giovedì 27 dicembre 2007

LIGABUE AL DATCHFORUM



Per la prima volta nella mia vita ho avuto la fortuna di ascoltare dal vivo il mitico Liga: un'emozione indescrivibile, che solo chi vi ha assistito può capire!

Il concerto non poteva aprirsi meglio: Liga dal buio emerge ricordando il motivo di "Sogni di rock'n'roll" con la sola chitarra acustica e quindi: "Siamo qui/ già le quattro e siamo qui..."
Poi avanti tra i brani del passato e del presente
: "Balliamo sul mondo", "Bambolina e barracuda", "L'amore conta", "Figlio di un cane", "Si viene e si va", "Ho perso le parole", "Questa è la mia vita" e altre ancora.
A mio parere, però, il punto più alto è stato raggiunto quando, seduto con lo schienale contro il petto, solo in mezzo al palco, illuminato da una fioca luc
e blu, il Liga è partito a cantare così (dopo un giro di arpeggio di chitarra acustica): "Con una giacca sbagliata/ Walter il mago si presenterà di nuovo qua..."; sì, è proprio Walter il mago, una canzone che è, a dir poco, fantastica, anzi emozionante, una delle migliori che Luciano ha confezionato per noi nella sua lunga carriera.
Il concerto prosegue poi, tra numerosi effetti e colpi ad effetto (come la ballerina che, scesa dal "cielo", ha incantato il Forum ballando nel vuoto, tenendosi tra due lenzuola), fino a "Marlon Brando è sempre lui", "Bar Mario", "Happy hour".

Ma, ormai passate quasi due ore, il Liga va avviandosi alla chiusura: e cosa suona??? Sì, ovvio, non poteva suonare altro: Urlando contro il cielo, accompagnato da un coro di "oh..oh..oh" degno del San Siro più pieno. Al termine di questo storico e sentitissimo pezzo, Liga si dedica alle presentazioni: al basso Antonio "Rigo" Righetti, alla batteria Robby "Sanchez" Pellati, alle chitarre Mel Previte e Max Cottafava.
Ligabue ci lascia così:

Quando vi capiterano situazioni difficili da superare oppure momenti in cui crederete di non farcela pensate a tutta l'energia che avete liberato questa sera e provate a fare lo stesso...credeteci...è dentro di voi!

Poi voglio farvi un augurio...fate l'amore, fatelo quanto volete e soprattutto lasciatevi andare...lasciatevi cullare dalle emozioni...e una volta finito, quando vi sarete addormentati...ricordatevi di me, di quest'augurio e della buonanotte speciale che sto per darvi...

Quindi attacca con “Buonanotte all’Italia”, omaggio e cronaca del nostro grande Paese, con le immagini di chi ha fatto l’Italia che scorrono sullo schermo.

GRAZIE LIGA, SEI STATO FANTASTICO!



venerdì 14 dicembre 2007

FALCE E CARRELLO

A 81 anni, Bernardo Caprotti, patron di Esselunga, decide di raccontarsi e di raccontare la storia del colosso che lui ha contribuito a plasmare fino ad assumerne la presidenza. Leggendo il libro, si coglie subito il carattere di Caprotti: uomo deciso, concreto, dedito al lavoro, ambizioso. Comincia a lavorare nel settore alimentare e impianta i primi punti di vendita a libero servizio derivati dai modelli americani di grande successo. Tuttavia, l'attività stenta a decollare: la gente, povera, è abituata ad acquistare la merce ai mercatini rionali e ai carrettini.
A partire dagli anni ‘60, con le lotte di fabbrica che Caprotti vive in prima persona, cresceranno i salari e quindi i consumi e i suoi supermercati avranno più clienti.
Negli anni ‘70 e ‘80 avranno luogo duri scontri sindacali e sociali sebbene il libero servizio si estenda in sempre più vaste e periferiche superfici
Alla pretesa di paghe più alte si risponde con l’innovazione tecnologica che aumenta la produttività del lavoro: Esselunga diviene leader nei sistemi di magazzinaggio automatizzati e nell’introduzione del codice a barre che riduce drasticamante il personale e la sua qualificazione.
A parte questo quadro che fa pensare che Esselunga abbia sempre avuto la fortuna dalla sua, bisogna tenere presente che non sempre è stato così, anzi il più delle volte Caprotti e la sua creatura si sono dovuti difendere dagli assalti degli altri operatori del settore, le Coop in testa.
E proprio per documentare ciò il libro si chiude con l'appendice di Stefano Filippi: la Coop insieme a Conad detiene il 26,4% del mercato, pari a un quarto abbondante del totale; e come ha fatto a raggiungere quest'"egemonia quasi assoluta"? Grazie a una struttura societaria e un assetto legislativo e fiscale tutto particolare. Filippi lo spiega bene: "sono enti senza fini di lucro e dovrebbero devolvere una parte sostanziale degli utili a scopi mutualistici. L'acquisto e la cessione di quote non avvengono sul libero mercato: sono operazioni soggette all'approvazione del Consiglio d'Amministrazione". Un intero capitolo è dedicato al "regime fiscale di favore", elencando la deducibilità dall'imponibile del 70% dell'IRES, la deducibilità integrale degli utili destinati a riserve obbligatorie,ecc. Per non parlare del fatto che controllori e controllati sono quasi le stesse persone...Un intero capitolo è dedicato ad una sorta di biografia dei vari attori della galassia Coop: Zucchelli (Coop Estense), Campaini (Unicoop Firenze), Cordazzo (Coop Liguria), Stefanini (Coop Adriatica).
Insomma, lo spaccato di un mondo che pochi conoscono e che chi conosce cerca di tenere nascosto per evitare che vengano alla luce le tante cose che non vanno!

