venerdì 8 luglio 2011

UN TRISTE SPETTACOLO

Ci sono giorni capaci di regalare gioie o dolori, a seconda dei punti di vista, se solo uno ha la pazienza di prestare grande attenzione ad ogni particolare. E' quello che, per esempio, è capitato oggi quando, buttando un occhio sulla rete, mi sono imbattuto in almeno tre notizie dai risvolti interessanti.

La prima riguarda il parlamentare dei Responsabili Domenico Scilipoti: ufficialmente ginecologo e agopuntore, prestato alla politica perché "credo nella patria", ha saputo distinguersi in questi mesi anche - e direi, soprattutto - come urlatore. Per uscire dall'anonimato, ha dapprima abbandonato il partito di Di Pietro per correre in soccorso del governo Berlusconi - quello sì, un governo attento all'agopuntura - e poi ha dato sfoggio delle sue migliori abilità comiche in vari programmi televisivi e radiofonici. Nel dicembre dell'anno scorso, entra in scena il "clown Scilipoti", come egli stesso si è autodefinito, a Un giorno da pecora in onda su Radio2: uno show nel quale parla in terza persona per descrivere la pessima immagine che danno di lui i quotidiani; preso dalla foga del suo comizio, si alza in piedi e si infervora sbraitando: "Diranno che è un mafioso, un delinquente, che ha abbattuto le Torri Gemelle". Ascoltate per credere, signori.




L'appuntamento successivo è nel marzo di quest'anno, ospite di Agorà: qui il deputato siciliano inizia un discorso riguardante personaggi condannati che occupano posti di potere e poco dopo si scatena un alterco con il deputato di Fli Fabio Granata, mentre il conduttore Vianello cerca di mettere pace tra i due litiganti.
Un altro show ad effetto va in onda in maggio, quando Scilipoti è ospite di Mi manda Raitre, invitato a parlare di cure oncologiche alternative, dal momento che - non dimentichiamolo - egli è agopuntore, argomento a cui tiene così tanto al punto che è stato costretto ad uscire dall'Idv, un partito in cui ci si disinteressa di questa disciplina. L'onorevole si infuria col conduttore Edoardo Camurri, reo di non farlo parlare: "Lei è un mascalzone'' e, poi, inarrestabile urla a ripetizione: "Lei si deve vergognare! Lei si deve vergognare!" fino a quando Camurri è costretto a chiudere il microfono.



Il 4 maggio di quest'anno un irrefrenabile Scilipoti, ormai protagonista incontrastato dei media, tiene un agghiacciante recital ai microfoni della Zanzara, tra lezioni di catechismo e scazzottate verbali con David Parenzo, chiamato tra l'altro "Parenzio" (il primo match è avvenuto nella stessa trasmissione il 18 marzo). Il motivo del contendere è il nuovo inno del Movimento di Responsabilità Nazionale, scritto e cantato dal cantautore Danilo Amerio. Il brano risulta essere una chiara apologia della religione cattolica e del crocifisso. "Un solo cuore in questa odissea perché è insieme che la storia si crea. Siamo milioni e un unico Dio, un grande coro e dentro ci sono anch'io". Accanto ai riferimenti religiosi, ci sono richiami al movimento politico di Scilipoti: "Un solo cuore, è questa l'idea, un solo canto, una sola magia che in poco tempo ci porti, chissà, un nuovo mondo fatto di verità. Un solo cuore anche nei giorni più duri pronti a difenderci da mondi lontani e da chi toglie i crocifissi dai muri senza rispetto dei valori cristiani. (...) E il movimento verrà naturale, per chi avrà Responsabilità Nazionale". Cosa dire? Un inno che rimane nel cuore, commuovente e carico di significato: provate a sentire!





In tutto questo non posso dimenticare la splendida caricatura che Maurizio Crozza ha fatto di questo personaggio nella copertina di Ballarò del 14 dicembre 2010: il nome "Scilipoti" rievoca in lui i nomi di antichi popoli come gli Ittiti e i Sumeri; oppure pensa a quanto utili sarebbe stati a Garibaldi "mille Scilipoti armati di ago"; senza dimenticare che il nome già incute timore: "gli indomiti Scilipoti". Al tenente che chiede al comandante come fermarli, quest'ultimo risponde: "Bastano 100 euro, tenente..."
Dopo questa lunga rassegna arriviamo ad oggi: nel corso della conferenza stampa di presentazione del suo ennesimo libro - lui che ne ha scritti dodici - dal titolo Scilipoti, re dei peones. Perché Berlusconi, in compagnia del premier, l'onorevole siciliano si lancia in un'autocelebrazione, alla quale nulla si può aggiungere. A sentirlo parlare si potrebbe rimanere incantati: ha effettuato ventiduemila visite nelle favelas brasiliane, ha avuto medaglie per il lavoro svolto nello stato di Rio de Janeiro, in Brasile una sala di lettura è a lui intitolata: Scilipoti è "un uomo che crede nella famiglia, nella patria, ha fede, crede in Dio". Il resto potete gustarvelo nel video qui sotto.




