venerdì 29 aprile 2011

VIVA L'ITALIA!, NONOSTANTE TUTTO




VIVA L'ITALIA!
Risorgimento e Resistenza: perché dobbiamo
essere orgogliosi della nostra nazione

Aldo Cazzullo

Mondadori

€ 18,50

Aveva iniziato con Outlet Italia e continuato con L'Italia de noantri: Aldo Cazzullo prosegue il suo lavoro di fine indagatore del nostro Paese con quest'ultimo libro, nel quale decide di risalire i tornanti della storia recente per ricercare il filo rosso che ci tiene insieme e ci ha permesso di arrivare a celebrare il 150° anniversario dell'Unità d'Italia.
"Viva l'Italia!" è per molti un grido scherzoso, per nulla paragonabile al solenne "Vive la France!", molto meno noto e orecchiabile di "Forza Italia!", grido sportivo e successivamente divenuto nome di un partito politico. "Viva l'Italia!" è il titolo di una canzone che Francesco De Gregori ha dedicato al nostro Paese, ricordando i chiaroscuri che si nascondono nella nostra terra e nella nostra vita quotidiana. Sotto la spinta di questo grido d'incitazione, Aldo Cazzullo decide di analizzare Risorgimento e Resistenza in quanto momenti di snodo della nostra storia recente per restituire loro il valore che ad essi spetta, rimarcandone gli aspetti più importanti e talora dimenticati o del tutto ignorati.
Partendo dal Risorgimento, Cazzullo annota che esso "è considerato roba di liberali: quattro gatti, appunto." Tante le denigrazioni subite dai padri della patria: il Risorgimento non piace ai leghisti che lavorano per la disunità d'Italia, non piace ai comunisti per il suo carattere conservatore, non piace ai cattolici visto che il Papa ha dovuto soccombere sotto le cannonate degli zuavi francesi il 20 settembre 1870. Cazzullo non si illude che il 150° anniversario dell'Unità d'Italia possa cambiare le cose, semmai peggiorarle: le ricorrenze suscitano noia e disinteresse, sebbene non è superfluo ricordarne il significato, visto che "il Risorgimento coincide per l'Italia con la fine dell'Antico Regime, delle monarchie assolute, delle servitù feudali, del foro ecclesiastico, e l'inizio della lenta espansione delle libertà borghesi, della democrazia rappresentativa, dei diritti civili." Il Risorgimento è la storia del re arci-italiano Vittorio Emanuele II, di Camillo Benso conte Cavour, del re Carlo Alberto, di Giuseppe Mazzini, di Giuseppe Garibaldi, di Goffredo Mameli e di tante donne: non solo aristocratiche come come la contessa di Castiglione, ma anche borghesi e popolane "mandate sotto processo, talvolta in carcere e anche sul patibolo", donne che hanno affiancato i propri uomini e i propri figli, che portato messaggi nascosti sotto le vesti, preso le armi o soccorso i feriti come il triumvirato formatosi a Roma a cui Mazzini affida il comitato di soccorso composto da Giulia Bovio Paolucci, Enrichetta Di Lorenzo e Cristina Trivulzio di Belgioioso. Spesso ci si dimentica che nel 1848 è stata un'intera nazione a insorgere, da Palermo a Milano, che la storia del Risorgimento è una "storia di popolo", che "è stata l'Italia a fare il Risorgimento, e non il Risorgimento a fare l'Italia": l'Italia esisteva già da lungo tempo, ha più di 150 anni, è prima di tutto "un'idea letteraria", come ci ricordavano già Dante e Petrarca.


venerdì 22 aprile 2011

SENZA NUCLEARE CHE SI FA?

Dopo l'improvviso stop al nucleare da parte del Governo, è tempo di ripensare al nostro approvvigionamento energetico. A darci una mano nel dedalo di possibilità a nostra disposizione, ci pensa Stefano Agnoli che, sul Corriere della Sera, ha analizzato i futuri scenari energetici per il nostro Paese.
La prima e più interessante considerazione del suo articolo è che, con l'addio all'atomo, per sole, vento e biomasse non ci sarà moltissimo spazio, sia perché esse sono fonti discontinue per natura, sia perché ancora troppo costose e dipendenti dai sussidi pubblici. E allora? Dovremmo far ricorso alle vecchie fonti fossili: gas, carbone e petrolio torneranno prepotentemente a farsi sotto al fine di assicurarci una continua produzione di energia. Il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, deluso dalla scelta del Governo di bloccare il nucleare, peraltro ci ricorda che "con il gas che tornerà centrale e il peso del solare nelle rinnovabili l'Italia avrà il mix energetico più caro del mondo": allegria, amici!


giovedì 21 aprile 2011

COSTITUZIONE ALLA MERCE'


L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla centralità del Parlamento quale titolare supremo della rappresentanza politica della volontà popolare espressa mediante procedimento elettorale.

