domenica 30 maggio 2010

QUALCOSA E' CAMBIATO

Qualcosa è cambiato

Franca Barzizza

La Caravella editrice

€ 13,00


Addio Susi, anche se una parte di te resterà sempre nel mio cuore,
oggi sono una donna nuova!

Si conclude così l'ultima fatica letteraria di Franca Barzizza, Qualcosa è cambiato, con quell'affermazione - oggi sono una donna nuova - che lascia immaginare una vera rigenerazione alla fine di un lungo e accidentato percorso, un salto oltre il fosso per lasciarsi alle spalle dolori e delusioni e ritornare a vivere. E, così come accade alla protagonista, anche nel lettore rimangono nel cuore i personaggi, ognuno unico nel suo modo di essere, nei suoi comportamenti e soprattutto nei suoi pensieri, che Franca analizza con dovizia di particolari e, in alcuni punti, con un'acutezza da psicanalista, traendo spunti di nuda e cruda realtà che sembrano aiutare anche il personaggio stesso a proseguire il percorso di vita. Perché, in fondo, qualcosa è cambiato dagli anni '80 agli anni 2000, si è tutti cresciuti, si sono prese strade diverse, si è avuto più o meno successo in campo lavorativo ed affettivo, ma i ricordi di una gioventù vissuta intensamente in tutti i suoi aspetti, quelli più felici e spensierati e quelli più duri e difficili, non si sono annebbiati neanche un po'; e, come pietruzze lasciate sulla strada, riaffiorano ogni tanto, quando meno te l'aspetti, fanno capolino nella vita quotidiana frenetica per gettare un lampo di gioia o far venire il magone.
Così Franca ha deciso di raccontarci i suoi anni '80, che in realtà sono un po' anche i nostri anni '80 (i miei solo per metà, in verità), ripercorsi con moltissimi dettagli, rivivendo le prime esperienze col sesso e con l'amore, immersi nella quotidianità dei giorni di scuola e delle vacanze estive, quando le prime forti emozioni adolescenziali ti scuotono come un albero esposto ad un tornado, contro cui lottare con forza e a volte abbandonarsi inconscientemente. Poi tutto finisce, si diventa grandi, si è ormai adulti; e allora ci si volta, dopo circa trent'anni, a guardare la strada percorsa, si fanno analisi, considerazioni, si danno giudizi, ci si commuove: il mare tumultuoso delle emozioni dei 18 anni si ripercuote con un'onda lunga ai giorni nostri, proprio allo scadere del 2009 e al principio del 2010, volendo tirare le fila di un pezzo di vita che, comunque, serbiamo con piacere nel nostro cuore perché sappiamo che è stato il più bello, il più travolgente, il più intenso. Soprattutto è il periodo in cui cominciamo a fare i conti con i primi amori e con il sesso: Franca ha avuto la capacità - non facile da rintracciare tra gli scrittori, fatta eccezione per Ammaniti - di renderci le scene più sensuali con una delicatezza e con un realismo del tutto unici, comunicandoci con altrettanta maestria i timori, le paure e la tensione di chi si avvicina per la prima volta al mondo del sesso. Faceva piacere leggere questi passaggi, si provava commozione nel respirare in compagnia dei protagonisti quel misto indescrivibile di sentimenti che prendono due persone quando diventano un tutt'uno.
Un libro, come avrete capito, che si muove tra ricordi del passato e dati di fatto del presente, che ci spinge a fare marcia indietro su quello che siamo stati e guardare all'oggi per capire quanto siamo cambiati. Il tutto condito da una colonna sonora, fatta di canzoni degli anni '80 e dei nostri tempi, con il passaggio dal vinile ai cd, una musica che in ogni capitolo ci tiene compagnia e ci fa sentire l'atmosfera del momento. Brava Franca, bel lavoro: un romanzo fresco e brioso, in cui, nonostante la giovane età, ritrovo qualche frammento di vita che sta passando anche per me o qualche sprazzo di gioventù dei miei genitori.

