sabato 7 aprile 2012

IL SENATÙR SI DIMETTE: FINE DI UN'EPOCA

La notizia di Umberto Bossi che lascia le redini del partito che ha fondato ovvero la Lega Nord ha creato stupore ed incredulità generalizzate, prima di tutto tra i militanti leghisti, quelle camicie verdi veraci ed attaccate al partito, che popolavano i prati di Pontida e celebravano il leader durante il mito dell'ampolla.
Bossi è stato affondato dai soldi mal gestiti da parte di un tesoriere, il genovese Francesco Belsito, nato buttafuori da discoteca, animatore e spacciatore di focaccine e salito fino a divenire portaborse di Biondi e poi sottosegretario alla Semplificazione: una carriera che parla da sola e spiega la malagestione delle finanze leghiste, nella cui attività un ruolo altrettanto importante ha avuto Nadia Dagrada, segretaria amministrativa della Lega Nord. Insomma, a volerla dir tutta, la Lega Nord, nata per lottare contro i ladroni di Roma, è diventata ladrona come loro. "“Finché non rubo io nella Lega, non ruba nessuno”. Di certo non si è ricordato questa sua frase del 1989, Umberto Bossi, quando (...) ha rassegnato le sue dimissioni." Il meccanismo si è inceppato, sicuramente qualcosa che non ha funzionato c'è stato. La Lega, dal principio, ha mostrato di essere l'unico partito vero della Seconda Repubblica, capace di lottare e mordere le caviglie ed intercettare gli umori e le problematiche dei ceti produttivi del Nord. Poi, appena passata sotto il Po e raggiunto Roma, dagli scranni parlamentari la lotta ha finito per dover fare i conti con il governo, gli slogan coloriti si sono confrontati con la gestione della cosa pubblica, i soldi hanno fatto gola a tutti al punto che a Roma la Lega ha messo le tende e non è più tornata indietro.

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