> alluvionale viene acquistata dalla multinazionale cinene TNC, la quale l'ha consacrata a propria zona d'influenza e capitale dell'edonismo, del vizio e della violenza: piazza San Marco, diventata il <b>Superdome</b>, coperta da una cupola rassomigliante il cielo e pressurizzata dall'aria condizionata, è diventata <b>un'arena</b>, nella quale si tengono spettacoli di gladiatori, come se fossimo nel Colosseo dell'antica Roma, senza risparmiare crudeltà. I Veneziani sopravvissuti sono stati resi schiavi e confinati in un ghetto, con due assolute proibizioni (valide per tutti gli abitanti di Nova Venezia): quella di utilizzare armi da fuoco e quella di non potersi riprodurre (a tal proposito, esistono <i>dispenser</i> anticoncezionali posizionati sottocute): nell'arco di qualche tempo, di loro non rimarrà traccia, Nova Venezia diventerà un avamposto cinese offerto ai turisti, pronti a spendere per soddisfare desideri inconfessabili. L'orgia senza limiti va avanti coi suoi tempi e i suoi modi, senza che nulla cambi. Un giorno, però, accadranno due fatti capaci di scalfire la rassegnazione degli abitanti. Il primo riguarda il <b>Maestro</b>, colui che prepara e allena i gladiatori sull'isola di San Giorgio Maggiore: gli è nata una figlia, proprio il 25 dicembre, sfuggendo al divieto di procreazione e proprio questa figlia gli permetterà di meditare su un modo diverso di vivere e di ribellarsi. L'altro fatto riguarda <b>Spartaco</b>, il più forte dei gladiatori, pure lui deciso alla ribellione, scappando da Nova Venezia per cercare un altro luogo in cui vivere dopo che la donna amata subisce una tremenda violenza.</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/65/Canal_Grande_Ponte_di_Rialto.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="241" src="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/65/Canal_Grande_Ponte_di_Rialto.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Canal Grande a Venezia</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="p1" style="text-align: justify;">
La scrittura di Scurati, nota per la sua raffinatezza, contribuisce ad acuire la sensazione di angoscia che aumenta di pagina in pagina, spesso gonfiata da descrizioni raccapriccianti di aspetti della vita quotidiana. Toccanti le pagine riguardanti la fuga di Spartaco da Nova Venezia, che toccano il punto più alto quando il guerriero sarà condotto da un bambino in una chiesa in cui si sta celebrando un battesimo. Il tema della <b>vita</b> torna frequentemente in vari modi, proponendosi come una dichiarazione di guerra alla morte, a partire dall'onda lunga che ha sepolto Venezia. Il <b>mondo distopico </b>raffigurato da Scurati a tratti affascina, a tratti incute timore: esalta alcuni aspetti della società odierna - come, per esempio, l'invasione cinese incontrollata - conducendoli fino all'eccesso, raccogliendo i sentimenti di oggi e adattandoli a quelle situazioni estreme: il quadro che ne possiamo trarre è quello di una società che, avviatasi da lungo tempo sulla via della decadenza, tocca il fondo per rinascere dominata da una cultura che coltiva le ceneri della decadenza per rinfocolarle, consacrando la sua società a piaceri effimeri, al vuoto e all'estinzione.</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-45536619974141174092013-11-02T12:16:00.000+01:002013-11-02T12:16:41.251+01:00LA NONNA DELLA PATRIA<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://i.res.24o.it/images2010/SoleOnLine5/_Immagini/Notizie/Italia/2011/11/ministri-governo-monti/cancellieri-anna-maria-italyphotopress-258.jpg?uuid=4fc250d4-104e-11e1-964a-e264559056a3" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://i.res.24o.it/images2010/SoleOnLine5/_Immagini/Notizie/Italia/2011/11/ministri-governo-monti/cancellieri-anna-maria-italyphotopress-258.jpg?uuid=4fc250d4-104e-11e1-964a-e264559056a3" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Anna Maria Cancellieri</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
La <b>"nonna della Patria"</b> - come la definisce <a href="http://www.lastampa.it/2013/11/02/cultura/opinioni/buongiorno/lamica-ritrovata-TBOsx3P2tBTz30Gs1JYNtI/pagina.html?utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter&utm_campaign=bg_gramellini" target="_blank">Gramellini</a> - ricorda le sagge parole della mamma: "Male non fare, paura non avere". Il Guardasigilli <b>Anna Maria Cancellieri</b> tira dritto e dribbla l'assedio mediatico seguito alla notizia del suo interessamento per la scarcerazione di <b>Giulia Ligresti</b>, figlia di Salvatore. In attesa dei suoi chiarimenti in <b>Parlamento</b>, previsti a metà settimana, la Cancellieri tiene a spiegare che non c'è nulla di anomalo nel suo interessamento riguardo le scadenti condizioni della Ligresti nel carcere di Vercelli: si è comportata così anche per altri <b>detenuti</b>, le cui situazioni sono state segnalate al suo Ministero (sei casi solo ad agosto). Ciò che crea scandalo è principalmente la pesantezza del nome, certamente delicato in questo periodo: <b>Gabriella Fragni</b>, compagna di Salvatore Ligresti, e la Cancellieri si conoscono da quarant'anni e così la <b>segnalazione</b> è stata più facile - pare si voglia far intendere. Tuttavia, la Procura di Torino ha ribadito ieri che non c'è stato nessun occhio di riguardo per la Ligresti, così come confermato dal medico legale <b>Roberto Testi</b>, sulla cui perizia la Procura di Torino ha fondato il parere positivo alla scarcerazione.</div>
<div style="text-align: justify;">
Io credo alla buona fede del ministro; tuttavia, mi vengono in mente due cose. La prima: è necessario accertare che l'intervento della Cancellieri sia stato veramente uguale a quello per un qualsiasi altro Pinco Pallino ovvero che il nome della famiglia Ligresti e la conoscenza intima di Gabriella Fragni non abbiano inciso nel rendere più <b>sollecito</b> l'interessamento: questo lo potrà confermare il ministro nei prossimi giorni, quando riferirà in Parlamento. La seconda: forse, come mi suggerisce qualcuno, all'inizio di un mandato in un pubblico ufficio, un politico deve fare l'elenco delle amicizie "scomode" che si prevede possano in un futuro, più o meno prossimo, creare equivoci o casi mediatici: fa strano, non siamo abituati, ma probabilmente potrebbe aiutare. O forse dobbiamo cambiare la nostra testa e finire di inquadrare <i>qualsiasi</i> vicenda riguardante <i>qualsiasi</i> politico nella categoria dell'<b>inciucio</b> e del <i><b>magna magna</b></i>? </div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-7842718599347496002013-07-04T17:28:00.000+02:002013-07-08T07:42:57.368+02:00LA LUCINA<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.sulromanzo.it/sites/default/files/images/gerardo-perrotta/antonio_moresco_la_lucina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://www.sulromanzo.it/sites/default/files/images/gerardo-perrotta/antonio_moresco_la_lucina.jpg" width="206" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: x-large;">La lucina</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: large;">Antonio Moresco</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;">Mondadori (collana Libellule)</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<br />
<b><span style="color: red;">€ 10</span></b></div>
<blockquote class="tr_bq">
<i>Sono venuto qui per sparire, in questo borgo antico abbandonato e deserto di cui sono l’unico abitante. (...) Guardo il mondo che sta per essere inghiottito dal buio.</i></blockquote>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Lo ammetto senza vergogna: non conoscevo <b>Antonio Moresco</b> prima di leggere l'ultimo suo libro, <i>La lucina</i>. Devo, quindi, ringraziare di cuore<b> <a href="http://ilgiardinodilu.blogspot.it/" target="_blank">Luisella</a></b>, cui ho "rubato" il libro nella <b>libreria <i>Il Parnaso</i></b> che gestisce a Ponteranica (BG): il passaggio in libreria è stata l'occasione per riabbracciare una splendida persona, persa di vista quasi quindici anni fa, ed immergermi in quell'atmosfera libresca che tanto mi piace.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>La lucina</i> è, per stessa ammissione dell'autore, un <b>testamento</b>, una scatola nera "scaturita da una zona molto profonda della mia vita": tale appare anche ai miei occhi, che riescono a cogliere tra le righe tracce autobiografiche del racconto di una <b>vita difficile</b>, che porta continuamente a meditare e a confrontarsi con la <b>natura</b> circostante. Il romanzo è costruito intorno alla figura di un uomo, che vive in un vecchio borgo disabitato, in totale solitudine; tutte le sere, ad incuriosirlo, c'è una <b>lucina</b>, che compare puntualmente sulla collina dinanzi alla casa di pietra che ospita la voce narrante. Cos'è questa lucina? Un lampione? Un corto circuito elettrico? Un UFO? Niente di tutto questo: quella lucina proviene da una piccola casa, abitata da un bambino, che vive anch'egli solo, badando completamente a se stesso e alla propria esistenza. Proprio a questo punto, la mente dell'uomo è affollata da nuove domande sull'identità del bambino e sul rapporto che li lega. Questo è il nucleo del romanzo, che nasconde una storia terribile e al tempo stesso stupefacente, metafora della <b>vita</b>. La solitudine costringe l'uomo a misurarsi con la natura, non sempre amica dell'uomo, e tale impresa è simbolizzata al meglio dalla salita perigliosa dell'uomo sul crinale per raggiungere la casa del bambino, da cui brilla la lucina. Il rapporto di tacita comprensione che si stabilisce tra i due è raccontato lentamente, proprio così come lentamente cresce e matura. Non c'è bisogno di tante parole, probabilmente la condivisione del silenzio basta a riempire il vuoto di un’esistenza, profondo come il burrone che separa le due montagne su cui abitano.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il mistero non è del tutto svelato; lo si comprende davvero solo alla fine, con non poca amarezza nel cuore, come una fiaba senza lieto fine. Moresco, in fin dei conti, esplora, pur con un'abile poeticità e un fine romanticismo di fondo, il <b>mondo della morte</b>, ma lo fa in maniera delicata e commovente: così come s'addentra nella casa del bambino in punta di piedi, ne esce con una verità sconcertante. Anziché ricorrere a figure truculente, lo scrittore decide di soffermarsi sulla morte utilizzando lo strumento dell'introspezione: attraverso il bambino, l'uomo ripercorre il dolore e l'angoscia di chi è già andato, condividendo con lui il senso d'impotenza che il triste passaggio della morte porta con sé.</div>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-69132006187039589302013-06-25T12:06:00.001+02:002013-06-25T12:06:51.278+02:00UN BEL GESTO (GIUSTO)<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.ilpost.it/files/2013/04/Josefa-Idem.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="212" src="http://www.ilpost.it/files/2013/04/Josefa-Idem.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'ex ministro e campionessa olimpica Josefa Idem</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<b>Josefa Idem</b> si è dimessa da Ministro per le Pari Opportunità, lo Sport e le Politiche giovanili. Un piccolo gesto denso di significato: se si vuole far tornare gli Italiani ad avere <b>fiducia</b> nella <b>politica</b>, bisogna procedere in tale direzione. Pur essendo le accuse tutte da dimostrare , la Idem, dimettendosi, aiuta a far chiarezza e a sgombrare il campo da equivoci. </div>
<div style="text-align: justify;">
Unica nota di leggero demerito? Per dare maggiore <b>incisività</b> al giusto gesto, si sarebbe potuta dimettere non appena uscita la notizia anziché aspettare il colloquio con <b>Letta</b>, che avrà avuto un ruolo influente, come traspariva dalle parole dello stesso Primo ministro domenica scorsa a <b><i>In 1/2 ora</i></b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ricordo che comportamenti simili altrove sono normali e non destano stupore: in Germania un ministro si è dimesso per aver copiato la tesi di laurea, tanto per dirne una. Il politico non deve avere <b>scheletri nell'armadio</b>, deve essere impeccabile sotto tutti i punti di vista, non può permettersi di predicare bene e razzolare male. </div>
<div style="text-align: justify;">
Se poi si parla di <b>IMU</b> non pagata, allora il discorso si fa ancora più delicato. </div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-20897161446996894702013-03-28T22:29:00.000+01:002013-03-28T22:29:27.392+01:00DIFFICILE FAR PEGGIO<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.repubblica.it/images/2013/03/28/214329802-3bcc3b9c-418b-4e07-a793-c3c10c4ea2ed.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="187" src="http://www.repubblica.it/images/2013/03/28/214329802-3bcc3b9c-418b-4e07-a793-c3c10c4ea2ed.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il segretario Pd, Pierluigi Bersani</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<b>Penoso</b> spettacolo. D'altronde cos'altro potevamo aspettarci? L'onorevole Bersani ha tirato in lungo per un'altra settimana nascondendosi come un bambino dietro <b>consultazioni</b>, il cui esito era noto già prima di cominciare. Il risultato finale è lo<b> stallo </b>totale, che danneggia tutto il Paese. Bersani si presenta ai giornalisti dicendo che l'esito delle consultazioni <b>non è stato risolutivo</b> - grazie, ma l'avevamo capito ancor prima che cominciassero - e lo fa con quel <b>disappunto</b> e quell'<b>insoddisfazione</b> che investono colui che è deluso per il pessimo risultato <b>personale</b> e non con quell'arrabbiatura e quella <b>preoccupazione</b> di aver lasciato il proprio Paese, tanto amato e decantato in campagna elettorale, in mezzo al guado, preda dei <b>mercati finanziari</b> e dei pericoli che offre l'assenza di un governo. Questo mi indigna, questo mi fa profonda rabbia, questo mi preoccupa: il Pd, per non dare contro il proprio segretario, nonostante egli sia stato incapace di formare un governo, specifica in una nota che che <b>Bersani non ha rinunciato all'incarico</b>. E cosa aspetta? Non ha rinunciato al mandato esplorativo pur sapendo sarebbe finito in un nulla di fatto. Ma ora, che cosa deve ancora valutare? Cos'altro deve succedere? Vuole proprio un calcio nel deretano per andarsene?</div>
<div style="text-align: justify;">
Un segretario senza carisma, proveniente dal vecchio <b>PCI</b> (nonostante le evoluzioni successive, è nato e cresciuto dentro il vecchio Partito comunista), <b>sedicente</b> <b>riformista</b> - ma dove?-, capace di parlare ad un'assemblea di partito o in conferenza stampa come parlerebbero i vecchi del <b>Bar Sport</b> della partita della domenica o dei fatti di politica attingendo dal giornale - con tutto il rispetto dei vecchi del Bar Sport che spesso superano il segretario Pd almeno in originalità -, che ha cercato l'acclamazione personale attraverso <b>primarie sapientemente e manifestamente pilotate</b>, abile nel disperdere milioni di voto durante la <b>campagna elettorale</b>, <b>rianimatore di un Berlusconi dato per morto</b> e attualmente risorto e tornato a nuova vita; insomma, un soggetto del genere non meritava l'incarico di Napolitano. E se fosse stato più saggio, manco lo avrebbe accettato, viste le <b>impraticabili condizioni</b>. Tanto più che, all'indomani delle elezioni, ha avuto il becco di dire che non aveva perso - perché non prende lezioni da <b>Renzi</b> ascoltando la <a href="http://www.youtube.com/watch?v=Q7BHA4VzvLw" target="_blank">conferenza stampa di fine primarie</a>? - e in tutti questi giorni non ha avuto il minimo dubbio di <b>dimettersi</b> da segretario del partito, non essendo riuscito a raggiungere l'obiettivo prefissato, che appariva molto facile. Dimettersi non è frequente in Italia, figurarsi ammettere una <b>sconfitta</b>: sforzandomi per ricordare un gesto del genere, devo ritornare a <b>Walter Veltroni</b>, che, vituperato per i suoi difetti, ha avuto il pregio di dimettersi nel febbraio 2009 (un anno dopo aver perso le elezioni politiche) in seguito alla clamorosa sconfitta elettorale delle regionali della Sardegna. Bersani, purtroppo per lui e per il partito, non ha questa classe e, profondamente piccato dalla sconfitta inaspettata, tiene calda la sedia conquistata e non vuole proprio lasciarla. </div>
<div style="text-align: justify;">
Questo è il politico che tiene all'Italia e che ha a cuore gli interessi degli Italiani?</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-18647806969079441272013-03-17T12:51:00.001+01:002013-03-17T12:51:43.910+01:00IN QUESTA ITALIA CHE NON CAPISCO<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.mattioli1885.com/store/images/Cop_Twain_In-questa_Italia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://www.mattioli1885.com/store/images/Cop_Twain_In-questa_Italia.jpg" width="212" /></a></div>
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<b><span style="color: red; font-size: x-large;">In questa Italia che non capisco</span></b></div>