Il secondo fatto riguarda il siparietto, simpatico ma al contempo emblematico, tra il ministro Brunetta e il ministro Tremonti. Si sa che, considerato il periodo, Tremonti è sotto attacco più del solito per una manovra che, dovendo misurarsi con una situazione economica instabile, deve prestare attenzione anche alla tenuta dei conti pubblici. Il luogo in cui si è svolto il fatto è il ministero dell'Economia, a Roma, in via XX Settembre. Il ministro Giulio Tremonti presenta alla stampa la manovra economica appena firmata dal presidente della Repubblica; al suo fianco sono seduti vari colleghi del governo, tra cui Sacconi e Brunetta. Proprio quando tocca al responsabile del dicastero della Funzione pubblica illustrare i correttivi alla spesa del pubblico impiego, Tremonti sembra subito irritato ed inizia a spazientirsi. Si rivolge dapprima al Ragionere generale dello Stato, Mario Canzio, cui dice: "Questo è il tipico intervento suicida, (...) è proprio un cretino", poi al Capo di gabinetto del suo ministero, Vincenzo Fortunato, ed infine al ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, a cui chiede: "Maurizio, ma hai sentito quello che sta dicendo?", sentendosi rispondere: "Non lo seguo nemmeno..." Sussurri taglienti, insulti pronunciati con una certa soddisfazione mista a perfidia, con gli interlocutori che non contraddicono il ministro, segno anche questo di un governo che pare sfaldarsi lentamente. E' pur vero che i rapporti tra i due non sono mai stati idilliaci, le scaramucce ci sono sempre state e i due non se le sono mandate a dire; quello che lascia più stupiti è che con tutti quei giornalisti lì innanzi ci si lasci scappare commenti così coloriti. Viene da dire che le espressioni sono il termometro di una situazione che è ogni giorno più difficile, di una convivenza che ogni giorno di più sembra scricchiolare, tanto più se pensiamo all'altra polemica riguardante la norma "salva Fininvest", inizialmente inserita e poi rimossa dal decreto sulla manovra; è curioso, tra l'altro, il rimpallo di colpe riguardo la norma tra i vari ministri e, soprattutto, è singolare che nessuno se ne sia voluto attribuire la paternità. Nonostante il recente referendum abbia detto chiaramente che gli Italiani sono stufi di leggi ad personam, Berlusconi ci ha provato di nuovo; la norma è stata eliminata, ma non in maniera definitiva: lo stesso premier ipotizza che possa essere reinserita nel corso della discussione in Aula.




La terza notizia su cui concentrarsi riguarda il deputato Pdl Marco Mario Milanese, nei confronti del quale è stata emessa un'ordinanza di custodia cautelare in carcere su richiesta del pm Vincenzo Piscitelli della sezione Criminalità economica della Procura di Napoli, ordinanza trasmessa alla Camera dei Deputati per l'autorizzazione all'arresto.
Le accuse che vengono contestate a colui che fino a pochi giorni fa è stato consigliere politico del ministro Giulio Tremonti, nonchè suo strettissimo collaboratore da anni ed ex ufficiale della Guardia di Finanza, sono di corruzione, rivelazione di segreto d'ufficio e associazione per delinquere. Nell'ambito dell'inchiesta, gli agenti della Digos di Napoli hanno eseguito anche altre due ordinanze agli arresti domiciliari nei confronti del sindaco di Voghera, Carlo Barbieri, e del commercialista Guido Marchesi, anch'egli di Voghera; l'attenzione degli investigatori è incentrata sulla vendita di alcuni immobili posseduti da Milanese in Francia ad altre persone tra cui Guido Marchese e Carlo Barbieri. Solo alcuni giorni fa, avevamo assistito all'arresto di Franco Pronzato, ex consulente di Pierluigi Bersani quando tra il 1999 e il 2001 è stato Ministro dei Trasporti, nonché membro del consiglio d’amministrazione dell’Enac e coordinatore nazionale dell’area Trasporto aereo del Pd (carica da cui si è dimesso subito dopo aver appreso che erano state avviate indagini a suo carico), le cui accuse sono di corruzione e frode nell’ambito dell’inchiesta riguardante un "circolo vizioso" di tangenti e un appalto dell’Enac molto ambito, e di Vincenzo Morichini, ex amministratore Ina-Assitalia e compagno di barca di D'Alema nonché responsabile della raccolta fondi della dalemiana Fondazione Italianieuropei.
Premettendo che, da garantista, nessuno è colpevole prima di una sentenza, non posso fare a meno di notare che ogni giorno vengono fuori, lentamente, come il muschio, i singoli pezzi di un malcostume generale che ha messo solide radici negli ingranaggi dell'economia. C'eravamo illusi - o forse mi ero illuso - che con Tangentopoli si fosse dato un bel colpo al sistema di tangenti che erano diventate la normalità e invece ci siamo dovuti mano a mano ricredere: Tangentopoli ha intaccato poco o nulla quella potente macchina, che, al contrario, è sopravvissuta perché aveva fondamenta stabili, che le hanno permesso di proliferare e accrescersi fino a diventare soffocante, specie quando si è unita alla criminalità organizzata. La cosa più agghiacciante è che destra e sinistra sono impegnate ad innaffiare questo terreno e che la presunta attività di controllo che un'opposizione seria dovrebbe esercitare viene meno: gli scheletri nell'armadio impediscono di ergersi a moralizzatori e di condannare i comportamenti illeciti.

Mi chiedo cosa penserebbe un marziano affacciandosi sulla Terra e vedendo questo triste spettacolo...

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