mercoledì 29 dicembre 2010

GIORGIO AMBROSOLI: UN ESEMPIO





Ho associato, fin da quando ero bambino, il nome "Ambrosoli" a quello delle caramelle, quelle al miele, con la carta gialla. Crescendo, poi, mi sono accorto che quel nome così importante era lo stesso di un'altra persona, molto più importante, per ciò che ha fatto e per come lo ha fatto.
L'avvocato Giorgio Ambrosoli, nato il 17 ottobre 1933 a Milano e assassinato sotto casa sua con quattro colpi di pistola l'11 luglio 1979, conquista la mia ammirazione non appena comincio a cercare sue notizie tramite Internet. Parto dalla pagina di Wikipedia e poi continuo con i libri, il film L'eroe borghese tratto dal libro omonimo di Corrado Stajano, i numerosi speciali che la tv gli dedica, uno su tutti Qualunque cosa succeda - Storia di Giorgio Ambrosoli, trasmesso da La storia siamo noi di Giovanni Minoli. Decido di approfondire e di saperne il più possibile su questa vicenda perché la storia di Giorgio Ambrosoli si intreccia con quella di Michele Sindona, banchiere e finanziere siciliano capace di creare un vasto impero finanziario nell'arco di pochi anni, una storia dentro la quale si nascondono alcuni misteri del nostro Paese tuttora irrisolti.


lunedì 27 dicembre 2010

FABBRICA CHIUSA


"E ora basta!" Non è l'esclamazione di una moglie arrabbiata col suo marito, né quella di un genero con sua suocera, né quella di una sorella con suo fratello. Questa potrebbe essere l'esclamazione che ha fatto Ronaldo nel momento in cui ha deciso di evitare altri figli nati in circostanze non sempre del tutto chiare.
Ronaldo Luís Nazário de Lima, meglio conosciuto come Ronaldo o il Fenomeno, ha affermato al quotidiano brasiliano Folha de S. Paulo: "Ho chiuso la fabbrica di figli." Dichiarazione rilasciata non certo a caso, ma figlia di alcuni dati di fatto, o meglio dei figli di cui è padre. Ronaldo è infatti genitore di Ronald, 10 anni, avuto da Milene Domingues, calciatrice brasiliana che ha giocato anche con la Nazionale del suo Paese nonché moglie del Fenomeno dal 1999 al 2003; di Alex, 5 anni, nato nel 2004 da un rapporto occasionale con Michelle Umezu, brasiliana di origine giapponese, quando si trovava in Giappone per un'amichevole con il Real Madrid; di Maria Sophia, di 2 anni, e di Maria Alice, di soli nove mesi, avute dall'attuale moglie Bia Anthony.
Ma Ronaldo non è stato il primo a prendere la decisione di "chiudere la fabbrica" ovvero di sottoporsi alla vasectomia. Un altro grande del calcio, Pelé, a seguito di qualche paternità imprevista, decise di sottoporsi all'intervento, salvo poi pentirsene e ricorrere all'inseminazione artificiale per ingravidare la seconda moglie, da cui ebbe due gemelli.
Ma cos'è la vasectomia? Nulla di così traumatico, come rappresentato nella vignetta in basso. E' un intervento chirurgico col quale, nell'uomo, si ha la resezione, dopo legatura, dei dotti deferenti, canali nei quali sono contenuti spermatozoi e una piccola quantità di liquido molto ricco di proteine che ne assicura la sopravvivenza. L'uomo, perciò, continua ad eiaculare ad ogni orgasmo, con una piccola riduzione della quantità di sperma emesso: nessuna modifica nel colore, nell'aspetto e nella viscosità può essere apprezzata, se non con il microscopio con cui si evidenzia, per l'appunto, l'assenza di spermatozoi. Dopo la vasectomia, tutte le sensazioni locali sonno immutate, l'erezione non cambia assolutamente, il processo di eiaculazione non cambia; molti maschi riferiscono addirittura un miglioramento dell'erezione dopo vasectomia. E', senza dubbio, un intervento sicuro e poco traumatico, ma non consente ripensamenti: gli interventi di ricongiungimento dei deferenti sono possibili grazie alla microchirurgia, ma solo nel 30% dei casi si è ottenuto un figlio.
Un bel regalo di Natale, molto originale, quello che si è regalato Ronaldo.