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<b><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
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<b><span style="color: red; font-size: large;">Mark Twain</span></b></div>
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<b><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
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<b><span style="color: red;">Mattioli 1885</span></b></div>
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<b><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
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<b><span style="color: red;">€ 15,90</span></b></div>
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<blockquote class="tr_bq">
<i>Per quel che capisco, l'Italia per millecinquecento anni ha concentrato tutte le sue energie, tutte le sue finanze e tutta la sua operosità nella costruzione di una vasta gamma di meravigliosi edifici ecclesiastici, affamando metà dei suoi cittadini pur di riuscirvi. Al giorno d'oggi, è un grande museo di magnificenza e miseria. (...) È il paese più disgraziato e principesco della terra.</i></blockquote>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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All'alba del 1866, <b>Mark Twain</b> decide di intraprendere una crociera per l'Europa con il piroscafo <b><i>Quaker City</i></b> che lo porterà per sei mesi tra Francia, Italia e vicino Oriente: a poco più di trent'anni, Twain non è ancora il celebre scrittore che narra le <i><b>Avventure di Tom Sawyer</b></i>, ma un (semplice?) letterato e un giornalista affermato. <i><b>In questa Italia che non capisco</b></i> è un testo editoriale composto dall'editore <i><b>Mattioli 1885</b></i> (con la traduzione di <b>Sebastiano Pezzani</b>) che raccoglie gli estratti riguardanti la sua permanenza in Italia, i quali, insieme ad altri concernenti le successive tappe del viaggio, sono stati pubblicati a puntate verso la fine dell’Ottocento con il titolo <i><b>The Innocents Abroad</b></i>.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.frasiaforismi.com/wp-content/uploads/2011/12/MarkTwain.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="200" src="http://www.frasiaforismi.com/wp-content/uploads/2011/12/MarkTwain.jpg" width="142" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Lo scrittore Mark Twain</td></tr>
</tbody></table>
Il viaggio parte da <b>Genova</b>, tappa obbligata per chi arriva dal mare: portici signorili e antichi palazzi in marmo ora disabitati sono l'emblema di una <b>città in decadenza</b>, che ha visto passare troppo velocemente il tempo dello splendore durante l'egemonia marinara. Di positivo, a Genova, ci sono le <b>donne</b>, la cui bellezza rimane impressa nella mente di Twain mentre il treno corre già in direzione di Milano. Nel tragitto tra Genova e Milano, ricordo bene le parole che Twain tributa ai territori nei quali sono nato e cresciuto: una "regione montuosa i cui picchi erano illuminati dai raggi del sole, i cui pendii erano punteggiati di ville graziose", le "gallerie fresche" e poi, una volta passato l'<b>Appennino</b>, si arriva in pianura. "Superata Alessandria, siamo passati accanto al campo di battaglia di Marengo". <b>Milano</b> si presenta tra le sue consuete luci ed ombre: la ricchezza artistica e museale attrae molto lo scrittore, che visita i principali monumenti cittadini, senza dimenticare il <b>Duomo</b>, cui dedica molte pagine e un'attenzione da appassionato, declamandone le dimensioni e perdendosi in una descrizione particolareggiata. Tuttavia, ad irritare non poco Twain, è il fatto che a Milano è impossibile rintracciare un solo pezzo di <b>sapone</b>. Lasciata alle spalle la <i>Madunina</i>, la carovana di Twain procede spedita verso le bellezze del <b>lago di Como</b> e poi in direzione di <b>Venezia</b>, tagliando per <b>Bergamo</b> e <b>Padova</b>. La città lagunare, secondo lo scrittore, è "finita preda della <b>povertà</b>, della trascuratezza e di una triste decadenza", sebbene, al chiaro di luna, appaia "ancora una volta <b>la più sontuosa tra tutte le nazioni della terra</b>". Il viaggio prosegue verso <b>Firenze</b>, nella quale è infastidito dai chilometri di dipinti che attraversano la città e dove tutto, gli vien detto, è opera di <b>Michelangelo</b>. Quindi prosegue per <b>Roma</b>, dalla quale rimane attratto, ma non troppo: l'<b>anticlericalismo</b> del suo spirito puritano, che lo rende felice per la confisca dei beni della Chiesa e in nome del quale non risparmia la sua indignazione verso la folla di preti che incontra ovunque, è feroce e motivato dal <b>fasto</b> delle chiese e dei conventi e, ovviamente a Roma, raggiunge l' acme; a lato di queste considerazione, dedica pagine dissacranti al culto dell'antico e non risparmia racconti esilaranti di sua produzione sul <b>Colosseo</b> e i giochi gladiatori.<br />
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<a name='more'></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.hotelgiotto-firenze.eu/up/hote-3-stelle-a-firenze-home1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="337" src="http://www.hotelgiotto-firenze.eu/up/hote-3-stelle-a-firenze-home1.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La cupola del Brunelleschi e il campanile di Giotto a Firenze</td></tr>
</tbody></table>
Il <i>Leit-motiv</i> di tutto il libro - lo avrete capito - è il desiderio dello scrittore di evidenziare, con ironia sprezzante e superba, i <b>controsensi</b> stridenti di un Paese che in quel periodo sta vivendo grosse trasformazioni. La sua <b>finta innocenza</b>, che richiama l'ingenuità dei personaggi di Tom Sawyer o Huckleberry Finn, nasconde una candida <b>ignoranza</b> in tema di arte, architettura e storia italiana, della quale si vergogna , ma per la quale si giustifica dicendo che in America non è contemplata; anzi, appare infastidito da questo fardello della storia che, a suo dire, ha trascinato nel baratro un Paese che giudica senza veli: "Questo paese è in bancarotta. Non c'è una solida base per opere grandiose", riferendosi alla rete ferrata e alla pomposità delle stazioni (!)<br />
Twain ha l'occhio vigile e spregiudicato, che gli permette di apprezzare il modo di vivere delle <b>classi agiate italiane</b>, meno operose di quanto non siano quelle del suo paese: "In America andiamo di fretta". Insomma, Twain guarda al Belpaese e alla sua civiltà con <b>sentimenti contraddittori</b>: è attratto dal <b>contesto paesaggistico</b> - campagna e città indistintamente, pur accorgendosi che le città italiane sprofondano di giorno in giorno in un <b>immobile passato</b>: non a caso, rimane sgomento dinanzi al pessimo spettacolo della loro <b>decadenza</b> - Genova e Venezia, solo per fare un paio di esempi -, alla diffusa <b>miseria</b>, alla <b>protervia</b> delle classi dirigenti che rivendicano di essere superiori al popolo e continuano a mantenere i propri privilegi. Per Twain, l'Italia è un <b>Paese senza redenzione</b>, senza speranze per il futuro, senza possibilità di crescita: <b>"il paese più disgraziato e principesco della terra"</b>.<br />
Se lo stile è abbastanza buono per quasi tutto il libro, a rallentare la lettura fin quasi ad annoiare sono, da una parte, le soventi divagazioni dell'autore, con racconti a volte aneddotici, a volte del tutto inventati e suggeritigli dal contesto; dall'altra parte, a stancare è lo <b>schema del bastone e della carota</b> che Twain applica ad ogni aspetto del nostro Paese: tutte le città che l’autore incontra nascondono pecche che rasentano lo <b>stereotipo</b>, come l’architettura (se c’è è troppa, se non c’è è carente), l’eleganza (ostentata oppure triste miseria), i laghi (piccole pozze d’acqua rispetto agli enormi bacini americani) e le donne (troppo belle o troppo brutte con barba e baffi da fare invidia ad un uomo).</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-32321456845489255462013-03-04T19:49:00.003+01:002013-11-19T20:21:28.713+01:00PIETRO BEMBO E L'INVENZIONE DEL RINASCIMENTO<div style="text-align: right;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: right;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/c4/Double_Raphael.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="440" src="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/c4/Double_Raphael.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Ritratto di Navagero e Beazzano </i>di Raffaello (da Wikipedia.org)</td></tr>
</tbody></table>
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://blog.panorama.it/carnation/files/2012/07/Capelli-LB.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="http://blog.panorama.it/carnation/files/2012/07/Capelli-LB.jpeg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">I capelli di Lucrezia Borgia</td></tr>
</tbody></table>
Seriamente <b>imperdibile</b>: la mostra padovana che espone i gioielli della <b>collezione di Pietro Bembo</b> è <b>Rinascimento</b> ha regalato all'Italia e al mondo. Pietro Bembo è un uomo dalle mille facce: è un <b>linguista</b>, visto che le sue <i><b>Prose della volgar lingua</b></i> sono un trattato sulla lingua italiana che parliamo ancor oggi; un <b>cardinale</b>, dal momento che nell'ultima parte della sua vita veste la porpora dopo la nomina di Paolo III Farnese tesa a dare prestigio e splendore ad una Chiesa corrotta; è un <b>amante</b>, capace di flirtare con <b>Lucrezia Borgia</b>, moglie del duca di Ferrara Alfonso d'Este, cui dedica gli <i><b>Asolani</b></i> e di cui si è conservata <b>"la bella treccia simile a oro"</b>, che la tradizione vuole esser stata ritrovata nel carteggio fra i due amanti; è un <b>collezionista d'arte</b>, in grado di radunare nello studio della sua abitazione padovana, dove si ritira negli ultimi anni di vita, una quantità di dipinti, libri, sculture antiche e moderne, monete, gemme, astrolabi e mappamondi tale da creare un vero e proprio <i><b>musaeum</b></i>, un vero tempio delle Muse; è un <b>consulente d'arte</b>, al quale si rivolge, tra gli altri, la marchesa di Mantova <b>Isabella d'Este</b> quando deve acquistare opere d'arte sul mercato veneziano; è un <b>innovatore</b>, se pensiamo che, insieme ad <b>Aldo Manuzio</b> (il maggior tipografo del suo tempo nonché il primo editore in senso moderno), concepisce l'idea del <b>libro tascabile</b> ovvero un'opera facilmente fruibile perché composta dal puro testo, senza commento alcuno; è un <b>uomo di potere</b>, poiché diventa segretario ai brevi di <b>papa</b> <b>Leone X</b> affinché la Curia si esprima in un latino impeccabile. Pietro Bembo è un uomo dal <b>carisma</b> ineguagliabile e dalle multiformi abilità, un <b>personaggio di culto</b> per la sua epoca, una figura di amante dell'arte nel senso più lato del termine che oggi - forse - fatichiamo a comprendere.<br />
un piccolo gioiello, capace di far respirare nelle sue stanze quell'aria di nuovo e bello che il </div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: justify;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://flaminiogualdoni.com/wp-content/uploads/2013/01/Tiziano-Ritratto-di-Pietro-Bembo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="http://flaminiogualdoni.com/wp-content/uploads/2013/01/Tiziano-Ritratto-di-Pietro-Bembo.jpg" width="259" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Ritratto del cardinale Pietro Bembo</i> di Tiziano</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Vi posso, tuttavia, assicurare che, fin dalla prima delle undici sale, si respira un afflato del tutto particolare: anche da oggetti apparentemente - e, badate bene, solo apparentemente - di poco valore, si coglie il gusto per il bello e la <b>"sensualità"</b> per gli oggetti. Tanto per fare alcuni esempi, nel percorso d'esposizione, è possibile ammirare il <i>Giovane con il libro verde</i> di <b>Giorgione</b> (a proposito di libro tascabile, è interessante cogliere il particolare del libro verde nella mano del soggetto), l'<b>arazzo</b> mozzafiato e di un lusso inaudito (seta e fili d'oro) raffigurante la <i>Conversione di San Paolo</i>, realizzato su disegno di <b>Raffaello</b> ed esposto nella Cappella Sistina durante le occasioni solenni, il <i>Ritratto di Navagero e Beazzano</i>, amici intimi di Bembo e ritratti da Raffaello di tre quarti, in una posa altamente realistica, come se disturbati dal visitatore nel corso della loro conversazione, il <i>Ritratto del cardinale Pietro Bembo</i> mirabilmente eseguito da <b>Tiziano</b>, che si poteva considerare il ritrattista migliore in circolazione. Insomma, avrete capito lo spessore del personaggio: Bembo è <b>qualcosa di più d’un semplice uomo di corte</b>, è - probabilmente sa di essere - un protagonista del suo tempo, un preciso <b>termometro</b> della sua epoca, di cui sa cogliere il <b>"punto evolutivo d'equilibrio"</b>, "qualcosa di più di un taste-maker e qualcosa di meno d’un genio innovatore".</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Tutte le informazioni sulla mostra <i style="font-weight: bold;">Pietro Bembo e l'invenzione del Rinascimento</i>, allestita a <b>Padova</b> presso il Palazzo del Monte di Pietà, <i style="font-weight: bold;"> </i>sono disponibili sul sito ufficiale della mostra: <b><a href="http://www.mostrabembo.it/" target="_blank">www.mostrabembo.it</a></b>.</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-10450752402860129962013-02-27T22:12:00.003+01:002013-02-27T22:12:41.149+01:00NIENTE DA CAPIRE<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.ilmattinodiparma.it/wp-content/uploads/parlamento-italiano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="170" src="http://www.ilmattinodiparma.it/wp-content/uploads/parlamento-italiano.jpg" style="cursor: move;" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Chissà cosa ci riserverà il prossimo Parlamento...</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Non capisco perché <b>Bersani</b> si è autoconfermato al suo posto. Non capisco perché, con responsabilità, non ha preso atto della pessima figura - perdere quattro milioni non è una pessima figura quando si parte col favore dei <b>pronostici</b>? - e ha annunciato le sue <b>dimissioni</b>, ammettendo chiaramente di non essere stato in grado di polarizzare <b>voti</b> intorno alla sua proposta - quale? - e pertanto che, sentendosi sconfitto, non può continuare ad essere segretario del Pd. Non capisco perché c'è chi è ancora sorpreso dall'affermazione elettorale di <b>Beppe Grillo</b>: quando la politica offre di sé l'immagine più becera e ina, <b>l'antipolitica</b> ovvero il <b>populismo</b> sono i frutti avvelenati che tocca raccogliere: forse che ci siamo dimenticati degli esempi che il Novecento ci ha fornito? Non capisco perché molti non credono al successo di <b>Berlusconi</b>, che, pur perdendo, ha dimostrato di essere un'araba fenice: inizialmente destinato all'oblio, è sceso in campo sparigliando le carte e regalando al Pdl un risultato al di sotto delle più rosee aspettative. Perché sorprendersi? In Italia, i politici di matrice <b>comunista</b> non hanno mai avuto fortuna alle elezioni: <b>D'Alema</b> e <b>Bersani</b> lo evidenziano pienamente e fanno rimpiangere quel <b>Romano Prodi</b>, che detiene il primato, unico, di aver battuto due volte Berlusconi. Non capisco perché non comprendiamo lo stallo che ci hanno consegnato queste elezioni: i vecchi partiti, rinnovatisi solo con cambiamenti cosmetici e per nulla strutturali, hanno attentato seriamente alla pazienza degli Italiani e, pertanto, Grillo ha raccolto questi malumori perché, checché se ne pensi, rappresenta un elemento di <b>novità</b>. Non capisco perché adesso, con la coda tra le gambe, si invoca, soprattutto a sinistra, la mancata discesa in campo di <b>Matteo Renzi</b>, sbeffeggiato da <b>primarie-fantoccio</b> costruite su misura per il segretario Bersani alla ricerca di una legittimazione che neanche le primarie gli hanno veramente dato e capace, comunque, di raccogliere un prezioso 40% prontamente annichilito nelle stanze romane del <b>Pd</b>: non uno dei dirigenti vicini al segretario ha ammesso l'errore di strategia, nessuno di loro ha ventilato l'ipotesi che la sconfitta è figlia di quella <b>mancata voglia di cambiamento</b>, al quale sono state tarpate le ali durante le primarie. Non capisco il perché tutto ciò. Provo a meditare, forse non c'è <b>niente da capire</b>.</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-17684888732810915482013-02-26T20:45:00.005+01:002013-07-08T07:44:28.015+02:00LA COLLINA DEL VENTO<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: center;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.unicitta.it/wp-content/uploads/2012/10/collinadelvento.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://www.unicitta.it/wp-content/uploads/2012/10/collinadelvento.jpg" width="256" /></a></div>