venerdì 16 novembre 2007

ALI DI PIOMBO


ALI DI PIOMBO
Concetto Vecchio
Bur
€ 9,40


Complimenti vivissimi a Concetto Vecchio per "Ali di piombo"!!!
Per chi come me non era ancora nato nel 1977, vale la pena leggere questo libro, agile e interessante, scritto con il piglio di chi vuole comunicare, nella maniera più efficace, ciò che effettivamente è stato il '77.
Tanto per intenderci, il "1977" di Lucia Annunziata è una testimonianza diretta di chi il '77 l'ha vissuto, facendolo, in cui si esprimono le mille emozioni che attraversavano i giovani dei movimenti extraparlamentari opposti alla politica del palazzo, che non sembrava ascoltarli molto: al racconto dei fatti, perciò, si mescola l'emotività dell'autrice in prima linea nelle battaglie di quegli anni. Ricorda così la cacciata di Lama alla Sapienza, con il lancio di sampietrini: "Nell'aria volava di tutto, lanciai il mio, che fece un percorso breve e andò ad atterrare chissà dove"; mostra il feticismo per quell'oggetto: "Ero molto orgogliosa di quella pietra. Aveva avuto il coraggio di volare contro quelli del Pci".
Concetto Vecchio, invece, proprio come uno storico, cerca di limitarsi al racconto dei numerosi fatti avvenuti nel caldo '77, dalla cacciata di Lama alla nascita delle prime radio libere, soffermandosi particolarmente su Bologna, per passare a ricordare la piaga dell'eroina, di cui i giovani, infelici, facevano largo uso e il terrorismo, particolarmente delle BR, che tanto panico ha seminato per l'Italia.
Tuttavia, l'intento iniziale di Vecchio era di descrivere a fondo la figura di Carlo Casalegno, vice-direttore de La Stampa di Torino, sebbene poi si sia reso conto di non poter fare un ritratto di Casalegno, senza descrivere il milieu (per dirlo alla francese) nel quale egli si muoveva, del quale egli scriveva infaticabilmente nei suoi articoli, i quali gli hanno preparato la pessima fine che gli è toccata. Era in effetti una bella persona, che amava il suo mestiere e amava il suo Paese, tanto che si è battuto con i suoi scritti (preziosamente ritagliati e conservati dai br), fino alla fine, per far destare le coscienze nei confronti del pericolo terrorista.
Si tratta, perciò, di un'ottima lettura, che disegna il periodo tormentato della fine degli anni '70 in maniera asciutta ed efficace, mettendo anche a nudo la vita di molti personaggi che all'epoca facevano parte del movimento e oggi sono sulla cresta dell'onda in politica o in televisione.

sabato 10 novembre 2007

CAPITAN POGGIPOLLINI ALL'AREA 51

Unico, mitico, inimitabile, inavvicinabile:

CAPITAN FEDE POGGIPOLLINI

(da www.federicopoggipollini.com)