giovedì 23 dicembre 2010

NATALE IN SUDAFRICA



Arriva Natale e non può mancare il cinepattone: ma cos'è, in realtà, un cinepattone? Wikipedia lo definisce come un film comico-demenziale di produzione italiana che esce nelle sale cinematografiche durante il periodo natalizio.
Non potendo mancare l'appuntamento con la prima al cinema - la mia prima volta nell'anno al cinema, intendo dire -, ho deciso di gustarmi il cinepattone, optando per quello di De Sica, Natale in Sudafrica. Cast di tutto rispetto con, oltre a De Sica, Max Tortora, Barbara Tabita, Serena Autieri, Massimo Ghini, Giorgio Panariello e Belén Rodriguez. Si tratta di un film dalla trama scontata, diviso in due episodi, in cui il motivo di fondo sono equivoci, scambi di coppie, piacere per le belle donne, battute spiritose e talora sagaci, situazioni complicate al limite dell'impossibile, sfortuna a go go. Non ci si aspetta niente di particolare dal film, solo di ridere e divertirsi, senza pensare, con la mente vuota. E, nel complesso, il film raggiunge il suo scopo, soprattutto per quanto riguarda la coppia De Sica-Tortora, due fratelli che cercano di truffarsi l'uno con l'altro assecondando le rispettive mogli; la coppia Ghini-Panariello, un chirurgo e un macellaio, dà maggiormente segno di sé grazie alla contemporanea presenza di Belen Rodriguez, che non perde un attimo per mettere in mostra le sue sinuose e perfette forme, mostrandole in (quasi) tutta la sua completezza quando tenta di salvare la coppia Ghini-Panariello dalle sabbie mobili utilizzando i suoi abiti a mo' di fune.
Un film che si inserisce nella scia dei precedenti, dal quale non ci si deve aspettare nulla di nuovo e in compagnia del quale passare una serata rilassante e allegra, apprezzando un cast di tutto rispetto.

martedì 21 dicembre 2010

CIAO ENZO!



Si è spento oggi a Roma Enzo Bearzot, l'ex ct azzurro campione del mondo nel 1982. La notizia è stata data poco fa da Sky e la triste ricorrenza ricorre con l'anniversario della morte di Vittorio Pozzo, l'altro grande tecnico bicampione del mondo.
Nato ad Aiello del Friuli 83 anni fa, è stato un buon mediano negli anni '50, quando giocò con le maglie di Inter e Torino. Ma è senz'altro come ct della Nazionale che ha raggiunto i maggiori risultati ed è entrato nell'immaginario collettivo: il fotogramma che tutti abbiamo in mente, anche chi - come me - ha rivisto quelle immagini a distanza di tempo e non le ha potute vivere, è quella della Coppa del Mondo in primo piano, con il presidente della Repubblica Sandro Pertini alla sua destra, Dino Zoff di fronte e Franco Causio opposto.
Enzo Bearzot arriva nel 1975 alla guida dell'Italia e vi resta fino al 1983, conquistando il quarto posto ai Mondiali del 1978 e il primato mondiale nel 1982. Inevitabilmente, Bearzot rimarrà sinonimo di Mondiale, anzi di Mundial, Spagna 1982. Il Mondiale delle polemiche e delle derisioni, del silenzio stampa, di Gentile che marca Maradona, dell'eliminazione di Argentina e Brasile, di Paolo Rossi e di Pertini che esulta in tribuna durante la finale al Bernabeu di Madrid vinta per 3-1 con la Germania. Il Mondiale di Enzo Bearzot: un capolavoro di un uomo che riuscì a riportare l’Italia sul tetto del mondo dopo ben 44 anni, lui che di anni non aveva ancora compiuti 55, il Vecio. Con il suo orgoglio, la sua straordinaria umanità e il suo stile, aveva compiuto il miracolo, proprio nel momento in cui il Paese aveva bisogno di qualcosa che sollevasse il morale.


