sabato 20 settembre 2008

L'ENIGMA DEL NUCLEARE

Tornare al nucleare?
L'Italia, l'energia, l'ambiente


Chicco Testa

Gli struzzi Einaudi

€ 13,50



Non più tardi di qualche mese fa, il dibattito politico si è soffermato per al
cuni giorni sul tema del ritorno al nucleare, seguito a breve da approfondimenti in televisione e sui giornali. In libreria è apparso, in primavera, un piccolo volume scritto da Chicco Testa, intitolato: "Tornare al nucleare? L'Italia, l'energia, l'ambiente."
Chicco Testa non ha certo bisogno di grandi presentazioni: è stato tra i fondatori di Legambiente, membro del Parlamento italiano dal 1987 al 1994; attualmente è Managing Director di Rothschild Italia e presidente di Roma Metropolitane e Telit.

Testa comincia il libro con un capitolo emblematico: "Riaprire l'opzione nucleare", in cui spiega come fosse a favore del referendum del 1987, in seguito al quale c'è stata la chiusura e lo smantellamento delle centrali in funzione. Sebbene il fronte antinucleare fosse ampio, l'autore si chiede se si era convinti della bontà delle ragioni che ostacolavano il nucleare; e risponde dicendo che allora era difficile essere a favore del nucleare e anche chi era meno convinto si allineava alla maggioranza. A distanza di vent'anni, egli si trova dall'altra parte della barricata e prende in considerazione l'opzione nucleare per tre motivi. Innanzitutto "il mondo ha bisogno di energia, di tanta energia" e, vista la mostruosa avanzata dei Paesi asiatici, perchè si deve rinunciare ad una "fonte di energia che già oggi contribuisce ai consumi energetici totali per circa il 7% e a quelli elettrici per il 15%?" In secondo luogo, "non ci sono modi nuovi per produrre energia in quantità rilevanti e in modo continuo", tenendo conto che carbone, gas e petrolio comportano problemi "di scarsità relativa, di costo e ambientali". In ultimo, considerati i due motivi precedenti, bisogna sottolineare come le battaglie antinucleari hanno favorito il maggior ricorso ai combustibili fossili, aumentando il problema che si voleva risolvere: l'aumento della temperatura a causa dell'effetto serra. E quindi la domanda è: "Possiamo (...) permetterci di fare a meno dell'unica "grande" fonte di energia praticamente priva di emissioni di gas serra?"
Continuando la sua argomentazione, Testa esamina le possibili alternative: le fonti rinnovab
ili, quelle che usano combustibile liberamente disponibile e continuamente presente in natura . Ma - conclude - su queste considerazioni era basata la "speranza tecnologica" degli anni Settanta, quando si è dovuta affrontare la relativa scarsità e l'elevato prezzo dei combustibili. Questa speranza non ha, però, trovato conferma: o meglio "in parte sì, alcune fonti rinnovabili hanno dimostrato una forte crescita, ma complessivamente no", in quanto la quantità di energia prodotta in questo modo è molto limitata. Ed ecco perchè il futuro dell'energia deve andare verso il nucleare: per il suo sviluppo, ammette Testa, serve un maggior impegno nella ricerca - guardando anche ad altri Paesi, come la Francia, che sono all'avanguardia in questo settore - e un aumento del costo dei combustibili fossili - in tutti i periodi in cui i combustili fossili avevano prezzi elevati, si è assistito ad un maggior sviluppo della tecnologia nucleare.
Poi un intero capitolo viene dedicato a sfatare il mito della pericolosità degli impianti nucleari:
Chernobyl (in Ucraina) e Three Mile Island (in Pennsylvania, USA). Nel primo caso, errori erano presenti fin dalla nascita dell'impianto, data l'"arroganza tecnologica" e "l'assoluta mancanza di trasparenza" della società sovietica: la costruzione, mastodontica, era stata realizzata con una spesa minima, per di più senza un involucro di contenimento. Oltre alla "povertà delle tecnologie e dei sistemi di sicurezza", vi è anche stata "una serie incredibile di errori umani, dovuti fondamentalmente alla completa mancanza di procedure di sicurezza codificate". A Three Mile Island vi è stato un malfunzionamento dei circuiti di raffreddamento e "una serie di errori umani impedì l'entrata in funzione dei circuiti di emergenza". In entrambi i casi è sempre stato il fattore umano quello che ha causato le peggiori conseguenze, non certo la tecnologia nucleare in sè: "ma certamente il "combinato disposto" dei due incidenti (...) ha influenzato l'opinione pubblica in modo decisivo". L'autore dedica inoltre il capitolo "Ne uccide più l'aratro che la spada" per sottolineare come la morte per un disastro nucleare ha probabilità molto inferiori a quella legata a terremoti, incidenti stradali o guerre.
Un discorso simile riguarda i rifiuti radioattivi. Il principale problema riguarda le scorie altamente radioattive, le quali devono essere seppellite in modo definitivo in un sito "geologicamente stabile" (procedura in atto in tutti i maggiori Paesi produttori di energia nucleare). In Italia, per il solito terrorismo mediatico e la sindrome NIMBY, ogni volta che viene individuato un sito adeguato (vedesi Scanzano Jonico), parte la protesta della cittadinanza per vietare qualsiasi intervento, pur se corredato da tutte le sicurezze del caso in seguito a studi approfonditi. Non a caso, Testa conclude il volume affermando che "il problema non è il nucleare, il problema è l'Italia": la nostra nazione è incapace di prendere scelte importanti, che possono segnarne positivamente il futuro perchè affetta da troppa pigrizia, troppa voglia di voler continuare a curare solo il proprio orticello, senza guardare un po' più in là, senza pensare cosa ci può riservare il futuro.

Consiglio caldamente a quanti sono appassionati al tema e anche ai neofiti la lettura di questo libro, nel corso del quale, anche con l'ausilio di esempi, si ha un quadro d'insieme dettagliato e serio dello stato del nucleare in Italia. Testa non vuol convincere nessuno ad appoggiare il nucleare, vuole solo evidenziare la forza di questa tecnologia e la debolezza delle altre fonti di energia, rapportate agli attuali consumi. E la necessità di guardare ad altre tecnologie per la produzione di energia.

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