venerdì 26 agosto 2011

L'OMBRA DEL VENTO: UN SUPERBO ZAFÓN



L'ombra del vento

Carlos Ruiz Zafón

Oscar Mondadori

€ 13




Ricordo ancora il mattino in cui mio padre mi fece conoscere il Cimitero dei Libri Dimenticati. Erano i primi giorni dell'estate del 1945 e noi camminavamo per le strade di una Barcellona intrappolata sotto cieli di cenere e un sole vaporoso che si spandeva sulla rambla de Santa Mónica in una ghirlanda di rame liquido.

«Daniel, quello che vedrai oggi non devi raccontarlo a nessuno» disse mio padre. «Neppure al tuo amico Tomás. A nessuno.»
«Neppure alla mamma?» domandai sottovoce.
Mio padre sospirò, trincerandosi dietro il sorriso dolente che lo seguiva come un'ombra nella vita. «Ma certo» rispose a capo chino. «Per lei non abbiamo segreti. A lei puoi raccontare tutto.»

Non capita spesso di rimanere rapiti da un libro fin dalla prima pagina, di desiderarne la lettura come l'ossigeno per respirare, di scoprirne lentamente il delicato linguaggio in un crescendo di emozioni di cui godere pagina dopo pagina. 
Eppure, come poche volte mi è capitato nella mia carriera di lettore, Carlos Ruiz Zafón mi ha letteralmente conquistato dopo la prima pagina de L'ombra del vento: la sua scrittura, fluida e ricercata, si muove con una levità capace di instillare progressivamente, in chi legge, curiosità e godimento. Le atmosfere della Barcellona di metà Novecento restituiscono il fascino e il mistero di una città costretta a soccombere sotto i fuochi della Guerra civile spagnola, prima, e della Seconda guerra mondiale, poi: gli scorci fotografati da Zafón, che vengono riproposti a più riprese, ogni volta si arricchiscono di un particolare visivo, olfattivo od uditivo, che definisce meglio il milieu in cui si muovono i protagonisti. I suoi personaggi sono accompagnati da minuziose descrizioni, per nulla noiose e, anzi, in grado di costruire plasticamente il personaggio stesso sulla pagina del libro. Ma il particolare che maggiormente mi ha impressionato è la loro voce: ognuno di essi è un'entità a sé stante, capace con lo scorrere delle pagine di incastrarsi perfettamente con gli altri e con la storia; ciascun personaggio vive, in un certo senso, di vita propria, mostra enormi capacità intellettive e spesso, attraverso monologhi più o meno lunghi, tratteggia egli stesso la propria personalità, scavando nel proprio passato o attingendo al proprio presente. Ritengo tutto questo quanto mai meraviglioso, una qualità che mostra, senza alcuna ombra di dubbio, quanto lo scrittore tenga a far uscire i personaggi dal libro affinché vivano e diventino "amici" del lettore. Nei giorni in cui leggevo L'ombra del vento, ho avuto l'impressione che Daniel, Fermín, Nuria, Julián e gli altri personaggi mi facessero compagnia, vivessero con me ed io con loro al punto che il desiderio nel proseguire la lettura è diventato morboso: ero seriamente interessato alle loro azioni, a cosa avrebbero fatto o pensato, a come si sarebbero comportati, dove avrebbero condotto la mia immaginazione. A dimostrazione dell'attenzione di Zafón per i personaggi, nelle pagine finali del libro, un intero capitolo, Dramatis personae, è dedicato a raccontare le loro vite negli anni successivi alla storia che costituisce il nucleo centrale del libro. 

martedì 23 agosto 2011

IL CONDIZIONATORE OVVERO STARE FRESCHI A 40 °C




E la vita, la vita
e la vita l'è bela, l'è bela,
basta avere un condizionatore
che ti rinfresca la testa...

Verrebbe naturale parafrasare questo celebre motivetto del duo Cochi&Renato, stando alle elevate temperature degli ultimi giorni: per fortuna, il climatizzatore assiste molti di noi e, nello specifico, pure il sottoscritto proprio nell'atto di scrivere questo bollente post.
Rispetto all'estate del 2003, oggi possiamo ritenerci fortunati: durante i primi quindici giorni del mese di agosto di otto anni fa, l'Europa era stata colpita da una massiccia ondata di caldo, eccezionale per durata e per intensità, che aveva seguito una primavera ed un inizio dell'estate particolarmente povere di piogge. E a chi si lamenta del caldo infernale, che non concede tregua e che rende impossibile la vita, si può rispondere così: è l'estate, bellezza, godiamoci ora il caldo che, tra un mese, ci avviciniamo al triste autunno e al freddo inverno.
Il Nimbu paani
Lo sforzo di sopportare il caldo, tra l'altro, è grandemente mitigato dalla presenza di una macchina geniale: il condizionatore. Will Oremus, su Slate, lo definisce "un'innovazione che ha segnato l'America del XX secolo": già nel 1930, questa fantastica invenzione aveva aumentato la produttività dei lavoratori nel periodo estivo. Per quanto concerne l'uso domestico, sempre rimanendo negli States, il giornalista ci ricorda che la diffusione è stata lenta: nel 1965, solo il 10% delle case lo possedevano, mentre nel 2007 il numero è salito fino all'86%. E gli Europei? "Gli Europei sono stati lenti ad adottare l'aria condizionata, anche se ora sta prendendo piede anche lì." Chi appare molto indietro sono ancora gli Africani e gli Asiatici del Sud. Un recente articolo comparso su Times of India riguardante le misure per contrastare il caldo raccomandava di vestire abiti leggeri e di bere molti liquidi: la moderna versione del te freddo da bere sotto il portico di casa è il Nimbu paani.