LA NATIVITA' DIGITALE


Dopo più di 2000 anni, anche la Natività si aggiorna e la sua storia non può non essere raccontata attraverso i mezzi più moderni e alla moda.
Se si vogliono avere tutte le notizie, basta una rapida ricerca su Google, che nell'arco di pochi decimi di secondo ci fornisce un'immensa quantità di informazioni. E se non sappiamo o non ci ricordiamo precisamente dove stanno Nazareth o Betlemme, basta una ricerca su Google Maps. Per una storia precisa della Natività, il punto di riferimento è Wikipedia, l'enciclopedia costruita dagli utenti. E poi, come tralasciare di annunciare il grande evento attraverso Facebook, Twitter o Foursquare (una via di mezzo tra un social network e un gioco, basato sulla cybermappatura dei luoghi che ciascuno frequenta) oppure con una e-mail tramite GMail oppure con un sms attraverso l'iPhone? E' possibile, infine, immortalare l'evento e caricare il filmato su YouTube.
In fondo, "I tempi cambiano, i sentimenti restano gli stessi": questo è il messaggio finale del video.

lunedì 20 dicembre 2010

DIFENDERE L'INDIFENDIBILE

14 dicembre 2010: una data che ci ricorderemo per un po'. Non tanto e non solo per l'aspetto politico, con il Governo che ottiene la fiducia sebbene con un margine molto stretto. La ricorderemo anche per gli importanti scontri avvenuti nel centro di Roma, che hanno portato tanta distruzione ordita dai violenti che hanno trasformato una manifestazione di protesta in guerriglia urbana. Le immagini televisive hanno documentato gli scontri da più parti, con il solito refrain: un gruppo di facinorosi, se non proprio di criminali, che tenta di accedere alla zona rossa (quella dei palazzi) con mazze e bombe carta e le forze dell'ordine che tentano di arginare la protesta. Il risultato, nelle vie degli scontri, a fine pomeriggio, è indicibile: devastazione, un'auto civile e un furgoncino della Guardia di Finanza incendiati, vetrine rotte, merce bruciata e non più vendibile, con danni stimati per circa 20 milioni di euro. 23 i fermati, con il tribunale di Roma che li scarcera tutti: "le direttissime hanno portato alla convalida degli arresti e solo per uno dei fermati, il figlio di Vincenzo Miliucci, leader dell'autonomia operaio romana negli anni '70, si è deciso per gli arresti domiciliari. Resistenza aggravata, danneggiamento e, in alcuni casi, lesioni aggravate: questi i capi di imputazione nei confronti dei 23".
Il tema degli scontri di martedì è stato al centro della trasmissione Anno zero, in onda lo scorso giovedì sera, nel corso di una puntata dai toni piuttosto alti per via degli scontri verbali sia tra gli ospiti sia nei confronti del pubblico, con il ministro La Russa gran protagonista. Per alcuni minuti il dibattito in studio è stato incadescente e il motivo del contendere è stato il seguente: alla domanda di Santoro ad uno studente della facoltà di Scienze Politiche della Sapienza sulla condanna o meno degli scontri, il ragazzo si è inizialmente sottratto nonostante il pressing di Casini, di Porro e di La Russa, con quest'ultimo che lo incalzava con veemenza; successivamente, in maniera non del tutto chiara, ha avallato i comportamenti violenti per le strade di Roma. "Questa è la grande novità", ha affermato Santoro sorpreso e carico di meraviglie. Che bella novità!, verrebbe da dire, c'è da gioire...
A questo punto ho scosso la testa e ho cercato di capire le argomentazioni dello studente che in sintesi sono: la motivazione degli scontri è di tipo politico, la zona rossa non aveva motivo di essere presente, la risposta alle proteste degli studenti negli scorsi mesi è stata solo battute e facilonerie, senza contare le sterili e inconsistenti proposte per un miglioramento della situazione, che vengono cassate ad una ad una da Nicola Porro. Ciò che più mi ha sconvolto e più mi ha irritato è stato il modo con cui lo studente ha parlato degli scontri. Dalle sue parole è venuta una giustificazione agli scontri, cioè agli attacchi violenti e reiterati a colpi di manganelli, mazze, bombe carta, sedie e quant'altro fosse disponibile nei confronti delle forze dell'ordine, che cercavano di evitarli solo a mezzo di scudo e che solo successivamente si sono visti costretti a caricare e ad utilizzare in qualche occasione il manganello. La castroneria sulla zona rossa che non doveva esserci è stato il massimo: le forze dell'ordine stavano difendendo Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica, e Montecitorio, sede della Camera dei Deputati, vale a dire due centri nevralgici della nostra democrazia, "la culla della nostra democrazia" come ha detto Porro. Credo che chi parla in questo modo ha alcuni deficit di valori: non considera l'autorità dello Stato come requisito fondamentale per vivere in democrazia, un prerequisito da difendere a tutti i costi, sempre e comunque.
Per questa settimana sono previste altre manifestazioni studentesche in tutta Italia. Se da una parte il presidente Napolitano invita ad ascoltare il malessere dei giovani in quanto concreto, il senatore Gasparri non aiuta per nulla a rasserenare il clima suggerendo arresti preventivi. Ciò che auspico è una protesta civile, senza disordini. Nessuno vieta di manifestare - è un diritto sancito dalla Costituzione - ma non si possono tollerare coloro che mettono a ferro e fuoco la città strumentalizzando la protesta e tantomeno coloro che li giustificano.