Ieri sera, all'Area 51 di Vignole Borbera, insieme ai Tra Liga e Realtà, si è esibito "Capitan" Federico Poggipollini, colui che ormai dal lontano 1994 accompagna dovunque Ligabue.
E' stata una serata indimenticabile, veramente emozionante, con Fede protagonista assoluto del palco e trascinatore del pubblico che ha riempito il locale.
I "Tra Liga e Realtà" aprono il concerto; dopo "Non è tempo per noi", Luca Carrus chiama e invita il pubblico a chiamare a gran voce il Capitano; in sala non si capisce più nulla, la standing ovation è tutta per lui! Arriva sul palco, sistema la chitarra e si parte con "Si viene e si va" per finire, dopo due ore, con "Urlando contro il cielo", passando attraverso numerosi altri successi del Liga come "Balliamo sul mondo", "E Marlon Brando è sempre lui", "Tutti vogliono viaggiare in prima", "Happy hour", "L'amore conta" e altri ancora.
A metà concerto, il palcoscenico è tutto per Fede Poggipollini: chiede al pubblico se può cantare due sue canzoni e ovviamente tutti rispondono di sì: sono "Solo per un giorno" (al link http://youtube.com/watch?v=vgdLvAaawH0 è possibile vedere il video) e "Bologna e piove" (per il video clicca sul link http://youtube.com/watch?v=yR0q3QGhsnE). Poi prosegue con un rock'n'roll alla Elvis Presley e chiude la performance personale con un reggae, "Get up stand up" di Bob Marley, invitando il pubblico a cantare insieme a lui.
Il punto più emozionante del concerto è la fine: in fila, una dietro l'altra, vengono eseguite "Tra palco e realtà", "Certe notti" e "Urlando contro il cielo". Non si potevano scegliere altre canzoni per concludere al meglio, con il pubblico che si è letteralmente sciolto soprattutto durante "Certe notti" ed è impazzito, saltando senza sosta, con "Urlando contro il cielo". Al termine, proprio come nel doppio cd live "Tra palco e realtà", Luca Carrus alias Lucabue presenta i componenti della band: Alessio di Tonno e Germano Galotta alle chitarre, Federico Grazioli al basso, Andrea Boschetti alla batteria e l'inarrivabile Capitan Fede Poggipollini.
Una serata che ricorderò a lungo e che mi ha seriamente catturato emotivamente come non mi succedeva da un bel pezzo!
Tanto, Fede, ci vediamo il 21 dicembre al Datchforum di Assago...


venerdì 9 novembre 2007

LA SCONFITTA DELL'ITALIA

L'articolo odierno di Piero Ostellino sul Corriere si conclude così: "Molto rumore per nulla". Non si tratta di ricordare una famosa opera di Shakespeare quanto invece del giudizio netto su quanto avvenuto in questa settimana riguardo al pacchetto-sicurezza.
Si è trattato solo dell'ultimo esempio di come l'esecutivo Prodi non sta governando l'Italia: a partire dal ministro Amato che al Tg1 parla di un disegno di legge e il giorno dopo, in occasione dell'assassinio della signora Reggiani, di un decreto legge fino al ministro Ferrero, molto critico sui provvedimenti più severi del testo (che, nel caso fosse rimasto tale, sarebbe stato votato a larga maggioranza), il quale alla fine esulta perchè gli stessi sono stati addolciti, se non proprio resi inutili. Questo è ciò che è successo nei palazzi del potere, mentre la gente comune, quella costretta sempre più a difendersi da sola, ha paura del clima che si è venuto a creare, è adirata perchè ormai si deve guardare attorno con mille e più occhi per salvare la pelle. Tutto ciò non è assolutamente tollerabile in un Paese che si definisce civile.
Ciononostante, ancora una volta, Prodi e compagni hanno preferito soddisfare l'ala estrema della coalizione per poter durare al potere anzichè soddifare la richiesta di maggior sicurezza che viene dal popolo: ha calato le braghe, perciò, a chi sempre difende "l'immigrazione irregolare, sempre ai confini, se non oltre, del crimine" per eccesso di buonismo e lassismo, che, praticati da anni, ci hanno fatto precipitare nella situazione odierna; ha assecondato chi afferma che in fondo le baraccopoli abusive ci sono da un bel pezzo e finora non hanno dato fastidio; ha ascoltato gli stessi che, il giorno successivo alla scrittura della bozza di decreto legge, allarmata, ha chiesto spiegazioni riguardo i tanti romeni che si avvicinavano a un bus per tornare a casa (bontà loro, se scappano hanno paura di qualcosa: la gente onesta, pulita, è rimasta tranquillamente in Italia).
Alla fine potrà essere espulso solo chi delinque (il che non è certo una novità) e chi "rappresenta un pericolo per la convivenza civile", formula la cui genericità racchiude benissimo la situazione di compromesso a favore della sinistra estrema.
Pertanto si può essere convintamente d'accordo con Ostellino quando sostiene che "ha vinto la Romania" e "ha perso l'Italia": i delinquenti romeni, sottoposti a leggi severe e pene certe, emigrano in Italia, dove il lassismo della classe politica, una legislatura confusa, la non sicurezza di scontar la pena grazie a una magistratura sempre comprensiva e condiscendente sono motivi più che validi per immaginare che qui siamo nel paese di Bengodi.

domenica 4 novembre 2007

E' ORA DI BADARE ALLA GENTE (lasciando da parte gli interessi politici)

