Rifacendomi ad una nota del direttore Arditti pubblicata su Facebook, mi sembra più che necessario fissare dei "paletti" nella vicenda scoppiata ieri tra il Giornale e il direttore di Avvenire Boffo.
"L'attacco che è stato fatto al dottor Boffo direttore di Avvenire è un fatto disgustoso e molto grave", dice il cardinale Angelo Bagnasco: vero, anzi verissimo. Peccato che lo stesso disgusto non si sia manifestato quando la Repubblica nei mesi passati ha pubblicato, senza limiti, intercettazioni e interviste a personaggi discutibili, volendo chiaramente infangare il premier, visto anche l'uso strumentale che ne ha fatto il centrosinistra. Dal quale, nonostante la difesa del direttore Boffo e gli strilli sulla presunta fine della libertà di stampa, non si levano voci di buon senso che ammettano che il Giornale ha reso pan per focaccia, limitandosi a pubblicare una sentenza uscita da un'aula di giustizia, che il direttore Boffo non ha smentito.
Ritengo queste notizie poco interessanti: se dobbiamo leggerle ancora per tanto tempo, vuol dire che ci rassegneremo. Se invece capiamo che i giornali devono informarci e i partiti devono far politica, allora forse potremo uscire dal tunnel.
Chiudo ricordandovi in breve i tre "paletti" suggeriti dal direttore del Tempo Roberto Arditti.
"Il primo paletto riguarda il rispetto della privacy": parità di trattamento per tutti, senza reclamarla a intermittenza.
"Il secondo paletto è quello del rispetto dei ruoli": i giornali informano e le istituzioni governano.
"Il terzo paletto riguarda i rapporti tra i due lati del Tevere": è lecito dialogare, siamo in democrazia, ma - sottolinea Arditti - "la Chiesa ha in questo governo il migliore interlocutore presente su piazza, poiché tutto la divide dalla corrente largamente prevalente a sinistra".
"L'attacco che è stato fatto al dottor Boffo direttore di Avvenire è un fatto disgustoso e molto grave", dice il cardinale Angelo Bagnasco: vero, anzi verissimo. Peccato che lo stesso disgusto non si sia manifestato quando la Repubblica nei mesi passati ha pubblicato, senza limiti, intercettazioni e interviste a personaggi discutibili, volendo chiaramente infangare il premier, visto anche l'uso strumentale che ne ha fatto il centrosinistra. Dal quale, nonostante la difesa del direttore Boffo e gli strilli sulla presunta fine della libertà di stampa, non si levano voci di buon senso che ammettano che il Giornale ha reso pan per focaccia, limitandosi a pubblicare una sentenza uscita da un'aula di giustizia, che il direttore Boffo non ha smentito.
Ritengo queste notizie poco interessanti: se dobbiamo leggerle ancora per tanto tempo, vuol dire che ci rassegneremo. Se invece capiamo che i giornali devono informarci e i partiti devono far politica, allora forse potremo uscire dal tunnel.
Chiudo ricordandovi in breve i tre "paletti" suggeriti dal direttore del Tempo Roberto Arditti.
"Il primo paletto riguarda il rispetto della privacy": parità di trattamento per tutti, senza reclamarla a intermittenza.
"Il secondo paletto è quello del rispetto dei ruoli": i giornali informano e le istituzioni governano.
"Il terzo paletto riguarda i rapporti tra i due lati del Tevere": è lecito dialogare, siamo in democrazia, ma - sottolinea Arditti - "la Chiesa ha in questo governo il migliore interlocutore presente su piazza, poiché tutto la divide dalla corrente largamente prevalente a sinistra".
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