<b><span style="color: red; font-size: x-large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: x-large;">La collina del vento</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: large;">Carmine Abate</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red;"><b>Mondadori </b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;">€ 17,50</span></b></div>
<div>
<br /></div>
<blockquote class="tr_bq">
<i>La verità è che i luoghi esigono fedeltà assoluta come degli amanti gelosi: se li abbandoni, prima o poi si fanno vivi per ricattarti con la storia segreta che ti lega a loro; se li tradisci, la liberano nel vento, sicuri che ti raggiungerà ovunque, anche in capo al mondo.</i></blockquote>
<div>
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.ilovelauria.it/wordpress/wp-content/uploads/2012/10/carmineAbate.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="231" src="http://www.ilovelauria.it/wordpress/wp-content/uploads/2012/10/carmineAbate.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Carmine Abate con il <i>Premio Campiello</i></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Il <b>Rossarco</b>, una collina non lontana dal mar Jonio, racchiude tutta la storia della famiglia <b>Arcuri</b>, una storia lunga un secolo e tre generazioni fino a Rino, che ne tira le fila: la collina non esce per un secondo dal racconto, il <b>vento</b> che, a volte la accarezza, a volte la spazza, fa circolare un'enorme quantità di <b>profumi</b>, tra olivi secolari e lecci, mentre le sulle la colorano di <b>rosso</b>. Da qui, probabilmente il nome, Rossarco, altura altrimenti enigmatica, densa di <b>storia</b> e molto fertile, come testimoniato dal caparbio patriarca <b>Alberto</b>, che lì si stabilisce e trascorre tutta la sua vita. Quando il professor <b>Paolo Orsi</b>, un celebre archeologo, la raggiunge, intenzionato a cercare i resti della mitica città di <b>Krimisa</b> ormai sepolta, la vita degli Arcuri viene sconvolta: la <b>prepotenza</b> del potere e di chi non ha rispetto e memoria è fermamente combattuta dalla famiglia, per la quale la collina è un simbolo <b>inalienabile</b> e insostituibile, dalla quale non ci si può staccare, mai. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<a name='more'></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Con uno stile essenziale, <b>chiaro</b> (ha evitato la trappola dei dialettismi, cara al quasi conterraneo <b>Camilleri</b>, cedendo solo ad alcune deviazioni dialettali) e mai banale, Abate ha vinto la <b>50^ edizione del <i>Premio Campiello</i></b>: il romanzo trova la sua forza nel racconto verace di una terra calda, accogliente e florida, sintetizzata pienamente nella collina del Rossarco; intorno ad esso, l'autore costruisce una storia, nella quale si rintracciano note di <b>vita vera</b> e ormai passata, di un tempo che non torna più, di una terra produttiva e profumata. Nell'opera, invece, non si rintracciano elementi di nostalgia, denuncia, sociologismo, storia, ideologismo, risentimento o - questa è una qualità non indifferente - idealizzazione o <b>lirismo</b>: quest'ultimo, a mio personale avviso, è la grande vittoria di Abate ovvero non dipingere un quadro <b>bucolico</b> con personaggi ideali - che sarebbe apparso sicuramente più facile pur sapendo di già visto - ma contribuire con la narrazione a "<b>salvare la memoria</b>, che è una grande luce che illumina il presente" ricordando l'epico passato, mai domato da nessun vento, per proiettarsi sull'ignoto futuro.</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-7659243671606720342013-02-20T22:17:00.000+01:002013-02-20T22:17:15.858+01:00FERMIAMO IL DECLINO<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.ilgiornale.it/sites/default/files/styles/large/public/foto/2013-02-19/2013-02-oscar-giannino-0_0.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="132" src="http://www.ilgiornale.it/sites/default/files/styles/large/public/foto/2013-02-19/2013-02-oscar-giannino-0_0.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Oscar Giannino, ex presidente di <i>Fare per fermare il declino</i></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
È la principale notizia di giornata: <b>Oscar Giannino</b> si è dimesso irrevocabilmente dalla presidenza di <i style="font-weight: bold;">Fare per fermare il declino</i>, il movimento fattosi partito di cui è stato promotore. Il motivo? <b>"Balle inoffensive ma gravi"</b>.</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.panorama.it/images/news/i/zingales-giannino-lettera/19366025-1/Luigi-Zingales-scarica-Oscar-Giannino-ecco-la-lettera_h_partb.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="238" src="http://www.panorama.it/images/news/i/zingales-giannino-lettera/19366025-1/Luigi-Zingales-scarica-Oscar-Giannino-ecco-la-lettera_h_partb.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Luigi Zingales, a sinistra, e Oscar Giannino, a destra</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Così, anche il candidato che più di tutti poteva rappresentare la novità - più di Beppe Grillo e più di Ingroia - cade su un terreno che ha minato egli stesso con alcune <b>balle</b>, non so se "inoffensive" - se si mente a qualcuno, lo si offende? - ma <b>certamente "gravi"</b>. A spiegarlo sembra poca roba: Giannino - o chi per lui - ha truccato il proprio <i>curriculum vitae</i> ovvero ha millantato <b>due lauree</b>, una in Economia e una in Giurisprudenza, e un <i><b>master</b></i> in Corporate Finance e Public Finance alla <i>Chicago Booth School of Business</i>. Ma nessuno dei suddetti titoli accademici è mai stato conseguito: "ho fatto giusto qualche esame a legge. Quello che so l'ho imparato per i fatti miei. D'altra parte, sono da decenni giornalista, non ho mai usato presunti titoli accademici, che non ho, per carriere che non mi competono". E chi è stato il "delatore"?</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<a name='more'></a> <b><a href="http://www.chicagobooth.edu/faculty/directory/z/luigi-zingales" target="_blank">Luigi Zingales</a></b>, economista e docente presso quella stessa <i>Chicago Booth School of Business</i> presso la quale Giannino non ha fatto il <i>master</i>, ma al più alcune lezioni di inglese tecnico-economico con un insegnante privato negli anni ’90: su <i><a href="https://www.facebook.com/luigi.zingales?fref=ts" target="_blank">Facebook</a></i>, Zingales ha postato il <a href="http://video.repubblica.it/dossier/elezioni-politiche-2013/giannino-soli-perche-monti-ha-ceduto-a-fini-e-casini/118437/116906" target="_blank">video di <i>RepubblicaTV</i></a> in cui Giannino afferma chiaramente di aver frequentato il <i>master</i>, accompagnato da un lungo commento irritato sul comportamento inopportuno del giornalista che guida <i>Fare per fermare il declino</i>. L'economista di stanza a Chicago conferma, tuttavia, <b>l'appoggio al movimento</b> che "rimane la proposta politica migliore in questo momento molto difficile. (...) Ma, lo farò turandomi il naso, come il meno peggio, non con la passione con cui finora avevo abbracciato questo progetto". Aggiungo che, a peggiorare la posizione di Giannino, non ci sono soltanto i <i>curricula</i> truccati o l'intervento a <i>RepubblicaTV</i>, ma pure <a href="http://www.ilgiornale.it/video/interni/giannino-si-vanta-master-887727.html" target="_blank">un intervento all'<b>auditorium San Romano di Lucca</b> risalente al 1° dicembre 2012</a>. Peccato, un vero peccato: <i>Fare</i> è apparso, fin dal primo momento, come un partito che, da movimento di cittadini in sintonia con idee liberali, potesse raccogliere intorno a sé quegli <b>insoddisfatti</b> della politica e quelle persone che la schivano perché <b>autoreferenziale</b> o bugiarda. Il <a href="http://www.fermareildeclino.it/10proposte" target="_blank"><b>programma</b> di <i>Fare</i></a>, ambizioso al punto giusto, è chiaro e, soprattutto, dotato di puntuali <b>richiami economici e finanziari</b> per contestualizzare le proposte, per renderle credibili e fattibili. La vicenda Giannino potrà pesare sulle sorti elettorali del piccolo partito, non c'è dubbio: tuttavia, mi chiedo come mai Zingales, con una <b>tempistica</b> quanto meno sospetta, abbia scoperto solo due giorni fa che Giannino ha mentito riguardo i propri titoli accademici. È importante sottolineare, però, che Giannino, fin da subito, ha deciso di mettersi in discussione, pronto a <b>lasciare</b> se la <b>Direzione</b> nazionale del partito gliel'avesse chiesto - come effettivamente è avvenuto: è strano dare atto ad un politico di un gesto dovuto, ma il dato di fatto è che Giannino l'ha fatto realmente e che non capita spesso nel nostro Paese.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://libriblog.com/files/2010/05/gramellini3.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="200" src="http://libriblog.com/files/2010/05/gramellini3.jpg" width="130" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Massimo Gramellini</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span id="goog_1213772222"></span><span id="goog_1213772223"></span>Al di là del dispiacere, non sono d'accordo con l'opinione di <b>Massimo</b> <b>Gramellini</b> nel suo <i><a href="http://www.lastampa.it/2013/02/19/cultura/opinioni/buongiorno/fare-per-fermare-il-giannino-FGQbcioKFPwffGceS9HpiP/pagina.html" target="_blank">Buongiorno</a></i> di ieri su <i><b>La Stampa</b></i>: in fondo Giannino ha solo tentato di migliorarsi un po', il che è poca cosa dinanzi ai "guai" e ai "cialtroni", soprattutto se si pensa che "a dare del bugiardo a Giannino essere stato uno che per fermare il proprio declino avere fatto votare dal Parlamento che Ruby essere la nipote di Mubarak". Il discorso, per quanto mi riguarda, non regge, non può stare in piedi, non <i><b>voglio</b></i> che stia in piedi: in Italia, abbiamo ormai l'abitudine inveterata di <b>puntare al ribasso</b>, di fare raffronti con il meno peggio, di non trarre stimoli imitando chi è migliore di noi. Ci accontentiamo di essere appena un po' più su dell'altro, siamo pigri quando dobbiamo misurarci con l'<b>altezza che temiamo di non raggiungere</b>. E allora, dove pensiamo di andare? Siamo finiti in un vicolo cieco molti anni fa attraverso un lento e pericoloso <b>declino</b> di cui oggi paghiamo le conseguenze, un declino che le idee di <i>Fare</i> possono forse rallentare. A patto che la <b>trasparenza</b>, quella senza macchie e senza ombre, sia <b>regina</b>.</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-61068422565947546302013-02-11T23:04:00.000+01:002013-02-11T23:04:28.465+01:00L'ITALIA S'È RIDESTA<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.aldocazzullo.it/wp-content/uploads/2012/10/litalia-se-ridesta-298x439.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://www.aldocazzullo.it/wp-content/uploads/2012/10/litalia-se-ridesta-298x439.jpg" width="216" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: x-large;">L'Italia s'è ridesta</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: x-large;">Viaggio nel paese che resiste e rinasce</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: large;">Aldo Cazzullo</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;">Mondadori</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;">€ 15,90</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<blockquote class="tr_bq">
<i>L’Italia oggi è spaventata, di cattivo umore, impaurita dal futuro. Invece sono convinto che l’Italia abbia davanti a sé una grande occasione di ripresa e di sviluppo. Una chance di rinascita, una nuova stagione.</i></blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Alla sua maniera, <b>Aldo Cazzullo</b> torna a parlare del <b>Belpaese</b>. E lo fa con un viaggio in alcune città - per lui emblematiche in questo periodo storico - accompagnato dal taccuino e dalle telecamere di <i><a href="http://www.corriere.it/cronache/speciali/2012/una-citta-un-paese/" target="_blank">CorriereTv</a></i>. Il risultato è <b>l'affresco</b> di un Paese alle prese con la <b>crisi</b> - e di questo ci siamo resi ben conto - capace di tirare fuori il meglio di sé per rispondere alle avversità e rilanciarsi in un mondo in costante accelerazione. Non che le nostre città non abbiano <b>difetti</b> o cose da cambiare o punti da migliorare: questi ci sono, Cazzullo li mette in luce - dagli sprechi del comune di <b>Palermo</b> alla questione mal gestita dell'alluvione a <b>Genova</b>, dalle difficoltà d'insediamento del sindaco Pizzarotti a <b>Parma</b> alla tragedia del Monte dei Paschi di <b>Siena</b> - e da qui partono molte riflessioni su come cambiare, evolversi, riscattarsi. Cazzullo dipinge un quadro in parte già noto, che vede l'Italia come una terra piena di enormi <b>risorse</b> e di indicibili ricchezze, che tuttavia rimangono sottoutilizzate quando non ignorate.</div>
<div style="text-align: left;">
</div>
<div style="text-align: left;">
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://t3.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcT9sl1uNv3LzO89kmhVh83mLE_BOabNP1eccyncYFETaJfJC40blQ" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://t3.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcT9sl1uNv3LzO89kmhVh83mLE_BOabNP1eccyncYFETaJfJC40blQ" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Aldo Cazzullo</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Già dopo i primi capitoli, si scopre che il giornalista sta guidando il lettore in un viaggio per l'Italia ai tempi della crisi, al termine del quale si può uscire più <b>ottimisti</b>. Per chi conosce Cazzullo, questo è noto: invidiabile l'ottimismo che prorompe dai suoi racconti di inviato, un ottimismo quasi mai retorico e utopistico, un ottimismo che fa i conti con fortune e difficoltà raccontate dalla gente, un ottimismo che esce rafforzato dalle conversazioni con gli Italiani pronti a dannarsi per il loro traguardo, <b>resistendo e rinascendo</b>. Perché - a ben pensarci - il mondo globale, che molti considerano una sciagura, è una grande opportunità per un Paese come l'Italia, cui si chiede di esportare le fortune che non si possono imitare: la <b>bellezza</b>, <b>l’arte</b>, il <b>design</b>, la <b>creatività</b>, la <b>qualità della vita</b>, la <b>cultura del progetto e del prodotto</b>. Il mondo di domani, nel quale dobbiamo cominciare a considerare la Cina (terzo partner commerciale dell'Italia), l’India e il Brasile, è pieno di consumatori che vogliono comprare i nostri prodotti, vestirsi come noi, vivere come noi. </div>
<div style="text-align: justify;">
Non pensiamo a questo libro come un'opera consolatoria, un trattato di <b>autocommiserazione</b> con il quale piangerci addosso e aspettare la manna dal cielo per rinascere. Cazzullo regala pagine graffianti, nelle quali denuncia scandali, critica cattive abitudini e ritrae discutibili personaggi. Ovunque, però, scopre storie di successo, rintraccia motivi di speranza e scorge segnali di un grande potenziale di sviluppo: a cominciare dall’<b>Emilia</b> e dall’<b>Aquila</b> colpite dal terremoto. Con il suo giornalismo d'inchiesta, Cazzullo racconta fatti veri e vivi, che sgorgano dal dialogo con le persone, dal confronto vero con le piccole realtà dei campanili che costituiscono l'Italia. Dopo il racconto, il giornalista conclude con il catalogo delle cose da fare, iniziando dalla più importante, l'unica che ancora ci manca: la fiducia in noi stessi ci serve per il salto di qualità, dobbiamo essere consapevoli di <b>chi siamo</b> e di quel che <b>possiamo fare</b>, credere profondamente in noi stessi e nel nostro Paese.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-19956662820274179422013-01-31T13:08:00.001+01:002013-01-31T18:47:03.932+01:00BALOTELLI OVVERO LA TRISTEZZA ITALIANA<div style="text-align: justify;">
Proprio mentre ho iniziato a leggere l'ultima produzione letteraria di <b><a href="http://www.aldocazzullo.it/libri/litalia-se-ridesta/" target="_blank">Aldo Cazzullo</a></b> - un regalo di compleanno del fratello - dalle cui prime pagine si può percepire il racconto di un Paese vivo e capace di sperare oltre la crisi, piomba la notizia del passaggio di<b> Mario Balotelli </b>al <b>Milan</b>. Penserete che non vi sia nesso tra i due fatti; invece, per me, il nesso c'è.</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://blog.guerinsportivo.it/wp-content/uploads/2013/01/Balotelli2-539x355.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="210" src="http://blog.guerinsportivo.it/wp-content/uploads/2013/01/Balotelli2-539x355.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Mario Balotelli, ex giocatore del Manchester City</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Se pensiamo per un attimo alla figura di Balotelli, le prime immagini che ci sovvengono non sono certamente quelle di un calciatore irresistibile, ma più facilmente le <b>cronache</b> dei suoi <b>disastri</b>. Ne cito alcune per rinfrescare la memoria. Sebbene il 17 agosto 2010 si sia presentato a <b>Manchester</b> così: "Non sono un <i><b>bad boy</b></i>, ma un ragazzo normale", solo dieci giorni dopo è protagonista di un <b>incidente automobilistico</b> con la sua Audi A8, da cui esce illeso superando senza problemi i test alcolemici. Nell'ottobre 2011, alla vigilia del derby di Manchester, Balotelli decide di far esplodere dei <b>fuochi pirotecnici</b> nel bagno della sua casa di Mottram St. Andrew, nei pressi di Macclesfield: la conseguenza inevitabile, un <b>incendio</b>, costringe i pompieri a correre sul luogo per domare le fiamme; alla fine si dirà sia stata colpa di un amico e per "festeggiare" la fama di esplosivo, viene designato come ambasciatore di una campagna sull'uso sicuro dei fuochi d'artificio. A settembre 2012, il calciatore rimane coinvolto in un'incidente con la sua <b>Bentley</b> con un'altra auto a Manchester, nella zona di Deansgate Locks, senza aver responsabilità. All'inizio di quest'anno, a <b>Carrington</b>, all'allenamento del Manchester City, Balotelli è protagonista di una violenta discussione con il tecnico <b>Mancini</b>, che lo aveva redarguito per un <i>tackle</i> troppo violento nei confronti di Scott Sinclair. Queste sono le principali situazioni che hanno mostrato l'immaturità del ragazzo nato a Palermo e cresciuto nella provincia bresciana, senza contare le - talora pesanti - espulsioni sul campo.<br />