Parlando in questi giorni riguardo al delitto della signora Reggiani a Roma, ho sentito sempre chiedersi perché ciò è successo e perché le istituzioni sono state svelte nell’intervenire per stigmatizzare il fatto.
In realtà il motivo per il quale le istituzioni si sono mosse è strettamente legato al fatto che l'efferato delitto è avvenuto a Roma, il cui sindaco, Walter Veltroni, è appena stato eletto segretario del neonato Pd. Perciò quale figura avrebbe fatto se non avesse consigliato a Prodi e compagni di muoversi al fine di restaurare la legalità? Tra l'altro la zona era a rischio e ciò era stato segnalato dalla cittadinanza già alcuni mesi fa; il racconto di una mamma, passato al tg, è abbastanza allarmante: il genitore era costretto a seguire il rientro a casa della figlia attraverso il cellulare, tanta era la paura di girare di sera in quella zona.
E poi, parliamoci chiaro: abbiamo visto in che stato versa la zona di Tor di Quinto? E' possibile che in prossimità di una stazione non sia presente neanche l'illuminazione?
Perciò il problema, ancora una volta, è tutto politico; spiace strumentalizzare questi eventi, però c'erano tutti i presupposti perchè, prima o poi, succedesse quello che in realtà si è verificato. Quindi, complimenti vivissimi a Veltroni, da tutti lodato come un ottimo amministratore, mentre la televisione ci mostra che Roma non è proprio la città ideale...
Inoltre, per concludere, bisogna ancora sottolineare che la colpa è solo ed esclusivamente politica...Perchè? Basti sapere che, in base al trattato di adesione alla Ue di Bulgaria e Romania, gli altri Stati membri Ue avevano la possibilità di rimandare al massimo per sette anni l'applicazione della disciplina comunitaria che prevede la libera circolazione dei cittadini europei nell'area Ue (il famoso trattato di Schengen). Quali sono stati i Paesi che hanno applicato la moratoria? Spagna, Gran Bretagna, Francia, Germania, Austria, Danimarca e Irlanda. E chi non l'ha applicata? Polonia, Finlandia, Slovacchia, Estonia, Lettonia.
E l'Italia? Ha trovato una soluzione tutta italiana, perchè è sempre bene distinguersi. Il governo Berlusconi, nel 2004, aveva deciso di applicare la "moratoria per i dieci nuovi Stati membri sugli ingressi per il lavoro subordinato", afferma l'attuale vicepresidente della Commissione europea Frattini. Il governo Prodi, il 27 dicembre 2006, con un Cdm lampo, interrompendo anche le ferie natalizie, decide di spalancare le porte a romeni e bulgari, infiaschiandosene di ciò che aveva deciso il precedente governo, o meglio ha applicato la moratoria, ma l’ha estesa a quasi tutti i mestieri: dai lavori di dirigenza ai lavori agricoli e turistico-alberghieri, dai lavori domestici ai lavori di assistenza alle persone anziane, fino ai lavori edilizi e metalmeccanici, ai lavori stagionali e ai lavori autonomi. Hanno messo dentro tutti per non far dispiacere nessuno. Tutto ciò con il plauso del ministro Bonino, che invitava a non avere paura dell'invasione, del vicepremier Rutelli, che andava addirittura a rassicurare il governo romeno e il ministro Amato, che chiedeva al governo romeno di impegnarsi nella lotta alla criminalità. Il vice-questore dell'Interpol, che in Romania controlla i movimenti dei romeni verso il nostro Paese, ha affermato al Tg1 negli scorsi giorni che il tasso di criminalità in Romania è bassissimo, che lì è raro che succeda ciò che qui è successo alla signora Reggiani. Perchè? Semplice, afferma il vice-questore, in Romania le pene sono severe e vengono applicate, perciò si ha paura a commettere un qualsiasi reato. Perciò i delinquenti romeni, temendo di finire in carcere nel loro Paese natale, hanno pensato bene di venire da noi chè tanto qui al massimo si resta in prigione per un mese perchè poi ci sono gli sconti di pena, la buona condotta e altre balle del genere.
Torno a ribadire che il problema è tutto politico: non c'è la volontà politica di combattere questo genere di delitti perchè dobbiamo essere sempre buoni e comprensivi con gli altri. Con i risultati che abbiamo sotto gli occhi!!!

lunedì 17 settembre 2007

LETTERA ALLA MAMMA

Ecco una commovente mail che mi è stata inoltrata.

