lunedì 31 agosto 2009

VATICANO S.p.A.



VATICANO S.p.A.
Da un archivio segreto la verità sugli scandali finanziari e politici della Chiesa


Gianluigi Nuzzi

chiarelettere

€ 15,00

Ricorderò sempre, con una certa simpatia, la reazione di una signora presente in libreria quando, per la prima volta, ho chiesto alla commessa in quale settore trovavo il libro di Gianluigi Nuzzi (l'acquisto in prima battuta non è andato a buon fine perchè era esaurito). Tale signora, che consultava altri libri esposti, mi ha chiesto di ripetere nuovamente il titolo del libro; dopodichè mi ha squadrato dall'alto in basso e ha fatto una faccia tra il superbo e il disgustato.
Leggendo il libro, ho capito che quella signora avrebbe fatto bene ad acquistarlo e a leggerlo per disgustarsi sul serio e limitare la sua superbia. La quantità di fatti inediti è alta, le verità insabbiate per decenni sono, almeno in parte, riportate alla luce del sole, l'alone di castità che la Chiesa ha sempre voluto darsi viene smontato. Tanto più che tutte le dichiarazioni del libro vengono dall'interno, dall'archivio di monsignor Renato Dardozzi, scomparso nel 2003, "tra le figure più importanti nella gestione delle finanze della Chiesa, dal 1974 alla fine degli anni Novanta", uno dei "pochissimi monsignori presenti alle riunioni riservate dei più stretti collaboratori del Pontefice sulle delicate trame della Santa Sede". L'archivio, custodito in Svizzera, è oggi accessibile a tutti: consta di circa quattromila documenti inediti, comprendenti lettere, relazioni riservate, bilanci, verbali e bonifici; alcuni di questi documenti sono presentati nel libro, sebbene siano tutti disponibili al sito www.chiarelettere.it, alla voce Vaticano S.p.A. Cliccando qui, potete accedere alla rubrica curata dall'autore sul sito della casa editrice.


domenica 30 agosto 2009

MARCIA BRASILIANA SU ROMA


Nella cornice di uno stadio Olimpico gremito, colorato perlopiù di giallorosso, si gioca una classica del nostro campionato tra due squadre mostratesi in forma nel pre-campionato. Atmosfera gioiosa e di grande fair play prima di entrare in campo, con pacche sulle spalle e molti sorrisi tra i giocatori.
La Roma di Totti, in forma strepitosa, parte forte aggredendo in profondità; la Juve trova poi il tempo per organizzarsi e imporre il suo gioco. E' Diego l'osservato speciale, colui che deve dirigere l'orchestra; e infatti al 22' calcia una punizione sulla quale Tiago stacca più in alto di tutti, impegnando il terzo portiere romanista Bertagnoli a deviare d'istinto in corner.
Il brasiliano è l'anima del centrocampo e dà fastidio agli avversari. Al 25' è lesto nel sottrarre a centrocampo la palla a Cassetti e involarsi di forza verso l'area: nonostante il ritorno di Riise e Cassetti, infila d'esterno destro Bertagnoli sul palo lontano.

A PROPOSITO DELLA QUERELLE BOFFO-IL GIORNALE

La querelle creatasi tra il direttore di Avvenire Boffo e il Giornale di Feltri sembra, stando alle notizie odierne, più grossa di quello che si poteva pensare.
Navigando su Internet questa mattina, ho potuto scoprire alcune cose interessanti di cui vi metto a conoscenza.