<br />
<a name='more'></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Alla luce di quanto suricordato, è fresca la notizia che Balotelli torna in Italia, al <b>Milan</b>: i titoli e i servizi per questo presunto grande evento si sprecano, lo spazio spropositato per un ragazzo indisciplinato è sempre lo stesso, eccessivo di sempre. E allora, la conclusione cui giungo è la seguente: il fenomeno Balotelli è lo specchio della decadenza della nostra società, capace solo di attaccarsi al <i>gossip</i>, al clamore di personaggi discutibili, alla notizia spumeggiante, senza riuscire ad attribuire a tale notizia il peso che merita: in fondo, quanti scambi ci sono stati in questo mercato? Noto un fortissimo stridore con quanto ha in programma di raccontare Cazzullo nel suo libro, noto un'eccessiva distanza tra l'Italia operosa che guarda al futuro e un Balotelli nervoso e immaturo, decantato come nuova stella del calcio - forse in potenza, forse - tuttora difficile da decifrare. Pensando ad uno come Lionel Messi, per quattro volte consecutive Pallone d'Oro, mi chiedo se è così tanto lo spazio che si merita Balotelli...</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.newnotizie.it/wp-content/uploads/2012/10/Milan_Berlusconi_lascia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="213" src="http://www.newnotizie.it/wp-content/uploads/2012/10/Milan_Berlusconi_lascia.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Silvio Berlusconi tra le coppe del suo Milan</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Postilla finale: il presidente del Milan è lo stesso uomo candidato alle <b>elezioni politiche</b> che si svolgeranno tra meno di un mese. A esser <b>dietrologi</b> - e magari mi sbaglio - l'acquisto di Balotelli è stato calcolato con precisione degna di un orologio svizzero. Dalla dichiarazione sulla "<b>mela marcia</b>" ("Se lei mette una mela marcia dentro lo spogliatoio, così si usa dire, può infettare anche tutti gli altri. Quindi siccome io ho avuto modo per vicende della vita di dare un giudizio sull’uomo Balotelli, è una persona che io non accetterei mai facesse parte dello spogliatoio del Milan") all'ammissione dei pochi piccioli nelle tasche della società, l'acquisto del giocatore è stato sempre negato; poi, ecco i <b>venti milioni</b> sul piatto in cinque comode rate, alla faccia del "costruirsi i campioni in casa" e "non è più tempo di fare follie". Il politico Berlusconi-presidente-del-Milan ci ha abituato a colpi simili, in fondo: perché stupirsi? Nel 2001, vinte le elezioni, il Cavaliere si regala <b>Rui Costa</b> (costo: 40 milioni di euro), seguito a ruota da <b>Pippo Inzaghi</b>, anche lui regalo del presidente. Nel 2002, è la volta di <b>Rivaldo</b>: se il centrodestra frena alle amministrative, l'arrivo del brasiliano risolve la situazione e rinforza il presidente. Nel 2008, il nome di <b>Ronaldinho</b> ricorre più volte durante la campagna elettorale: arriverà il 15 luglio dal Barcellona. Come dire: un giocatore per ogni campagna elettorale.</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-46676693486724884162013-01-23T19:00:00.003+01:002013-01-23T19:00:52.645+01:00IL BEL LIBRO CHE RESISTE<div style="text-align: justify;">
Le belle notizie fanno sempre piacere. Ad esempio, leggere la ricerca commissionata al <b>Censis</b> dalla Fondazione <i>Marilena Ferrari</i> e presentata oggi a Roma dal beneaugurante titolo <b><i>Il valore del bel libro</i></b> riempie di felicità in un periodo nel quale si grida alla <b>fuga dei lettori</b> e al declino della carta stampata a favore del libro elettronico - o <b><i>e-book</i></b> che dir si voglia.</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjz1WNwES14K4KY4X_v64j9fGHzQys2v3_esLPpI0HNVzw9kbgPdEEj_HzHCwTj8IrwL79kyrlfIm7ka-Te3JELrmwACFgZ_DdeME1q0xY0Nq6t3GYVQTYRmZb2mvRD0cAxlYuYN7o0fWs/s640/libri-antichi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjz1WNwES14K4KY4X_v64j9fGHzQys2v3_esLPpI0HNVzw9kbgPdEEj_HzHCwTj8IrwL79kyrlfIm7ka-Te3JELrmwACFgZ_DdeME1q0xY0Nq6t3GYVQTYRmZb2mvRD0cAxlYuYN7o0fWs/s320/libri-antichi.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pagine da sfogliare: fascino senza tempo</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
La ricerca ricorda che l'<i>e-book</i> mantiene la sua quota di lettori affezionati, <b>aumentati dell'1%</b>: secondo gli ultimi dati dell’Associazione Italiana Editori, il fatturato si attesta all'incirca sui tredici milioni di euro con più quarantremila titoli. Se è vero che i lettori di libri sono in netto <b>calo</b> e gli Italiani che leggono almeno un libro l'anno sono passati dal 59,4% del 2007 al 49,7% del 2012, la voglia di sfogliare e conservare <b>volumi cartacei</b> resta forte e - cosa che sorprende maggiormente - più tra i giovani che tra gli anziani, soprattutto tra gli insospettabili "<b>nativi digitali</b>" ovvero i giovani nella fascia d’età <b>tra i diciotto e i ventiquattro anni</b>: sono quelli che più desiderano avere in casa <b>un libro "da esibire e da sfogliare"</b>. Insomma, il vecchio resiste strenuamente tra i giovani, come capita spesso anche in altri ambiti: il fascino della <b>carta</b>, il suo <b>profumo</b> inconfondibile, la sua <b>fisicità</b> non tramontano. Anche perché, in oltre la metà delle famiglie italiane, sono conservati libri appartenuti a genitori e nonni, custoditi come preziosa <b>eredità</b> e quasi sempre nelle <b>edizioni originali</b>. In questo caso, non si registrano differenze d'età: l'anziano, come il giovane, conserva quel tesoro al pari di quadri o argenteria come <b>"il segno più tangibile del patrimonio culturale della sua famiglia"</b>. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /><a name='more'></a></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://notebookitalia.it/images/stories/amazon_kindle_dx_graphite.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="http://notebookitalia.it/images/stories/amazon_kindle_dx_graphite.jpg" width="252" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">E-book: il nuovo che avanza</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
I dati emersi dall'indagine mostrano chiaramente che, nonostante i lettori continuino a diminuire, quasi i due terzi degli italiani considera il bel libro non un mero oggetto, ma una <b>vera e propria opera d'arte</b> e, come tale, da conservare gelosamente. Il fatto che il bel libro riscuota grande successo anche tra i giovani è "la riprova che al libro di alta qualità si lega la questione dell'<b>identità</b> - spiegano dal Censis: più la ricerca dell'identità è forte, come nei giovani, più l'attrazione nei confronti di un oggetto che rappresenta uno <b>'scrigno di sapere'</b>, che è fruibile, ma che è anche mostrabile e che quindi in qualche modo mi rappresenta, è forte". Davanti a un libro di pregio, circa la metà degli italiani si sente attratto, invogliato se non alla lettura, almeno a sfogliarlo; inutile sottolineare che la qualità più apprezzata è la <b>bella stampa</b>, seguita dalle <b>illustrazioni</b> e dalla <b>carta</b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
Che dire? Teniamo viva questa tendenza, non abituiamoci all'<i>e-book</i> - talora più comodo, ma meno "vivo" -, tramandiamo l'amore per il libro di carta, conserviamolo con cura pur con <b>l'usura del tempo</b> - che fascino il libro <b>ingiallito</b>, con le pagine centrali che cominciano a cedere e vorrebbero staccarsi, con le sottolineature o le annotazioni a matita. È un patrimonio troppo prezioso, non possiamo dimenticarlo, è nostro compito conservarlo di generazione in generazione.</div>
<div style="text-align: justify;">
A tal proposito, concludo il <i>post</i> citando un passo di una lettera del poeta <b>Francesco Petrarca</b> a Giovanni Anchiseo, che riassume bene l'amore sviscerato e senza condizioni per i <b>libri</b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<div>
<br /></div>
<blockquote class="tr_bq">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.gesamtschule-francesco-petrarca.de/medien/5/original/francesco_petrarca.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="http://www.gesamtschule-francesco-petrarca.de/medien/5/original/francesco_petrarca.jpg" width="278" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Francesco Petrarca</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: left;">
<i>Non riesco a saziarmi di libri.</i></div>
<i><div style="text-align: left;">
<i>E sì che ne posseggo un numero</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>probabilmente superiore al necessario;</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>ma succede anche coi libri come</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>con le altre cose: la fortuna nel cercarli</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>è sprone a una maggiore avidità</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>di possederne. Anzi coi libri si verifica</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>un fatto singolarissimo: l'oro, l'argento,</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>i gioielli, la ricca veste, il palazzo</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>di marmo, il bel podere, i dipinti,</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>il destriero dall'elegante bardatura,</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>e le altre cose del genere, recano con sé</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>un godimento inerte e superficiale;</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i> i libri ci danno un diletto che va</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>in profondità, discorrono con noi,</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>ci consigliano e si legano a noi con una</i></div>
<div style="text-align: left;">
<i>sorta di famigliarità attiva e penetrante.</i></div>
</i></blockquote>
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<div>
<br /></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-15795672144786408802013-01-21T22:06:00.000+01:002013-01-21T22:12:51.445+01:00ALCUNI PENSIERI (TRISTI) PRE-ELETTORALI<div style="text-align: justify;">
Strano questo <b>2013</b>, che inizia subito con le <b>elezioni</b> in febbraio, le quale si svolgono in un'atmosfera di inverosimile déjà-vu dopo un periodo di <b>buio della politica</b>. I controsensi di queste consultazioni sono tanti e tutti evidenti - talora troppo, quasi stridenti - in questa campagna elettorale in cui si respira un gusto per niente nuovo e particolarmente <b>triste</b>.</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.ansa.it/webimages/large/2013/1/17/c3a3d91be68e017032a5b357300e09f6.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="http://www.ansa.it/webimages/large/2013/1/17/c3a3d91be68e017032a5b357300e09f6.jpg" width="258" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">184: sono i contrassegni ammessi.</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Da dove vogliamo partire? Partiamo dai <b>simboli</b>. Lasciando da parte la <i>querelle</i> sull'ammissione dei simboli - i simboli delle liste civetta hanno rubato la scena per alcuni giorni, facendo calare il panico tra i cosiddetti big -, il primo dato sconvolgente è il <a href="http://www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/25/2013_01_21_Contrassegni_Ammessi_2013.pdf" target="_blank">numero di simboli ammessi alle elezioni: <b>184</b></a>. È un numero che fa girare la testa, un'assurdità, sebbene sia niente in confronto a 234, il numero iniziale di contrassegni presentati. Qualcuno può obiettare che non è un'assurdità la <b>democrazia</b> ovvero la possibilità concessa ad un singolo cittadino di presentarsi alle elezioni. E su questo si può pure essere d'accordo. Però, conoscendo il Paese che abitiamo, l'affollamento di simboli e liste non è pura dedizione alla <b>cosa pubblica</b> trainata da forte <b>senso civico</b>: possiamo dire che, laddove presente, questa preziosa attitudine viene spesso sopraffatta da un interesse più basso, quello <b>economico</b>. È così improbabile pensare che molti partiti dai nomi più disparati e composti da pochi elementi siano interessati solo ai <b>rimborsi elettorali</b>, che assicurano al partito che supera il quorum dell'1% di assicurarsi per cinque anni un'entrata fissa di non poco conto, e non tanto ad impegnarsi in Parlamento per cambiare l'Italia?<br />
<br />
<a name='more'></a></div>
<div style="text-align: left;">
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhsEUObCP4-m4Is3eyK95yC2A0A3vFCgxCfDg75veGLBO7Klx2Rh_YsiB7EOLf2g2quzE0N5-CNibCNnqPQLQw4un5VCM-nUsh2MewbgIQsxK_RkfIbTWdpPzsilm1-t2MFFXnluE1pbQo/s1600/votantonio.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="275" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhsEUObCP4-m4Is3eyK95yC2A0A3vFCgxCfDg75veGLBO7Klx2Rh_YsiB7EOLf2g2quzE0N5-CNibCNnqPQLQw4un5VCM-nUsh2MewbgIQsxK_RkfIbTWdpPzsilm1-t2MFFXnluE1pbQo/s320/votantonio.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">"Votantonio", lo slogan ricorrente di Antonio La Trippa</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
In secondo luogo, un'anomalia che perdura da anni è evidente all'interno del simbolo: il <b>nome dei candidati</b>, o meglio, del leader del partito. Da <b>Ingroia</b> a <b>Monti</b>, passando per <b>Storace</b>, <b>Berlusconi</b>, <b>Fini</b>, senza dimenticare <b>Maroni</b> e <b>Casini</b>, <b>Mastella</b> e <b>Grillo</b> - solo per citare i nomi più conosciuti, nessuno ha resistito alla tentazione di non inserire il proprio nome all'interno del simbolo - si salva solo il <b>Pd</b>, bisogna dargliene atto. Eppure, da più parti, si sente dire, a più riprese, che è ora di superare i <b>partiti personali</b>, che i partiti alla Berlusconi hanno fatto il loro tempo ed è ora di abbandonarli per avvicinarci alle democrazie europee. Belle parole queste, hanno un suono soave, anche se qui, in Italia, le <b>democrazie europee</b> le guardiamo e basta: come pensiamo di avvicinarci ad esse presentando alle elezioni quasi duecento simboli, molti dei quali costruiti intorno ad un singolo, e di governare partiti, grandi e piccoli, come <b>potentati personali</b>?</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.webtvborgia.it/liste-elettorali.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="172" src="http://www.webtvborgia.it/liste-elettorali.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un elettore dinanzi alle liste elettorali</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Altro tema attuale, anzi attualissimo, è la formazione delle <b>liste</b>. Scadeva oggi il termine per la presentazione delle stesse e vi sono stati partiti alle prese fino all'ultimo con ritocchi utili a mantenere quieti gli animi più agitati. Il nodo del contendere, per alcuni di questi partiti, è la candidatura dei cosiddetti "<b>impresentabili</b>": finalmente si comincia a prendere atto di questo problema e lo si affronta. Gli impresentabili, però, non sempre la prendono bene. Da ultimo <b>Cosentino</b>, dopo aver appreso di essere stato escluso dalle liste Pdl in Campania, pare sia scappato con le liste, lasciando il partito in difficoltà; il Pdl si è affrettato a smentire, ma la situazione, se fosse vera, appare del tutto grottesca. Nello stesso Pdl, varie sono state le esclusioni più o meno rumorose, come quelle di <b>Milanese</b>, <b>Dell'Utri</b> e <b>Scajola</b>, solo per citarne alcune. Tuttavia, se gli impresentabili sono coloro che sono stati <b>condannati</b> o hanno processi in corso, perché mai <b>Silvio Berlusconi</b>, per il quale proseguono a Milano i processi Ruby e Mediaset (è stato sospeso solo quello sull'intercettazione Fassino-Consorte), può essere <b>candidato</b>, per di più come capolista al <b>Senato</b> in tutte le regioni?</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://cdn.tuttosport.com//images/ansa/b3/a9cc910fdb6664447d5ed70d966186b3_immagine_ts673_400.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="190" src="http://cdn.tuttosport.com//images/ansa/b3/a9cc910fdb6664447d5ed70d966186b3_immagine_ts673_400.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Antonio Ingroia (sinistra) e Pietro Grasso (destra)</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