Leggendo quanto sopra, molti strabuzzeranno gli occhi: somiglia al primo articolo della nostra Costituzione, a cui è stata apposta qualche variazione. Ebbene sì, si tratta proprio di questo: il deputato Pdl Remigio Ceroni, marchigiano di 56 anni, è l'unico firmatario della proposta di legge per modificare l'articolo 1 della Carta. Il motivo che ha mosso il parlamentare è il seguente: "Ristabilire la gerarchia tra i poteri dello Stato: governo e Parlamento sono tenuti sotto scacco dai giudici e dalla Corte costituzionale", "per ora ribadiamo la centralità del Parlamento troppo spesso mortificata, quando fa una legge, o dal presidente della Repubblica che non la firma o dalla Corte costituzionale che la abroga. Occorre ristabilire la gerarchia tra i poteri dello Stato. Se c'è un conflitto, occorre specificare quale potere è superiore." Quanto già espresso nel primo articolo, evidentemente non è sufficiente per Ceroni a ribadire la "superiorità gerarchica" delle Camere rispetto agli altri organi e poteri.
Il parlamentare precisa che l'iniziativa è del tutto autonoma e che è frutto di personali riflessioni riguardanti l'attuale momento politico; tuttavia, se il presidente Berlusconi dovesse chiedergli di ritirarla, ritirerebbe subito il progetto. Al di là delle reazioni tiepide all'interno della maggioranza di governo e di quelle più veementi delle opposizioni ("attentato alla Costituzione" per Di Pietro, "un diversivo" per Bersani) e del presidente emerito della Corte costituzionale Baldassarri ("una vergogna, una barbarie"), Ceroni ammette che il progetto "piace quasi a tutti, mi scrivono di nascosto, anche da sinistra. (...) Se la mettessimo al voto segreto la mia proposta, passerebbe subito."


martedì 19 aprile 2011

(LEGITTIMO) IMPEDIMENTO AL NUCLEARE

Lo stop del Governo alle centrali nucleari corona quella moratoria che non più tardi di alcune settimane fa era stata varata per rispondere alla sindrome giapponese che aveva attanagliato buona parte del Paese e della maggioranza di governo. Il testo dell'emendamento inserito nel decreto legge omnibus, all'esame del Senato, recita così:
Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione Europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare.

Al di là di affidarsi con tanta certezza all'Agenzia per la sicurezza nucleare, che ancor oggi non è operativa, vale la pena ricordare come il provvedimento di cui si sta parlando è stato uno dei primi varati dal Governo nel giugno 2008, ossia decreto legge 112, "convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133" per la "realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare". L'enfasi con cui si era celebrata questa accelerazione aveva persino portato l'ex ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola ad annunciare che il governo posato la pietra di una nuova centrale entro la fine della legislatura. Mancano due anni al termine della legislatura, a patto che il Governo duri, e di quelle pietre non si è vista l'ombra: ora - possiamo starne certi - non varrà neanche più la pena di aspettare né di sperare.
Nonostante la gravità della scelta, pur tenendo conto di quanto successo in Giappone, il ministro Prestigiacomo cerca di limitare i danni di questa brusca retromarcia soffermandosi sulla ricerca che "deve andare avanti". Ma qual è il senso di investire risorse su un'energia che non verrà utilizzata? Dov'è l'utilità di essere perfettamente a conoscenza delle ultime tecnologie in tema di nucleare senza aver la possibilità di metterle in pratica? Non ci ha pensato molto su il ministro Romani quando ha deciso di stroncare in maniera assoluta il nucleare - per il quale inizialmente aveva proposto una "pausa di riflessione" - invitando a rivolgersi ad altre fonti di energia: "E' adesso importante andare avanti e guardare al futuro, impiegando le migliori tecnologie disponibili sul mercato per la produzione di energia pulita, in particolar modo per quanto riguarda il comparto delle rinnovabili e dell'energia verde."
Da sinistra Bersani esulta rivendicando i meriti della mossa del Governo, affermando che "è una vittoria nostra di chi, ben prima del Giappone, ha messo in luce l'assurdità del piano del governo" e richiamando l'attenzione a destinare risorse alle energie rinnovabili.
Il nocciolo di tutta la questione è purtroppo, come sempre più spesso capita, politico: il Governo, in chiara difficoltà, tra numeri precari alle Camere e problemi di tenuta della maggioranza, ritiene cruciali - e lo stesso presidente Berlusconi lo ha annunciato sabato scorso a Milano - le prossime elezioni amministrative, che serviranno da cartina di tornasole dello stato del Pdl in primis e della maggioranza in genere. La sindrome giapponese già ampiamente citata minacciava di creare non pochi problemi al momento delle consultazioni, ma qualche problema in più lo creerà, a mio avviso tra gli stessi elettori di centrodestra, il dietrofront così repentino ed emozionale su un punto nodale del programma di governo: l'energia nucleare, come già ricordato sopra, è stata posta come una delle priorità al punto che Scajola si era impegnato in un fitto programma di scadenze.
Adesso, all'indomani del disastro giapponese, ci troviamo a fare i conti con uno stop al nucleare. Ciò che più fa rabbia è che si tratta di uno stop sine die in attesa che venga superato il famigerato referendum. E perché dico "famigerato"? Siamo sicuri sia tutto qui? Che l'unico motivo sia solo e semplicemente quello di rispondere alle paure? Non si vuole fare dietrologia, né inventarsi nulla, ma tutt'al più allargare lo sguardo e provare a ragionare. Il quesito che il presidente Berlusconi teme più di tutti non è né quello sulla privatizzazione dell'acqua né quello che riguarda il nucleare; l'unico a cui è morbosamente interessato è quello che concerne il legittimo impedimento. E quindi la scomparsa del quesito sul nucleare può produrre una smobilitazione capace di portare a non ottenere il quorum, con il conseguente fallimento dei tre quesiti e pertanto anche - e soprattutto - di quello sul legittimo impedimento. La questione sembra tanto facile quanto contorta e cinica: ritirare l'impegno dal nucleare per evitare la bocciatura della legge sul legittimo impedimento e magari riproporre la via al nucleare tra qualche mese, una volta passata la marea del referendum.
Mi chiedo se tutto questo è serio e soprattutto leale dinanzi ad un Paese che chiede risposte ad un presidente del Consiglio ora più che mai interessato a risolvere i suoi personali affari sfruttando la sua posizione. Forse varrebbe la pena di seguire l'invito di Stefania Craxi a farsi da parte...

