sabato 27 giugno 2009

STORIA DI UN NOME: PIAZZA DELL'AMOR PERFETTO

Incuriosito dal racconto dell'origine del nome della Piazza dell'Amor Perfetto a Genova, ho deciso di raccontarvelo, con l'aiuto del sito Placida Signora.


In un torrido pomeriggio d’agosto del 1502, Luigi XII re di Francia (sotto) giunge a Genova pieno di buoni propositi e con l’intento di convincere il doge e i nobili ad aiutarlo nella lotta contro la Spagna. Nell'occasione il marchese Cambiaso organizza in suo onore un ricevimento grandioso, invitando i maggiorenti della città e le loro gentili consorti nella villa Imperiale a San Fruttuoso.
Nel corso della festa, Luigi balla con molte dame; tra le sue braccia passò anche Tommasina e il re ne fu subito abbagliato. Potremmo definirlo un colpo di fulmine, ricambiato appassionatamente dalla sposa poco più che bambina del vecchio Luca Battista Spinola. Danzano sino all’alba guardandosi negli occhi. Niente di più. Al mattino, quando il Re deve ripartire, l’addio è doloroso.
Il giorno stesso Tommasina, in lacrime, abbandona marito e casa, trasferendosi insieme alla vecchia nutrice in un palazzo della Maddalena, dove rimane in clausura a piangere ininterrottamente, a scrivere lunghe lettere appassionate al suo re, senza voler vedere né parlare con nessuno, impedendo persino alla luce di entrare. Dimagrisce a vista d'occhio, si consuma d'amore.
Passano tre anni difficili, pieni di dolore. Un giorno la nutrice le annuncia, in buonafede con la speranza che Tommasina si distragga, la falsa notizia che il re è malato e quasi in punto di morte. Di colpo Tommasina cade a terra, col cuore schiantato. Non ha retto la tremenda e falsa notizia.
Dopo pochi minuti alla porta bussa un cavaliere inviato dal re per tranquillizzare l’amata. Pochi mesi dopo, Luigi torna a Genova, ma stavolta come nemico. E una notte, travestito da frate, col cappuccio calato sul volto, sguscia nella cappella di San Nicolò inginocchiandosi di fronte alla tomba della donna che lo ha amato sino a morirne. Trascorre lì molte ore, a piangere, ricordando un dolcissimo viso poco più che bambino e una magica notte di un agosto torrido di caldo e d’affetto. Poi si reca a vedere la casa dove Tommasina ha trascorso gli ultimi istanti; e soffermandosi sulla minuscola piazza dove questa si affaccia mormora: “Avrebbe potuto essere un Amor Perfetto“.
E quel nome, alla piazza, è arrivato fino ad oggi per sempre.

Gli innamorati infelici possono visitare la chiesa di Santa Maria di Castello e nel piccolo museo ammirare la tela di Ludovico Brea; potranno vedere, tra la folla dei beati, il volto poco più che bambino di Tommasina, che il pittore commosso e gentile ha ritratto finalmente sereno nel suo Paradiso.

giovedì 25 giugno 2009

FRANCESCHINI SI CANDIDA ALLA SEGRETERIA

Con un video sul proprio sito, come i più moderni leader, Dario Franceschini ha annunciato pubblicamente la sua candidatura ufficiale alla segreteria del Pd in vista del congresso di ottobre.
Le parole che ha pronunciato non mi sono parse particolarmente incisive e, a tratti, anzi le ho percepite poco veritiere.

Avevo detto che il mio lavoro finiva a ottobre, oggi potrei dire missione compiuta, abbiamo arginato la destra e dato futuro al progetto del Pd. Prima del 5 giugno avevamo un Pdl al 45%, le città più importanti in mano alla destra e un Pd piegato e umiliato. Ora il quadro è profondamente cambiato: in un'Europa attraversata purtroppo da un impetuoso vento di destra, il Pdl dopo un solo anno di governo arretra; il Pd è lontano dal risultato dell'anno scorso ma vince in città e province in tutta Italia, e diventa il primo partito per consensi nel campo riformista in Europa.

Scusi, Franceschini, ma è cosciente del risultato pessimo del Pd? Si rende conto di quante falsità ha detto? La destra, in verità, è uscita fuori dagli argini perchè su 32 amministrazioni che hanno cambiato colore nessuna è passata da destra a sinistra; "al Nord la destra ha conquistato 11 Province e 5 Comuni, nelle «regioni rosse» ha conquistato 2 Province e 1 Comune, nel Centro-Sud (dal Lazio alla Sicilia) ha conquistato 10 Province e 3 Comuni". Attualmente il centro-destra governa oltre il 50% delle Province e dei Comuni capoluogo in cui si è votato.
Questo significa aver "arginato la destra"? Stanno freschi allora i suoi elettori...

Paradigmatico il passaggio sulle alleanze.

Dobbiamo cominciare a lavorare con pazienza e con tenacia per costruire una nuova alleanza non solo per battere la destra ma per governare in modo efficace.

Le parole di Franceschini denotano, a mio avviso, che il "partito a vocazione maggioritaria" di veltroniana memoria va via via arenandosi. Così come paventavo nel post sul referendum. E in questo modo temo torneremo alle coalizioni lunghe, con tanti partiti dall'1%. Con un medesimo e nefasto effetto anche sullo schieramento di centrodestra. Se così fosse, si tratterebbe della più grande sconfitta del centrosinistra: il fallimento della promessa di costruire un grande partito riformista e progressista, che somigliasse ai moderni partiti europei.