E poi vogliamo parlare delle <b>candidature</b>? Ciò che più mi ha sconvolto come cittadino è stato vedere più <b>magistrati</b> che, come niente fosse, hanno smesso la toga e accettato la candidatura. Tra le più lampanti, ci sono state quelle di <b>Pietro Grasso</b>, ex procuratore nazionale antimafia, e <b>Antonio Ingroia</b>, ex procuratore aggiunto di Palermo. Io non ho niente contro la candidatura di un magistrato in politica - è pure lui un <b>cittadino</b> come gli altri, seppur chiamato ad un ruolo molto alto; anzi, ritengo che alcuni di essi possano essere utili in <b>Parlamento</b>. Tuttavia, il loro ruolo di <b>terzietà</b>, estremamente delicato, non può e non deve essere svilito nel giro di un attimo, voltando le spalle alla magistratura per aprire le porte della politica: serve necessariamente un <b>periodo di decantazione</b> - sulla lunghezza si può discutere, a mio avviso di almeno <b>cinque anni</b> - al principio del quale il magistrato rassegna le proprie dimissioni. Anche perché, continuando sull'esempio specifico, stiamo parlando dell'ex procuratore nazionale antimafia (è delicato come ruolo, no?) e di un magistrato che fino all'altro ieri indagava sulla trattativa Stato-mafia: possiamo, a questo punto, essere certi al 100%, senza alcun minimo dubbio, della loro imparzialità durante l'attività precedente? Possiamo tollerare che gli stessi si siano fatti <b>pubblicità</b> personale in un'ottica di futuro impegno politico?</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://cdn.cinezapping.com/wp-content/uploads/2010/11/Cetto-La-Qualunque-300x225.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://cdn.cinezapping.com/wp-content/uploads/2010/11/Cetto-La-Qualunque-300x225.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il personaggio Cetto Laqualunque durante un comizio</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Al di là di queste considerazioni, non si possono trascurare i <b>toni</b> di questa campagna elettorale, a tratti rivoltanti. I politici, intravedendo il momento nel quale riprenderanno i loro ruoli classici, hanno progressivamente alzato il <b>volume</b> di questa campagna elettorale, arricchendola di <b>coloriture</b>, rimaste sopite per quasi un anno. E a sentirli parlare, cadono le braccia: pontificano, criticano, asseriscono, invitano come se per vent'anni fossero stati catapultati su Marte, ignari di quanto succedeva sulla Terra, ed ora siano stati strappati al pianeta rosso per tornare a salvare il nostro globo terracqueo. Se siamo arrivati alla situazione di <i>impasse</i> politica di un anno fa e sul baratro della crisi finanziaria, non è certo per un malefico disegno divino, ma solo e soltanto per il pessimo operato di un <b>ventennio di politica</b> che ricercava precipuamente l'arricchimento personale, in barba a Tangentopoli e alle difficoltà del Paese. E ora, cosa ci aspetta?</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-75002723213553890112013-01-07T18:08:00.001+01:002013-01-07T18:08:43.149+01:00DANTE. IL ROMANZO DELLA SUA VITA<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.lavitadidante.it/wp-content/uploads/2012/08/8804620269.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.lavitadidante.it/wp-content/uploads/2012/08/8804620269.jpeg" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="background-color: white;"><span style="color: red;"><b><br /></b></span></span></div>
<div style="text-align: center;">
<b style="color: red; font-size: xx-large;">Dante. Il romanzo della sua vita</b></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-size: large;"><b>Marco Santagata</b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red;"><b>Mondadori</b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red;"><b>€ 22</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://santagata.sitonline.it/1/images/240_0_6771_180.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="200" src="http://santagata.sitonline.it/1/images/240_0_6771_180.jpg" width="137" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Marco Santagata</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Immergersi nell'atmosfera di fine Duecento non è facile: ci si può provare con un bello sforzo di immaginazione, magari attingendo ai ricordi scolastici e a qualche lettura di genere. Ma perché ritornare al Duecento - vi starete chiedendo? Forse per giocare a <i>Ritorno al futuro</i>? No, tutt'altro; la considerazione nasce dalla lettura della vita di <b>Dante</b>, nella versione romanzata proposta da <b><a href="http://santagata.sitonline.it/" target="_blank">Marco Santagata</a></b>, studioso di letteratura italiana che insegna a Pisa. </div>
<div style="text-align: right;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
La forza di questo interessante libri risiede nella <b>dovizia di particolari</b> che circondano il racconto della vita del poeta fiorentino, che non viene raccontata in maniera scolastica e pedante come semplice sequenza di eventi, spesso slegati tra loro, bensì come storia inserita nel contesto socio-politico e culturale della sua epoca. Probabilmente Santagata vuole avvicinare il tenore della sua narrazione ad un aspetto peculiare della <i><b>Commedia</b></i>, che, pur essendo opera di finzione, è in grado di raccontare, come nessun'altra opera ha fatto in età medievale, in maniera precisa e particolare, <b>fatti storici</b>, <b>cronaca politica</b> e <b>avvenimenti culturali</b>, senza tra l'altro temere di inserire nel discorso retroscena noti solo per sentito dire, o quello che oggi chiamiamo <i><b>gossip</b></i>: è Santagata stesso a sottolineare come la <i>Commedia</i>, per molti aspetti, assomiglia agli <b><i>instant-book</i> moderni</b>; sempre lui, nel tratteggiare la figura di uno dei più grandi poeti italiani, non rinuncia ad inserire avvenimenti riportati anche in un solo documento o tramandati da più voci prima di essere segnalati in un documento scritto. Possiamo dire che il libro di Santagata è un raffinato <b><i>collage</i> di documenti</b>, grazie ai quali egli segue anno per anno - o quasi - Dante Alighieri nei suoi spostamenti, nei suoi <b>ripensamenti</b>, nei suoi contrastanti pensieri e nei suoi scritti.</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.lavitadidante.it/wp-content/uploads/2012/08/561098_252945608160431_1726387717_n.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://www.lavitadidante.it/wp-content/uploads/2012/08/561098_252945608160431_1726387717_n.jpeg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Dante Alighieri</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Ciò che rende nuovo e affascinante il libro è, innanzitutto, la <b>forma</b>: la scelta del <b>romanzo</b> evidenzia la passione che spinge lo studioso a raccontare per filo e per segno la tormentata - e per molti tratti poco conosciuta - storia di un uomo dall'<b>io spropositato</b>, con un forte <b>disagio</b> interiore, che, proprio per vincerlo, gonfia il proprio io a dismisura al punto di sentirsi <b>"diverso e predestinato"</b> tanto che in ogni suo gesto, in ogni suo scritto, in ogni evento avverso - l'esilio su tutti - rintraccia <b>"un segno del destino, l'ombra di una fatalità ineludibile, la traccia di una volontà superiore"</b>. Il Dante che ci restituisce Marco Santagata è anche un uomo, che, dopo un'iniziale ritrosia, impara per convenienza personale a calarsi nella <b>vita pubblica </b>di Firenze, a sporcarsi - ma non troppo - le mani con la <b>politica</b>, a cercare uno spazio di rilievo nella vita culturale di una città in forte fermento, sia dal punto di vista politico sia dal punto di vista intellettuale. Lo scrittore è abile ad intrecciare per tutto il libro le vicende storiche, che nascondono non poche sorprese, e quelle private per dipingere il quadro perfetto della vita di Dante: un uomo che è stato <b>padre di famiglia</b>, molto amato dai figli; <b>filosofo</b> dedito allo studio rigoroso, per il quale ha anche viaggiato e ricercato l'ambiente confacente; <b>uomo di partito</b> cooptato nell'agone politico sapendo raggiungere la posizione di priore, pur tuttavia mostrando sempre un certo disagio verso questo ambiente; un <b>poeta</b> restio ad accogliere le novità intellettuali che si affacciano all'orizzonte, il quale lascia come eredità la riscoperta del genere dell'egloga che tanto successo avrà durante il Rinascimento; un <b>uomo di corte</b> che sa farsi ben volere e apprezzare per le sue doti poetiche e oratorie al punto che più volte viene inviato come ambasciatore. Un uomo a tutto tondo, <b>più complesso di quello studiato sui banchi di scuola</b>, pienamente figlio del suo tempo, nel quale fatica a vivere, specie dopo l'<b>esilio</b> e la condanna a morte, che segnano per Dante un'importantissima svolta: questi lo portano a gesti di ritrattazione, talora umilianti, pur di rientrare a Firenze e fungono da fonte di ispirazione per opere come il <i>Convivio</i> o il <i>De vulgari eloquentia</i>.</div>
<div style="text-align: justify;">
Segnalo, infine, per quanti sono interessati, anche il sito <b><a href="http://www.lavitadidante.it/" target="_blank">lavitadidante.it</a></b>, all'interno del quale è possibile leggere la biografia di Dante divisa per punti, oltre che scaricare in pdf o in ebook una sintesi di quanto raccontato nel libro <i><b>Dante. Il romanzo della sua vita</b></i>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.lavitadidante.it/" target="_blank"><img border="0" height="352" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5NZfpQM-DWQ8QS2xiFly6Uv0OJycBMGAMXMvwNTP2e_HiJzmGJQY0duy8X8GTYDknjfjgULvA7BE0KQ63wnasUwVdSo-fgPL5FHmMhiyg4JjydeQQ3c_atag84_B-xc1zOR0WPipcatiu/s640/Schermata+2013-01-07+alle+17.56.06.png" width="640" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-46410807482196949992012-09-17T22:27:00.003+02:002012-09-17T22:27:32.249+02:00FAI BEI SOGNI<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9rQpEiMsiNQ3rc-PX8iqOUPRp6XLi3wHA3mRKcx0g_Z1PArGXjK-0foP_P8JBC6dBEBZxi30COyorQcEFw8L_bNKG3lefVgUvYSbSt3evZ-LoMNngwkWuKm83byDLluIvypCe8DD8a7pO/s1600/GramelliniFai-bei-sogni300dpi-1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9rQpEiMsiNQ3rc-PX8iqOUPRp6XLi3wHA3mRKcx0g_Z1PArGXjK-0foP_P8JBC6dBEBZxi30COyorQcEFw8L_bNKG3lefVgUvYSbSt3evZ-LoMNngwkWuKm83byDLluIvypCe8DD8a7pO/s320/GramelliniFai-bei-sogni300dpi-1.jpg" width="210" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: x-large;">Fai bei sogni</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: large;">Massimo Gramellini</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;">Longanesi</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;">€ 14,90</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<blockquote class="tr_bq">
<div style="text-align: justify;">
<i>L’ho vista armeggiare con chiavi da gnomo intorno ai cassetti del comò. Fra le sue belle mani piene di nodi è spuntata una busta marrone.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><i>Me l’ha consegnata con un tremolio nella voce.</i></i></div>
<i>
</i>
<div style="text-align: justify;">
<i><i>«Dopo quarant’anni sarebbe ora che qualcuno ti dicesse la verità».</i></i></div>
<i>
</i></blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Gramellini</b> ci consegna un gran bel romanzo, costruito su una storia autobiografica molto toccante, una storia sotterrata per <b>quarant'anni</b>, la storia di un bambino che cresce e che diventa adulto, la storia di una <b>mamma</b> che non c'è più e di un <b>mostro</b> che lo assale incutendogli paura di vivere.</div>
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<a name='more'></a><br />
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: justify;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.longanesi.it/copertine/bassa-fotografia_Massimo-Gramellini_fotografato-da-Mauro-Vallinotto.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="320" src="http://www.longanesi.it/copertine/bassa-fotografia_Massimo-Gramellini_fotografato-da-Mauro-Vallinotto.jpg" width="214" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Massimo Gramellini</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
La mamma, dopo aver scoperto un brutto male, si suicida l'ultimo giorno dell'anno. Il piccolo Massimo non ha che nove anni e al risveglio deve fare i conti con la sua <b>assenza</b>: gli viene inizialmente detto che la mamma deve sbrigare alcune commissioni fuori e che sarebbe tornata, ma, col passare del tempo, la versione cambia e s'avvicina a quella vera: la mamma è morta d'infarto. È così che, per molti anni, il piccolo prova a fare i conti con questa grossa mancanza e si rifugia dietro il <b>silenzio</b>, nel quale cerca aiuto per sopportare una vera e propria tragedia. Tuttavia, rinnegare la realtà non fa che accrescere il <b>timore di vivere</b>. Arriverà un giorno, però, nel quale il protagonista deve affrontare la verità e decide di immergersi nel suo dolore, per superarlo e togliersi di dosso quel mostro, per vincere e tornare a vivere. Indicativa è una frase che ricorre più volte nel romanzo, fin quando viene pure spacciata per propria dall'autore, ma che deriva da <i>I Miserabili</i> di Victor Hugo, una frase che aiuta a capire l'atmosfera e il colore di tutta la storia: <b>"Ce n’est rien de mourir. C’est affreux de ne pas vivre"</b> ("È nulla il morire. Spaventoso è non vivere").</div>
<div style="text-align: justify;">
Il romanzo scorre veloce e si legge tutto d'un fiato così com'è stato scritto: è lo stesso autore a confessare che il romanzo è cresciuto in <b>tre settimane</b>. La storia, attinta direttamente dal vissuto di Gramellini, può sembrare una storia come tante altre e forse lo è: sarà capitato ad altre persone di perdere la mamma quando erano bambini. Ma il giornalista sa rendere la storia unica, sa conquistare il lettore pagina dopo pagina facendogli vivere le vicende del protagonista. Il lettore viene trascinato nel vortice di eventi che sconvolgono la vita di un bambino, di un adolescente e di un adulto che ha una <b>ferita</b> non ancora sanata; il lettore riflette con l'autore, sente le sue paure, anela alle sue gioie, si commuove con lui, lo segue nel difficile percorso. A fianco all'aspetto fortemente emotivo del romanzo, <b>l’ironia</b> propria di Gramellini viene aggiunta sapientemente e alleggerisce con efficacia la lettura.</div>
<div style="text-align: justify;">
<blockquote class="tr_bq">
<i>Preferiamo ignorarla, la verità. Per non soffrire. Per non guarire. Perché altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere: completamente vivi.</i></blockquote>
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<br /></div>
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<iframe allowfullscreen="allowfullscreen" frameborder="0" height="315" src="http://www.youtube.com/embed/U3VCWnel7uE" width="560"></iframe></center>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-8496959452662437312012-09-04T12:19:00.001+02:002012-09-10T19:21:13.574+02:00CIAO CLARKE, GIGANTE BUONO<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www3.lastampa.it/fileadmin/media/spettacoli/clarke01g.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="302" src="http://www3.lastampa.it/fileadmin/media/spettacoli/clarke01g.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Clarke Duncan in una scena de <i>Il miglio verde</i></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: justify;">
Anche per un non cinefilo come me, la morte di <b>Clarke Duncan</b> è un piccolo tuffo al cuore. Quel film, <i><b>Il miglio verde</b></i>, ispirato dall'omonimo libro di <b>Stephen King</b>, con uno strepitoso <b>Tom Hanks</b>, l'ho amato veramente tanto e l'ho rivisto più volte. E ogni volta l'ho apprezzato, ogni volta mi son commosso, ogni volta di più pensavo che quell'omone uscisse dal televisore per venire ad abbracciarmi. <b>John Coffey</b> - questo il nome del detenuto Clarke Duncan nel film - è il simbolo ineguagliato de <i>Il miglio verde</i>: apparentemente ritardato, condensa in sé un'immensa <b>umanità</b>,<b> </b>nonostante giunga nel braccio della morte per aver stuprato e ucciso due gemelline. In fondo è un uomo <b>fragile</b>, che piange di notte e ha <b>paura del buio</b>. Ma è pure un uomo potente: non può non impressionare la scena nella quale, nel braccio della morte, si accendono tutte le luci e dalla bocca del detenuto escono <b>nuvole di insetti</b> che si dissolvono nell'aria portando alla guarigione del secondino Paul (interpretato da Tom Hanks), che riesce a fare l'amore con la moglie dopo molto tempo che non ne era più stato in grado.<br />
<br />
<a name='more'></a></div>