sabato 29 agosto 2009

DERBY A SENSO UNICO



Il primo derby milanese d'agosto, nella cornice di un Meazza tutto esaurito e supercolorato, regala un risultato senz'altro inaspettato alla vigilia: un 4 a 0 per l'Inter che si è mostrata cinica e determinata al cospetto di un Milan in difficoltà.
In realtà la partita inizia in tutt'altro modo: è il Milan che tiene il pallino del gioco nel primo quarto d'ora, con l'Inter che appare impaurita e confusa; ottimi fraseggi e fluidità di gioco tra i rossoneri, ma una sola conclusione da parte di Pato che ruba una palla persa da Samuel che poi rimedia, respingendo il tiro col corpo. Da segnalare al settimo minuto un tiro al volo del neoacquisto Sneijder diretto al sette, salvato da Storari, che, nonostante il passivo, si è comportato discretamente.
Ma è l'Inter a dilagare nella seconda parte del primo tempo. Ad aprire le danze è Thiago Motta al 28': l'asse Eto'o-Milito serve un prezioso assist all'ex-genoano che di prima spinge la palla al sette, superando il portiere milanista.
Dopo poco meno di dieci minuti, una distrazione del Milan lascia Eto'o, solo, in grado di amministrare un contropiede, bloccato da Gattuso che lo atterra in area: per Rizzoli è rigore e Diego Milito segna con un forte tiro centrale.
Il Milan è in seria difficoltà, appare incapace di fare gioco; come se non bastasse, al 39' Gattuso, ammonito in occasione del rigore, entra a forbice su Sneijder e scatta così il rosso per somma di ammonizioni.
Allo scadere del primo tempo, Maicon, che ha letteralmente "asfaltato" la fascia destra, da posizione defilata triangola con Milito e segna il 3 a 0.
La ripresa si gioca a ritmi più che blandi, quasi da allenamento. Qualche lampo qua e là con Eto'o e Sneijder. Al 21' Stankovic infila Storari dalla tre quarti con un preciso mezzo esterno che si spegne all'incrocio dei pali: è 4 a 0 e la partita è ormai al sicuro.
Solo Huntelaar prova a impensierire Julio Cesar che si fa trovare pronto, nonostante sia risultato insicuro in almeno tre occasioni. Anche Eto'o trova il gol, annullato per fuorigioco.

Partita anomala, con una sola squadra in campo, giocata e chiusa in un solo tempo, che mette in evidenza alcuni limiti di entrambe le squadre.
Il Milan può ritenersi soddisfatto del settore arretrato, con Nesta e Thiago Silva apparsi in gran forma, insieme a Pato che ha fatto quel che ha potuto. Dinho, invece, necessita di entrare ancora in forma, non avendo per nulla inciso sulla partita.
Nell'Inter la difesa è apparsa leggermente insicura in alcune occasioni, mentre centrocampo e attacco sono veramente straordinari. Da Motta a Sneijder, passando per Stankovic, Eto'o e Milito: una vera macchina da guerra, aiutata da un infaticabile Maicon che ha scavato un fossato sulla sua fascia, rifornendo di palloni gli attaccanti.


I PALETTI CHE MANCANO

Rifacendomi ad una nota del direttore Arditti pubblicata su Facebook, mi sembra più che necessario fissare dei "paletti" nella vicenda scoppiata ieri tra il Giornale e il direttore di Avvenire Boffo.

"L'attacco che è stato fatto al dottor Boffo direttore di Avvenire è un fatto disgustoso e molto grave", dice il cardinale Angelo Bagnasco: vero, anzi verissimo. Peccato che lo stesso disgusto non si sia manifestato quando la Repubblica nei mesi passati ha pubblicato, senza limiti, intercettazioni e interviste a personaggi discutibili, volendo chiaramente infangare il premier, visto anche l'uso strumentale che ne ha fatto il centrosinistra. Dal quale, nonostante la difesa del direttore Boffo e gli strilli sulla presunta fine della libertà di stampa, non si levano voci di buon senso che ammettano che il Giornale ha reso pan per focaccia, limitandosi a pubblicare una sentenza uscita da un'aula di giustizia, che il direttore Boffo non ha smentito.
Ritengo queste notizie poco interessanti: se dobbiamo leggerle ancora per tanto tempo, vuol dire che ci rassegneremo. Se invece capiamo che i giornali devono informarci e i partiti devono far politica, allora forse potremo uscire dal tunnel.

Chiudo ricordandovi in breve i tre "paletti" suggeriti dal direttore del Tempo Roberto Arditti.