Franca Isabella Barzizza è nata a Novi Ligure nel 1964. Vive tra Roma e Viterbo. Figlia d'arte, ha svolto attività teatrale, ama la musica e suona il clarinetto.

sabato 29 maggio 2010

CIAO ARNOLD!



L'attore Gary Coleman, l'ex-bimbo prodigio della serie tv Arnold, è morto, ha confermato l'ospedale dove era ricoverato dopo avere subito una emorragia cerebrale. Aveva 42 anni.
L'attore era finito in ospedale di Salt Lake City in seguito ad una caduta mercoledì nella sua abitazione nello Utah che gli aveva causato una grave ferita alla testa. Le sue condizioni erano drammaticamente peggiorate giovedì quando aveva perso conoscenza ed era scivolato in coma.
Da allora era stato mantenuto in vita con il supporto di apparecchiature ospedaliere del reparto cure intensive. Coleman era stato in cattiva salute fin dall'infanzia a causa di una malattia renale che l'aveva costretto a sottoporsi per due volte al trapianto dei reni e a sottoporsi a dialisi. L'attore era diventato famoso come 'Arnold', una serie televisiva di gran successo che era andata in onda tra il 1978 e il 1986.
Si era trasferito in Utah cinque anni fa per le riprese del film 'Church Ball'. Sul set aveva incontrato Shannon Price, diventata due anni dopo sua moglie. Coleman aveva continuato a lottare con i problemi di salute. Alcuni mesi fa, mentre girava il film 'The Insider', era stato colto da un attacco di convulsioni sul set. Aveva avuto anche in passato guai con la giustizia, soprattutto per problemi di violenza familiare. (fonte: Ansa)

Qui sotto vi ripropongo l'apparizione a Matricole e Meteore l'11 giugno 2008.


venerdì 28 maggio 2010

UN SIGNOR GIORNALISTA




28 maggio 1980 - 28 maggio 2010: scattano oggi trent'anni esatti dalla morte, a Milano in via Salaino intorno alle 11,10, di Walter Tobagi, giornalista del Corriere della Sera, assassinato da un commando di terroristi della Brigata XXVIII aprile. Per ricordare uno dei giornalisti di punta del Corriere di quell'epoca, la Fondazione Corriere della Sera ha organizzato ieri, presso la Sala Buzzati a Milano, un incontro con alcuni esponenti del sindacato, del giornalismo, del mondo cattolico e del mondo politico per ricordare il contesto in cui avvenne l'uccisione di Tobagi e soprattutto per rendere omaggio ad un grande uomo, presenti in sala anche la figlia Benedetta e la moglie Stella. La stessa Fondazione ha pubblicato il libro Walter Tobagi, ieri e oggi, in cui sono raccolti alcuni dei suoi articoli più illuminanti riletti dalle firme del Corriere, quasi ad istituire un parallelismo tra il periodo di Tobagi e quello attuale, a rintracciare punti di contatto ed evoluzioni o involuzioni oltre che a fornire a noi tutti una sana ed interessante lettura.


domenica 23 maggio 2010

BRAVA INTER!




Complimenti! Cos'altro si può dire dinanzi ad un'impresa storica come quella realizzatasi ieri sera al Santiago Bernabeu, dopo una partita che, a parte la fase di studio iniziale, ha mostrato la robustezza e la compattezza di una squadra - l'Inter - che quando comincia a macinare gioco diventa difficile da domare, contro un Bayern Monaco aggrappato alle magie - poche, in verità ieri sera - del maghetto Robben, il quale solo in due o tre occasioni ha messo paura, domato in maniera magistrale da una difesa che è sinonimo di solidità e fisicità, con un Julio Cesar che, seppur poco impegnato, quando è stato chiamato in causa ha risposto con sicurezza.


venerdì 21 maggio 2010

INTER-BAYERN: CI SIAMO!