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: justify;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://canali.risorsegratis.org/film/miglio-verde/miglio-verde-01.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" src="http://canali.risorsegratis.org/film/miglio-verde/miglio-verde-01.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La locandina de <i>Il miglio verde</i></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: left;">
</div>
<div class="p1" style="text-align: justify;">
Clarke Duncan è morto in ospedale, a Los Angeles, a cinquantaquattro anni; lì era ricoverato dallo scorso 13 luglio dopo un infarto da cui non si era mai più ripreso pienamente. Il colosso nero, si era avvicinato al mondo del cinema lavorando come guardia del corpo di Will Smith. L'amicizia tra i due fece sì che Smith gli propose di interpretare una parte in un episodio di Willy il principe di Bel-Air. La carriera di Duncan decollò nel '99 quando Bruce Willis lo propose al regista Frank Darabont come interprete del gigantesco nero de Il miglio verde. L'attore, di quasi due metri, ha in seguito lavorato in numerosi film di successo come Sin City, FBI: protezione testimoni e Armageddon.</div>
<div class="p2">
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<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: x-large;">CIAO CLARKE!</span></b></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-2965880311480891442012-08-30T11:25:00.003+02:002012-08-30T11:27:01.325+02:00STEM CELL<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://static.lafeltrinelli.it/static/images-1/l/791/2831791.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://static.lafeltrinelli.it/static/images-1/l/791/2831791.jpg" width="210" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: x-large;">Stem Cell</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: large;">Paolo Gaetani</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;">Sperling & Kupfer</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;">€ 18,90</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<div style="text-align: right;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.ok-salute.it/medici/foto/Gaetani-Paolo-neurochirurgo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="160" src="http://www.ok-salute.it/medici/foto/Gaetani-Paolo-neurochirurgo.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Paolo Gaetani, neurochirurgo</td></tr>
</tbody></table>
Un <b>neurochirurgo</b> si risveglia legato ad un tavolo operatorio, con un <b>casco stereotassico</b> saldato al cranio. Dietro di lui uno sconosciuto, certamente folle, che ha sete di <b>vendetta</b>. Inizia così <i><b>Stem Cell</b></i>, raro esempio di <i>medical thriller</i> italiano scritto da uno che di bisturi e cervelli se ne intende: <b>Paolo Gaetani</b> si cimenta con il suo primo romanzo, scegliendo di raccontare una storia avvincente, nel corso della quale non mancano macabri particolari. </div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
Lo scenario che accoglie questa inquietante storia è il nuovo Policlinico di <b>Milano</b>, struttura sulla quale tutti, la Regione <i>in primis</i>, fanno grande affidamento in quanto perla della sanità lombarda. Il reparto di <b>Neurochirurgia</b>, che si è distinto per le sue eccellenze, è stato di recente accorpato al Dipartimento di Traumatologia d'urgenza e il <b>dottor Zorzoli</b> è il primario <i>in pectore</i>.<br />
<br /></div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
Zorzoli è un medico appassionato del proprio mestiere, nel quale crede profondamente, dispiegando tutte le sue energie; in particolare, il suo spirito di ricercatore l'ha avvicinato alle <b>cellule</b> <b>staminali</b> ovvero cellule con un enorme potenziale, che, nel suo caso specifico, possono essere utilizzate per trattare patologie della colonna vertebrale anziché ricorrere alla chirurgia. La sua, innovativa scuola di pensiero si scontra, tuttavia, con le idee dei "vecchi", usi ad utilizzare la chirurgia, non solo perché con quella ci sono cresciuti e la maneggiano con perizia, ma anche perché dalle ditte produttrici dei presidi impiegati arrivano lauti <b>compensi</b>. A far parte di questa schiera, ci sono il <b>dottor Pieri</b> e il <b>professor Ferraresi</b>, il responsabile del Dipartimento: proprio attorno a questo nodo ruota la morte di Zorzoli. Il quadro che si trova innanzi l'infermiera <b>Boni</b> in una fredda mattina di dicembre è raccapricciante: il giovane neurochirurgo è stato ucciso con gli stessi strumenti della sua specialità. Tale macabro rituale colpisce il responsabile delle indagini, il <b>commissario Aliprandi</b>, piedipiatti di buone letture e dottore mancato. Chi è l'assassino? Uno psicopatico? Qualcuno interno all'Istituto? Oppure il movente si cela nelle pionieristiche ricerche sulle cellule staminali, intraprese dalla vittima e forse malviste da certi baroni? Mentre altre due efferate morti si susseguono, le indagini proseguono ed Aliprandi non trascura nessuna pista. È una corsa contro il tempo per fermare il killer: il commissario, attingendo alle nozioni della sua vecchia passione - la <b>tossicologia</b> - e grazie all'aiuto del <b>dottor Colli</b>, dell'infermiera Boni (in passato legata sentimentalmente a Zorzoli) e ad un fascinoso medico legale, la <b>dottoressa Grazia Castelli</b>, arriva a trovare il bandolo della matassa. Bisogna far fronte a velate minacce, schivare trappole e analizzare indizi contraddittori per arrivare a trovare la soluzione, che affonda nel torbido mondo degli <b>interessi ospedalieri</b>, dove la ricerca scientifica e la salute dei pazienti passano spesso in secondo piano di fronte alle <b>lusinghe del potere e del denaro</b>. Il professor Ferraresi, neurochirurgo di fama internazionale, vedendo il suo potere messo in crisi da un ambito a lui sconosciuto, perde la testa e decide di far piazza pulita, eliminando chi può oscurare il nome. </div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: justify;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.comune.pv.it/contents/instance1/files/photo/1699_3_logo_borromeo150.gif" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="161" src="http://www.comune.pv.it/contents/instance1/files/photo/1699_3_logo_borromeo150.gif" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il logo dell'Almo Collegio Borromeo di Pavia</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Il romanzo di Paolo Gaetani è certamente una <b>novità</b>, per il genere trattato, nell'ambito della narrativa italiana. La storia, tuttavia, pur nella sua articolazione, non ha grossi elementi di novità; la scrittura, pulita e ordinata, permette una lettura veloce, nonostante in alcuni punti abbondino i termini tecnici, prontamente esplicitati. I numerosi richiami a <b>Pavia</b>, città nella quale l'autore ha studiato come allievo dell'<b>Almo Collegio Borromeo</b>, sono stati per me molto graditi; in particolare, un indizio dell'indagine ruota intorno alla parola <i><b>humilitas</b></i>, contenuta nel logo del Collegio Borromeo, la quale sarà anche la chiave di volta che aiuterà i protagonisti ad arrivare alla soluzione dell'indagine. </div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-2142187035858495262012-08-29T19:57:00.001+02:002012-08-30T11:27:11.661+02:00BUFERA SULLA SALUTE<div style="text-align: justify;">
Le notizie degli ultimi giorni mostrano un <b>ministero</b>, quello della <b>Salute</b>, insolitamente sotto attacco.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.lucamoglia.it/imagesart/places/navigli/nav05.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: justify;"><img border="0" height="212" src="http://www.lucamoglia.it/imagesart/places/navigli/nav05.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Dapprima il <b>dl sulla sanità</b>, preparato dal <b>ministro</b> <b>Balduzzi</b>, che, sebbene non ancora approvato, ha sollevato non poche polemiche per le tasse sulle bibite zuccherate e i superalcolici. Era immaginabile che si scatenasse una crociata contro il <b>governo etico</b>, contro il governo del salutismo, chiedendo di lasciarci liberi di mangiare e bere quanto e come che ci pare. Lo stesso <i>refrain</i> l'avevamo sentito all'epoca del <b>casco obbligatorio</b> da chi rivendicava di voler sfrecciare sulla moto sentendo l'aria nei capelli, libero di sfracellarsi a suo piacimento; e l'abbiamo sentito pure quando la <b>legge Sirchia</b> ha proibito il <b>fumo</b> nei locali pubblici da parte di chi temeva che, senza fumo, i locali si sarebbero svuotati e che si sottraeva ai patiti della sigaretta il gusto di fumarsene una a metà pasto o dopo il caffè o in entrambi i momenti. Insomma, qualsiasi restrizione al nostro personale <b>piacere</b> in nome della tutela della <b>salute</b> viene subito tacciata di repressione, protezionismo, stato etico o negazione della libertà individuale. <br />
<br />
<a name='more'></a>Ma, per una volta - almeno una, dico - possiamo ragionare? Perché non vogliamo renderci conto che una dieta scorretta, ricca di grassi e carboidrati, aumenta il rischio di malattie come <b>diabete</b> o <b>obesità</b> nonché di eventi cardiocerebrovascolari? Perché non ci convinciamo che il casco può, talora, salvare una <b>vita</b> o ridurre drasticamente le conseguenze di un incidente? Perché non ci persuadiamo che il <b>fumo passivo</b> è altrettanto dannoso e che non possiamo farlo subire a chi dal fumo è disgustato? Perché non comprendiamo che i costi per la volontà di disattendere a questi divieti sono più elevati?</div>
<div style="text-align: justify;">
Ciò detto, è perfettamente lecito dubitare dell'efficacia delle misure annunciare e pensare che al governo non importa tanto della nostra salute quanto piuttosto delle <b>finanze pubbliche</b>, prendendo soldi dovunque sia possibile. Tuttavia, è pur lecito chiedersi, come fa <b>Riccardo Chiaberge</b>: "è meglio pagare un modesto balzello sul chinotto o pagare molte più tasse per curare gli obesi o i diabetici di domani?" Anche perché, conclude lo stesso, "chi tuona contro l’invadenza dello stato-mamma quando questo tenta di distoglierlo dalla Fanta o dalle merendine, poi però è il primo a correre tra le sue braccia quando sta male e ha bisogno di assistenza."</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://images2.corriereobjects.it/Media/Foto/2012/08/29/feco--180x140.jpg?v=20120829094104" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: justify;"><img border="0" src="http://images2.corriereobjects.it/Media/Foto/2012/08/29/feco--180x140.jpg?v=20120829094104" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
La seconda gatta da pelare riguarda la <b>bocciatura della legge 40</b>, quella sulla fecondazione assistita, da parte della <a href="http://media2.corriere.it/corriere/pdf/2012/DEUXIEME-SECTION-decisione.pdf" target="_blank"><b>Corte europea</b></a>. Secondo Strasburgo, "il sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto degli embrioni è incoerente", perché un'altra legge dello Stato permetterebbe alla coppia di accedere a un aborto terapeutico ovvero la legge 194. La Corte, inoltre, non comprende come, nel caso di malattia del feto, "un aborto terapeutico possa conciliarsi con le giustificazioni del governo italiano, tenendo conto tra l'altro delle conseguenze che questo ha sia sul feto sia, specialmente, sulla madre". Viene così stabilito che la parte della legge 40 sotto esame ha <b>violato il diritto al rispetto della vita privata e familiare dei ricorrenti</b> a cui lo Stato dovrà per di più versare 15 mila euro per danni morali e 2.500 per le spese legali sostenute. Tuttavia, è bene sottolineare che la "nota" <b>incoerenza</b>, come ricordato da Balduzzi, tra legge 40 e legge 194 non è tale. Infatti, la legge 194 consente l'aborto dopo 90 giorni di gravidanza solo a determinate condizioni, cioè "quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna" o "quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna." Da cui si desume che non è permesso l'aborto per il solo fatto che l'embrione è malato, pertanto l'interpretazione della legge 194 da parte della Corte appare errata. Appare strano ed insolito, almeno per l'Italia, che siano stati <b>bypassati i nostri tribunali</b> per rivolgersi direttamente alla Corte europea; anche perché, ci ricorda Margherita De Bac, che "due anni fa il giudice Antonio Scarpa di Salerno infrange un altro tabù e per la prima volta concede a una coppia fertile di effettuare la diagnosi sull'embrione, decisione presa successivamente da altri tribunali."</div>
<div style="text-align: justify;">
Il Governo, col ministro Balduzzi in testa, promette di fare ricorso e, sinceramente, c'era da aspettarselo, vista la nutrita schiera di <b>cattolici</b> al suo interno, dai quali la legge è stata sempre avversata. Vedremo che succederà. Tanto la legge, bene o male, è già stata cambiata da <b>diciassette sentenze</b>: speriamo si vada verso un miglioramento. </div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-52966964831391612462012-06-30T15:43:00.005+02:002012-08-30T11:27:25.339+02:00IL RE DEI GIOCHI<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.sellerio.it/upload/assets/files/841,it,937/1481-3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://www.sellerio.it/upload/assets/files/841,it,937/1481-3.jpg" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: x-large;">Il re dei giochi</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: large;">Marco Malvaldi</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;">Sellerio editore Palermo</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red;">€ 13</span></b></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Nulla da fare: <b>Ampelio</b>, il <b>Del Tacca</b>, il <b>Rimediotti</b> ed <b>Aldo</b> sono sempre loro, sempre gli stessi animatori del <b>BarLume di Pineta</b>, immancabilmente interessati a ciò che succede in paese, costantemente pronti ad occupare il bar a qualsiasi ora del giorno, eleggendolo a quartier generale di indagini. Certo, è pur vero che Pineta, al di là del turismo e delle elezioni supplettive per il Senato, rimane un posto infaustamente colpito da fatti di cronaca, da ultimo la morte di un ragazzo e, poco dopo, di sua mamma, sui quali qualcuno - a caso - sfoga la propria curiosità.<br />
<br />
<a name='more'></a></div>
<div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: justify;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://ifg.uniurb.it/wp-content/uploads/2011/03/IMG_62702.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="400" src="http://ifg.uniurb.it/wp-content/uploads/2011/03/IMG_62702.jpg" width="266" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Marco Malvaldi</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: left;">
<div class="p1" style="text-align: justify;">
Continua, quindi, la serie del <b>BarLume</b>, adesso arricchitto dal "re dei giochi": il <b>biliardo</b>. Ricavato in una parte del locale, che altrimenti sarebbe stata inutile per altre destinazioni, su suggerimento del Del Tacca, il tavolo col panno verde occupa perfettamente lo spazio e diventa un divertente passatempo per i quattro vecchi e le loro <b>ataviche discussioni</b>. A scuotere nuovamente le loro giornate, altrimenti piatte, è un <b>incidente stradale sull'Aurelia</b>, nel quale rimane vittima <b>Giacomo</b> <b>Fabbricotti</b>, che viaggiava nell'auto guidata da sua mamma, <b>Marina</b> <b>Corucci</b>, la quale entra in coma e, da lì a poco, morirà. Intorno a quest'ultima morte, ruota tutto il libro ovvero l'interesse dei vecchi del BarLume, che prende spunto da una foto comparsa sul giornale locale, nella quale si ravvisa una <b>sospetta somiglianza tra il Fabbricotti e il Carpanesi</b>, candidato per il centrosinistra al Senato nelle elezioni supplettive e di cui Marina Corucci era la segretaria. Le due vittime sono gli eredi di un imprenditore edile, morto anzitempo per una malattia neurologica, e le sequenze di eventi paiono configurare il quadro di un delitto, sebbene manchi il movente e pure l'occasione: in realtà, a ben guardare, tali elementi ci sono, si tratta solo di rintracciarli con attenzione... Ed è così che i quattro e baldanzosi vecchi si mettono intorno al biliardo a scandagliare le vite delle persone coinvolte, risucchiando progressivamente in questo vortice anche il <b><i>barrista</i> Massimo</b>, che mal sopporta l'onnipresente schiera di anziani nel suo locale. I quattro, ogni tanto, per avere conferme delle loro supposizioni, relazionano il <b>commissario Fusco</b>, inviperito per l'intrusione nelle indagini e pronto a presentare ai tali la lista di reati cui si espongono per tramite del povero Massimo, che, come una solerte balia, cerca di tenere a bada, senza successo, gli incontenibili vecchi detective. E alla fine, sarà proprio Massimo, grazie ad una brillante intuizione, ad arrivare alla soluzione dell'enigma, oscura agli ottuagenari e agli inquirenti.</div>
<div class="p1" style="text-align: justify;">