"Il primo paletto riguarda il rispetto della privacy": parità di trattamento per tutti, senza reclamarla a intermittenza.
"Il secondo paletto è quello del rispetto dei ruoli": i giornali informano e le istituzioni governano.
"Il terzo paletto riguarda i rapporti tra i due lati del Tevere": è lecito dialogare, siamo in democrazia, ma - sottolinea Arditti - "la Chiesa ha in questo governo il migliore interlocutore presente su piazza, poiché tutto la divide dalla corrente largamente prevalente a sinistra".

venerdì 28 agosto 2009

QUANDO SI PUO' CRITICARE A SENSO UNICO

La notizia che ha tenuto banco nel pomeriggio è quella riguardante l'annullamento della cena, da lungo tempo programmata a L'Aquila, tra il cardinale Bertone e il presidente Berlusconi, in occasione della Festa della Perdonanza. Lo stesso Berlusconi ha poi delegato il sottosegretario Letta a presenziare le celebrazioni.
Alla radice di questo cambio di programma, giustificato dal portavoce vaticano con la volontà di devolvere "il costo a beneficio dei terremotati", pare ci sia un articolo comparso sul Giornale di oggi, riguardante Dino Boffo, direttore di Avvenire. Nell'articolo a firma di Gabriele Villa si rendeva nota una condanna definitiva a sei mesi di carcere, patteggiata con un'ammenda di 516 euro, scaturita in seguito alla condanna di una signora di Terni, "destinataria di telefonate sconce e offensive e di pedinamenti volti a intimidirla onde lasciasse libero il marito con il quale il Boffo aveva una relazione omosessuale".

Molte critiche sono piovute addosso a Feltri (che ha commentato la notizia nell'editoriale) per la scelta giornalistica di proporre questa notizia. E lui stesso ha ammesso che "se il livello della polemica è basso, prima o poi anche chi era abituato a volare alto, o almeno si sforzava di non perdere quota, è destinato a planare per rispondere agli avversari". In effetti non riesco a dargli torto, semplicemente alla luce del buon senso: il buon gusto, invece, l'abbiamo - ahinoi - lasciato da parte un bel po' di tempo fa.
Fin da quando la Repubblica si sbizzarriva a farci conoscere ogni particolare del tempo libero del premier, ho affermato chiaramente che quel genere di argomenti non ci devono riguardare: Berlusconi, come qualsiasi altro politico, nonostante l'incarico pubblico, è un uomo, cui spetta la privacy, la libertà di divertirsi e rilassarsi come meglio preferisce, tanto più se lo fa a casa sua. E infatti, a mio avviso, chiunque criticava il suo modo dissoluto di comportarsi lo faceva per pura propaganda politica. L'acme delle critiche è stata raggiunta dall'Avvenire, che ha dedicato alcuni articoli per censurare i comportamenti del premier, con parole non proprio leggere ed espressioni piuttosto taglienti.
A questo punto - capite bene tutti - si può accettare tutto, ma può anche dare fastidio che chi vuol fare il moralista non abbia i mezzi per farlo. Ed ecco, quindi, che il direttore Boffo, persona rispettabilissima, può calcare la mano, però deve guardarsi alle spalle, non essendo "pulito".

Inutile dire che vari politici cattolici, da Lupi ("attacco brutale e inspiegabile" e di "comportamento inaccettabile") alla Roccella, da Cesa a Buttiglione, si sono lanciati in dichiarazioni a difesa del direttore. La CEI conferma la fiducia al direttore sottolineando che il quotidiano è "da lui guidato con indiscussa capacità professionale, equilibrio e prudenza". Berlusconi si dissocia con una nota ufficiale dal Giornale ("Il principio del rispetto della vita privata è sacro e deve valere sempre e comunque per tutti. Ho reagito con determinazione a quello che in questi mesi è stato fatto contro di me usando fantasiosi gossip che riguardavano la mia vita privata presentata in modo artefatto e inveritiero. Per le stesse ragioni di principio non posso assolutamente condividere ciò che pubblica oggi il Giornale nei confronti del direttore di Avvenire e me ne dissocio.")
Il diretto interessato parla di "killeraggio giornalistico allo stato puro". Ritiene la vicenda "inverosimile, capziosa, assurda": il giornalista ha semplicemente reso nota una sentenza, che risale ad alcuni anni fa, di cui lo stesso direttore dovrebbe essere a conoscenza. "Siamo, pesa dirlo, alla barbarie", afferma; e io gli chiedo: solo ora? Solo ora che anche lei viene colpito?

