Basta sberle, ha chiesto Bossi. Il premier Berlusconi pare abbia accettato di buon grado il responso del referendum. La Chiesa ha sottolineato che le sberle sono arrivate tanto al centrodestra quanto all'opposizione. I comitati del no hanno festeggiato un successo che era lecito attendersi prima della consultazione.
Gli Italiani, contrariamente a quanto successo negli ultimi quindici anni, hanno deciso di recarsi alle urne, nonostante il weekend estivo che invogliava a stendersi al sole e non pensare al referendum. Gli italiani si sono mostrati decisi: il 57% è andato a votare e ha risposto in blocco - circa il 95% - "sì" a tutti e quattro i quesiti. Dopo quindici anni e ventiquattro referendum senza quorum, dopo un tour de force elettorale tra amministrative e consultazione referendaria, gli Italiani hanno deciso di riprendersi in mano la "gemma della Costituzione", come Bobbio definiva il referendum, e dire la loro, esprimere la loro preferenza. Il tutto considerando che l'informazione è stata poca sulle tv, tardiva e talora sbagliata, come successo al Tg1 e al Tg2, con gran parte del governo che ammoniva a non sprecare tempo: a ben pensarci, "l'onda d'astenuti alle elezioni provinciali (55%) è diventata uno tsunami di votanti (il 57%)" in questo weekend referendario. Un grandissimo ruolo è stato giocato dalla rete, nella quale sono fiorite le iniziative informative e i passaparola per mandare la gente alle urne, un ruolo che definirei nodale e del tutto nuovo: non ricordo sinceramente un'altra consultazione elettorale in cui il passaparola sul web abbia giocato un ruolo tanto determinante. Internet ha sicuramente rafforzato le motivazioni del sì, mobilitando molti indecisi e tentati dall'astensione: questo è dipeso anche dal fatto che l'argomentazione delle considerazioni avverse ai quesiti referendari è stata ampia, efficace e, soprattutto - questo gioca un ruolo da non sottovalutare - praticamente senza contraddittorio: rarissimi e quanto mai sporadici sono stati, infatti, le obiezioni e i contributi tendenti a suggerire il no o l'astensione. Al contempo, il centrodestra non ha saputo - o voluto? - utilizzare il contesto in cui oggi, sempre di più, si formano le opinioni di molti cittadini ovvero la rete. Il centrodestra, da questo punto di vista, è stato impalpabile: nonostante fosse nell'aria che il quorum sarebbe stato raggiunto, non si è minimamente speso per il "no", per difendere strenuamente leggi da esso votate; a rincarare la dose, ci ha pensato Berlusconi suggerendo che sarebbe stato meglio "non andare a votare" o ritenendo inutili i referendum. "È meglio perdere in modo aperto, in uno scontro frontale, o cercare di nascondersi in qualche angolo buio nell'illusione di schivare le conseguenze della sconfitta? È politicamente più grave perdere un referendum salvando almeno la faccia o perdere entrambi? Il centrodestra ha confermato, con i suoi comportamenti opportunisti, di essere un esercito allo sbando."