La novità rispetto agli altri due libri sta nella comparsa di nuovi tratti caratteristici dei personaggi, in particolare <b>le loro idee politiche</b>: il <b>Rimediotti</b>, "diffidente e conservatore per natura", "ha sempre votato per il partito della fiamma", <b>Aldo</b> è un "liberale e libero pensatore dalla nascita, che odia i totalitarismi, le imposizioni e la gente convinta di avere ragione a prescindere, e nonostante questo vota Berlusconi", il <b>Del Tacca</b> "riesce a far convivere senza problemi il cattolico e il comunista all'interno del suo volume corporeo" ed infine <b>Ampelio</b> è un "vecchio socialista" che "vota a sinistra bestemmiando chi gli tocca votare ma poi tanto li vota lo stesso, e i discorsi li porta via il vento". Stereotipi della nostra Italia, le idee politiche di questi personaggi si stagliano, tuttavia, sul fondo della narrazione, nella quale emerge maggiormente il <b>ragionamento da investigatore deduttivo</b>, quello da Miss Marple. Alternato a questo filo conduttore, si trovano, da una parte, la <b>farsa comica delle litigate da bar tra pensionati</b>, piene di colpi bassi politicamente scorretti e di sete di pettegolezzi dei compaesani e, dall'altra, la descrizione dell'ambiente di <b>Pineta</b>, paese sul litorale toscano nei pressi di Pisa, veracemente toscano, profondamente popolare, orgogliosamente campanilista, pieno di buon umore e di risate, intriso di vernacolo ricco di bestemmie e forme dialettali colorite. </div>
<div class="p1" style="text-align: justify;">
Ancora una volta, quindi, Malvaldi, con la sua scrittura, diverte il lettore e gli fa conoscere un altro pezzo di Toscana. A tal proposito, nel libro, si parla di <a href="http://www.ingarfagnana.it/vagli.htm"><span class="s1"><b>Vagli di Sotto</b></span></a>, un paese leggendario coperto dalle acque dell'omonimo lago artificiale, svuotato solo quattro volte dal 1958: guardare i video per credere!</div>
</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><br /></span></div>
<br />
<br />
<center>
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="http://www.youtube.com/embed/9g8XcYSDOfw" width="420"></iframe></center>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-36758196087290172732012-06-28T23:58:00.001+02:002012-08-30T11:27:35.607+02:00ITALIA-GERMANIA: NOI SI VINCE ANCORA...<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.repubblica.it/images/2012/06/28/225400689-dd1a7874-8de4-4d60-a52e-8e593f3f1024.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="273" src="http://www.repubblica.it/images/2012/06/28/225400689-dd1a7874-8de4-4d60-a52e-8e593f3f1024.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La gioia a fine partita: domenica, a Kiev, è finale.</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Sibillina la frase del <b>Barbieri</b> intorno alle 19,30 di stasera: "I tedeschi sono bravi con la finanza... Ma con il pallone vinciamo noi!" E io che, invece, esprimevo le mie perplessità: "Chissà come va a finire, incrocio le dita, speriamo tutto bene..." E invece, ora è tutto vero, tutto come pronosticato dal suindicato ragioniere: siamo in finale, domenica a <b>Kiev</b> incontriamo la <b>Spagna</b>, campione europea in carica, nonché campione del mondo, oltre che già avversaria nel girone alla partita d'esordio a questo campionato europeo.</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://images2.corriereobjects.it/gallery/Sport/Speciali/euro-2012/partite-italia/germania-italia/partita/img_partita/italiagermania_32_672-458_resize.jpg?v=20120628215039" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="251" src="http://images2.corriereobjects.it/gallery/Sport/Speciali/euro-2012/partite-italia/germania-italia/partita/img_partita/italiagermania_32_672-458_resize.jpg?v=20120628215039" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il primo gol di Balotelli su assist di Cassano</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Devo dire che non m'aspettavo una partita con così tanto <b>mordente</b> e, soprattutto, così tanto e perdurante <b>ordine</b>: dal primo all'ultimo minuto, abbiamo lottato su tutti i palloni e ciascuno si è <b>sacrificato</b> per aiutare la squadra nella fase difensiva (pure Balotelli, che, però, Prandelli, ad un certo punto, ha richiamato a stare più alto per non farci schiacciare); inoltre, mai ci siamo <b>scomposti</b>, nemmeno nei momenti di maggior pressione abbiamo perso la testa, facendo saltare le posizioni. Questo è lo spirito che volevamo vedere, questa è la forza del nostro gruppo, questo è il segreto che può aiutarci domenica a battere la corazzata delle Furie Rosse: <b>grinta ed ordine</b>. È pur vero che la <b>Germania</b>, stasera, non è apparsa quella a punteggio pieno uscita dal girone: si è mostrata <b>spenta</b>, <b>imprecisa</b> e <b>povera di idee</b>, talora incapace di far partire il gioco o di svilupparlo per la grande pressione esercitata dai nostri azzurri. Davanti, Mario Gomez non ha combinato nulla, non era in serata e, in più, ha dovuto vedersela con i nostri centrali che non gli concedevano spazio: Klose, subentratogli nel secondo tempo, ha senz'altro destato qualche pericolo in più. In generale, a centrocampo l'azione era lenta, poco fluida e povera d'inventiva e, in difesa, si è aperta più di una crepa.<br />
<br />
<a name='more'></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Ogni azzurro ha disputato una gara ottima: <b>Buffon</b>, nonostante le incertezze iniziali, ha regalato interventi pregevoli e salva-risultato ed uscite sicure sulle palle alte; <b>Bonucci</b> e <b>Barzagli</b> hanno lottato su tutti i palloni alti avendo sempre la meglio; <b>Chiellini</b> e <b>Balzaretti</b> si son dati da fare sulle fasce; <b>De Rossi</b>, nonostante la sciatalgia, è stato la solita diga invalicabile, prezioso nelle chiusure e nelle ripartenze quando Pirlo era braccato; <b>Montolivo</b> è stato utile nell'interdire il gioco, sebbene non sia propriamente il suo ruolo; <b>Marchisio</b> ha recuperato palloni e li ha fatti girare come lui sa fare, oltre ad essere pericoloso con i suoi inserimenti al punto da sfiorare il gol, che si meritava; <b>Balotelli</b> ha finalmente giocato a calcio da adulto e non da <i>bad boy </i>ed ha fatto vedere che il tiro ce l'ha ed è pure potente, quando lo calcia; <b>Cassano</b> ha mostrato tutte le sue potenzialità, bravo nel confezionare assist di pregiata fattura, nel tenere la palla richiamando su di sé più uomini, utile nel prendere falli per tirare il fiato; <b>Diamanti</b>, nei minuti che ha avuto, ha dispensato alcune palle-gol interessanti, che, tuttavia, non sono state sfruttate; su <b>Thiago Motta</b> e <b>Di Natale</b>, però, fatico a dare giudizi positivi: sterile il primo, che ha preso pure un'ammonizione, inconcludente il secondo, nonostante l'attenuante del terreno di gioco in pessimo stato. </div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://images2.corriereobjects.it/gallery/Sport/Speciali/euro-2012/partite-italia/germania-italia/partita/img_partita/ItaliaGermania_06_672-458_resize.jpg?v=20120628211412" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="212" src="http://images2.corriereobjects.it/gallery/Sport/Speciali/euro-2012/partite-italia/germania-italia/partita/img_partita/ItaliaGermania_06_672-458_resize.jpg?v=20120628211412" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Andrea Pirlo in azione contro la Germania</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Ma, tra tutti, uno ed uno solo ha giocato una <b>gara superba</b>, al di sopra degli altri per quantità e qualità di palloni toccati, per sostanza ed eleganza di gioco e forza atletica: è quel <b>21</b> che si porta sulla schiena da anni, è <b>Andrea Pirlo</b> da Brescia, <b>il metronomo assoluto del nostro centrocampo</b>, quasi un extraterrestre per l'abilità nella <b>circolazione della palla</b>, nella <b>leggiadria</b> con cui accarezza il pallone, nella capacità di nascondere il pallone e farlo riapparire al punto da <b>spiazzare</b> sempre il marcatore che lo affronta. Stasera lui ha contribuito moltissimo alla vittoria, permetteva ai compagni di giocare con calma e di far trovare loro un perno fisso in mezzo al campo: nulla da dire in più, un monumento del calcio, <b>un grande, prezioso ed umile campione</b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
Domenica, a Kiev, ci aspetta una sfida dura, contro una potenza del calcio, che non teme rivali: ricordiamoci che nella prima partita del girone abbiamo portato a casa un <b>pareggio</b> dopo un primo tempo in cui saremmo potuti andare avanti 3-0; tra tre giorni, la questione sarà diversa: è una gara secca, dentro o fuori, si giocherà su alti livelli atletici e la Spagna metterà in campo il suo arsenale al completo e in forma smagliante. Ma noi non dobbiamo per nulla essere timorosi e <b>riproporre lo spirito di stasera</b>: con grinta ed ordine, sappiamo essere pericolosi in attacco e precisi in difesa, in grado di segnare e di arginare le incursioni spagnole. Insomma, dobbiamo crederci, abbiamo le carte per giocarci a viso aperto la finale e dovremo giocare una partita ancora più perfetta di stasera. <b>Forza Azzurri!</b></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-64066422830578445372012-06-17T18:38:00.001+02:002012-08-30T11:27:44.328+02:00SUA SANTITÀ: LE CARTE DEL PAPA DIVENTANO PUBBLICHE<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.left.it/wp-content/uploads/2012/06/sua-santita.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://www.left.it/wp-content/uploads/2012/06/sua-santita.jpg" width="220" /></a></div>
<br />
<div style="color: red; text-align: center;">
<span style="font-size: x-large;"><b>Sua Santità</b></span></div>
<div style="color: red; text-align: center;">
<b><br />
</b></div>
<div style="color: red; text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><b>Gianluigi Nuzzi</b></span></div>
<div style="color: red; text-align: center;">
<b><br />
</b></div>
<div style="color: red; text-align: center;">
<b>Chiarelettere editore</b></div>
<div style="color: red; text-align: center;">
<b><br />
</b></div>
<div style="color: red; text-align: center;">
<b>€ 16,00</b></div>
<br />
<br />
<b>Gianluigi Nuzzi</b>, inviato di <i>Libero</i>, torna in libreria e, come successo tre anni or sono, fa tremare i palazzi vaticani. Dopo <i><b>Vaticano S.p.A.</b></i>, best seller nel 2009 e tradotto in quattordici Paesi, eccomi a commentare <b><i>Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI</i></b>, il cui titolo non è per nulla simbolico, ma quanto di più emblematico si possa immaginare: tramite la <b>fonte Maria</b>, Nuzzi ci consegna alcuni documenti privati dell'attuale pontefice riguardanti le questioni di potere più scottanti. </div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg68kbifE4dBLIKUJ0hyphenhyphen5hDMx6-ZzWTvOwViBMgIa1MXNiZq9E39CvV5nJrWZ-3HkDS5TtBtoqzFsx9os3XGJ0iYABKM7E8eA5C8vftvuUmWTWIgjBv63XubonLBWUhbN6Fsx4BUHdRuXNL/s1600/gianluigi_nuzzi_0075pic.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg68kbifE4dBLIKUJ0hyphenhyphen5hDMx6-ZzWTvOwViBMgIa1MXNiZq9E39CvV5nJrWZ-3HkDS5TtBtoqzFsx9os3XGJ0iYABKM7E8eA5C8vftvuUmWTWIgjBv63XubonLBWUhbN6Fsx4BUHdRuXNL/s320/gianluigi_nuzzi_0075pic.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Gianluigi Nuzzi, autore di <i>Sua Santità</i> e <i>Vaticano S.p.A.</i></td></tr>
</tbody></table>
Tutto risale a circa un anno fa, al primo contatto tra il giornalista di <i>Libero</i>
e la fonte Maria, che si verifica, dopo un iniziale fase di studio, in
una stanza completamente vuota: qui, seduto su una sedia di plastica,
egli elenca diversi scandali vaticani, spiegando che <b>"finché non si fa piena chiarezza, certe vicende rimarranno sospese per sempre..."</b>:
inizia così il regolare passaggio di documenti riservati al
giornalista, documenti che Maria ha iniziato a metter da parte, in
copia, dopo la morte di Karol Wojtyla in virtù della sua attività
professionale. Si tratta, come è facile intuire, di una persona che vive
a stretto contatto col papa, di cui condivide momenti della vita di
tutti i giorni. In molti hanno identificato nella fonte Maria il <b>maggiordomo</b> arrestato e detenuto da due settimane dalla gendarmeria vaticana <b>Paolo Gabriele</b>, che, tuttavia, viene citato nel libro solo una volta, a pagina undici, all'inizio del capitolo <i>Fonte informativa Maria</i>;
all'inizio dei paragrafi dedicati alle stanze di Benedetto XVI, Nuzzi
scrive: "A curare ogni sua esigenza, nella residenza, ci sono le persone
della famiglia pontificia. Innanzitutto lo staff dell'appartamento:
Paolo Gabriele, aiutante di camera del papa, una sorta di
maggiordomo..." Una breve descrizione per quello che è ritenuto il
responsabile della fuga di documenti, apparentemente innocua, sebbene un
involontario indizio potrebbe essere rappresentato dal fatto che il suo
è il primo nome a comparire, oltre a quello del Papa, nel capitolo che
fa il ritratto di Maria.<br />
<br />
<a name='more'></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Al
di là di questo, quali sono le carte così calde che hanno scatenato un
vero e proprio putiferio al di là delle mura leonine? Gli argomenti
toccati sono tanti e vari: si va dal caso dell'ex direttore di <i>Avvenire</i> <b>Dino Boffo</b> a quello di <b>monsignor Carlo Maria Viganò</b>, dalla <b>questione ICI per la Chiesa</b> alla tremenda fame di potere di <b>Bertone</b>, dalla crescente potenza di movimenti quale <b>Cl</b> al problema dei <b>preti pedofili</b> e dei <b>Legionari di Cristo</b>.
E quello che più impressiona, leggendo i documenti, è l'attualità, la
strettissima attualità: si tratta di documenti che risalgono al più ad
un anno fa e taluni di questi a pochissimi mesi fa, tutti con riflessi
diretti sulle questioni politico-economiche odierne.</div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.ilsole24ore.com/images2010/SoleOnLine5/_Immagini/_Personaggi%20Italiani/G/gotti-tedeschi-ettore-ansa-258.jpg?uuid=d82624ae-c4c4-11df-b863-dbf7062fb79b" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://www.ilsole24ore.com/images2010/SoleOnLine5/_Immagini/_Personaggi%20Italiani/G/gotti-tedeschi-ettore-ansa-258.jpg?uuid=d82624ae-c4c4-11df-b863-dbf7062fb79b" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello IOR</td></tr>
</tbody></table>
Ciò che inquieta maggiormente, per quanto mi riguarda, è la <b>vera realtà dei rapporti tra Italia e Città del Vaticano</b>, strettissimi per non dire simbiotici, al punto che la politica italiana si inchina ai <i>desiderata</i> della Santa Sede. Un esempio? La <b>questione ICI riguardante gli edifici non utilizzati per fini religiosi</b>
ovvero scuole, collegi, ospedali e case di cura. A tal proposito, "nel
2010 l’Antitrust europeo apre una procedura d’infrazione contro
l’Italia, accusata di «aiuti di Stato» alla Chiesa cattolica non
previsti né accettabili": stando così le cose, l'Italia dovrebbe pagare
una <b>multa</b> salata - l'entità della cifra non è ben definita, ma è
alta, diverse centinaia di milioni di euro - per poi rivalersi sulla
Santa Sede. Si tratterebbe di un'occasione d'oro per rimpolpare le
povere casse dello Stato in un momento critico per l'economia, ma tale
visione "laica" è sopraffatta da interessi
politico-economico-diplomatici e, infatti, è lo stesso ministro
dell'Economia <b>Giulio Tremonti</b> che incontra l'amico, nonché banchiere dello Ior, il professor <b>Ettore Gotti Tedeschi</b>,
al fine di una trovare una praticabile via d'uscita, che risulta essere
quella più facile: cambiare la legge. Sennonché cade il governo
Berlusconi, ma oltre le mura leonine non disperano perché il <b>governo Monti</b>
è fortemente in empatia con lo Stato pontificio, vista la nutrita
schiera di ministri vicini alle gerarchie ecclesiastiche. Nonostante la
complessità della situazione, "aggravata dalla crisi economica più
generale in cui versa il paese", Monti, senza batter ciglio, nel
dicembre 2011, al momento di proporre la manovra, "non taglia
l’esenzione concessa agli enti di culto con risvolti commerciali." I
malumori si fanno sentire forte e dai sacri palazzi provano a mitigare
il clima: il <b>cardinal Bagnasco</b> si mostra disposto a "chiarire
laddove nella formulazione di qualche punto della legge queste
precisazioni si rivelino necessarie", il segretario di Stato <b>Bertone</b>
tenta la giustificazione dicendo che "il problema dell’Ici è
particolare" e che, in fondo, "la Chiesa fa la sua parte, specialmente a
sostegno delle fasce più deboli della popolazione, e quindi compie, mi
sembra, un’attività a favore della società italiana". A sentire
queste voci, ci si accorge subito che il problema è del tutto travisato,
volontariamente: "le modifiche non sono una gentile concessione dei
porporati", "non è un chiarimento, ma una necessità impellente. Se la
situazione non cambia, infatti, c’è il rischio che la Commissione
europea - giova ripeterlo - condanni l’Italia facendole pagare una somma
enorme, somma che sarà poi necessariamente contestata alla Chiesa".