Quindi, in fin dei conti, quante chances potrà avere Franceschini? Secondo il mio pronostico molto poche. Ed è presto detto perchè. Come è possibile sperare in una vittoria dopo quello che non ha fatto? In fin dei conti Franceschini è subentrato a Veltroni con il compito di risollevare un partito in crisi. Ad oggi il partito è ancora in piena crisi, come sostiene anche un giornalista con idee vicine a quelle del centrosinistra come Fabrizio Rondolino.

Alle europee il Pd ha raccolto il 26,13% dei consensi, rispetto al 33,17% dell’anno precedente: il saldo è dunque -7,04% (pari a -4.087.103 voti). Le province governate dal centrosinistra sono scese da 50 a 28, i Comuni da 27 a 18.
Viene da chiedersi con qualche preoccupazione quale fosse la missione di Franceschini, e perché mai dovrebbe continuare a svolgerla.

La missione di Franceschini è fallita miseramente. E questo avrebbe dovuto spingerlo a farsi immediatamente da parte, riconoscendo di non essere stato all'altezza del ruolo assegnatogli. Ma, si sa, in Italia questo comportamento viene difficilmente preso in considerazione (nonostante le varie spinte ricevute dal partito, Veltroni, al contrario, si è comunque dimesso e si è fatto da parte, facendo certo una figura migliore).
Si spera sempre che dalla cenere si possa rinascere. Ma questo è molto improbabile.

SITUAZIONE QUASI COMICA

In questi giorni, passate le consultazioni elettorali, ho provato a ragionare tra me e me a mente fredda per poter analizzare lo scenario politico attuale. E non riesco a non definire comica la situazione attuale. Parlo del Pd, ovviamente. Dove impazza la felicità per aver limitato il centrodestra, ormai avviato al declino.
Pensando di vivere in un mondo parallelo, ho cominciato a guardarmi intorno e a leggere. Ma, se anche un personaggio come Luca Ricolfi sottolinea la batosta per la sinistra, allora non è fantascienza: ho visto bene, i miei pensieri erano giusti, non stavo blaterando a caso.

Già nel precedente post, avevo sottolineato come il Pd ha nettamente perso e non c'è stato nessun calo della destra, semmai un avanzamento. Ecco, a tal proposito, cosa diceva Luca Ricolfi su La Stampa.

Allora vediamole le cifre di questo declino della destra. Per ora il quadro è completo solo per le 62 Province e i 30 Comuni capoluogo (più lunga e complessa l’analisi dei risultati dei Comuni minori). Per capire dove tira il vento della politica c’è un sistema molto semplice: contare in quanti casi c’è stato un cambiamento di colore politico, e confrontare il numero di amministrazioni conquistate dai due schieramenti, ossia i passaggi da destra a sinistra e viceversa. Ebbene l’esito non potrebbe essere più chiaro: su 32 amministrazioni che hanno cambiato colore non ve n’è neanche una che sia passata da destra a sinistra, perché tutte - ossia 32 su 32 - sono passate da sinistra a destra. Né si può dire che esista un’area del paese in cui la sinistra abbia tenuto: al Nord la destra ha conquistato 11 Province e 5 Comuni, nelle «regioni rosse» ha conquistato 2 Province e 1 Comune, nel Centro-Sud (dal Lazio alla Sicilia) ha conquistato 10 Province e 3 Comuni. Il risultato è che ora il centro-destra, tradizionalmente forte nelle elezioni politiche e debole in quelle amministrative, governa oltre il 50% delle Province e dei Comuni capoluogo in cui si è votato, mentre prima ne governava meno del 16%. Simmetricamente, il centrosinistra scende dall’84% al 48% e oggi governa in meno della metà delle realtà in cui si è votato.

E ho anche pensato, condividendo il pensiero con Ricolfi, che il problema del Pd è molto serio. Perchè, se ora che Berlusconi e la sua compagine potevano apparire in crisi per le note vicende di cui tutti, bene o male, sanno, cosa sarebbe successo se nulla di quella spazzatura ci fosse stato? Dobbiamo poi tenere presente che il turbo della Lega, che si era fatto sentire al primo turno, stavolta, complice il referendum "micropartiticida", è mancato. E allora per Franceschini e compagni non sarà meglio, come non mi stancherò mai di ripetere, imparare dalle sconfitte, meditandoci sopra e comprendendo dove si è sbagliato? Così come dice Luca Ricolfi al termine della sua analisi.

Se il centrosinistra ha perso, e perso così sonoramente, nonostante l’avversario fosse in un momento di difficoltà, quel che viene da chiedersi non è se sia iniziato il declino del centrodestra ma, tutto all’opposto, se stia continuando quello del centrosinistra. La mia impressione è che la risposta sia affermativa, e che gli anni che abbiamo davanti saranno molto duri per il partito di Franceschini. Duri perché è possibile che, a differenza di quanto avvenne nella legislatura 2001-2006, le tornate amministrative intermedie (a partire dalle Regionali dell’anno prossimo) riservino amare sorprese a un partito che ha nel controllo delle amministrazioni locali una delle sue ragioni di esistenza. Duri perché d’ora in poi il partito di Franceschini dovrà convincere gli italiani non solo a preferirlo al Pdl, ma a preferirlo abbastanza da indurli a recarsi alle urne, visto che il «non voto per scelta» sta diventando un’opzione seria per molti cittadini stanchi di questa politica. E duri, infine, perché sarà difficile che qualcosa cambi davvero a sinistra se il Pd e i suoi mezzi di informazione conserveranno la più tenace fra le eredità dello stalinismo: l’indifferenza ai fatti, la mirabile capacità di capovolgere i crudi dati della realtà.

mercoledì 24 giugno 2009

A PROPOSITO DI GOSSIP

Solo per riprendere, e chiudere, l'argomento "gossip", di cui ho parlato anche in un commento nel blog di Alessandro, guardate il video qui sotto, in cui Minzolini spiega la posizione del Tg1.