Vigilia tesa, come è naturale per una sfida che nasconde il successo o il fallimento di una stagione: al di là dei medesimi trofei conquistati in patria, campionato e coppa nazionale, vincere la Champions League ha un sapore tutto particolare, così speciale da sovrastare qualsiasi altro trofeo. Inter e Bayern Monaco sono già in terra iberica, si stanno preparando a giocare la partita che farà segnare il picco d'ascolto in tutta Europa e forse in tutto il mondo. Speriamo di poter celebrare una serata di buon calcio, di mostrare al mondo che l'Europa, tra poco meno di un mese in Sudafrica, potrà dire la sua, senza temere confronti con le blasonate squadre dell'America Latina.
Eppure, nonostante ci sia in campo, almeno formalmente l'Italia, vista l'elevata quantità di stranieri presenti nell'Inter, e l'avversario sia la Germania, di cui ancora ricordo gli sfottò prima della semifinale nel 2006, domani serà sicuramente non tiferò Inter. E' difficile tenere a bada il "cuore da curva" di cui parla anche Pigi Battista sul Corsera di oggi, è difficile dimenticare quell'atteggiamento prepotente e spocchioso, superbo ed esibizionista, talora vittimistico, che l'Inter rappresenta da sempre agli occhi di un qualsiasi anti-interista, indipendentemente dalla fede. E perciò domani sera sarò pronto a gufare, a sperare che l'Inter non riesca a cogliere il terzo successo della stagione. Tuttavia, in un piccolo angolo dell'animo, ho un po' di problemi a tifare apertamente Bayern Monaco: non tanto per gli insuccessi juventini maturati nei confronti dei bavaresi, peraltro meritati, considerando la Juve di quest'anno. Piuttosto per uno sgarbo all'Italia che considero gravissimo e in cui l'arbitro Orebro - il quale ha tanti nemici in Italia in considerazione dell'annullamento del validissimo gol segnato da Luca Toni contro la Romania agli Europei 2008 - ha la colpa maggiore: nella partita di Champions League Bayern Monaco-Fiorentina del 17 febbraio, Olic appoggia comodamente in rete, battendo Frey e portando in vantaggio i bavaresi, nonostante la sua posizione fosse chiaramente irregolare. Forse questo successo ha spianato la strada alla squadra di Van Gaal?
So sicuramente che non tiferò Inter, probabilmente tiferò Bayern, certamente esulterò se Olic o Robben infilassero Julio Cesar: spero, in fondo, di assistere ad una bella partita, bella per il calcio giocato, bella per la correttezza in campo e fuori dal campo, bella per il rispetto che avranno i giocatori e gli allenatori gli uni nei confronti degli altri, bella per la massima attenzione dell'arbitro e dei suoi assistenti. Insomma, bella se tutto verrà calcolato in maniera attenta e precisa, regalando ai milioni di persone che la guarderanno in tv e alle migliaia di tifosi che riempiranno il Bernabeu una finale speciale.


AGGIORNAMENTO DELLE 18:57 del 21 MAGGIO 2010

"Parli del diavolo e spuntano le corna": mai proverbio fu più azzeccato. Dopo aver ricordato le epiche gesta dell'arbitro Orebro, apprendo, alle 18,57, che lo stesso ha deciso che "lascia la carriera internazionale". C'è chi, in Italia, penso che esclamerà: "Finalmente!" Ecco la notizia da fonte Ansa riportata su Corriere.it.


QUANDO FRANA LA PAZIENZA

Vi propongo l'articolo scritto per il free press mensile di Pavia UAU, in cui affronto l'annoso problema della frana più estesa d'Europa a Montaguto (AV).