lunedì 18 aprile 2011

CAZZULLO E TREMONTI A PROPOSITO DI ITALIA E PICCOLE PATRIE



Una sala piena in ogni ordine di posto e con un pubblico variegato, da studenti e giornalisti fino a docenti universitari e autorità cittadine, tutti riuniti al Collegio Nuovo di Pavia per la presentazione dell'ultimo libro di Aldo Cazzullo, noto editorialista del Corriere della Sera, dal titolo Viva l'Italia! Risorgimento e Resistenza: perché dobbiamo essere orgogliosi della nostra nazione, in compagnia del ministro dell'Economia Giulio Tremonti. A presentare e moderare l'incontro, dopo i saluti della rettrice del Collegio Nuovo Paola Bernardi, è stato Arturo Colombo, Professore Emerito della Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Pavia.


venerdì 15 aprile 2011

LA CASTITA' OVVERO COLORO CHE SI FERMANO AI BACI

Da quando il fenomeno del bunga bunga ha fatto il suo ingresso nel circo mediatico, il termine viene utilizzato molto frequentemente per indicare assembramenti di gente dediti alla dolce arte dell'amore in tutte le sue varie declinazioni. Tuttavia, sarebbe sbagliato attribuire al berlusconiano fenomeno la colpa di tutti i nostri recenti mali e la responsabilità per un'immagine che nel mondo appare più annebbiata.
E perché sarebbe sbagliato? E' presto detto: da anni, ormai (almeno una decina), il sesso nudo e crudo, quello più volgare e meno nobile, ci viene proposto in qualsiasi prospettiva da giornali e televisioni, in qualunque ora del giorno e in maniera spesso intensiva al punto che può apparire difficile non inciamparvi. Tutto ciò - è chiaro - non può essere una scusa per giustificare nessuno e tanto meno per continuare a subire passivamente questo eccessivo carico di sesso, che - mi piace sottolinearlo con vigore - snatura un atto fisiologico e naturale degradandolo a mera attività di piacere, nonché a pratica bassa e volgare.


martedì 12 aprile 2011

ARTE ITALIANA A PAVIA: UN'OCCASIONE DA NON PERDERE


In una splendida giornata primaverile, i giardini del Castello Visconteo di Pavia ospitano una grande quantità di persone: anziani che si godono il fresco, studenti che trovano distrazione dallo studio, scolaresche in gita, turisti in visita.
Seguendo le indicazioni per le Scuderie del Castello, è possibile visitare la mostra Cranach Tintoretto Bernini e i capolavori della Galleria Nazionale d'Arte Antica di Trieste, aperta fino al 17 luglio p.v. Nei cinque locali scanditi da archi, vengono raccolte opere di diversi artisti operanti tra Seicento e Settecento, alcune delle quali eccezionalmente in mostra a Pavia, data la indisponibilità attuale degli spazi del Palazzo Economo di Trieste che li ospitava.