E qui trovate il testo.


Ad urne chiuse voglio spiegare a voi telespettatori perché il Tg1, malgrado le polemiche, ha assunto una posizione prudente sull'ultimo gossip, sull'ultimo pettegolezzo del momento: le famose cene, feste, chiamatele come vi pare, nelle dimore private di Silvio Berlusconi a palazzo Grazioli o Villa Certosa.

Il motivo è semplice: dentro questa storia piena di allusioni, testimoni più o meno attendibili e rancori personali non c'è ancora una notizia certa né tantomeno un'ipotesi di reato che coinvolga il premier e i suoi collaboratori.

Accade che semplici ipotesi investigative e chiacchericci si trasformino in notizie da prima pagina nella realtà virtuale dei media o per strumentalizzazioni politiche o, piuttosto, per interessi economici.

E' avvenuto in passato, come ricorderete, quando si tentò di colpire il presidente del consiglio di allora, Romano Prodi, strumentalizzando la foto che ritraeva un suo collaboratore in una situazione definita scabrosa.
E' accaduto più volte in queste settimane in cui è stata messa sotto i riflettori la vita privata del premier in nome di un improvviso moralismo: abbiamo visto addirittura celebri mangiapreti vestire i panni di novelli Savonarola.

Queste strumentalizzazioni, questi processi mediatici, non hanno nulla a che vedere con l'informazione del servizio pubblico.
Nella settimana in cui gli Stati Uniti hanno scelto le nuove regole per proteggere il risparmio nel mondo, mentre esplodeva il caso Iran, e alla vigilia del G8, sarebbe stato incomprensibile privilegiare polemiche sul gossip nazionale solo per scimmiottare qualche quotidiano o rotocalco.

Questa è la linea editoriale del Tg1 che vi ho promesso, cari telespettatori, fin dal primo giorno. E che continuerò a garantirvi.

martedì 23 giugno 2009

ELEZIONI E REFERENDUM: ORA ABBIAMO FINITO!

Come si è potuto constatare dal dato dell'affluenza, gli Italiani sono stanchi di votare. E, fortunatamente, per ora abbiamo finito.
Vorrei spendere due parole per commentare le consultazioni del weekend appena trascorso. Per quanto riguarda il referendum, il quorum, come era ampiamente prevedibile, non è stato raggiunto. E questo è imputabile sia ad una certa stanchezza degli elettori sia - direi soprattutto - all'apatia nei confronti di un tema, quello della legge elettorale, da molti considerato ostico e per il quale non vale la pena prendere una posizione, tranne poi criticarlo quando non va. Come diceva Mannheimer oggi sul Corriere, c'è stato un importante "astensionismo per scelta", dipendente quindi da una scelta ben consapevole dell'elettore.

E per quanto riguarda le elezioni amministrative, si è pressochè confermato il quadro emerso al primo turno. Il Pd ha semplicemente limitato la brutta sconfitta, ma tale è stata. E' inutile che il segretario Franceschini si ostini a parlare di "declino della destra" appena iniziato; perchè questo non è vero, come dimostrano i numeri, che dicono più delle parole. I Comuni amministrati dal centrosinistra sono passati da 25 nel 2004 a 16 nel 2009 cosicchè il centrodestra ha conquistato 9 nuovi comuni. Le Province amministrate dal centrosinistra erano 50 e quelle del centrodestra 9 nel 2004, mentre oggi si è passati a 34 province per il centrodestra e 28 per il centrosinistra. E ricordiamo la perdita della roccaforte di Prato. La "ritirata" lombarda che, dopo Bergamo, Pavia, Lodi e Lecco, si è conclusa con Cremona. Storica la vittoria a Sassuolo. Importanti le sconfitte alle province di Milano e Venezia. Insomma, analizzando meglio il quadro, direi che il centrodestra non è in declino, forse lo è il centrosinistra, che però non se ne accorge.

lunedì 22 giugno 2009

PERCHE' ESULTANO?


A volte, dinanzi ad alcune domande, si rimane senza risposta, senza una ragionevole spiegazione. E così sono rimasto dopo aver letto le dichiarazioni di Storace e Casini.

Mi chiedo perchè si debba "denigrare" chi era favorevole al referendum, chiedendo le spese per l'indizione dello stesso o definendolo "inutile": il referendum è un istituto democratico, sancito dalla nostra (tante volte lodata) Costituzione. E, fino a prova contraria, siamo ancora in un Paese democratico, in cui ciascuna opinione è libera di essere espressa e valutata pubblicamente.

Rimango profondamente deluso dal pessimo risultato del referendum, la cui affluenza si è fermata al 22-23%. Continuo a ritenere, tuttavia, che esso poteva servire da "grimaldello" per smuovere qualcosa, per ottenere una legge elettorale migliore.

F.C. RISTORANTE GIACOMINO PRONTA AL DEBUTTO



Finalmente, dopo un'ottima campagna acquisti e allenamenti regolari, la F.C. RISTORANTE GIACOMINO è pronta al debutto in occasione del 19° Memorial A. Traverso a Grondona (AL).