<< Mamma, sono uscita con amici. Sono andata ad una festa e mi sono ricordata quello che mi avevi detto: di non bere alcolici. Mi hai chiesto di non bere visto che dovevo guidare, così ho bevuto una sprite. Mi sono sentita orgogliosa di me stessa, anche per aver ascoltato il modo in cui, dolcemente, mi hai suggerito di non bere se dovevo guidare, al contrario di quello che mi dicono alcuni amici. Ho fatto una scelta sana e il tuo consiglio è stato giusto. Quando la festa è finita, la gente ha iniziato a guidare senza essere in condizioni di farlo. Io ho preso la mia macchina con la certezza che ero sobria. Non potevo immaginare, mamma, ciò che mi aspettava... Qualcosa di inaspettato! Ora sono qui sdraiata sull'asfalto e sento un poliziotto che dice:"il ragazzo che ha provocato l'incidente era ubriaco". Mamma, la tua voce sembra cosí lontana! Il mio sangue è sparso dappertutto e sto cercando, con tutte le mie forze, di non piangere. Posso sentire i medici che dicono: "questa ragazza non ce la fará". Sono certa che il ragazzo alla guida dell'altra macchina non se lo immaginava neanche, mentre andava a tutta velocità. Alla fine lui ha deciso di bere e io adesso devo morire... Perchè le persone fanno tutto questo, mamma? Sapendo che distruggeranno delle vite? Il dolore è come se mi pugnalasse con un centinaio di coltelli contemporaneamente. Dì a mia sorella di non spaventarsi, mamma, dì a papà di essere forte. Qualcuno doveva dire a quel ragazzo che non si deve bere e guidare... Forse, se i suoi glielo avessero detto, io adesso sarei viva... La mia respirazione si fa sempre più debole e incomincio ad avere veramente paura. Questi sono i miei ultimi momenti, e mi sento così disperata... Mi piacerebbe poterti abbracciare mamma, mentre sono sdraiata, qui, morente. Mi piacerebbe dirti che ti voglio bene. Per questo... ti voglio bene e... addio.

Queste parole sono state scritte da un giornalista che era presente all'incidente. La ragazza, mentre moriva, sussurrava queste parole e il giornalista scriveva... Scioccato. Questo giornalista ha iniziato una campagna contro la guida in stato di ebbrezza.>>


Alla prima lettura di questa lettera mi sono seriamente emozionato al punto che le lacrime hanno solcato il mio volto. Sono parole strazianti, che somigliano a pugnalate...

domenica 16 settembre 2007

IL PROF. BONCINELLI A GRONDONA

Sabato 15 settembre si è svolta a Grondona una conferenza sulla "ricchezza dei geni", tenuta dal professor Edoardo Boncinelli, ultima di un ciclo di incontri che si sono affiancati allo studio di un isolato genetico, Progetto Valli Borbera e Spinti, che ha coinvolto e sta coinvolgendo la cittadinanza di queste due valli.
La conferenza è stata introdotta dalla professoressa Toniolo, che ha preso attivamente parte allo studio e ha raccontato le varie fasi dello stesso: un lavoro sì massacrante ma molto interessante per analizzare e porre rimedio a malattie comuni (diabete mellito, obesità, ipertensione arteriosa, ecc.), le quali possono essere ben analizzate in queste valli in quanto per molto tempo sono state isolate geograficamente e culturalmente dai paesi limitrofi. Per chi volesse avere più informazioni, consiglio di visitare la sua pagina: http://www.sanraffaele.org/59969.html.

E' stata quindi la volta del professor Boncinelli, un omone cordiale e gioviale che è entrato subito in sintonia con la sala (per la verità poco affollata). Egli ha fatto un viaggio nel tempo nella genetica, partendo da Darwin e Mendel per arrivare alla scoperta del DNA e ai giorni nostri con il Progetto Genoma, mostrando una competenza non indifferente, ma soprattutto rendendo accessibile un argomento che a molti, a prima vista, può apparire proibitivo. E' riuscito a far capire con parole semplici cos'è un gene, cos'è e com'è costituito il DNA e come le cellule riescono a capire cosa è scritto in esso. Una chiacchierata straordinariamente piacevole, a tratti romanzata e a tratti interrotta da momenti di spirito che permettevano di rilassare la mente.
Ciò che più mi ha colpito è stata la notevole capacità di linguaggio e di esposizione per un pubblico generalmente ignorante ovvero informato sul tema solo attraverso i media, la insolità capacità di tenere attento l'uditorio per un'ora senza che nessuno abbia mostrato di annoiarsi, la eccezionale naturalezza con cui ha parlato di cose che non si riescono a immaginare in quanto non visibili a occhio nudo, la sconfinata voglia di continuare a conoscere e di porsi nuovi e ambiziosi traguardi.
Questo è stato ed è il professor Boncinelli: posso parlare per esperienza personale avendo già avuto la fortuna di poterlo ascoltare a Pavia parlare di cellule staminali in una conferenza sicuramente più tecnica di questa di cui ho raccontato, mantenendo tuttavia sempre la solità capacità di farsi capire e tenere incollato il pubblico alle sue parole.

