giovedì 25 giugno 2009

SITUAZIONE QUASI COMICA

In questi giorni, passate le consultazioni elettorali, ho provato a ragionare tra me e me a mente fredda per poter analizzare lo scenario politico attuale. E non riesco a non definire comica la situazione attuale. Parlo del Pd, ovviamente. Dove impazza la felicità per aver limitato il centrodestra, ormai avviato al declino.
Pensando di vivere in un mondo parallelo, ho cominciato a guardarmi intorno e a leggere. Ma, se anche un personaggio come Luca Ricolfi sottolinea la batosta per la sinistra, allora non è fantascienza: ho visto bene, i miei pensieri erano giusti, non stavo blaterando a caso.

Già nel precedente post, avevo sottolineato come il Pd ha nettamente perso e non c'è stato nessun calo della destra, semmai un avanzamento. Ecco, a tal proposito, cosa diceva Luca Ricolfi su La Stampa.

Allora vediamole le cifre di questo declino della destra. Per ora il quadro è completo solo per le 62 Province e i 30 Comuni capoluogo (più lunga e complessa l’analisi dei risultati dei Comuni minori). Per capire dove tira il vento della politica c’è un sistema molto semplice: contare in quanti casi c’è stato un cambiamento di colore politico, e confrontare il numero di amministrazioni conquistate dai due schieramenti, ossia i passaggi da destra a sinistra e viceversa. Ebbene l’esito non potrebbe essere più chiaro: su 32 amministrazioni che hanno cambiato colore non ve n’è neanche una che sia passata da destra a sinistra, perché tutte - ossia 32 su 32 - sono passate da sinistra a destra. Né si può dire che esista un’area del paese in cui la sinistra abbia tenuto: al Nord la destra ha conquistato 11 Province e 5 Comuni, nelle «regioni rosse» ha conquistato 2 Province e 1 Comune, nel Centro-Sud (dal Lazio alla Sicilia) ha conquistato 10 Province e 3 Comuni. Il risultato è che ora il centro-destra, tradizionalmente forte nelle elezioni politiche e debole in quelle amministrative, governa oltre il 50% delle Province e dei Comuni capoluogo in cui si è votato, mentre prima ne governava meno del 16%. Simmetricamente, il centrosinistra scende dall’84% al 48% e oggi governa in meno della metà delle realtà in cui si è votato.

E ho anche pensato, condividendo il pensiero con Ricolfi, che il problema del Pd è molto serio. Perchè, se ora che Berlusconi e la sua compagine potevano apparire in crisi per le note vicende di cui tutti, bene o male, sanno, cosa sarebbe successo se nulla di quella spazzatura ci fosse stato? Dobbiamo poi tenere presente che il turbo della Lega, che si era fatto sentire al primo turno, stavolta, complice il referendum "micropartiticida", è mancato. E allora per Franceschini e compagni non sarà meglio, come non mi stancherò mai di ripetere, imparare dalle sconfitte, meditandoci sopra e comprendendo dove si è sbagliato? Così come dice Luca Ricolfi al termine della sua analisi.

Se il centrosinistra ha perso, e perso così sonoramente, nonostante l’avversario fosse in un momento di difficoltà, quel che viene da chiedersi non è se sia iniziato il declino del centrodestra ma, tutto all’opposto, se stia continuando quello del centrosinistra. La mia impressione è che la risposta sia affermativa, e che gli anni che abbiamo davanti saranno molto duri per il partito di Franceschini. Duri perché è possibile che, a differenza di quanto avvenne nella legislatura 2001-2006, le tornate amministrative intermedie (a partire dalle Regionali dell’anno prossimo) riservino amare sorprese a un partito che ha nel controllo delle amministrazioni locali una delle sue ragioni di esistenza. Duri perché d’ora in poi il partito di Franceschini dovrà convincere gli italiani non solo a preferirlo al Pdl, ma a preferirlo abbastanza da indurli a recarsi alle urne, visto che il «non voto per scelta» sta diventando un’opzione seria per molti cittadini stanchi di questa politica. E duri, infine, perché sarà difficile che qualcosa cambi davvero a sinistra se il Pd e i suoi mezzi di informazione conserveranno la più tenace fra le eredità dello stalinismo: l’indifferenza ai fatti, la mirabile capacità di capovolgere i crudi dati della realtà.

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