Wojtyla segreto.
La prima controinchiesta su Giovanni Paolo II
Giacomo Galeazzi, Ferruccio Pinotti
Chiarelettere
€ 16
La prima controinchiesta su Giovanni Paolo II
Giacomo Galeazzi, Ferruccio Pinotti
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La Chiesa non è una democrazia.
Karol Wojtyla, ottobre 1997
Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyla, rappresenta senz'altro una figura storica degna di nota se consideriamo l'ultimo quarto del secolo passato. Un papa straniero dopo più di quattrocento anni, per di più un papa polacco che sale al soglio di Pietro quando l'Europa era divisa dalla cortina di ferro e che contribuisce - questo è innegabile - alla caduta del comunismo, un papa che raccoglie una marea di persone in piazza San Pietro nei giorni successivi alla sua morte e nel giorno delle sue esequie, con l'invocazione dei "papa boys" acché venga proclamato "Santo subito". Questa è l'immagine che ci ha lasciato il predecessore di Benedetto XVI, quella di un papa buono, comprensivo, capace di dialogare con i giovani, attento alle sofferenze di quanti erano costretti a vivere sotto il comunismo, una figura forte in grado di polarizzare intorno a sé una grandissima di quantità di persone, fedeli e non.
Ma siamo sicuri che la descrizione della figura di Giovanni Paolo II si concluda tutta qui? Siamo sicuri che non esista un "Wojtyla segreto" che è stato lasciato in secondo piano o del tutto ignorato? Giacomo Galeazzi, vaticanista de La Stampa, e Ferruccio Pinotti, giornalista d'inchiesta, si sono dedicati ad un'interessante controinchiesta sulla figura controversa di Karol Wojtyla, ripercorrendo tutta la sua vita attraverso documenti inediti, interviste a personaggi come Lech Walesa o Zbigniew Brzezinski.
Che Karol Wojtyla fosse un predestinato è facile intuirlo fin dalle prime fasi del racconto della sua gioventù; la vocazione nasce durante l'occupazione e ben presto Karol si avvicina ad Adam Sapieha (a sinistra), figura cardine nella vita del futuro papa per iniziare la scalata ecclesiastica. Adam Sapieha è un principe, ordinato vescovo nel 1912, il quale durante la Seconda guerra mondiale organizza un seminario clandestino nel quale studia anche Karol Wojtyla; il 1° novembre 1946 viene ordinato sacerdote dallo stesso arcivescovo Sapieha. Da questo momento in poi, la sua strada è in continua ascesa: nel 1958 è nominato vescovo ausiliare di Cracovia, il 16 luglio 1962 è nominato vicario capitolare di Cracovia dopo la morte del vescovo Baziak, il 13 gennaio 1964 è nominato arcivescovo di Cracovia, il 28 giugno 1967 riceve da papa Paolo VI il titolo di cardinale e, undici anni dopo, il 16 ottobre 1978 diventa papa, assumendo il nome di Giovanni Paolo II e succedendo a papa Luciani, al secolo Giovanni Paolo I. Una carriera rapida e quanto mai importante, che lo porta a scalare le gerarchie ecclesiastiche in circa trent'anni.
Fin qui il percorso di vita di Karol Wojtyla. Ma ciò che il libro vuol mettere in luce, prima di tutto, è la singolare celerità con cui si è avviato il processo di beatificazione. Già due mesi dopo la morte, "non rispettando il termine di cinque anni prescritto dal diritto canonico, papa Benedetto XVI avviò il processo di beatificazione. E già nel dicembre 2005 riconobbe al suo predecessore le virtù eroiche, atto necessario per la beatificazione." Non è solo questa rapidità a sorprendere, ma anche il ristretto numero di prove portate e di testimoni sentiti se consideriamo il lungo e problematico pontificato di Giovanni Paolo II - ventisette anni, il terzo pontificato più lungo nella storia della Chiesa. Per esempio, tra le voce critiche, vale la pena ricordare quella del cardinale Angelo Sodano (a destra), per più di dieci anni segretario di Stato, il quale non è mai stato interrogato dai giudici del tribunale canonico dediti alla causa di beatificazione ma, nel giugno 2008, ha precisato in una lettera di dubitare "dell’opportunità di dare la precedenza a tale causa, scavalcando quelle già in corso dei Servi di Dio Pio XII e Paolo VI". Altra voce critica è quella del cardinale Godfried Danneels, ex arcivescovo di Malines-Bruxelles e primate del Belgio: "Questo processo sta procedendo troppo in fretta. La santità non ha bisogno di corsie preferenziali. E inaccettabile che si possa diventare santi o beati per acclamazione. […] Il processo si deve prendere tutto il tempo che serve senza fare eccezioni". "Il problema principale sembra essere l’eccezionale rapidità della causa. Così rapida da scavalcare perfino altre pratiche di elevazione che attendono da tempo, come la canonizzazione di Giovanni XXIII, il papa delle riforme e di quel Concilio Vaticano II così poco tenuto in considerazione dal pontefice polacco."
