lunedì 16 agosto 2010

IL QUAD CHE NON VA OLTRE ROMA

Oggi non sono usciti i quotidiani per la canonica festa di Ferragosto. Eppure mi sono trovato a sfogliare i principali quotidiani sul web e sono incappato in un sensazionale articolo su Corriere.it nel quale si parlava di Renzo Bossi detto il Trota. Sì, proprio il figlio del Senatùr, balzato alle cronache per le dubbie qualità scolastiche che gli sono costate tre flop all'esame di maturità prima di vedere la promozione con 69/100, celebrata come evento eccezionale dal padre nel corso di un comizio a Paderno Dugnano. E l'amore per lo studio non si è esaurito perché Renzo è iscritto a Economia, anche se non dice in quale università: "Se no mi ritrovo quelli di Striscia in facoltà a rompere le scatole". Se è vero che per far politica non ci vuole il diploma, il ragazzo si è impegnato e alla fine è riuscito: non solo si è diplomato, ma ha conquistato anche lo scranno del Consiglio regionale della Lombardia a suon di voti, 12000 preferenze, numeri da far impallidire tecnici del mestiere che bazzicano in politica da una vita. E comunque, se non ci fosse stato papà a propiziare l'elezione, magari avrebbe fatto l'imprenditore. Certo, la stoffa ce l'ha tutta, è stata per pura sfortuna che ha dovuto accontentarsi del corposo stipendio elargito dalla Regione Lombardia, di cui dice di non sapere l'ammontare: "Non so neanche quanto guadagno, non guardo mai il conto in banca". Antonio Castaldo, su Corriere.it, raccoglie gli umori del rampollo del Carroccio, il delfino designato dal padre il quale tuttavia affettuosamente gli ha affibbiato il soprannome di "Trota"; è lo stesso Umberto che, a Ponte di Legno, lo ha incoronato suo erede, sebbene poi dinanzi alle telecamere si sia lasciato andare ad una dichiarazione certamente meno esplicita: "Sono i congressi che designano gli eredi". Renzo Bossi ha fatto sentire la sua presenza in Val Camonica in questi giorni turbando la quiete della montagna con il suo quad, dal momento che "ha ormai preso confidenza col mezzo scorrazzando per mulattiere e sentieri di montagna". La perla che impreziosisce la conversazione è questa: ha dichiarato di non essere mai stato più a sud di Roma, solo perché "non ne ho mai avuto l'occasione". Certo, sappiamo tutti la vita di stenti che conduce e i tanti impegni che riempiono la giornata e pure il weekend; è difficile trovare uno ritaglio di tempo per visitare le meraviglie del Salento oppure incantarsi davanti alla Valle dei Templi o respirare la storia di Pompei, non è per niente facile, come lo capiamo...
Sempre più senza parole, ogni volta che leggo una notizia su Renzo Bossi sorrido sarcasticamente e medito.

venerdì 13 agosto 2010

IO E GIO'


Io e Giò

Franca Isabella Barzizza

La Caravella Editrice

€ 12

Leggere Io e Giò dopo aver letto Qualcosa è cambiato permette di partire già preparati, già abituati alla scrittura sciolta e frizzante di Franca Barzizza. Tuttavia Io e Giò differisce dal secondo lavoro dell'autrice in quanto le protagoniste principali sono le donne, continuamente tormentate da gioie e dolori, sempre alla ricerca di un equilibrio interiore difficile da trovare in quanto condizionato dagli eventi esterni e dall'accidentato rapporto di coppia, che in alcuni momenti è asfittico e troppo pesante. Poi, all'improvviso, alcuni avvenimenti permettono di capire che forse i momenti difficili sono alle spalle e si può tornare a vivere appieno con l'uomo che si ama; oppure ci si mette a pensare al passato, ai propri familiari, descritti con meticolosità e attenzione per i loro tratti caratteristici, ritratti di uomini e donne d'altri tempi, quei tempi in cui la vita era più dura e non ci si poteva tirare indietro dinanzi alle difficoltà. Anzi, da quelle si doveva trarre linfa nuova per andare avanti senza abbattersi, da quelle si ritrovava la concordia persa poco prima, da quelle si ripartiva per crescere. Un capitolo del tutto particolare, dall'indubbio sapore autobiografico - sapore che in realtà è rintracciabile lungo tutto il libro - è quello dedicato a Mio padre: solo a scrivere il nome, dice l'autrice, "mi si spezza il cuore" perché "è stato il punto fermo della mia vita, un sole alto nel cielo, pronto ad indicarmi la strada". Una frase, come se ne trovano altre nel capitolo, in grado di far vibrare l'anima, capace di farci percepire la grandiosità e l'importanza di quest'uomo e l'importanza, lo spessore umano e morale di un padre capace di essere genitore inflessibile quando il ruolo lo richiedeva e "amicone" ogniqualvolta scappava la battuta o lo scherzo.
Nel succedersi delle storie delle protagoniste, Franca inserisce puntualmente flashbacks che impreziosiscono il racconto grazie alla puntualità delle descrizioni, funzionali molto spesso a comprendere i comportamenti dei personaggi stessi, inevitabilmente plasmati da queste figure così autorevoli ed influenti. Una lettura che si divora tutta d'un fiato per la innata abilità dell'autrice di saper coniugare spirito e riflessione in maniera calma, ma al contempo avvincente, con quell'attesa che non permette di staccare per un attimo gli occhi dal racconto. Esso è molto di più di un semplice racconto dei tormenti femminili in quanto riesce a navigare abilmente alla ricerca delle proprie radici in quei momenti di intima, malinconica e dolce solitudine nei quali la musica può essere un utile compagna, come lo è per la protagonista. Un libro da leggere accordando il proprio animo sulle frequenze di quello femminile per la complessità e la sottile analisi psicologica che l'autrice riesce a tratteggiare.

