La notizia che ha tenuto banco nel pomeriggio è quella riguardante l'annullamento della cena, da lungo tempo programmata a L'Aquila, tra il cardinale Bertone e il presidente Berlusconi, in occasione della Festa della Perdonanza. Lo stesso Berlusconi ha poi delegato il sottosegretario Letta a presenziare le celebrazioni.
Alla radice di questo cambio di programma, giustificato dal portavoce vaticano con la volontà di devolvere "il costo a beneficio dei terremotati", pare ci sia un articolo comparso sul Giornale di oggi, riguardante Dino Boffo, direttore di Avvenire. Nell'articolo a firma di Gabriele Villa si rendeva nota una condanna definitiva a sei mesi di carcere, patteggiata con un'ammenda di 516 euro, scaturita in seguito alla condanna di una signora di Terni, "destinataria di telefonate sconce e offensive e di pedinamenti volti a intimidirla onde lasciasse libero il marito con il quale il Boffo aveva una relazione omosessuale".
Molte critiche sono piovute addosso a Feltri (che ha commentato la notizia nell'editoriale) per la scelta giornalistica di proporre questa notizia. E lui stesso ha ammesso che "se il livello della polemica è basso, prima o poi anche chi era abituato a volare alto, o almeno si sforzava di non perdere quota, è destinato a planare per rispondere agli avversari". In effetti non riesco a dargli torto, semplicemente alla luce del buon senso: il buon gusto, invece, l'abbiamo - ahinoi - lasciato da parte un bel po' di tempo fa.
Fin da quando la Repubblica si sbizzarriva a farci conoscere ogni particolare del tempo libero del premier, ho affermato chiaramente che quel genere di argomenti non ci devono riguardare: Berlusconi, come qualsiasi altro politico, nonostante l'incarico pubblico, è un uomo, cui spetta la privacy, la libertà di divertirsi e rilassarsi come meglio preferisce, tanto più se lo fa a casa sua. E infatti, a mio avviso, chiunque criticava il suo modo dissoluto di comportarsi lo faceva per pura propaganda politica. L'acme delle critiche è stata raggiunta dall'Avvenire, che ha dedicato alcuni articoli per censurare i comportamenti del premier, con parole non proprio leggere ed espressioni piuttosto taglienti.
A questo punto - capite bene tutti - si può accettare tutto, ma può anche dare fastidio che chi vuol fare il moralista non abbia i mezzi per farlo. Ed ecco, quindi, che il direttore Boffo, persona rispettabilissima, può calcare la mano, però deve guardarsi alle spalle, non essendo "pulito".
Inutile dire che vari politici cattolici, da Lupi ("attacco brutale e inspiegabile" e di "comportamento inaccettabile") alla Roccella, da Cesa a Buttiglione, si sono lanciati in dichiarazioni a difesa del direttore. La CEI conferma la fiducia al direttore sottolineando che il quotidiano è "da lui guidato con indiscussa capacità professionale, equilibrio e prudenza". Berlusconi si dissocia con una nota ufficiale dal Giornale ("Il principio del rispetto della vita privata è sacro e deve valere sempre e comunque per tutti. Ho reagito con determinazione a quello che in questi mesi è stato fatto contro di me usando fantasiosi gossip che riguardavano la mia vita privata presentata in modo artefatto e inveritiero. Per le stesse ragioni di principio non posso assolutamente condividere ciò che pubblica oggi il Giornale nei confronti del direttore di Avvenire e me ne dissocio.")
Il diretto interessato parla di "killeraggio giornalistico allo stato puro". Ritiene la vicenda "inverosimile, capziosa, assurda": il giornalista ha semplicemente reso nota una sentenza, che risale ad alcuni anni fa, di cui lo stesso direttore dovrebbe essere a conoscenza. "Siamo, pesa dirlo, alla barbarie", afferma; e io gli chiedo: solo ora? Solo ora che anche lei viene colpito?
L'unica cosa che mi insospettisce e mi lascia perplesso leggendo la nota informativa del rinvio a giudizio è la seguente frase: "il marito con il quale il Boffo, noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni, aveva una relazione." Non sapevo che la Polizia tenesse d'occhio gli omosessuali: vale la pena interrogarsi seriamente su questa affermazione.
Molte critiche sono piovute addosso a Feltri (che ha commentato la notizia nell'editoriale) per la scelta giornalistica di proporre questa notizia. E lui stesso ha ammesso che "se il livello della polemica è basso, prima o poi anche chi era abituato a volare alto, o almeno si sforzava di non perdere quota, è destinato a planare per rispondere agli avversari". In effetti non riesco a dargli torto, semplicemente alla luce del buon senso: il buon gusto, invece, l'abbiamo - ahinoi - lasciato da parte un bel po' di tempo fa.
Fin da quando la Repubblica si sbizzarriva a farci conoscere ogni particolare del tempo libero del premier, ho affermato chiaramente che quel genere di argomenti non ci devono riguardare: Berlusconi, come qualsiasi altro politico, nonostante l'incarico pubblico, è un uomo, cui spetta la privacy, la libertà di divertirsi e rilassarsi come meglio preferisce, tanto più se lo fa a casa sua. E infatti, a mio avviso, chiunque criticava il suo modo dissoluto di comportarsi lo faceva per pura propaganda politica. L'acme delle critiche è stata raggiunta dall'Avvenire, che ha dedicato alcuni articoli per censurare i comportamenti del premier, con parole non proprio leggere ed espressioni piuttosto taglienti.
A questo punto - capite bene tutti - si può accettare tutto, ma può anche dare fastidio che chi vuol fare il moralista non abbia i mezzi per farlo. Ed ecco, quindi, che il direttore Boffo, persona rispettabilissima, può calcare la mano, però deve guardarsi alle spalle, non essendo "pulito".
Inutile dire che vari politici cattolici, da Lupi ("attacco brutale e inspiegabile" e di "comportamento inaccettabile") alla Roccella, da Cesa a Buttiglione, si sono lanciati in dichiarazioni a difesa del direttore. La CEI conferma la fiducia al direttore sottolineando che il quotidiano è "da lui guidato con indiscussa capacità professionale, equilibrio e prudenza". Berlusconi si dissocia con una nota ufficiale dal Giornale ("Il principio del rispetto della vita privata è sacro e deve valere sempre e comunque per tutti. Ho reagito con determinazione a quello che in questi mesi è stato fatto contro di me usando fantasiosi gossip che riguardavano la mia vita privata presentata in modo artefatto e inveritiero. Per le stesse ragioni di principio non posso assolutamente condividere ciò che pubblica oggi il Giornale nei confronti del direttore di Avvenire e me ne dissocio.")
Il diretto interessato parla di "killeraggio giornalistico allo stato puro". Ritiene la vicenda "inverosimile, capziosa, assurda": il giornalista ha semplicemente reso nota una sentenza, che risale ad alcuni anni fa, di cui lo stesso direttore dovrebbe essere a conoscenza. "Siamo, pesa dirlo, alla barbarie", afferma; e io gli chiedo: solo ora? Solo ora che anche lei viene colpito?
L'unica cosa che mi insospettisce e mi lascia perplesso leggendo la nota informativa del rinvio a giudizio è la seguente frase: "il marito con il quale il Boffo, noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni, aveva una relazione." Non sapevo che la Polizia tenesse d'occhio gli omosessuali: vale la pena interrogarsi seriamente su questa affermazione.
Nessun commento:
Posta un commento