Tuttavia, qualcosa sembra muoversi: a metà febbraio 2012, Monti
annuncia l'arrivo dell’Ici sui beni della Chiesa. "Dovrà essere pagata
non sulle strutture religiose ma su quelle commerciali: alberghi, scuole
e ospedali. Insomma, per ottenere l’esenzione non sarà più
sufficiente disporre all’interno dell’immobile di una struttura o spazio
di preghiera. Per il fisco farà fede la «destinazione prevalente»
dell’edificio, con le dovute percentuali tra uso commerciale e
religioso. Il luogo di culto verrà ancora affrancato dal pagamento
delle tasse ma la mossa equipara le attività commerciali degli
ecclesiastici a tutte le altre. La scelta è recepita con rapidità
dall’Unione europea: «Un progresso sensibile - commenta il portavoce di
Almunia - speriamo di poter chiudere la procedura di infrazione contro
l’Italia»". Un traguardo raggiunto con non poca fatica.</div>
<div style="text-align: justify;">
Tra le altre carte, molto interessante, in quanto rimasto finora ignoto, è un <b>incontro segreto tra il presidente Napolitano e papa Benedetto XVI </b>risalente al gennaio 2009,
in occasione del quale è stato stilato un documento con i punti
sensibili da trattare o meno. E poi, Nuzzi mette a disposizione nel
libro il carteggio intercorso tra <b>Dino</b> <b>Boffo</b>, ex direttore di <i>Avvenire</i>, e il segretario particolare
del papa, <b>don Georg Gaenswein</b>, nel quale viene denunciato il direttore
dell'Osservatore Romano <b>Vian </b>come responsabile della diffusione della falsa velina giudiziaria che lo ha costretto alle dimisisoni dal quotidiano della CEI, adombrando anche un ruolo del cardinale Bertone dietro questa manovra. <br />
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixHuKpNaaexELjk0XhLRWGN-WERd9yGda6Xl5AGyLKT738HPNjRPP0Kdsw4fsGHg0Y4Ujy3vkqBdyM4pdN8R8NbheWI4kxsRy-6r4o-XUpnA9UMinlJ77h12sqZ5cmilmWZ4875WUNTu-p/s1600/foto_carron.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixHuKpNaaexELjk0XhLRWGN-WERd9yGda6Xl5AGyLKT738HPNjRPP0Kdsw4fsGHg0Y4Ujy3vkqBdyM4pdN8R8NbheWI4kxsRy-6r4o-XUpnA9UMinlJ77h12sqZ5cmilmWZ4875WUNTu-p/s1600/foto_carron.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Julián Carrón, capo di Cl </td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr>
</tbody></table>
Per capire le logiche di potere interne alla Chiesa, val la pena leggere <a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/06/comunione-liberazione-cerchio-magico-intorno-benedetto/219915/" target="_blank">la lettera del marzo 2011 del <b>capo di Cl, Julián Carró</b>n, al Nunzio Apostolico in Italia, Giuseppe Bertello</a>, nel quale lo stesso indica nel <b>cardinale Angelo Scola</b>,
ex patriarca di Venezia, l'erede migliore per la successione a
Tettamanzi all'arcivescovado di Milano, non solo per le sue indubbie
qualità intellettuali, ma anche per la sua sensibilità all’area politica
di centrodestra (secondo Carrón la curia milanese per troppi anni ha
avuto simpatiche politiche a sinistra). Il capitolo centrale, uno di
quelli che personalmente ho apprezzato moltissimo, è intitolato: <b><i>Tarcisio Bertone, l'ambizione al potere</i></b>.
In poche parole racchiude con cristallina chiarezza la tremenda fame di
potere del cardinale piemontese, capace di esautorare Bagnasco,
presidente della CEI, nei rapporti con la politica italiana e di <b>posizionare sapientemente le proprie pedine nei principali organi economici</b>
(APSA, Governatorato, Prefettura per gli Affari economici) al fine di
nutrire una speranza, seppur minima, di un'elezione al soglio di Pietro
nel prossimo Conclave. Tale comportamento, autoritario e superbo, ha
creato parecchi malumori tra i porporati, alcuni dei quali hanno cercato
di convincere il papa a liberarsi di Bertone; tuttavia, Benedetto XVI
non ha voluto sentire ragioni e, a chi gli faceva pressioni, ha
risposto: "Der Mann bleibt woer ist, und basta" ("L'uomo resta dove sta.
E basta").<br />
Questo e tanto altro è contenuto in <i>Sua Santità</i>: dopo <i>Vaticano S.p.A.</i>,
un altro squarcio nel muro di segreto eretto dal Vaticano è stato
aperto, uno squarcio che ha fatto molto rumore e creato imbarazzo nei
sacri palazzi, come documentano le cronache di questi giorni.<br />
<br />
<br />
<br />
<center>
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="http://www.youtube.com/embed/i09GgqbDx3c" width="560"></iframe></center>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-522650940896303162012-06-08T21:57:00.000+02:002012-06-08T21:57:00.998+02:00STORIA DI UNA (CASUALE) CRASI<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
Chi mai l'avrebbe pensato che da una cena nascesse una <b>crasi</b>? Chi mai
avrebbe immaginato che dalle <b>briciole</b> di un pasto potesse sorgere un
nuovo vocabolo, che da una casuale crasi, dallo scontro di due innocenti parole, delicato come la caduta delle briciole in un lavandino, si potesse generare una nuova creatura?</div>
<div style="text-align: justify;">
Tutto
parte quel <b>lunedì sera</b>, epilogo di una lunga ed impegnativa giornata
lavorativa e/o di studio - a seconda dei punti di vista - come spesso
capita ad inizio settimana quando si hanno da sistemare gli arretrati o
i guai del fine settimana. Dopo i convenevoli, sopraffatti dalla fame,
ci mettiamo a preparare la cena, non propriamente luculliana, ma
dietetica e, comunque, gustosa: <b>filetti di platessa</b>, dapprima fatta sguazzare nella
farina e successivamente adagiata nella padella con olio caldo e
spolverata da una pioggerella di salvia, e, come contorno, <b>spinaci</b>
surgelati. Prima di iniziare il suddetto pasto, affetto alcune <b>fette di
pane</b>, elemento sì buono e fondamentale che non manca mai nei miei pasti e
che son lieto di offrire ai miei ospiti (il pane in questione è, per
capirci, il filone di grano duro dell'Esselunga: una goduria quando mangiato
ancora caldo, appena sfornato, un lusso che, purtroppo, mi son concesso al più una volta); nel
compiere il gesto a mezzo del <b>coltello</b> adatto ovvero quello a sega,
capace di un taglio netto e rapido, spargo inevitabilmente delle
briciole sulla tavola. Cui faranno compagnia, nella seconda parte della
cena, quelle di altre fette di pane, usate per accompagnare il
companatico - nel caso specifico lo <b>speck</b>, il mio salume preferito (inutile ricordarvi che quello che ho mangiato ad Ortisei, un paio d'anni fa, era divino e ancora lo ricordo con nostalgia). </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.nottecriminale.it/contents/2012/03/briciole-pane.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="212" src="http://www.nottecriminale.it/contents/2012/03/briciole-pane.jpg" width="320" /></a></div>
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Il risultato finale è presto immaginabile: una volta
liberata la tavola a fine pasto, su di essa rimangono isole di briciole
nei pressi del posto occupato da me durante la cena. Lesta nel gesto,
g. prende la <b>tovaglia</b> e si appropinqua al lavandino della cucina,
stringendola bene al suo petto, attenta a non perdere nessuna parte del
suo contenuto. E lì giunta, come fa l'autocarro col cassone quando deve
sversare il suo contenuto, g. lascia andare i lembi della tovaglia
cosicché le briciole, <b>con piccoli "tic"</b>, battono sul fondo d'acciaio del
lavandino. Un lavoro che si può sbrigare nell'arco di tre, quattro
secondi. Ma g. ci stava mettendo di più, rallentando il lavoro di
pulizia dei fornelli e del lavandino, che non vedevo l'ora di finire. E
il commento m'è venuto spontaneo, senza pensarci, anzi, è nato dall'indecisione tra
gli aggettivi da usare: "Sei proprio <b>scrupolina</b>!"</div>
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Dalla casuale e confusa crasi di <b>SCRUPOL</b>OSO e CERTOS<b>INO</b>, è nato <b>SCRUPOLINO</b>. Aggettivo dal suono piccolo, rotondo e dolce. A ripeterlo, ancora sorrido e un po' mi compiaccio dell'"invenzione". </div>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6173394266222392290.post-16135340628995863822012-04-07T12:42:00.001+02:002012-08-30T11:27:57.287+02:00IL SENATÙR SI DIMETTE: FINE DI UN'EPOCA<div style="text-align: right;">
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La notizia di <b>Umberto Bossi</b> che lascia le redini del partito che ha fondato ovvero la Lega Nord ha creato stupore ed incredulità generalizzate, prima di tutto tra i militanti leghisti, quelle camicie verdi veraci ed attaccate al partito, che popolavano i prati di Pontida e celebravano il leader durante il mito dell'ampolla.</div>
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Bossi è stato affondato dai soldi mal gestiti da parte di un <b>tesoriere</b>, il genovese <b>Francesco Belsito</b>, nato buttafuori da discoteca, animatore e spacciatore di focaccine e salito fino a divenire portaborse di Biondi e poi sottosegretario alla Semplificazione: una carriera che parla da sola e spiega la malagestione delle finanze leghiste, nella cui attività un ruolo altrettanto importante ha avuto <b>Nadia Dagrada, segretaria amministrativa della Lega Nord</b>. Insomma, a volerla dir tutta, la Lega Nord, nata per lottare <b>contro i ladroni di Roma</b>, è diventata <b>ladrona come loro</b>. "“Finché non rubo io nella Lega, non ruba nessuno”. Di certo non si è ricordato questa sua frase del 1989, Umberto Bossi, quando (...) ha rassegnato le sue dimissioni." Il meccanismo si è inceppato, sicuramente qualcosa che non ha funzionato c'è stato. La Lega, dal principio, ha mostrato di essere l'unico partito vero della Seconda Repubblica, capace di lottare e mordere le caviglie ed intercettare <b>gli umori e le problematiche dei ceti produttivi del Nord</b>. Poi, appena passata sotto il Po e raggiunto Roma, dagli scranni parlamentari la lotta ha finito per dover fare i conti con il governo, gli slogan coloriti si sono confrontati con la gestione della cosa pubblica, i soldi hanno fatto gola a tutti al punto che a Roma la Lega ha messo le tende e non è più tornata indietro.<br />
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<a name='more'></a></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; text-align: justify;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/themes/ilfatto/thumb/295x0/wp-content/uploads/2012/04/bossipontida_INTERNA.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/themes/ilfatto/thumb/295x0/wp-content/uploads/2012/04/bossipontida_INTERNA.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Una foto di Umberto Bossi agli esordi</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Se Bossi ha avuto il pregio - che è giusto riconoscere - di aver imposto nell'agenda politica nazionale la <i><b>questione settentrionale</b></i> ed interpretato i sentimenti di un popolo che non aveva rappresentanza politica, tuttavia, fuori dalla cerchia dei fedeli militanti, chi aveva creduto nella <b>rivolta fiscale</b>, nel <b>federalismo</b>, nell'affrancamento del Nord ovvero la <b>secessione</b> diventata un marchio di fabbrica leghista e nella <b>liberazione</b> dalla giungla delle <b>pastoie burocratiche</b>, da tempo non si fidava più del messaggio leghista ed ha dovuto tristemente ricredersi. Umberto Bossi da Gemonio aveva creato la Lega ed il suo simbolo dal niente, tutto da solo, ma termina la carriera di leader indiscusso "prigioniero di un partito diventato proiezione di un capo circondato da figure mediocri ai quali chiedeva fiducia incondizionata e protezione psicologica". Dimezzato dai colpi della <b>malattia</b> e del cosiddetto <i><b>cerchio magico</b></i>, il suo ha il sapore di un fallimento politico: capace di portare gli umori del Nord a totalizzare il dieci per cento dei voti alle elezioni, è stato altrettanto abile a sfasciare tutto <b>dissipando gli anni romani di governo</b> senza realizzare nessuna delle riforme promesse al suo popolo e, secondariamente, eliminando le intelligenze che avrebbe potuto arruolare - "la migliore, <b>Miglio</b>, fu messa alla porta con la sprezzante etichetta di «una scoreggia nello spazio»". E gli ultimi anni di leadership erano il preludio della fine: il <b>figlio Renzo, altrimenti noto come il Trota</b>, onnipresente e sempre abile nel realizzare figure quanto mai imbarazzanti al posto di una solida classe dirigente - i pochi, validi dirigenti costretti nelle retrovie, la continua riproposizione di un <i><b>machismo</b></i> che aveva ormai stancato, il <b>celodurismo</b> sempre imperante costretto ad arrendersi.</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.lastampa.it/redazione/cmssezioni/politica/200804images/berlusconi_bossi01G.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="http://www.lastampa.it/redazione/cmssezioni/politica/200804images/berlusconi_bossi01G.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Umberto Bossi e Silvio Berlusconi</td></tr>
</tbody></table>
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Anche l'amico di mille battaglie, l'alleato di una vita, <b>Silvio Berlusconi</b>, ha preso male la notizia delle dimissioni: "un colpo al cuore, una botta" che lo ha amareggiato. Pur essendo diversi nei modi e nelle forme, le analogie tra i due sono tante: l'addio di Bossi arriva cinque mesi dopo quello di Berlusconi, entrambi baciati dalle <b>gocce di pioggia</b> che si fermano sulle auto blu che si allontanano dalle rispettive sedi. Un inizio ed una fine comuni, un'uscita di scena che <b>cambia per sempre il profilo della destra italiana </b>e, ovviamente, lo scenario politico nazionale. Con l'abbandono di Bossi e Berlusconi <b>finisce l'epoca dei partiti personali</b> (almeno uno resiste ancora, a dir la verità: l'Idv di Di Pietro), costruiti intorno ad un leader e al culto del capo, con congressi fasulli e folli acclamazioni. Il rude politico del "celodurismo" cade per la <b>troppa debolezza in famiglia</b>, mentre l’uomo che era partito da zero ed aveva costruito un impero cade per mano di <b>mediocri cortigiani</b>. Addirittura, Bossi esce di scena meglio di quanto abbia fatto in questi anni, principalmente perché non fugge dinanzi alle proprie responsabilità, assumendosele in prima persona con parole che non si odono spesso in politica: <b>"Chi sbaglia paga, qualunque cognome porti"</b>. A ben guardare, però,<b> i due sembrano migliori da vinti che da vincitori</b>. "Berlusconi ha lasciato unendo: se oggi l’Italia tenta faticosamente di uscire dalla crisi con un governo di solidarietà nazionale, è anche perché il Cavaliere ha saputo, all’ultimo, tenere a freno i suoi falchi. Magari l’avrà fatto anche per interesse personale, ma l’ha fatto. Allo stesso modo, Bossi mostra più nobiltà nel lasciare di quanta ne abbia mostrata restando - non si sa quanto consapevolmente - attaccato a un trono che era diventato la vacca da mungere da parte di una losca compagnia di giro."</div>
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L'inchiesta proseguirà e non ci resta che attenderne l'esito; nel frattempo la Lega si è affidata ad un triumvirato in attesa del congresso federale. Le <b>elezioni amministrative</b>, per quanto tali, potranno dare una prima risposta a questo tsunami politico. Nel frattempo, però, un'amara riflessione, come quella di <b>Ricolfi</b>, è inevitabile: "c’è una parte del Paese, quella più dinamica e produttiva, che <b>continua a non riuscire a far sentire la sua voce</b>, né con la Lega né senza, né prima di Monti né con Monti. Questa parte, ormai, era rappresentata dal partito di Bossi solo nominalmente, e in questo senso lo scandalo di questi giorni si è limitato a togliere di mezzo un equivoco. Ma <b>il problema di dare una rappresentanza a quella parte del Paese resta</b>, e diventa più grave ogni giorno che passa, perché è nei territori cui la Lega si rivolgeva che si produce la maggior parte della ricchezza di cui tutti beneficiamo. L’Italia può fare benissimo a meno della Lega, ma difficilmente tornerà a crescere se dimenticherà le ragioni da cui il «partito del Nord» ha preso le mosse."</div>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/07436258981071825613noreply@blogger.com0