giovedì 13 settembre 2007

Servizio pubblico: sempre più in basso

Com'è ormai noto, il posto dell'ex consigliere Rai Angelo Maria Petroni è stato occupato, su nomina del Tesoro, da Fabiano Fabiani, uno che nella macchina pubblica ha passato tutta, o quasi, la sua vita. Il motivo di questa decisione appare chiaro: "la sua nomina corrisponde a un obiettivo interesse politico della maggioranza, perlomeno di quella sua parte che si riconosce nel progetto del Partito Democratico" affermava ieri Galli Della Loggia, che continuava ricordando come il nome di Fabiani potrebbe contribuire a un'intesa tra Prodi e Veltroni.
Questa spiegazione viene oggi smentita sul Corriere dallo stesso Fabiani, il quale sottolinea di essere un "consigliere indipendente" e di non partecipare alla logica dei partiti. A parte, però, le parole di facciata, è bene analizzare meglio la situazione: il CdA Rai, nonostante sia in carica un governo di centrosinistra, era formato da quattro consiglieri facenti riferimento al centrodestra e tre facenti riferimento al centrosinistra. La querelle nata su Petroni, andata avanti tra Tar e Consiglio di Stato, era solo un monito alla successiva mossa, ora consolidatasi con la nuova nomina, di rimuovere il consigliere in modo tale da riequilibrare l'assetto politico del CdA. Pertanto servono a poco le parole ora spese da Fabiani per giustificare la sua presenza in CdA: si è trattato di una mera mossa politica, con l'intento di aiutare il Pd in un momento non felice e facile della sua costituzione.
Perciò, ora, si ripropone la solita fatidica domanda: perché si ritiene ancora di dover lottizzare la Rai, così come succedeva nella Prima Repubblica? L'interrogativo è ovviamente rivolto a tutti quanti, nel corso della Seconda Repubblica, si sono dati da fare per perpetuare questa logora e vetusta pratica che non rende giustizia al ruolo centrale spettante al servizio radiotelevisivo pubblico. Certo, perchè, accanto alla nomina di Fabiani, c'è già un ribollire di nomine per quanto riguarda Rai1, Rai2 e Rai3 e i rispettivi telegiornali.
Allora è bene intendersi su un punto: cosa intendiamo per servizio pubblico? Io immagino (e pretendo) che il servizio pubblico sia un mezzo attraverso il quale la popolazione tutta possa crescere in tutti i sensi: possa informarsi sull'attualità, sulle bellezze del mondo, sulla storia e su tant'altro. Invece, oggi, i programmi da vero servizio pubblico si contano sulle dita di una mano (e tra questi mi viene in mente La storia siamo noi di Giovanni Minoli), mentre impazzano reality e tv spazzatura a tutto andare: il servizio pubblico può e deve ospitare tutto, ma ponendo un'attenzione particolare alla crescita umana e culturale del cittadino, il quale, tra l'altro, ogni anno paga un canone sempre più salato per vedere le stesse cose, se non peggiori talvolta, che può vedere gratuitamente sulle reti private.
Quindi sarà bene lasciare da parte i giochini politici e impegnare persone qualificate e competenti all'interno della Rai, persone capaci di organizzare palinsesti che forse in prima battuta faranno perdere qualcosa dal punto di vista economico all'azienda ma che sul lungo periodo possano fare riguadagnare nuovamente lustro e quattrini al servizio pubblico per riconferirgli una funzione simile a quella degli albori.

domenica 9 settembre 2007

V-DAY: LUCI E OMBRE

Nonostante la scarsa copertura mediatica, il V-Day ha avuto un buon seguito, considerando i 30 mila in Piazza Maggiore a Bologna (100 mila secondo gli organizzatori) e i 300 mila che hanno firmato la proposta di legge di iniziativa popolare contro la presenza nel Parlamento di chi ha una condanna passata in giudicato o ha patteggiato una pena e contro l'elezione per più di due legislature.
Non sono mancate le accuse di populismo e deriva qualunquista da parte del ceto politico; certo, di primo acchito, può venire naturale parlare così, mentre credo sia maggiormente utile una riflessione più ampia su manifestazioni di questo genere. Non dimentichiamo che fino a qualche settimana fa non facevamo altro che parlare di antipolitica e questa è una ennesima dimostrazione di quel sentimento di allontanamento della gente dalla politica, che ormai è diventata una casta. Dovrebbe essere un gesto naturale l'esclusione di persone condannate in via definitiva dalle istituzioni, tutte, a partire dal Parlamento per arrivare fino ai Comuni: non è tollerabile che chi governa, a vari livelli, possa avere la fedina penale sporca di reati contro la Pubblica Amministrazione, in particolare, ma non solo. Quale sicurezza infonde al cittadino, che vi si affida affinché lo rappresenti?
Non appare invece essere un gesto naturale l'esclusione tant'è che oggi siedono in Parlamento condannati in via definitiva senza che questo desti grande scalpore (vogliamo ricordare quanto tempo il Parlamento ha impiegato per far decadere Previti dal suo incarico?), mentre viene naturale rinchiudersi in sé stessi e difendersi dalla realtà dei fatti.
E' curioso ricordare che gli unici due politici che hanno sostenuto il V-Day sono stati Pecoraro Scanio e Antonio Di Pietro, il quale recentemente, prendendo spunto da una foto scattata con un indagato (si tratta di Maurizio Feraudo, capogruppo Idv al consiglio regionale calabrese) in occasione di un pubblico confronto, si è complimentato con il Corriere per aver segnalato l'incongruenza e ha invitato i politici a impegnarsi di più nel "verificare chi ci sta intorno". "E' inutile lamentarsi del danno d'immagine che riceviamo: la colpa non è di chi denuncia il fatto (...) ma di chi lo commette (...) e di chi non ha avuto l'accortezza di impedirlo".