giovedì 16 dicembre 2010

IL MOMENTO DI GLORIA

A giudicare da quanto si sente in tv, Domenico Scilipoti è l'uomo del momento. Al pari suo, anche personaggi come Bruno Cesario o Maurizio Grassano o Antonio Razzi, in virtù del recente sommovimento politico in Parlamento, hanno avuto quel momento di gloria che altrimenti non avrebbero avuto. Tutti pronti a giurare che si immolavano per un giudizio mutato dalle condizioni politiche, tutti pronti a giurare che nessuna offerta era stata loro fatta al fine di un cambio di casacca. Tra l'altro Scilipoti ha dato mostra delle sue grandi oratorie a Una giornata da pecora su Radio2, dove ha svuotato il sacco da tante dicerie rivolte nei suoi confronti.



Una notizia certamente degna di nota riguardo il deputato siciliano viene appresa da una relazione finale prefettizia che nel 2005 chiede e ottiene lo scioglimento del Comune di Terme Vigliatore (ME) per infiltrazioni mafiose; quando è stato redatto il documento, Scilipoti è consigliere comunale, precedentemente è stato anche assessore al Bilancio. Ecco il giudizio della la commissione presieduta dal viceprefetto Nino Contarino, dal comandante dei carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto, Domenico Cristaldi, dal dirigente del commissariato di polizia di Barcellona, Fabio Ettaro e dal comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Messina, Domenico Rotella: "Collegamenti intercorsi tra Scilipoti Domenico, classe ’57, il quale ricopriva nel 2002, seppur per breve tempo, anche l’incarico di Assessore Comunale al Bilancio nella giunta Nicolò, con personaggi appartenenti ad una delle più importanti cosche della provincia di Reggio Calabria”.
Secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano, nel 1993 viene costruita nel comune siciliano una palazzina, in via Stabilimento, di Scilipoti, ma anche di Annunziato Stelitano, Lorenzo Stelitano e Giovanni Minnici, tutti medici e incensurati e imparentati con il clan Zavatteri. Un report dei Carabinieri affermava: "I tre hanno rapporti di parentela con una delle più importanti cosche della provincia di Reggio Calabria". I carabinieri annotano che la comproprietà evidenzia "i collegamenti tra Domenico Scilipoti con personaggi appertenenti alle cosche reggine". Circostanza che non porterà a nessuna incriminazione, mai un avviso di garanzia per il deputato. Tuttavia, il documento redatto dai Carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto e ripreso dalla relazione prefettizia parla chiaro: "Per anni il comune di Terme Vigliatore è stato amministrato da un gruppo di persone che si associano stabilmente al fine di procurare a se stessi, parenti e soci ingiusti vantaggi patrimoniali in danno alla Pubblica amministrazione".
Secondo quanto riporta Wikipedia alla pagina dedicata a Domenico Scilipoti, "nel Luglio del 2010 Scilipoti viene indagato per calunnia e produzione di documenti falsi sempre in merito ai debiti contratti e a novembre 2010 riceve un avviso di garanzia. Condannato (in secondo grado) al pagamento di 200.000 euro, subisce il pignoramento dell'abitazione e di sette immobili di sua proprietà."
Un personaggio dalla vita non certo noiosa, piena di diversivi. Un cultore dell'agopuntura al punto che "non posso rimanere in un partito che non fa niente per l'agopuntura": assolutamente no, è una mancanza troppo grave. Un uomo singolare che, come mostra Repubblica.it in un video, ha pagato un gruppo di immigrati per inscenare una protesta a suo favore in piazza San Silvestro a Roma. "Questo per noi è un lavoro" e lo striscione recita: "Martedì 14 dicembre 2010 Onorevole Scilipoti-libertà" e poi sotto, a pennarello: "Libertà dallo strapotere delle banche. Associazione antiracket e antiusura. Lotta contro tutte le mafie. Brescia".