La compagine biancorossa, che annovera tra le sue fila molti giovani, ha ricevuto i complimenti dal presidente Luciano Bottazzi, il quale si è mostrato fiducioso, sicuro che la sua squadra, "abituata a vincere", andrà avanti con un solo motto: "vittorie".
I ragazzi, nelle scorse settimane, hanno disputato due amichevoli, nelle quali hanno potuto prendere confidenza tra loro e provare alcuni schemi. La prima uscita si è conclusa con una sconfitta, sebbene si sono viste buone cose, specie in difesa. La seconda amichevole, disputatasi ieri pomeriggio, è stata vinta dai biancorossi con una prova che fa ben sperare: i reparti si sono mostrati affiatati e sicuri, lo stato di forma, testato sotto un caldo umido, è ottimo.

L'appuntamento è per domani sera alle ore 22 presso il campo sportivo di Grondona per l'esordio contro la EPS.

Per seguire il percorso della
F.C. RISTORANTE GIACOMINO,
visitate il sito!

domenica 21 giugno 2009

TRA GOSSIP E (IN)SICUREZZA

Devo confessarvi, cari amici del blog, che ogni giorno di più rimango disgustato da quello che l'informazione riesce a propinarci. Ogni giorno, quando accendiamo la tv o sfogliamo un quotidiano, dobbiamo sempre temere che la maggior parte delle pagine delle cronache siano occupate dal gossip. So che esistono testate che si occupano solo di questo; mi chiedo perchè occupare tanto altro spazio anche su altri media. Fortunatamente, come dicevo ieri nel commento sul blog dell'amico Alessandro, abbiamo Internet che riesce a liberarci da questa noia mortale e ci permette di prestare attenzione ad altri eventi molto più importanti, come per esempio le proteste in Iran per una vera democrazia.
E questo tipo di considerazione va allargata a chiunque sia l'interessato, indipendentemente dalla posizione pubblica che occupa. E' chiaro a tutti, però, che esiste un problema di privacy e di sicurezza se chiunque sia in grado di intromettersi nella vita privata delle persone più in vista. E in effetti questa è anche l'opinione dell'ex tesoriere dei Ds, oggi parlamentare Pd, Ugo Sposetti, di cui vi riporto una parte del dialogo col direttore di Italia Oggi Franco Bechis, direttamente dal blog di quest'ultimo.

“Ho incontrato a cena ieri sera dei colleghi del Pdl”, spiegava Sposetti, “e ho chiesto loro se sono impazziti: volete preoccuparvi di garantire una volta per tutti la sicurezza del presidente del Consiglio? Ma non è un tema solo loro. Berlusconi è il presidente del Consiglio d’Italia, io ho rispetto per le istituzioni. Qui non è questione di vita privata o meno. Come è possibile in Sardegna o a Portofino fare cinquemila fotografie che ritraggono il premier e i suoi ospiti in casa? Certo, si è trattato di un flash. Ma come ci riesce un flash può arrivarci una pallottola. Che fa la sicurezza? E nessuno è preoccupato della gravità di quanto sta accadendo? E’ protetta così la residenza romana del premier? Chiunque può introdurvisi, scattare foto, effettuare registrazioni, farle circolare senza che nessuno sia in grado di impedirlo o di saperlo prima?”
Conclude il direttore Bechis che "non è un tema di donnine", bensì di "sicurezza delle istituzioni". E' questo, anche secondo me, il nodo cruciale che finora non è stato minimamente sfiorato da nessuno. Tutti sono stati impegnati ad usare strumentalmente, in vista delle elezioni, i fatti riguardanti il premier, senza neanche pensare che forse era in pericolo la sua sicurezza. Discorso che, ovviamente, può e deve essere esteso anche alle altre istituzioni della Repubblica, che devono avere garantiti alcuni diritti fondamentali.

mercoledì 17 giugno 2009

IL REFERENDUM ELETTORALE - 2^ PARTE


In questo post vorrei invece sottolinearvi alcuni controsensi o, se volete chiamarli col loro nome, esempi di ambiguità. Ricorderete tutti come alcuni partiti, e i loro leader in testa, non più tardi di due anni fa erano tra i più accesi fautori del referendum e raccoglievano firme tutti i giorni affinchè il referedum venisse indetto. Ma oggi, invece, possiamo notare che, con grande stupore, hanno cambiato totalmente idea, invitando addirittura a non andare a votare.

Per esempio, prima delle ultime elezioni europee e amministrative, da Varsavia, Berlusconi aveva annunciato il suo appoggio automatico al referendum. "Il referendum dà il premio di maggioranza al partito più forte. Vi sembra che io possa votare no? Va bene tutto, ma non si può pensare di essere masochisti". Ma poi, subito dopo le consultazioni che hanno visto un trionfo della Lega Nord, notoriamente contraria al referendum, il premier ha cambiato posizione. "Il presidente Berlusconi - recitava una nota di Palazzo Chigi - ha ritenuto di esplicitare che la riforma della legge elettorale debba essere conseguente alle riforme del bicameralismo perfetto auspicata da tutti e che, pertanto, non appare oggi opportuno un sostegno diretto al referendum del 21 giugno".

