
Una sala piena in ogni ordine di posto e con un pubblico variegato, da studenti e giornalisti fino a docenti universitari e autorità cittadine, tutti riuniti al Collegio Nuovo di Pavia per la presentazione dell'ultimo libro di Aldo Cazzullo, noto editorialista del Corriere della Sera, dal titolo Viva l'Italia! Risorgimento e Resistenza: perché dobbiamo essere orgogliosi della nostra nazione, in compagnia del ministro dell'Economia Giulio Tremonti. A presentare e moderare l'incontro, dopo i saluti della rettrice del Collegio Nuovo Paola Bernardi, è stato Arturo Colombo, Professore Emerito della Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Pavia.
Cazzullo entra subito nella conversazione leggendo un passo di Fiori rossi al

Il ministro Tremonti esordisce con un giudizio da lettore sul libro - "più facile da leggere che da commentare" -, di cui ha apprezzato tutta la prima parte per l'accurata ricostruzione storica, mentre l'ultimo capitolo è, a suo giudizio, "troppo Grande fratello, troppo parodia". Al di là del giudizio critico, Tremonti ricorda come Cazzullo abbia puntato la sua attenzione maggiormente sulla "nazione" rispetto allo "Stato": "se siamo Stato da centocinquant'anni, siamo nazione da più di duemila anni, avendo da sempre manifestato segni della cultura della nostra civiltà, dalle Tavole eugubine fino ad oggi." Riguardo il concetto di patria, ovvero terra dei padri, Tremonti si spinge in un parallelismo con gli Stati Uniti: laddove il presidente Obama mostra un concetto di patria proiettata al futuro, per noi Italiani il concetto di patria è sintesi tra passato, presente e futuro. Poi il ministro decide di iniziare un viaggio nei centocinquant'anni della storia d'Italia, prendendo come punti di repere i tre cinquantenari. Nel 1911, ricorda, "l'Italia è la quinta potenza industriale mondiale" e una "terra liberale", ma è pervasa dalla retorica dell'Italietta, quella mentalità negativa innata, "uno sciovinismo al contrario" deleterio e controproducente.

Al termine della conversazione, è stata lasciata la possibilità al pubblico di porre domande ai relatori. Il primo intervento si è trasformato in un comizio di uno studente universitario che ha accusato il Governo e il ministro di aver "fatto molto per unire l’Italia nell’antigoverno." Una domanda interessante ha riguardato la riduzione delle province. "Le province stanno nella Costituzione, per toglierle bisognerebbe cambiarla, si possono al limite ridurle"; serve, certamente, "una logica seria di riorganizzazione" perché "se anche si eliminano le province poi le strade provinciali ci sono sempre e anche a livello di istruzione serve una struttura intermedia per la gestione economica." A chi chiedeva un giudizio sulla scuola, Tremonti ha ricordato che "se esiste la fuga dei cervelli vuol dire anche che c’è la fabbrica dei cervelli. A mio avviso nella preparazione universitaria l’Italia non ha complessi di inferiorità con nessuno. Anche io da docente non ne ho mai avuti nei confronti dei colleghi di università anglosassoni."
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