martedì 14 dicembre 2010

IO E TE: UN NUOVO, GRANDE AMMANITI

Io e te

Niccolò Ammaniti


Einaudi Stile libero Big


€ 10


Una settimana bianca alle porte, sci sotto le braccia e zaino in spalla, le raccomandazioni di una madre: dietro l'angolo, è tutto pronto per partire. E poi una cantina, stracolma di oggetti vecchi e mobili abbandonati, appartenuti ai precedenti proprietari, nella quale trascorrere una settimana in totale solitudine, con una buona scorta di viveri, la Playstation e un po' di romanzi horror. Quest'ultima è l'idea di Lorenzo, fino a quando in questo quadro tranquillo non irrompe Olivia, la sorellastra, che cerca un posto per dormire, cerca denaro, cerca un aiuto da un mostro più grande di lei che piano piano la inghiotte.
Lorenzo, quattordici anni, ragazzo introverso, a tratti nevrotico, poco incline alla compagnia - cosa di cui la madre si preoccupa molto - , una settimana bianca in compagnia degli amici del tutto inventata: l'unico desiderio è vivere per una settimana solo in compagnia da se stesso, lontano da genitori, amici, conflitti, per gustarsi la propria felicità. Olivia, ventitre anni, una bellezza sfiorita lentamente negli anni, un corpo scheletrico mangiato dal mostro, una vitalità intermittente che si fa sempre più fioca e silenziosa. Un'alchimia particolare, creata dall'ambiente e dalla situazione, fa riscoprire alla ragazza il rapporto col fratellastro al punto che arriva a fare la grande promessa, non si drogherà più. Dieci anni dopo, un nuovo triste incontro tra Lorenzo e Olivia: l'ultimo incontro, quello definitivo, un lenzuolo bianco che copre quel volto etereo che non è mutato, il corpo magro come nella cantina, "sembra che stia dormendo". A trentatre un'overdose ha messo fine al grande sogno della vita.
Un grande Ammaniti, con questo racconto di formazione, riesce ad immortalare uno spaccato di vita adolescenziale in maniera nitida, con passaggi altamente commuoventi e dialoghi vibranti e carichi di sentimenti. Una storia tragica, che si palesa a poco a poco, che crolla addosso a Lorenzo, che, inizialmente chiuso in sé, scorge pian piano in Olivia una presenza amica e a lei si apre, aiutandola. Una piccola storia di vita, tra i travagli dell'adolescenza e i guai della vita.