Sulla sponda opposta, il PD ufficialmente sostiene il referendum ma diversi suoi esponenti, alcuni di spicco, hanno espresso dubbi sull' opportunità di fornire all'avversario tanto regalo. Francesco Rutelli si schiera per il no: "Io credo che il bipartitismo consegnerebbe l’Italia al populismo della destra e quello che uscirebbe dal referendum sarebbe peggio di quello che abbiamo oggi" e arriva a definire "scriteriato" il referendum. Anche Luciano Violante, ex presidente della Camera ed esponente del Pd, esprime il suo dissenso: "il referendum non è contro la legge Calderoli, ma la rafforza: la vittoria del sì ne confermerebbe i tre caratteri principali: la sottrazione ai cittadini del potere di scegliere i parlamentari, il sistema proporzionale; il premio di maggioranza”.

E Di Pietro? Non possiamo dimenticarlo perchè lui è uno di quelli che aveva raccolto le firme. E ora per paura della "deriva autoritaria" di Berlusconi in caso di vittoria del sì, invita a votare no, rimangiandosi tutto. E disobbedendo il principio del referendum, che serve a modificare la legge elettorale e non a dare un giudizio sul premier. Ricorda simpaticamente Guzzetta che "prima di Di Pietro solo uno aveva raccolto delle firme votando poi "no": De Mita nel 1991". Ecco alcune dichiarazioni del leader Idv risalenti agli ultimi mesi.

  • "Se veramente vogliamo fare una cosa utile per il Paese evitiamo che Berlusconi si appropri anche del risultato referendario del 21 giugno".
  • "Nel merito del referendum, noi dell'Italia dei Valori crediamo che questa legge elettorale sia una coltellata alla democrazia, un omicidio della democrazia, per questo abbiamo creduto in buona fede che attivando il referendum si potesse e si dovesse imporre al Parlamento di fare la legge elettorale (...) In queste condizioni si finirebbe per dare a Berlusconi non un coltello per uccidere la democrazia, ma un mitra, un kalashnikov per distruggerla completamente e con essa anche la Costituzione".
  • "L'intento era quello di mettere sedute nelle aule parlamentari le forze politiche che, responsabilmente, avrebbero dovuto fare un'altra legge per ridare la possibilità ai cittadini di scegliersi i candidati e di mandare a casa quelli di cui non hanno più fiducia. Ma la prospettiva oggi è diversa: il quesito refendario non viene concepito come grimaldello per modificare una legge ingiusta e assurda, ma come occasione per cristallizzare iniquità e dare Potere Assoluto a Berlusconi".

Questo serve a farvi rendere conto di quanto passeggere siano molte posizioni politiche, mutanti col passare delle stagioni. Purtroppo.

P.S. Leggo adesso, alle 19 del 17 giugno, da www.corriere.it un flash.

ROMA - Il presidente del Consiglio ha annunciato in un'intervista all'emittente 'Teleuniverso Frosinone' che, pur non partecipando alla campagna, votera' si' al referendum elettorale. Silvio Berlusconi ha anche sferrato un attacco all'Udc definendo il partito "un'unione di clientele che disdice tutto cio' che l'Udc ha fatto per 15 anni". (Agr)

Per maggiori informazioni,
consultate il sito:


http://www.referendumelettorale.org

IL REFERENDUM ELETTORALE - 1^ PARTE

Finalmente, a distanza di un anno circa dalla data prevista, domenica 21 e lunedì 22 giugno si vota per il referendum elettorale. Il quale si propone di cambiare alcuni aspetti, quelli più deteriori, della legge Calderoli, definita dal suo stesso ideatore una "porcata". E direi che non ha sbagliato molto, anzi forse ha colto in pieno. E' inutile voler giudicare questa legge alla luce dell'attuale panorama politico perchè le falle della stessa permangono; e, se oggi sembrano tappate, domani potrebbero non tenere più e dare luogo a una nuova emorragia di pessimi comportamenti politici.
Ecco perchè, coerentemente con quanto fatto due anni fa quando ho deposto la mia firma per chiedere che venisse indetto il referendum, voterò SI' per tutti e tre i quesiti. E vi spiegherò il perchè.

Innanzitutto vi riassumo in breve il contenuto del referendum, di cui trovate maggiori informazioni sul sito del Comitato promotore.
I primi due quesiti, validi l'uno per la Camera dei deputati e l'altro per il Senato della Repubblica, chiedono di spostare il premio di maggioranza dalla coalizione al partito che ha preso più voti. "Se vincono i sì, scompariranno le coalizioni di partiti e si eviterà che questi si uniscano il giorno delle elezioni e si dividano subito dopo imponendo veti, mediazioni e verifiche continue a maggioranza e governo. Si realizzerà anche in Italia il bipartitismo, così come negli Usa, in Inghilterra, in Francia e in Spagna. Senza coalizioni, la soglia di accesso a Camera (4%) e Senato (8%) diventerà uguale per tutti".
Il terzo quesito riguarda il (mal)costume delle candidature multiple. "Se vincono i sì, sarà vietato candidarsi in più di un collegio e scomparirà la pratica abusata di presentare ovunque candidati “acchiappa-voti” (normalmente i leader di partito)".
Come ben capite, con le modifiche che si realizzeranno in caso di vittoria del sì, non si arriverà ad una legge elettorale perfetta (non è compito del referendum, bensì dei politici), ma si cambieranno alcuni aspetti esecrabili.