Al di là di tale importante aspetto, un'ombra scura è stata gettata sulla manifestazione da una frase ingiuriosa nei confronti del giuslavorista ucciso dalle Br Marco Biagi, frase "comparsa in un video", come afferma l'assessore bolognese Libero Mancuso. Nel corso della manifestazione, Grillo ha fatto riferimento alle leggi Treu e Biagi, colpevoli a suo dire di avere introdotto in Italia il precariato.
A parte il fatto che Grillo e gli altri manifestanti probabilmente non sono a conoscenza dei dati in proposito (si vedano Ichino, Boeri e il sito lavoce.info), la cosa sicuramente più sgradevole è tirare in ballo Biagi, barbaramente ucciso dalle Br, e ingiuriarlo, in quanto reo - sempre secondo Grillo - della precarietà presente in Italia. Di questo bisogna solo vergognarsi!!!

sabato 8 settembre 2007

ADDIO LUCIANONE


Ciao Luciano!
A 71 anni un brutto male ti ha strappato alla vita e ora hai lasciato un vuoto! In qualsiasi angolo del mondo, la tua morte ha fatto commuovere.
Grazie per essere stato per tanti anni un motivo di orgoglio per la nostra Italia!
La gente che è venuta a salutarti in Duomo ha dimostrato quanto eri grande e importante per Modena e per l'Italia.

Oltre alla bravura nel tuo campo, hai sempre dimostrato di essere un uomo di vero cuore, sempre disposto ad aiutare coloro i quali hanno meno fortuna e ogni giorno lottano per sopravvivere.


CIAO LUCIANONE, ORGOGLIO ITALIANO NEL MONDO



mercoledì 5 settembre 2007

MOMENTI TRISTI


Ci troviamo ancora una volta, per l'ennesima volta, a commentare un tragico weekend animato dalla morte di ragazzi che alzano troppo il gomito e si mettono alla guida.
Non se ne può più! Non si può perdere la vita per questi futili motivi, è necessario ragionare di più su ciò che si può compiere in seguito ad una maggiore assunzione di alcol al fine di non compromettere la vita propria, nonchè quella altrui. So che sembra facile a dirsi e che poi, bevendo, si è meno lucidi e si ragiona; però varrebbe la pena essere coscienti, mentre si beve, che l'abuso può anche dare luogo a esiti infausti e che un attimo in più di riflessione può salvare la vita.
Ciò detto, val bene ricordare che anche baristi e istituzioni devono cercare di arginare il fenomeno delle giovani morti.
I baristi o i ristoratori o qualsiasi altra persona che offre alcolici devono essere capaci a dire no a un'altra bottiglia di vino o a un altro cocktail: sicuramente il risparmio in termini di danaro diminuirà, ma il risparmio in termini di vite umane salvate potrà aumentare e in tanti saranno loro grati.
Le forze dell'ordine hanno sicuramente il ruolo più importante: la loro attività di vigilanza deve essere massima e massimamente deterrente per tutti coloro che bevono e dopo si mettono alla guida: deve esserci il terrore che, usciti dal ristorante o dalla discoteca, si possa incappare in una pattuglia di poliziotti o carabinieri e che l'etilometro possa causare il ritiro della patente. Solo in questo modo, con le brusche maniere, balzerà in testa la geniale idea che, a turno, l'autista della macchina non beve e si incarica di riportare a casa coloro che hanno assunto sostanze alcoliche.
Tuttavia, come sempre capita in Italia - ci tocca dire - , dopo una fase di controlli intensivi durata un mese o poco più, con effetti sicuramente positivi, si è andato nuovamente incontro a scarsezza o assenza di controlli.

La mia modesta proposta è la seguente: le forze dell'ordine devono essere presenti, ogni sabato sera, all'esterno di ogni locale e controllare qualsiasi persona esca dallo stesso, prima che questi si metta alla guida; talvolta basta così poco per evitare una tragedia: il ritiro della patente può far pensare a chi ha bevuto che forse farsi accompagnare è meglio che non non poter guidare per un mese! E' altresì vero che questa presenza intermittente di poliziotti e carabinieri potrebbe far pensare a una sorta di accordo tra loro e i locali, che dal minor numero di bevute evidentemente incassano meno soldi. Spero che ciò, però, sia solo un mio errato pensiero!!!
Aspettando gli eventi, guardate cosa ho trovato su corrieredellasera.it:

Volvo è la prima casa automobilistica a lanciare un dispositivo pensato per prevenire la guida in stato di ebbrezza: ALCOGUARD.