mercoledì 6 aprile 2011

BRUNO SERATO E I MOTEL KIDS


Italiani che hanno preso la strada dell'estero ve ne sono tanti, la maggior parte di questi ha avuto fortuna nel campo in cui si è applicata e porta alto l'onore del nostro Paese: l'italiano medio è persona capace di abnegazione e costanza, dedito al lavoro, preciso, scrupoloso e, in fondo, orgoglioso.
E' per questo motivo che voglio raccontarvi la storia di Bruno Serato. Originario del Veneto, di San Bonifacio, circa trent'anni ha deciso di fare armi e bagagli e di varcare l'oceano per cercare fortuna negli States, avendo con sé nient'altro che un sogno e 200 dollari in tasca. Gli anni di duro lavoro hanno fruttato alla grande al punto che ora possiede uno dei più importanti ristoranti della California, l'Anaheim White House Restaurant, nella contea di Orange, un ristorante frequentato da star come Gwen Stefani, David Beckham, Madonna, Jimmy Carter, George W. Bush e Danny De Vito, per fare alcuni esempi. Ma la notizia non è questa, per lo meno non è solo questa: fin qui - viene spontaneo dirlo - non è stata raccontata nient'altro che la storia di un italiano, che ha fatto fortuna fuori dal suo Paese, applicandosi duramente e con regolarità. La vera notizia è che Bruno Serato è stato inserito nella Cnn Top 20 Heroes 2011, la classifica che la Cnn stila annualmente inserendovi coloro che, con il loro impegno, cambiano il mondo, una sorta di classifica dei personaggi più altruisti.
Il motivo di un così importante riconoscimento, che è costato a Bruno Serato un articolo su People, risiede nel fatto che, giornalmente, Bruno serve venti chili di pasta a trecento motel kids, ovvero bambini figli di quell'America che non sogna, non riesce a pagarsi un affitto ed è costretta a vivere in una camera di pochi metri quadrati senza bagno e spesso senza cucina, bambini costretti a crescere a due passi da prostitute, drogati, alcolizzati e tutta la gente che popola i motel da quattro soldi, bambini che senza l'aiuto di Bruno rischiano di andare a letto senza cena.
Racconta Serato che solo ad Anaheim ci sono più di mille famiglie che vivono in motel, dove non è possibile cucinare; quando la madre Caterina lo ha scoperto, subito gli ha detto: "Non possono cenare? Bruno, preparagli tu una pastasciutta!" E così, da sei anni, con pochi clamori, alle cinque del pomeriggio accompagna in autobus i piccoli in un centro di solidarietà per minori, dove serve i suoi spaghetti al pomodoro. Finora ha servito più o meno 250 mila piatti di pasta, spendendo di tasca propria duemila dollari al mese e non l'ha frenato neanche la bolla finanziaria; seppure i clienti del ristorante si sono ridotti del 30-40%, Bruno ha acceso un mutuo per tenere in piedi la White House e, al contempo, aiutare i bambini.
Una storia curiosa riguarda Armando, il quale, a quindici anni, si è intascato il biglietto da visita del ristorante di Serato e al contempo una promessa dal proprietario. Dato che voleva lavorare, Bruno l'ha invitato a tornare una volta compiuti i diciotto anni: puntualmente, dopo tre anni, Armando ha bussato alla porta del ristorante col bigliettino ed è stato assunto in sala. Ma, oltre a ciò, è bene ricordare come Bruno sia attento al loro sviluppo e se ne occupi con una sollecitudine da nonno, servendo pasta al salmone, al tacchino o con ingredienti ricchi di omega-3, viste le note dimensioni del problema dell'obesità infantile negli Stati Uniti. Per quanto riguarda la crescita spirituale, Serato ha una ricetta: "Ogni tanto li porto con me al ristorante, perché capiscano che la vita non è solo un motel o un centro d' accoglienza. Quando vedono quegli atleti (delle squadre olimpiche di pallavolo e hockey, clienti abituali di Bruno, ndr) rimangono strabiliati, allora io dico: vedete ragazzi, crescete in fretta, anche voi potete diventare campioni!" E qualcuno ce l'ha fatta, visto che è diventato un ricercatore di fama alla Oxford University.
Bruno Serato ha così mostrato - e lo dico con orgoglio, visto che si tratta di un italiano - di quanto il nostro popolo sia grande e gentile, lavoratore e altruista e di come nella vita sia sempre necessario prefiggersi, sempre e comunque, degli obiettivi ché prima o poi i risultati arrivano. E la storia di Bruno e di Armando ne sono degli esempi.
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