Tuttavia, da parte dei contrari, tante sono state le critiche. Che però non sussistono, a mio parere.
Riguardo i primi due quesiti elettorali, che spostano il premio di maggioranza al partito che prende più voti, la critica più frequente riguarda l'attribuzione del 55% dei seggi anche ad un partito che ha raggiunto il 30% dei voti. Questo, però, può verificarsi anche nei siste­mi maggioritari in quanto nulla vieta che un partito ottenga la maggioranza dei collegi e quindi dei seggi anche se a livello nazionale prende un numero di voti limi­tato. "In un sistema maggioritario ciò può accade­re se nei collegi sono presenti molti partiti. Più in generale, nei sistemi maggioritari, è quasi sempre la minoranza elettorale più forte che si aggiudica la maggioranza dei seggi."
Inoltre è vero che alle ultime elezioni la frammentazione partitica è stata drasticamente ridotta; ma questo è successo semplicemente per una decisione politica, quella di Walter Veltroni, di puntare sul Pd, un "parti­to a vocazione maggioritaria" (costringendo anche il centrodestra a presentarsi con il Pdl). Vocazione maggioritaria che, constatiamo tutti i giorni, è andata via via svanendo, tanto più dopo le dimissioni di Veltroni da segretario. E quindi si può plausibilmente pensare che alle prossime consultazioni si tornerà alla tradiziona­le politica delle alleanze , non solo a sinistra, ma anche a destra.

Un'altra critica, sostenuta da un esperto come Giovanni Sartori, è legata alle cosiddette liste-arlecchino, formate da tanti partitini che si uniscono in vista delle elezioni e si dividono il giorno dopo. Cui in verità, come ha fatto Angelo Panebianco, bisogna dar ragione. Anche se è bene considerare che "la loro libertà d'azione dopo il voto verreb­be compromessa. Una cosa, per un piccolo parti­to, è disporre di un proprio simbolo e di autono­mo finanziamento pubblico. Una cosa completa­mente diversa è rinunciare al simbolo (e, con es­so, a un rapporto diretto, non mediato, col pro­prio elettorato) e dover per giunta fare i conti, per la spartizione dei finanziamenti, con il grup­po dirigente del grande partito a cui ci si è aggre­gati. Non credo che, dopo le elezioni, quei picco­li partiti disporrebbero ancora di molta libertà d'azione." Alla luce di queste considerazioni si possono spiegare gli attuali comportamenti di Lega e Idv di opposizione totale al referendum.

La critica principale afferma che, alla luce dell'odierno scenario politico, il referendum appare inutile. E invece io ritengo che, proprio perchè i partiti ne parlano poco, è bene far loro tenere a mente che bisogna modificare una pessima legge elettorale. E il referendum è un buon aiuto. Perchè non si può giudicare ogni decisione politica pensando a quanto beneficio ne avrà Berlusconi. Egli, per limiti anagrafici, dovrà lasciare a breve l'agone politico e noi ci ritroveremo con una legge elettorale che ogni giorno non esitiamo a definire una "porcata". E quindi vale la pena iniziare a cambiarla con le modifiche proposte dal Comitato promotore di Segni e Guzzetta, auspicando una maggiore attenzione dei politici alla luce del positivo - ce lo auguriamo vivamente - risultato.

Per maggiori informazioni,
consultate il sito:


http://www.referendumelettorale.org

martedì 16 giugno 2009

ESORDIO DELL'ITALIA NELLA CONFEDERATIONS CUP


E anche l'Italia, dopo Spagna e Brasile, ha iniziato la Confederations Cup, torneo calcistico organizzato dalla FIFA, con cadenza quadriennale nell'anno che precede la Coppa del Mondo e giocato nella nazione ospitante il torneo mondiale; vi prendono parte le Nazionali vincitrici di ciascuna delle sei competizioni di confederazione insieme alla squadra vincitrice della Coppa del Mondo e alla nazione ospitante, per un totale di 8 squadre partecipanti.

Finora la squadra che ha più impressionato è la Spagna, campione d'Europa: non è certo una novità, ricordiamo dagli Europei il livello del suo gioco, non ci dimentichiamo del Barcellona campione d'Europa, che fornisce alla nazionale spagnola alcuni gioielli. Insomma, direi che appare la favorita. Mentre non sono così stellari nè il Brasile, nè l'Italia. Il primo ha faticato ieri contro l'Egitto in una partita sulla carta facile, recuperando solo con un rigore del neomadridista Kakà nel recupero. E anche la nostra Nazionale non ha disputato una gara facile.

Partita inizialmente molto piacevole, con numerosi scambi palla a terra e un'ottima circolazione di palla, grazie a Pirlo e De Rossi. Alcune occasioni da rete non sfruttate. Poi un rigore concesso troppo facilmente da Giorgione Chiellini. Un po' di sofferenza, con gli statunitensi che per almeno due volte prima del rigore sono andati vicino al vantaggio e così pure dopo il penalty. Secondo tempo totalmente diverso: più brio e più grinta in campo, anche con l'entrata in campo di Giuseppe Rossi, mattatore della serata. Suo il pareggio con una perla da tre quarti. Mentre De Rossi firma il raddoppio con una sassata da fuori area. Ritroviamo lo sprint giusto per portare a casa la vittoria. E un Pirlo super, presente dappertutto e capace di pennellare palloni al millimetro, serve un tutto solo Rossi a centro area che insacca per il definitivo 3 a 1.
Come dicevo, non è stata una partita facile: visti gli elementi in campo, non dovevamo faticare così tanto. Ed è forse questa la lacuna maggiore della nostra Nazionale, spesso costretta a rimontare per alcuni cali di tensione. Spendendo troppe energie per risalire la china. Anche se, come ha rimarcato Lippi, la cosa di cui possiamo rallegrarci è il profondo spirito di gruppo e di fratellanza che unisce tutti e che ci aiuta a combattere fino all'ultimo secondo.


lunedì 15 giugno 2009

E D'ALEMA TORNA A FARSI SENTIRE

A distanza di tempo, Massimo D'Alema irrompe, con un'intervista a Lucia Annunziata a In mezz'ora, nell'agone politico caldo, scagliando alcune frecce. Anzi, mette sull'avviso tutti riguardo possibili "scosse", momenti di difficoltà che si abbatteranno sul governo.