Il dispositivo Alcoguard sarà disponibile come optional sui modelli Volvo S80, V70 e XC70 a partire dall’inizio del 2008; entro la prossima estate sarà inoltre disponibile anche sui modelli più piccoli della gamma. Si prevede una vendita di circa duemila unità all’anno e ci si aspetta che questo dato aumenti con il passare del tempo. Oggi è la Svezia il maggiore mercato peUna ragazza alle prese con l'etilometror gli etilometri blocca-motore ma Volvo Cars proporrà il sistema anche nel resto d’Europa e negli Usa.
(...) Alcoguard utilizza la tecnologia fuel cell, la stessa impiegata dalla maggior parte delle forze di polizia in Europa. Prima che l’auto possa essere messa in moto, il conducente deve soffiare all’interno di un'unità palmare senza fili. Questa unità ha le dimensioni di un piccolo telecomando ed è alloggiato in uno scomparto dietro la console centrale. Il fiato emesso dal conducente viene analizzato dall’unità palmare che quindi trasmette i risultati al sistema di controllo elettronico della vettura. Se si supera il limite di tasso alcolemico di 0,2 grammi per litri il motore non si avvia.
Grazie a sensori avanzati, non è possibile utilizzare fonti d’aria esterna per ingannare il sistema. «La tecnologia fuel cell è più costosa ma ottiene risultati di gran lunga migliori - afferma David Nilsson, responsabile del progetto Alcoguard -. Diversamente dai semiconduttori, ad esempio, le fuel cell reagiscono solo all’etanolo e a nient’altro. Nella fuel cell, le molecole di etanolo passano attraverso una membrana sensibile, generando una corrente elettrica. Questa corrente viene quindi misurata: una corrente più elevata significa più alcol nell’alito del conducente».
Alcoguard è facile da usare. Il display informativo dell’auto mostra alcuni messaggi utili al conducente per utilizzare il sistema: ad esempio, informa se il test è riuscito o se è necessario soffiare più a lungo nell’unità palmare. I risultati dell’etilometro vengono immagazzinati per 30 minuti dopo che si è spento il motore, in modo che il conducente non debba ripetere la procedura ogni volta che effettua una breve sosta. L’attuale limite di 0,2 g/L è stato scelto per ottemperare alla legislazione svedese. Per i mercati con limiti differenti (in Italia, ad esempio, il limite è 0,3), le officine autorizzate Volvo sono in grado di modificare le impostazioni. La taratura e la sostituzione della batteria dell’unità palmare vengono svolte durante la manutenzione ordinaria dell’auto.
(...) Alcoguard va considerato come un sistema di supporto. Spetta sempre al conducente prendere le decisioni giuste in base alle informazioni aggiornate di Alcoguard. Per le situazioni di emergenza o se si smarrisce l’unità palmare, si può attivare una funzione in grado di bypassare il sistema. (...)

Nestore Morosini


sabato 1 settembre 2007

De solitudine ovvero come essere soli in compagnia

Qualche sera fa, durante un gelato al bar, ho osservato attentamente due conoscenti di mio padre seduti ad un tavolo poco distante dal nostro.
Noi tre (mio padre, mia sorella ed io) abbiamo parlato, riso e scherzato per tutto il tempo del gelato, mentre loro sono stati zitti per tutto il tempo, nei loro volti si scorgeva qualche riga di tristezza.
Dopo il gelato, sulla strada di casa, mio padre raccontava la loro storia: persone facoltose e benestanti, con numerose proprietà, che amano concedersi molto spesso una cena fuori casa, senza figli...
A questo punto, allora, ho pensato che è proprio vero il detto che i soldi non fanno la felicità; è proprio vero e quei due signori ne sono stati una testimonianza.
Per descrivere la loro situazione, papà ha sostenuto che si fanno compagnia e io l'ho corretto così: "Si fanno compagnia nel senso che l'uno/a sa della presenza fisica dell'altro/a e non si sente solo/a".
Pertanto, nella vita, è sì importante avere i soldi, ma per vivere: è capitato spesso che persone del mondo dello spettacolo, del mondo dell'industria e non solo, nonostante non avessero difficoltà economiche, hanno messo fine alla propria vita perchè a loro mancava qualcosa. E quel qualcosa io dico che è il calore affettivo che solo un essere umano (o spesso un animale) può dare.
Pier Paolo Pasolini, al proposito, diceva:
Bisogna essere molto forti per amare la solitudine.

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