L'unica cosa che mi insospettisce e mi lascia perplesso leggendo la nota informativa del rinvio a giudizio è la seguente frase: "il marito con il quale il Boffo, noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni, aveva una relazione." Non sapevo che la Polizia tenesse d'occhio gli omosessuali: vale la pena interrogarsi seriamente su questa affermazione.

giovedì 27 agosto 2009

FINI TRAVOLGE CENTRODESTRA E CENTROSINISTRA

Chi mi legge da un po', sa benissimo che l'opinione personale su Fini è stata, specie ultilmamente, abbastanza tagliente, poco positiva riguarda le ultime posizioni.
Il presidente Fini ieri è stato ospite della Festa democratica 2009 a Genova: impossibilitato ad essere lì presente nonostante la vicinanza, ho ascoltato tramite YouDem la conversazione tra Gianfranco Fini e Franco Marini, moderato dal direttore del Tg2 Mario Orfeo. Nel corso di poco più di un'ora, l'ex leader di An ha travolto, con varie dichiarazioni, sia il pubblico presente in sala sia, idealmente, centrosinistra e centrodestra.


mercoledì 26 agosto 2009

LA POLEMICA SULLE FRECCE TRICOLORI

Al di là della posizione che si può avere sul tema, ritengo la polemica futile, priva di qualsiasi utilità. Così non la pensa la Repubblica che anzi stigmatizza il fatto che Libero e il Giornale abbiano posizioni diverse sulla presenza delle Frecce tricolori in terra libica.
Sinceramente mi trovo d'accordo con Feltri, il quale sul Giornale ricorda che il nostro Paese ha spesso fatto l'occhiolino, per convenienza, a Stati retti da dittature. Non dimentichiamo le visite fastose e superaccoglienti del "terrorista Arafat inseparabile dalla sua pistola" o di "Gorbaciov, capo supremo dell'Unione Sovietica in stato preagonico ma ancora spietatamente comunista". E - aggiungo io - non dimentichiamoci che anche fuori dall'Italia il nostro Massimo D'Alema sfilava sotto braccio con esponenti di Hamas.
Continuo a concordare con Feltri quando dice che si tratta di realpolitik: ricordiamo che la Libia è un nostro importantissimo fornitore di petrolio (dove andiamo senza?) e che recentemente è stato raggiunto un accordo, in base al quale, in cambio di molti quattrini, Gheddafi si è impegnato a contrastare lo sbarco dei migranti a Lampedusa. Infatti, come riferisce il Corriere,
Dal primo maggio di que­st’anno, quando il trattato è entrato in vigore, i clandesti­ni sbarcati sulle nostre coste sono stati 1.116. Quasi un de­cimo rispetto allo stesso peri­odo dell’anno precedente, quando erano stati 10.116. La tendenza è la stessa, ma la dif­ferenza si riduce, allargando il confronto al periodo dal pri­mo gennaio al 19 agosto: 7.657 in questa prima parte dell’anno contro i 17.585 del­lo stesso periodo del 2008. Mentre nella sola Lampedusa siamo scesi da 14.905 a 2.548. Un calo possibile solo grazie alla Libia che, proprio in cam­bio del risarcimento per il passato coloniale, ha stretto i controlli sulle partenze dalle proprie coste.

Volenti o nolenti, dobbiamo coltivare rapporti anche con Paesi non del tutto democratici per poter realizzare alcuni nostri obiettivi - vogliamo dimenticarci dei rapporti commerciali che intratteniamo con l'Iran? - senza sollevare polemiche inutili ad intermittenza.

martedì 25 agosto 2009

POSTA LA PAROLA "FINE"