E' evidente che il compito di D'Alema è quello di drammatizzare per ridare forza a un Pd in crisi. Però non c'è nulla di tristemente drammatico nel fatto che la Lega abbia raggiunto un ottimo risultato alle elezioni europee ed amministrative. Nessuna scossa in vista, si tranquillizzino D'Alema e compagni, possono stare serenamente all'opposizione ancora per un po'. Perchè mi pare che questo allarmismo, in realtà, nasconda la debolezza e lo smarrimento del Pd, pronto a raccogliere qualsiasi piccola discussione per dipingere scenari apocalittici. Niente di tutto questo. Anzi, questi sono forse i complotti antigovernativi, che Berlusconi, probabilmente esagerando con le parole, ha evocato: ogni frase può essere strumentalizzata e piegata al proprio fine.
Tuttavia, nonostante le critiche, il centrosinistra in toto sembra non essersi rassegnato alla realtà, che ha mostrato come il centrodestra nutra ancora grandi simpatie presso l'elettorato italiano. Ma tutto lo scetticismo e la contestazione del Pd, come ricorda oggi sul Corriere della Sera un notista politico del calibro di Massimo Franco, "prescinde dal proprio identikit, dai contorni sempre più controversi e minoritari"; il Pd critica i limiti del governo, certamente presenti, "raffigura un Berlusconi minacciato dalle trame del suo centrodestra. Ma non riesce a riempire il proprio vuoto di leadership e di proposte". E questo è l'aspetto peggiore: un partito uscito con le ossa rotte dalle ultime consultazioni elettorali vuol fare la voce grossa nei confronti di una compagine governativa uscita, al contrario, rafforzata. Tanto più in un momento topico come questo, quando i vari leader stanno lanciando le proprie candidature per la segreteria, da eleggere ad ottobre al congresso: è questo il momento per far sentire le proprie buone ragioni per meritarsi il posto di leader del Pd.
Senza conoscere quale sarà il prossimo segretario del Pd, D'Alema parla di Berlusconi come "leader dimezzato", ostaggio di Bossi. E soprattutto è molto singolare che proponga il "modello Puglia" come esempio di schieramento alternativo: uno dei soliti cartelli elettorali cari alla sinistra, che raggruppano tutto e il contrario di tutto, purchè si riesca a vincere; governare bene e a lungo non è importante, basta vincere. Ecco, secondo me l'idea ha "qualcosa di passatista", non certo di vincente. Non è bastata l'ultima esperienza del governo Prodi II?
Concludo citando ancora Franco, la cui analisi precisa e intelligente mi ha trovato molto d'accordo. "Per paradosso, gridando al complotto Berlusconi non ha tanto rivelato i propri incubi, ma i sogni proibiti dell'opposizione". Speriamo che D'Alema consigli meglio i suoi in modo tale da poter avere un nuovo segretario Pd all'altezza del compito.

mercoledì 10 giugno 2009

DUE PENSIERI SULLE ELEZIONI

Voglio scrivere solo pochi pensieri sulle elezioni appena passate, dato che tante parole si sono già spese e quindi non voglio annoiarvi.
Ho preso atto di una netta avanzata del centrodestra in tutta Europa, a scapito di molti partiti progressisti che - vedi Francia, Germania o Spagna - si sono trovati a rimediare risultati molto magri, penso inaspettati alla vigilia delle consultazioni. E lo stesso è successo in Italia, su cui vorrei focalizzare la mia attenzione.
Anche da noi il centrodestra ha ottenuto risultati importanti, grazie, molto spesso, al traino della Lega Nord, che, al pari dell'Idv e dell'Udc, è apparso un partito in salute, capace di attirare consensi. Discorso diverso per i due più grandi, entrambi penalizzati dall'astensionismo (66,46% è la percentuale dei votanti), sebbene con risultati diversi. Nel senso che il Pdl ha, bene o male, mantenuto i consensi delle elezioni politiche del 2008, avendo perso poco più di 2 punti percentuali; mentre il Pd ha subito un maggior calo di consensi, perdendo il 7%. Se è ben vero che le due consultazioni non sono del tutto sovrapponibili, esse sono buoni sensori degli umori del Paese. E stanno a dimostrare che il Pd è ancora in crisi: riflettendo con un amico, notavo che è dal 2006 che il centrosinistra, di cui il Pd è il maggior rappresentante, non riesce a proporsi come alternativa credibile agli occhi degli elettori. Il governo Prodi è durato poco meno di due anni, poi in fretta e furia si è formato il Pd, quindi Veltroni pochi mesi dopo è stato costretto a dimettersi e ora Franceschini sta cercando di mandare avanti la baracca, almeno fino ad ottobre, quando le primarie incoroneranno il nuovo segretario. E questa crisi penso sia figlia di una mancanza di serie riflessioni sulle sconfitte elettorali: ho sempre sentito i vari politici di spicco del centrosinistra minimizzare le sconfitte, cercare i pochi lati positivi e ignorare i problemi che avevano determinato le débâcles. Senza tenere in conto i possibili cambiamenti da apportare alla linea politica.