L'Italia che non funziona: è quello che succede da quattro anni a Montaguto, paesino campano dell'Irpinia, quando nel 2006 la frana più grande d'Europa si è abbattuta sulla SS 90 “delle Puglie”, interrompendo la principale arteria di comunicazione tra Campania e Puglia. E, un mese fa, il mostro di fango, come lo chiamano gli abitanti del posto, è sceso fino ad occupare i binari della ferrovia, cosicché la linea Roma-Lecce è, al momento, interrotta e l'Italia tagliata a metà. Tutto inizia nel gennaio nel 2006 quando, a seguito delle abbondanti precipitazioni, da una sorgente a monte della collina circostante Montaguto, il terreno comincia a muoversi e a formare una “lingua nera di terriccio umido”, che attualmente ha raggiunto la lunghezza di tre chilometri e la larghezza di 300 metri, un volume di 700 metri cubi di fango, pari a “cinque volte quello che spazzò via Sarno”. La zona, non a caso, è conosciuta come la “Lama”: fango, in dialetto locale, proprio “per indicare un terreno scivoloso e in pendenza, instabile” perché argilloso e quindi permeabile all'acqua, che preoccupava già a metà del '700 i Borboni. A seguito del disastro si mette in moto la macchina dell'emergenza, guidata da vari commissari di nomina governativa, tutti accomunati dall'incapacità di raggiungere un risultato utile: si cerca di tamponare rimuovendo il terreno che continua a scendere e realizzando una bretella che aggiri il cumulo di fango riversatosi sulla statale; non si pensa, pur impiegando per questo genere di interventi più di tre milioni di euro, ad un intervento definitivo, ma semplicemente ad una soluzione-ponte per “passà la nuttata”. Come è facile immaginare, la popolazione è sul piede di guerra, non ne può più di questa frana che tanti problemi arreca sia dal punto di vista della mobilità (si pensi ai pendolari o ai problemi del soccorso, considerando che la gran parte della popolazione è anziana) sia dal punto di vista economico (tante attività commerciali hanno dovuto chiudere i battenti per il ridotto traffico che transita sulla SS 90). Lo stato di indifferenza prolungato porta a ciò che gli abitanti – sembra paradossale dirlo – speravano al fine di richiamare l'attenzione: alle 19 del 10 marzo scorso, la frana arriva a lambire i binari della ferrovia Roma-Bari-Lecce, cosicché la stessa viene interrotta a scopo cautelativo. Solo da questo momento l'attenzione mediatica si alza: arrivano, tra gli altri, Luca Abete di “Striscia la notizia”, le troupes di La7 per “Reality”, del Tg5 e di SkyTg24; alcune istituzioni pugliesi, tra cui il presidente della provincia di Brindisi Ferrarese e il sindaco di Bari Emiliano, indicono una manifestazione ai piedi della frana (le autorità campane, che non si sono mai viste, anche oggi latitano); il presidente Vendola incontra la popolazione montagutese e promette una soluzione al più presto, mostrandosi seriamente interessato al problema; ritorna pure Bertolaso, che avoca a sé tutti i poteri e mette in campo il Genio militare. A tener sempre viva l'attenzione ci ha pensato Montaguto.com, portale gestito da tre ragazzi profondamente legati al paese natio. Non c'è scappato il morto, ma si è dovuta interrompere la ferrovia per far convergere le attenzioni delle istituzioni sulla frana, trascurata dalla negligenza e da interessi eterogenei (si parla di probabili infiltrazioni camorristiche) in una zona già problematica. Sempre il solito copione, la solita Italia che non funziona. È lecito sperare in un futuro diverso?

mercoledì 19 maggio 2010

MONTAGUTO-MONTACUTO: COSI' LONTANI E COSI' VICINI





Quando si dice "i casi della vita"... La curiosa coincidenza di cui vi sto parlando riguarda due paesi distanti tra loro circa 800 chilometri eppure così vicini, diversi per una sola consonante: vi sto parlando di Montaguto, in provincia di Avellino, e Montacuto, in provincia di Alessandria.

