martedì 3 maggio 2011

LA BRISCOLA IN CINQUE


La briscola in cinque

Marco Malvaldi


Sellerio editore Palermo

€ 10

Pineta, immaginario paese della costa toscana circostante Livorno, ormai elevato a rango di "località balneare di moda". Il BarLume e il suo "barrista" Massimo sono il centro del paese e accolgono i vecchi pensionati e i turisti scalmanati per l'aperitivo. L'omicidio di Alina Costa, in una notte d'agosto, scuote il paese e lo "costringe" a seguire spasmodicamente la vicenda: il BarLume diventa una sede distaccata del commissariato di polizia e il "pool d'indagine" è costituito da Ampelio, Gino, Aldo e Pilade, quattro pensionati, abituali frequentatori del locale, nel quale passano interminabili ore a giocare a briscola, magari in cinque quando si aggrega anche Massimo. L'omicidio ha un retroterra di sesso e droga, visto che la giovane vittima, viziata di buona famiglia, teneva ad avere una condotta alquanto licenziosa. I sospetti iniziali ricadono su due giovani che sono nel giro delle discoteche: Bruno, con cui Alina avrebbe dovuto avere un appuntamento la sera della sua morte, e Pigi, il buttafuori dell'Ara Panic. "Per amor di maldicenza e per ammazzare il tempo", sul delitto cominciano a confrontarsi, discutere, talora litigare ed infine indagare il gruppo di pensionati del BarLume e il "barrista": gli indizi iniziali, messi uno dietro l'altro, sembrano condurre verso Pigi. Fino a quando, una sera, durante una partita di briscola, dopo aver bluffato troppo per via del gioco, a Massimo si accende la lampadina per inseguire la verità: uno sgabello del bar, proprio quello sgabello, e i calzari da medico indossati dalla vittima al momento del ritrovamento gli fanno balenare nella mente che l'omicida può essere un insospettabile, come il dottor Walter Carli, il medico legale che nutriva molte simpatie, probabilmente ricambiate, per Alina fino al momento in cui ha scoperto che la giovane era incinta, ma non certamente di lui che aveva subito tempo addietro una vasectomia. E quindi, decide di eliminare fisicamente la sua fiamma e legalmente Bruno, colui che aveva rovinato l'idillio. La messinscena è quasi tutta perfetta, ma non reggerà per molto.
"Un giallo in toscanaccio", una brutta storia ambientata in una provincia che si mostra ricca e civile, ma sopravvive testardamente all'invasione del consumismo turistico. Quella di Malvaldi è una scrittura molto efficace, pulita e corretta, capace di rendere la naturalezza dei dialoghi dei protagonisti, specie quelli dei pensionati: non manca, in nessuno di essi, di registrare le parole così come sono dette nel dialetto o nella cadenza toscane, il vernacolo è una presenza costante. Sapiente la descrizione di ogni personaggio, con il suo bagaglio fisico e psicologico che affascina il lettore e permette di studiarlo. Chiuso il libro, sembra di conoscere Massimo e il gruppo di pensionati del BarLume, di immaginarsi i loro dialoghi, di vedere il lento scorrere della vita di Pineta, quasi come se si fosse catapultati tra loro. Un assaggio di toscanità e di brividi, abilmente mescolati e pronti a riemergere ad ogni pagina.

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