Finalmente, a distanza di otto anni, possiamo dire che è finita la trafila giuridica per l'ex carabiniere Mario Placanica, colui che ha ucciso Carlo Giuliani durante gli scontri del G8 di Genova.
I giudici della Corte europea dei diritti dell'uomo hanno emesso oggi una sentenza in cui hanno stabilito all'unanimità che Placanica non è ricorso ad un eccessivo uso della forza: essa era "nei limiti assolutamente necessari a impedire quello che percepiva essere un reale e imminente pericolo per la sua vita e quella dei suoi colleghi".
La sentenza ha, invece, dato ragione ai coniugi Giuliani riguardo l'inchiesta che l'Italia avrebbe dovuto svolgere su quanto possa avere influito una scarsa organizzazione e gestione in materia di ordine pubblico e pubblica sicurezza; per questo lo Stato dovrà risarcire la famiglia per i danni morali subiti con 40mila euro.

Sulla prima parte, non si scopre nulla di nuovo: già nel 2003 il GIP Daloiso aveva archiviato il caso per uso legittimo delle armi, oltre che per legittima difesa.
Mi lascia tuttavia perplesso la parte riguardante il risarcimento, dal momento che la Corte non riconosce alcun legame stretto tra i "difetti" nella preparazione delle operazioni e la morte di Carlo Giuliani. Tanto più che i giudici hanno ritenuto che il nostro governo si sia adoperato a sufficienza con la Corte, consentendo di condurre un appropriato esame del caso. "Nessuna violazione, dunque, dell'articolo 38 della convenzione che impone agli Stati contraenti di fornire tutte le informazioni richieste dai giudici di Strasburgo."

lunedì 24 agosto 2009

IL RICATTO


Il ricatto

John Grisham

Mondadori

€ 20

Come capita a molti, le vacanze estive sono uno dei momenti più attesi per riposare non solo il corpo, ma anche la mente. Quale miglior viatico di un libro? Io ho scelto, per esempio, Il ricatto di John Grisham, dato l'amore sviscerato per questo autore.
Nonostante fosse un anno che non leggessi Grisham, ho acquistato, voglioso di leggerlo, il suo ultimo romanzo: la copertina e il titolo mi hanno incuriosito al punto da pensare che quello potesse essere il libro delle mie vacanze. E le attese non sono state tradite: ve lo consiglio, senza dubbi, lo apprezzerete, lo divorerete in pochi giorni. Chi conosce l'autore, sa che egli è un mago della scrittura, ha una capacità indicibile nel tenere il lettore attaccato al libro, riesce a spingerlo a girare una pagina dopo l'altra senza annoiarsi, anzi ubriacandolo di emozioni e così spingendolo a finire il libro al più presto.

Ovviamente mi astengo dal raccontarvi la trama, se non per sommi capi: vi toglierei la voglia di leggerlo. Sappiate che il protagonista è Kyle McAvoy, giovane avvocato della Pennsylvania, che ha studiato Legge a Yale. Il suo passato custodisce un segreto che lui avrebbe voluto dimenticare; avvicinato da alcuni loschi personaggi, sedicenti agenti dell'FBI, viene a conoscenza dell'esistenza di un video che lo vede coinvolto in uno stupro di gruppo negli anni del college... Il resto lo lascio gustare a voi.
Grisham, oltre a raccontare una storia, sapientemente mescola la descrizione di alcuni particolari, più o meno negativi, della professione di avvocato: il lavoro come sola regola di vita e l'ordine di fatturare ai clienti quanto più si può sono due tra gli aspetti che più spesso ricorrono nelle pagine del romanzo.

Buona lettura!

venerdì 21 agosto 2009

FRANA'S DAY A MONTAGUTO

Cari amici, dopo le due settimane di vacanza che mi hanno allontanato dal blog, rieccomi più riposato e con un po' di cose da raccontarvi.

Una su tutte riguarda Montaguto (AV), paesino ai confini tra Campania e Puglia, ormai abitato solo da poche anime, cui ritorno ogni anno con piacere. Il paese è purtroppo noto in Irpinia per l'enorme frana che ha interessato la principale strada che permette di raggiungerlo, la SS 90.
Di questo disastro, il cui inizio risale al gennaio 2006, danno conto giornalmente gli amici della Mi.Dra.Max., curatori del sito Montaguto.com, i quali hanno organizzato il cosiddetto Frana's Day, una giornata di protesta pacifica per tenere viva l'attenzione su un evento che, nonostante l'importanza, non è salito alla ribalta delle cronache nazionali. Qui sotto trovate le foto dell'evento.