Spero quindi che il nuovo segretario del Pd sia capace di prendere in mano il partito, guardarlo al microscopio e trovare le cose che non vanno. Il nome di Bersani che circola da molto tempo ritengo sia quello giusto: serve una persona concreta - e lui da buon emiliano lo è - , una persona che conosce come si porta avanti un partito, una persona che coaguli tutte le componenti del partito dietro di sè e dica loro, con la giusta tensione, che o si segue lui o si va a casa. Ma questo è al di là da venire, se ne riparlerà tra qualche mese.

Per quanto riguarda le elezioni, saremo ancora chiamati alle urne per i ballottaggi il 20 e il 21 giugno; nello stesso weekend si voterà anche del referendum elettorale, cui dedicherò un altro post.

Concludo facendo i complimenti all'amico Lorenzo Vigo, che, con i Giovani per Casteggio, di cui vi avevo parlato in un precedente post, ha ottenuto uno strepitoso successo a Casteggio (PV), centrando l'obiettivo di essere il primo degli eletti con 219 preferenze. SEI STATO GRANDISSIMO! L'elezione è il meritato regalo per gli sforzi e i sacrifici profusi nel corso degli ultimi anni e della recente campagna elettorale, durante la quale ha saputo intercettare molti consensi parlando al cuore della gente, parlando delle cose concrete di cui ha bisogno Casteggio per tornare a rioccupare il posto che le compete. Per maggiori informazioni visitate il sito dei Giovani per Casteggio.

domenica 7 giugno 2009

FINALMENTE SI VOTA!

Finalmente ieri alle 15 si sono aperte le votazioni. Dico "finalmente" perché non se ne poteva quasi più di questa campagna elettorale, una tra le peggiori degli ultimi anni, incentrata su "temi" futili, di scarso interesse per gli elettori. E devo dire che sono rimasto sinceramente allibito dalla campagna tutta antiberlusconiana della sinistra in toto: se c'era da aspettarselo da Di Pietro e dalla sinistra radicale, sono rimasto sorpreso, invece, da Franceschini. Perché - forse ancora non è chiaro, anzi sicuramente non lo è - una campagna contro Berlusconi è manna dal cielo per l'attuale premier, paga poco o nulla a un partito come il Pd che, a queste elezioni, viene messo alla prova dopo i fatti degli ultimi mesi. Eppure, è sembrato più facile affidarsi al solito e stanco refrain del "mostro Berlusconi". Ma temo che da lunedì il Pd ne pagherà le care conseguenze...

Oltre a ciò, sono rimasto proprio deluso dal fatto che quasi tutta la campagna elettorale si è combattuta a suon di veline, festini, insulti e cattivo gusto. Mi è sembrato proprio che il decoro, lo stile e la misura siano stati dimenticati: una campagna elettorale in cui la sobrietà è stata la grande assente. E ho trovato francamente strano che alcuni si siano lamentati della mancanza di sobrietà. Perchè non c'è niente di sobrio nella nostra vita di tutti i giorni: dalla pancia scoperta con l'ombelico in vista alla trovata pannelliana della stella ebraica sul bavero della giacca, dalle pubblicità con donne seminude alle veline, dai titoli a effetto dei giornali ad alcuni programmi televisivi.

E allora mi chiedo, essendo abbastanza d'accordo con Galli della Loggia, perchè enfatizzare tanto la vicenda "Berlusconi-veline"- artificiosamente creata e tenuta sulla breccia per tutta la campana elettorale. Egli forse, al di là del suo egocentrismo e "comportamento pubblico straripante", rappresenta una parte, secondo me non troppo piccola, dell'evoluzione generale della società di oggi. Anche se ritengo che, in questo caso, si sia superata l'asticella: ci si è intromessi nella vita privata di una persona, di cui si possono non condividere i costumi ma di cui bisogna rispettare l'intimità. Perchè se si ritiene che uno incarni la volgarità, non è certamente intelligente assecondarlo e al contempo criticarlo; converrebbe, invece, tenere un profilo più alto, ignorando argomenti futili.

lunedì 1 giugno 2009

A PROPOSITO DI ELEZIONI EUROPEE

Tutti sappiamo che il prossimo fine settimana siamo chiamati alle urne sia per le elezioni amministrative sia - direi soprattutto - per le elezioni europee. Anche se queste ultime, in generale, godono di meno credito rispetto a quelle locali per vari e complicati motivi che non sto qui a spiegarvi.

Ma, nonostante anch'io fossi piuttosto scettico dinanzi al voto europeo, questa volta ho avuto maggiori rassicurazioni. O, meglio, più dati di fatto sui quali ragionare e meditare le conseguenti scelte elettorali.
E questo grazie all'on. Mario Mauro, attuale vice-presidente del Parlamento europeo, il quale, in un intervento di circa venti minuti a Casteggio (PV), è riuscito a riassumere perchè è importante votare e farlo coscientemente per l'Europa. Perchè essa, ha ricordato, entra nella vita di tutti i giorni, dal momento che più dell'80% della legislazione nazionale recepisce indirizzi presi in sede comunitaria.

Ascoltate l'on. Mauro in questi due video e forse avrete un'opinione più chiara e netta del perchè sia importante scegliere e scegliere bene i nostri parlamentari europei.




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