sabato 20 agosto 2011

DESTRA E SINISTRA. LA LEZIONE DI BOBBIO




Destra e sinistra
Ragioni e significati di una distinzione politica

Norberto Bobbio

Saggine Donzelli Editore Roma

€ 13


Se vi è un elemento caratterizzante delle dottrine e dei movimenti che si sono chiamati e sono stati riconosciuti universalmente come sinistra, questo è l'egualitarismo, inteso, ancora una volta, non come l'utopia di una società in cui tutti gli individui sono uguali in tutto, ma come tendenza a rendere eguali i diseguali.

Forse non è la tipica lettura estiva, di quelle spensierate e rilassanti da spiaggia, ma era da moltissimo tempo che volevo leggere questa grande opera di Norberto Bobbio e alla fine ci sono riuscito.

Nonostante siano passati diciassette anni dalla sua prima comparsa in libreria, la sua attualità sembra aumentare piuttosto che diminuire. A dimostrazione di ciò, il volume ha conosciuto un successo continuo: dopo le diecimila copie vendute in tre giorni e le centomila in due mesi, dopo un anno se n'erano vendute più di trecentomila e, negli anni seguenti, l'opera è stata tradotta in oltre venti lingue straniere, consacrandosi anche a livello internazionale. Il successo così repentino e imprevisto ha colto di sorpresa sia l'editore sia l'autore stesso, i quali, come ci dice Carmine Donzelli nella sua prefazione, si sono interrogati al proposito con risposte varie e parzialmente esaustive: la formula editoriale, l'efficacia della ricezione tra i media, l'apparente facilità dell'argomentazione. Ma soprattutto - non si può dimenticarlo - un ruolo importante è stato giocato dalla congiuntura politica: il libro è uscito il 26 febbraio 1994, proprio poche settimane prima di quelle elezioni che hanno fatto irrompere nella scena politica un semisconosciuto imprenditore milanese, Silvio Berlusconi, e il suo partito, Forza Italia. Tuttavia, il libro ha mostrato di saper andare oltre, di superare altri momenti politici e di resistere e funzionare, connotandosi non più solo come best-seller, ma anche come long-seller.

giovedì 11 agosto 2011

OPUS DEI SEGRETA



Opus Dei segreta

Ferruccio Pinotti

Bur Futuropassato

€ 11,50


Cosa c'è di più vero e genuino per capire un mondo segreto se non le testimonianze di chi lo ha vissuto in prima persona? E' proprio attraverso i racconti di ex numerari ed ex numerarie che Ferruccio Pinotti (nella foto) vuole raccontarci il mondo dell'Opus Dei, la potente organizzazione fondata dal prete spagnolo Josemaría Escrivá de Balaguer nel 1928.
Il simbolo dell'Opus Dei

Intorno ad essa, regna da sempre un alone di mistero e di segretezza, che, grazie ai racconti di Emanuela ProveraMariagrazia Zecchinelli e Amina Mazzali e tanti altri di Paesi diversi, viene parzialmente scoperto, mettendo in luce gli aspetti deteriori di quella che originariamente doveva essere un'organizzazione religiosa e che invece progressivamente ha assunto le caratteristiche di una setta. Leggere i racconti degli ex numerari richiede un grande sforzo di comprensione: molto spesso capita di entrare nel vortice opusiano da adolescenti con una vacanza in un centro gestito - ad insaputa dell'adolescente - dall'Opera e da lì inizia l'opera di convincimento e proselitismo. Da quel momento comincia un'esperienza capace di segnare una mente in evoluzione come può essere quella di una quindicenne: sebbene non ancora numerario, lo stile di vita è il medesimo di un numerario a pieno titolo, soffocante e opprimente, che non lascia spazio alla crescita personale e che impone una totale devozione all'Opera. Tale e tanta è la devozione che al di là delle preghiere da recitare durante il giorno, per due ore alla giornata è obbligatorio l'uso del cilicio e almeno una volta alla settimana, solitamente il sabato, quello della disciplina, cioè una frusta, pratiche che fanno strabuzzare gli occhi non solo per l'anacronismo, ma per la loro stessa brutalità, anche perché non è concepibile che il "laico" (questo è lo status ribadito dall'Opera relativamente ai numerari) sia costretto a pratiche ascetiche di tale durezza al pari di un religioso, per il quale sono altrettanto inconcepibili. Una pratica di vita fatta di rinunce, penitenza, autoflagellazione.

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