domenica 12 dicembre 2010

LA DEBOLEZZA CHE NON AIUTA

I giorni che verranno, politicamente parlando, saranno sicuramente "interessanti", come ha ricordato il presidente Napolitano, ma non certamente decisivi; al di là dell’esito finale delle votazioni riguardo alla fiducia al governo, il rebus sul dopo-voto rimane e fin da ora appare difficile da sciogliere. Da una parte il centrodestra - Pdl e Lega Nord - impegnato nel mercato di parlamentari per non perdere nemmeno un voto utile, dall’altra parte il resto dell’arco costituzionale - dal Pd all’Udc fino a Fli e alle altre forze minori - perlopiù compatto nel votare la sfiducia. In realtà un'importante debolezza si palesa da ambedue le parti.
Il centrodestra è obiettivamente più debole, se si confrontano i risultati ottenuti nel 2008, quando una maggioranza storica aveva la potenziale possibilità di governare per cinque anni e portare a termine quelle grandi riforme richieste da più parti e mai iniziate; la delusione che affiora tra i tanti Italiani che si erano affidati al centrodestra è palpabile e tuttavia non basta gridare al tradimento per giustificare la situazione attuale, visto il vicolo cieco in cui ci siamo infilati a furia di sterili polemiche e atti illogici, come l’estromissione di Fini dal partito di cui è stato co-fondatore. Il risultato di questo braccio di ferro sfibrante, infatti, potrebbe essere deludente sia per Berlusconi sia per Fini, visto anche che Bossi mai come oggi è stato così determinante e così consapevole del suo potere.
Per quanto riguarda Pd, Udc, Fli e gli altri, la debolezza è andata manifestandosi soprattutto negli ultimi giorni. A partire dall’iniziativa dei “finiani moderati” (cui peraltro Fini ha sbarrato la strada) che hanno certamente fiaccato quel cartello del no, che appariva compatto fino a qualche giorno fa. Per non parlare della ragione vera che sottende questo stato di fragilità: l’impossibilità e finanche l’incapacità di offrire una valida alternativa di governo. Normalmente, nelle condizioni attuali, sarebbe stata l’opposizione che a gran voce avrebbe chiesto subito le elezioni anticipate per evitare di perdere tempo prezioso o, in alternativa, come ricorda Folli sul Sole24Ore di oggi, avrebbe presentato “la piattaforma di un nuovo esecutivo pronto a sostituire quello dimissionario”, come accade, seppur raramente, in Germania con la cosiddetta sfiducia costruttiva. Le alternative messe in campo, invece, appaiono infruttuose e prive di prospettiva, proprio a partire da quel “governo di transizione” invocato ieri da Bersani o quel “governo di responsabilità nazionale” che piace tanto all’Udc, iniziative - queste - senza sostanza e contorni ben definiti che non fanno che allontanare la soluzione del rebus anziché aiutare a risolverlo. E d’altronde, la prova della piazza di Bersani è senz’altro ben riuscita, ma è stata una "prova identitaria", la quale ha mostrato che l’alternativa a Berlusconi deve passare per forza dal Pd; ma sull’oggi, invece, nessun colpo è stato battuto, le bandiere al vento e le parole del leader hanno aiutato il morale del Pd, ma non certo il Paese, che chiede, se c’è, una valida alternativa capace di assumersi delle responsabilità sul lungo periodo.
Berlusconi, come già ha mostrato di fare, sa rialzarsi nelle situazioni più difficili, i suoi colpi di reni sono proverbiali e quindi non dovremo stupirci se otterrà la fiducia dal Parlamento. Ma, dopo il 14 dicembre, la trattativa con Casini o Fini o entrambi s’ha da fare: se ora poteva servire a gettare zizzania nel campo avversario, dopo il 14 appare necessaria per mettere in piedi una “prospettiva realistica” che ci guidi fino a fine legislatura, con più fatti e meno polemiche, più risultati e meno litigi.

venerdì 10 dicembre 2010

LA PATRIA, BENE O MALE

La Patria, bene o male.
Almanacco essenziale dell'Italia unita (in 150 date)