Il movimento franoso (nella foto a sinistra rappresentato dalla striscia bianca) è partito da Contrada Pannizza e si è esteso rapidamente fino a riversarsi sulla SS 90 delle Puglie. Tanto per capirci, vi fornisco alcuni numeri, secondo quanto riferito dal professor Cascini, ordinario di Geotecnica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Salerno e consulente scientifico per la Protezione Civile. La quantità di terra riversatasi sulla SS 90 è stimata “tra i 10 e i 12 milioni di metri cubi, una quantità spaventosa. Per fare un raffronto, la frana di Sarno, di cui mi occupai nel 1998, fu una colata di 2 milioni di metri cubi in un territorio di sessanta chilometri quadrati. Qui, invece, ne sono oltre 10 in un tratto lungo 300 metri”. Al punto che egli stesso la definisce come "una delle frane più vaste d'Italia".

Se volete rimanere ancora più impressionati, guardate il servizio di Canale58, emittente locale, realizzato dall'inviato Gianni Vigoroso.




Per maggiori informazioni,
potete visitare direttamente il sito Montaguto.com.

mercoledì 5 agosto 2009

TUTTI DA 100 E LODE

La notizia che ha tenuto banco oggi, tra le altre, è quella relativa al boom di 100 e lode registratosi agli ultimi esami di maturità, soprattutto al Sud. In particolare 1.704 diplomati con 100 e lode su 156.159 totali provengono da scuole meridionali e la Puglia è la regione dove i "bravissimi" sono di più.
Niente da eccepire, o meglio, niente di particolarmente grave da eccepire, se non una certa sorpresa. Si badi bene che questa sorpresa non è da ascrivere ad alcun tipo di pregiudizio, ma semplicemente dall'analisi di alcuni dati facilmente consultabili.

Esiste innanzitutto una sproporzione numerica tra Nord e Sud se si considera che in alcune scuole meridionali risultano più di venti 100 e lode mentre in altre buone scuole settentrionali solo uno.
Basti poi pensare ai Pisa test per farci tornare alla memoria le non esaltanti performances dell'Italia in genere, sebbene il Nord tenda ad avere dati più vicini alla media europea rispetto al Sud.
Oppure analizziamo i dati delle prove Invalsi sulla terza media, che certificano un distacco di dieci punti del Sud a favore del Nord.

Tutto questo cosa ci aiuta a dire? Che qualsiasi prova interna alla scuola non è di aiuto ad una valutazione obiettiva della qualità degli studenti. Mentre test esterni, basati su quesiti standard, forniscono un giudizio oggettivo sullo stato delle conoscenze degli studenti. E, come ricorda Abravanel oggi sul Corriere, "il nostro sistema educativo è spaventosamente indietro nello sviluppare ed amministrare questo tipo di test".

Ma queste considerazioni mi servono per esprimere un giudizio più ampio sulla questione, maturato alla luce di un'esperienza personale più che consolidata.
Non ritengo che votazioni elevate all'esame di maturità corrispondano sempre a buone preparazioni, se consideriamo come preparazione non solo il bagaglio culturale acquisito ma anche la capacità di ragionamento ed interrelazione col mondo: tutto ciò che è utile per preparare dei ragazzi al mondo del lavoro o dell'università. Questi devono essere gli obiettivi di una buona scuola, in grado di preparare i suoi allievi al duro percorso nel mondo del lavoro.
Non mi pare, tuttavia, di scorgere questo tipo di preparazione negli studenti che terminano le scuole superiori: non l'ho rintracciata quando ci sono passato io e mi sembra si rintracci sempre meno col passare degli anni.
Ripartiamo da qui, da una seria preparazione a 360 gradi, per ambire a raggiungere l'eccellenza della Finlandia e per essere certi di dare ai ragazzi un'ottima preparazione, facilmente spendibile e utile alla migliore realizzazione possibile.

martedì 4 agosto 2009

LA POLITICA DIVIDE ANCHE LO SPORT

E' molto curioso notare come la politica abbia il potere di dividere anche gli sportivi, i quali, generalmente, tendono a formare gruppi con ideologia politica condivisa.