E PIOVVE...


Piove, piove, piove. Una goccia dietro l'altra e la terra s'inzuppa; le mattonelle si bagnano pian piano, mano a mano che le gocce riempiono il quadrato così da cambiarne il colore. La foglia, colpita dalla goccia, si piega per un secondo e, come una molla, ritorna nella sua posizione, mentre la goccia continua il suo salto nel vuoto ricevendo una spinta che la fa cadere su un'altra foglia, posta ad un livello inferiore per un ulteriore salto fino a perdersi tra i fili d'erba. Qualche insetto vola ancora nell'aria schivando le gocce e cercando riparo; gli uccelli, in stormi, si spostano alla ricerca di alberi tra i cui rami mettersi al sicuro; le bestie al pascolo continuano imperterrite a brucare l'erba e provano sollievo dal fresco dell'acqua che appena le bagna. Sulla parete una lucertola è ferma, si guarda intorno per scorgere il pericolo poi si infila in un buco; il cane, dall'altra parte della rete, abbaia senza un motivo serio, forse è contento anche lui per il fresco che queste gocce stanno portando, il pelo lungo sotto la canicola è una condanna alla quale fa fatica a trovar rimedio. Il gatto, anch'esso in cerca di riparo, vede una piccola zona riparata da un telo e vi corre sotto, si distende e inizia a riposare. A pochi chilometri di distanza, proprio alle spalle della collina, un trattore sta arando un campo enorme, qualche decina di ettari di estensione, e comincia ad affrettarsi per terminare al più presto il lavoro.
Poi la pioggia si fa più intensa, copiosa ma al tempo stesso regolare con il ticchettio che diventa simile al metronomo che batte il tempo al musicista: picchia sul tetto e produce un suono secco ed ovattato; è quello stesso suono che, nelle fredde notti invernali, ci culla sotto le coperte calde, protetti dal mondo esterno e pronti a sognare con un sottofondo musicale d'eccezione. Anche se mancano due giorni a Ferragosto, l'atmosfera ricorda da vicino quella del mese di novembre, sebbene, alzando gli occhi al cielo e fissandolo con attenzione, è possibile scorgere un po' di chiaro all'orizzonte, segno che si tratta di un acquazzone passeggero e che presto tornerà il sole. Eppure, per ora, c'è solo acqua a creare una cornice incantevole che sto ammirando dalla finestra.
Mentre sto ancora fantasticando, tutto si ferma, all'improvviso, come se qualcuno avesse staccato l'interruttore: niente pioggia, tutto tace. Una leggerissima brezza si è alzata, una brezza fresca che testimonia che la temperatura è calata di qualche grado. E già da dietro la collina vedo qualche raggio di sole che, timidamente, illumina, a chiazze, gli alberi mentre tenta con calma di farsi largo tra le nubi. Piano piano i suoi sforzi vengono ripagati: sono le nuvole stesse a diradarsi e lui, con tutta la sua forza, torna a splendere, alto nel cielo, a riscaldare l'aria.
Pioggia d'estate che lavi l'aria e fai sognare.
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