La parte centrale nel libro è dedicata all'appoggio di Wojtyla alla caduta del comunismo, parte che non a caso si intitola "Il fine giustifica i mezzi". Attraverso le testimonianze di Francesco Pazienza, agente del Sismi, di Lech Walesa, leader del sindacato Solidarnosc, di Tadeusz Mazowiecki, ex primo ministro polacco, viene fuori il profondo interesse del papa nell'abbattere il soffocante regime comunista: quanto mai interessante è pure la testimonianza di Zbigniew Brzezinski, il potentissimo consigliere strategico della Casa Bianca di origine polacca, che ha teorizzato l’uso della religione come strumento utile a distruggere l’impero sovietico, sostenendo ad est la resistenza polacca e la Chiesa del Silenzio e a sud i mujaheddin che in Afghanistan contrastavano i sovietici. La conoscenza dei due data al 1976 in occasione di un incontro riservato ad Harvard, nel corso del quale nasce un’amicizia "calda e affettuosa" mai interrottasi. Addirittura, sarebbe stato Brezinski stesso, attraverso il cardinale Krol, di origine polacca, a mobilitare la conferenza episcopale americana per sostenere l’elezione di Wojtyla due anni dopo. In questa lotta serrata al comunismo, servono risorse finanziarie al fine di sostenere la battaglia di Solidarnosc: si stringono rapporti con il Banco Ambrosiano e tramite il suo presidente, Roberto Calvi, iniziano ad affluire capitali enormi nelle casse del sindacato di Walesa, il tutto - ça va sans dire - nella più assoluta segretezza. "La cittadella di Solidarnosc ha bisogno di aiuto; la battaglia di resistenza in Polonia è solo una tappa nel più impegnativo confronto con l’impero sovietico." Insieme a Roberto Calvi, il deus ex machina dell’intera operazione è l'arcivescovo statunitense Paul Casimir Marcinkus, l’anima nera dello IOR, l'Istituto di Opere di Religione, la banca del Vaticano. Marcinkus è la figura chiave della politica di papa Wojtyla contro il comunismo, una battaglia da vincere con ogni mezzo e ad ogni prezzo, anche con soldi sporchi, passando per i paradisi fiscali. Con Roberto Calvi, Marcinkus imbastisce una rete di società off shore nei paradisi fiscali di mezzo mondo, dove arrivano fiumi di soldi; forte della benedizione vaticana, Calvi allaccia relazioni pericolose con Michele Sindona e il giro della Loggia P2 di Licio Gelli, di cui è affiliato, e alla fine cadrà nella trappola, sommerso dal crac del Banco Ambrosiano. Pochi giorni prima di trovare la morte a Londra, il 17 giugno 1982, sotto il Ponte dei Frati Neri, Calvi scrive una drammatica e quanto mai eloquente lettera a Giovanni Paolo II, di cui vi riporto un passo significativo: Wojtyla non poteva non sapere.
Santità, sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonché delle colpe commesse dagli attuali e precedenti rappresentanti dello Ior, comprese le malefatte di Sindona, di cui ancora subisco le conseguenze; sono stato io che, su preciso incarico dei Suoi autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti paesi e associazioni politico-religiose dell’Est e dell’Ovest; sono stato io che, di concerto con autorità vaticane, ho coordinato in tutto il Centro-Sudamerica la creazione di numerose entità bancarie, soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l’espandersi di ideologie filomarxiste; e sono io infine che oggi vengo tradito e abbandonato proprio da queste stesse autorità a cui ho rivolto sempre il massimo rispetto e obbedienza.
Queste e tante altre informazioni vengono raccolte in questo libro-inchiesta, che - precisano gli stessi autori - non vuole essere un libro contro, ma su papa Wojtyla, un "viaggio intellettuale e umano" volto a comprendere gli aspetti meno conosciuti e forse più significativi di un papa destinato ad entrare nella storia, un libro che aiuta a mettere a fuoco i tanti interrogativi che hanno avvolto questa figura, i terribili atteggiamenti di chiusura nei confronti della Teologia della liberazione (e il conseguente appoggio alle dittature latinoamericane: come dimenticare la fotografia in cui Wojtyla si affaccia al balcone della Moneda benedicendo Pinochet?), le controverse aperture verso movimenti integralisti come l'Opus Dei, fino alla santificazione di Josemarìa Escrivà de Balaguer, complice e supporto del franchismo, il conservatorismo in tema di morale sessuale e di ruolo della donna.
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