giovedì 30 settembre 2010

IL FEDERALISMO FISCALE


Il federalismo fiscale

Gianluigi Bizioli


Rubbettino

€ 9

Quante volte abbiamo sentito nominare il federalismo fiscale? E quante volte ci siamo chiesti cosa voglia dire? O magari abbiamo capito il senso generale dell'espressione, tenendo fede a quanto il politico di turno ci dice a tal proposito. In realtà, non conosciamo il senso vero dell'espressione, non ne conosciamo l'essenza, né l'effettivo funzionamento. Ecco che allora Il federalismo fiscale, di Gianluigi Bizioli, può fare al caso nostro: un libro agile, scritto in maniera chiara, che in meno di cento pagine riesce a condensare i concetti fondamentali che stanno alla base del federalismo fiscale.


martedì 28 settembre 2010

E SE LA CASA NON CE L'HAI?

Pubblico qui sotto l'articolo scritto per UAU di settembre, in cui racconto le peripezie degli studenti che cercano casa... e non sempre la trovano.

Chi ha una casa ha un tesoro, verrebbe da dire, a giudicare dal dato largamente noto, secondo cui i due terzi degli italiani ne possiede una di proprietà: l'italiano medio, nel momento in cui ha del denaro da investire, non ha esitazioni e lo fa fruttare nel mattone, mettendolo al sicuro nell'acquisto di un immobile. Accanto a questo genere di italiano, non possiamo dimenticarci di coloro che annualmente cercano un tetto per motivi di studio e sono tanti. Come dimenticarsi poi della marea di studenti che ogni anno arrivano a Pavia, cittadina universitaria per antonomasia, e si trovano disorientati alla ricerca di una camera dove poter dormire, provenendo spesso da lontano? La sensazione di spaesamento può essere fotografata alla perfezione con il colpo d'occhio che in settembre si ha dinanzi alla bacheca per gli annunci all'ingresso dell'università: assiepati in piccoli gruppi, i ragazzi sollevano fogli e prendono appunti riguardo possibili soluzioni d'alloggio, prestando attenzione alle richieste dei locatari, non solo in termini di prezzi, ma anche di composizione degli inquilini; nel mentre, ragionano sulle possibili soluzioni di sistemazione e tengono dinanzi una cartina di Pavia spiegazzata per capire se la nuova abitazione potrà essere funzionale o meno. Poi arriva il momento di contattare i proprietari delle case per visionarle e qui viene il bello: si possono trascorrere dei pomeriggi veramente avventurosi, passando dalla visita di seminterrati in cui la luce arriva solo da piccole finestre come in un carcere, a quella di appartamenti un po' scalcinati, ma comunque accettabili, fino a case che somigliano a piccole regge e che ci si meraviglia vengano concesse a studenti; la cosa più curiosa e che più fa discutere sono spesso i prezzi in relazione al tipo di casa, considerati in alcuni casi molto vantaggiosi, in altri spropositati e del tutto ingiustificati. A questo punto, la decisione dovrà essere vagliata in presenza degli altri coinquilini, se si decide di stare in gruppo, o in compagnia dei propri genitori, se si sceglie il monolocale, per poi poter comunicare la scelta. Dopo la (più o meno) difficile decisione, viene la fase in cui si deve stipulare il contratto, talora con non pochi problemi: è capitato a tutti di ricevere l'offerta di pagare un canone d'affitto più basso rispetto al prezzo ufficiale, a patto di non stendere alcun contratto; se la tentazione in un primo tempo è quella di accettare l'invitante proposta, vale sempre la pena di meditare su un gesto simile per evitarsi problemi nel futuro. Terminata la burocrazia, finalmente si entra in casa, ma le pratiche non sono ancora finite: tocca allacciare le utenze di elettricità e gas per evitare di restare al buio e al freddo durante l'inverno o di privarsi di una bella doccia calda nel gelato inverno pavese; si inizia così una “Babele” che sfianca, fa accorgere come funzioni male il settore pubblico in questione e quanto la legge sia foriera di inutili perdite di tempo. E poi, finalmente, comincia una nuova avventura, si devono fare i conti con la vita in solitaria, dove le comodità assicurate da mamma vengono meno o perlomeno sono ridotte al minimo: si ha uno scrollone di una certa intensità, uno schiaffone in pieno volto che ti fa risvegliare e che in fondo, a distanza di anni e col senno di poi, ringrazi di aver preso ché forse ti è servito ad uscire dal guscio e crescere. Ah, com'è difficile e quant'è bella la vita da studente!

venerdì 24 settembre 2010

IL BANDITO E IL CAMPIONE


Il bandito e il campione. La vera storia di Costante Girardengo e Sante Pollastro

Marco Ventura


Il Saggiatore Tascabil
i

€ 10

Immaginate le strade polverose dei primi anni del '900, affollate da poche auto e da molte biciclette e tra queste cercate di scorgere, tra le bici da passeggio - le più comuni -, una "macchina" guidata da un Omin, un campione, anzi un Campionissimo. Potrebbe essere la fotografia fedele di una giornata di inizio '900, quando Costante Girardengo da Novi Ligure si allenava sulle strade di casa per raggiungere i risultati che lo hanno consacrato come uno dei più forti ciclisti di tutti i tempi. Professionista per ventiquattro anni, dal 1912 al 1936, campione d'Italia per nove volte (record ancora imbattuto), vincitore per sei volte della Milano-Sanremo - la sua corsa preferita -, per due volte del giro d'Italia e per tre volte del giro di Lombardia, vincitore del Grand Prix Wolber (antesignano del Campionato del Mondo) nel 1924 dinanzi a llo storico avversario Pélissier e argento nel 1927 al primo Campionato del Mondo, Costante è stato uno sportivo modello, sia per i successi nella vita sportiva sia per l'integrità morale che lo ha sempre contraddistinto. Incrocia sulla sua strada un compaesano diventato pure lui famoso ma per tutt'altri meriti: il bandito Sante Pollastro. Anche lui novese, nativo del Borgo delle Lavandaie, il quartiere vicino alla stazione che ricorda il Bronx per il tasso di criminalità e di povertà, anche lui innamorato della bicicletta: prova l'esperienza delle gare, ma non ha la stoffa e allora decide di usare la bicicletta per compiere ruberie. Inizia con furti in villa e poi affina progressivamente la tecnica fino a quando il 14 luglio 1922 passa al primo fatto di sangue: l'agguato al cassiere Casalegno poco fuori Novi per rubare l'incasso della Banca Agricola di Tortona. Da qui iniziano le peripezie di Pollastro, che si dà alla macchia per sfuggire alla cattura delle forze dell'ordine, girando il Nord Italia e la Francia alla ricerca di un posto sicuro. Nel 1925, al Vélodrome d'Hiver dove Girardengo corre una Sei giorni, avviene l'incontro tra il campione e il bandito, incontro che Pollastro serberà per sempre con grande gelosia: è sempre stato un grande fan del Campionissimo e finalmente ha avuto l'occasione di incontrarlo dal vivo e di parlarci, nonostante il rischio di farsi scoprire dalle forze dell'ordine che sono sempre sulle sue tracce.


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