Carlo Fruttero, Massimo Gramellini


Strade blu, Mondadori

€ 18

Un viaggio lungo centocinquant'anni, tanti come quelli dell'Italia, attraverso centocinquanta date, saltando di decennio in decennio sulla scia di alcuni avvenimenti, non sempre quelli più noti e decisivi, spesso quelli più curiosi e meno discussi, con un unico obiettivo: tratteggiare il carattere di una nazione, che è andata costruendosi, non senza difficoltà e controversie, con quella dose di vittimismo che ormai ci appartiene di diritto, guidata da uomini forti e mezze cartucce, una nazione che in fin dei conti ha saputo emergere e ritagliarsi un posto in Europa e nel mondo.
Con lo stile dello scrittore e quello del giornalista, Carlo Fruttero e Massimo Gramellini compilano un memorandum sui fatti a loro avviso più significativi, includendo quelli obbligatori come la breccia di Porta Pia, la marcia su Roma o il rapimento Moro, escludendone altri, comprendendo fatti di cronaca nera e di cronaca rosa, citando Pavarotti e non la Callas, Casalegno e non Tobagi, il Vajont e non il Polesine e così via. Attraverso la lettura di documenti al fine di inquadrare in maniera precisa ciascun fatto, Gramellini e Fruttero hanno compilato un breviario della storia d'Italia, partendo molto spesso, come nel caso del rivoluzionario Bakunin o del predicatore Davide Lazzaretti, da particolari vividi e capaci di imprimersi nella memoria con il fine ultimo di dare un'"infarinatura di storia d'Italia" al lettore, senza il taglio grigio, noioso e scolastico di un libro di storia, di cui abbiamo le librerie piene. Un'infarinatura di storia per far ritornare in mente episodi studiati sui banchi di scuola, far conoscere avvenimenti ignoti, mettere ordine tra i cassetti della memoria.
L'impressione finale dei due autori è quella di una Patria "difficile", "più volte sull'orlo del baratro, più volte nel baratro precipitata, con continue riprese anche stupefacenti, anche ammirevoli", con punte di orgoglio e punte di vergogna, un Paese "fastidioso, quasi sempre dilaniato da emotività contrapposte e che potrebbe fare molto di più". La nostra Italia, in fondo, nel bene e nel male.

sabato 4 dicembre 2010

METASTASI, LA 'NDRANGHETA AL NORD


Presso il Circolo della Stampa di Milano, in una sala Bracco piena in ogni ordine di posto, il pubblico intervenuto ha salutato con entusiasmo l'ultima fatica letteraria di Gianluigi Nuzzi e Claudio Antonelli dal titolo Metastasi. Sangue, soldi e politica tra Nord e Sud. La nuova 'ndrangheta nella confessione di un pentito (giunto alla terza edizione in appena quarantott'ore). Un titolo terribile per raccontare una storia incredibile e capace di far rabbrividire.
Ad arricchire la presentazione, oltre ai due autori, sono intervenuti Livia Pomodoro, presidente del Tribunale di Milano, Gad Lerner, giornalista, Maurizio Belpietro, direttore di Libero, e Giancarlo Capaldo, procuratore aggiunto presso la DDA di Roma. Proprio a Capaldo, visti i nuovi e preziosi risvolti emersi dalle confessioni del pentito, è stata consegnata la prima copia del libro al fine di valutare la presenza di elementi meritevoli di indagine.


Per Livia Pomodoro, la presentazione del libro è "un'occasione preziosa" per accendere i riflettori su ciò che conosciamo ma che spesso rimane in ombra: la 'ndrangheta, nonostante la chiusura di alcuni cicli grazie ad arresti negli anni passati, continua a proliferare al punto che "a Milano si continuano a celebrare processi per 'ndrangheta", dal momento che l'attività di tale organizzazione criminale sul territorio lombardo è "di grandissima forza e di grandissimo interesse". Per porre un argine a questo fenomeno, d'intesa con ministero dell'Interno e associazioni industriali e sindacali, a partire dal prossimo anno sarà messo in opera un "cantiere" in cui tutti concorreranno con i propri mezzi alla lotta contro la criminalità organizzata.


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