Prendiamo ad esempio il caso delle nuotatrici Alessia Filippi e Federica Pellegrini, reduci dai mondiali di nuoto di Roma. Qualche giorno fa, su Corriere.it, è comparsa la notizia secondo la quale centrodestra e centrosinistra si sono già appropriati delle due atlete come simboli. Per quanto riguarda la Filippi la sua fede di centrosinistra è netta e certificata dalla "tessera numero uno del circolo romano del Pd del quartiere Tor Bella Monaca".
Al contrario, la Pellegrini non si sbilancia, sebbene i leghisti l'abbiano già arruolata tra i loro simboli. Al centrodestra in generale essa sembra piacere e "non a caso la giunta regionale veneta guidata dall'azzurro Giancarlo Galan l'ha messa in primo piano in un manifesto realizzato per promuovere le bellezze e le virtù del Veneto." Senza contare che "lei stessa si è definita «nata a Mirano, provincia di Venezia, italiana dalla nascita», mettendo insieme nella stessa frase l'orgoglio regionale che fa tanto Carroccio e l'italianità ostentata che piace molto alla destra."
Al di là di questi esercizi retorici, possiamo gioire per le nostre atlete che ci hanno fatto fare bella figura e hanno contribuito a mantenere vivo il sentimento di unità nazionale.

Una situazione simile si è verificata in Spagna, nel calcio. Così come da noi le tifoserie hanno un orientamento politico più o meno definito, anche nel Paese iberico i tifosi dei due maggiori club, Real Madrid e Barcellona, sono divisi tra destra e sinistra. Il sondaggio del Cis (Centro de Investigaciones Sociòlogicas) rivela che il 41% di coloro che si definiscono di sinistra tifa per il Barcellona e solo il 20% per il Real Madrid. Situazione capovolta per coloro che si dicono di destra: il 50% tifano per le "merengues". Al centrodestra piace parecchio anche il Valencia, mentre al centrosinistra sono graditi anche l'Atletico Madrid, l'Atletico Bilbao e l'Espanyol.

lunedì 3 agosto 2009

LA SOLITA PRATICA ITALIANA

Sfogliando l'ultimo numero di Panorama, sono incappato in una notizia che mi ha fatto molto pensare: "Autorità elettrica, candidati ai nastri" (pagina 31, a firma di F. N.)
Nel breve trafiletto si racconta come il ministro Scajola, nel corso dell'ultimo Consiglio dei Ministri, "ha posto il tema del reintegro dell'Autorità per l'energia elettrica", oggi rappresentata dal presidente Alessandro Ortis e dal commissario Tullio Fanelli, nonostante la legge ne preveda quattro (ai sensi dell' articolo 1 comma 15 della legge 23 agosto 2004, n. 239 "Riordino del settore energetico, nonchè delega al Governo per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di energia.") Per riempire i posti liberi, manco a dirlo, scaldano già i motori molti pretendenti di colore politico vicino all'attuale governo, nonchè alcuni tecnici, chiaramente graditi al ministro. La questione, vista la vicinanza delle vacanze, è stata però rimandata a settembre.

Quello che mi sono chiesto - e immagino vi chiediate anche voi - è se effettivamente c'è bisogno di riempire i posti vacanti. Lo si farebbe solo per ottemperare alla legge succitata che lo prevede? O forse si tratta della solita pratica italiana, invalsa ad entrambi gli schieramenti, di sistemare politici trombati o amici in posti di potere, così come ha documentato lo stesso Panorama con un'inchiesta certosina?
Mi sembra che l'Autorità svolga i suoi compiti anche allo stato attuale, come si può vedere andando direttamente sul sito. Senza contare che fino al 2004, ai sensi dell'articolo 2 comma 7 della legge istitutiva 14 novembre 1995, n. 481 (poi sostituita dalla legge 239/2004), la stessa era costituita dal presidente e da due membri.
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