IL SEGRETO DI MONTALDO AD ARQUATA SCRIVIA


Nella saletta della Biblioteca civica di Arquata Scrivia, si è tenuta la seconda presentazione in terra piemontese de Il segreto di Montaldo di Michele Pilla, che segue quella di domenica al Salone Off del Salone Internazionale del Libro. Una chiacchierata di circa due ore in un ambiente molto familiare e con la piacevole interazione del pubblico che si è mostrato interessato a questo thriller che è in realtà, come ha detto l'autore, "il racconto di una storia d'amore".
Apertura da paura con la proiezione del trailer del libro, che, grazie ad una voce narrante profonda e ad una musica appositamente scelta, ha saputo ricreare l'atmosfera lugubre della storia. Dopo l'introduzione della padrona di casa Patrizia Ferrando, che ancora ringrazio per la disponibilità, e alcune domande per entrare nel libro, sono stati letti alcuni passi tratti dalla prima parte del libro, quella descrittiva del paese, in cui si ricordano i giochi d'infanzia per le vie del paese o le vecchie che, al lavatoio di pietra, lavano i panni. Seconda parte dedicata più propriamente all'aspetto thriller del romanzo, andando a toccare le corde profonde del pubblico, con due letture molto particolari: la prima ha riguardato Morgana, la cui leggenda paradossalmente è l'unica inventata di sana pianta dall'autore, e la seconda la Cappella Cantore, altro luogo simbolo del libro, intimamente legato a Morgana. Due storie - quella di Morgana e della Cappella Cantore - indubbiamente emblematiche, che ne nascondono tante altre presenti nella realtà di Montaguto e che paiono saltuariamente riaffiorare: secondo l'autore, da me interrogato in merito, nel paese esiste un fondo di verità che ha dato fioritura a tante leggende perché, in fondo, "in ogni leggenda esiste almeno un briciolo di verità", senza contare che alcuni luoghi si prestano a meraviglia a storie simili. L'ultima parte della serata è stata dedicata al paese, a Montaldo alias Montaguto, paesino irpino ai confini con la Puglia, diventato tristemente noto negli ultimi tempi ("per fortuna", ha sospirato Michele) per la presenza della frana più estesa d'Europa. L'immobilismo e l'impalpabilità delle istituzioni locali e nazionali hanno bloccato un pezzo d'Italia, dal momento che da due mesi la tratta ferroviaria Roma-Lecce è chiusa al traffico a causa dell'enorme quantità di fango scesa sui binari. E allora, ho chiesto all'autore, se il libro può essere non solo fine ma soprattutto mezzo per un riscatto del paese, per una rinascita che porti tempi migliori. Michele ritiene che possa contribuire a rilanciare il paese: parlando di Montaguto e ricordando le origini, si può rinascere e tanto più in questo momento delicato in cui anche l'emergenza deve essere sfruttata per portare l'attenzione sulle deficienze e sulle inefficienze. A fronte del menefreghismo delle istituzioni, a vigilare sulla situazione frana c'è sempre stato Montaguto.com, portale ideato da tre ragazzi, tra cui Pilla, molto legati alla terra natia e vogliosi di farla conoscere; col tempo, il sito non ha più parlato solo delle amenità offerte dai paesaggi e dell'aria buona che si può respirare, ma è progressivamente diventato il portavoce degli umori del paese oltre che il principale osservatore della frana che ogni giorno andava ingrossandosi, denunciando lo stato di abbandono della catastrofe ambientale e dei montagutesi.
Passando alle domande del pubblico, interessante la domanda venuta da Silvia che marcava la differenza tra il Sud raccontato da Saviano, sempre pieno di sangue, omicidi, ruberie, sempre nero e tetro, e quello raccontato da Pilla, con aspetti più buoni e talora bucolici e con un'attenzione a raccontare il paese nella sua essenza attraverso una storia di fantasia. Raffaele, invece, incuriosito, ha chiesto a Pilla come mai si parla di Montaldo e non di Montaguto, perché usare un altro nome anziché quello originale se si vuole promuovere il paese; "domanda interessante", ha risposto l'autore, "la scelta è dettata dalla volontà di non voler indicare luoghi e persone evitando polemiche", spesso cattive e sterili, che sposterebbero il discorso incentrandolo sulle polemiche e dimenticando il paese.

Un grazie a tutti coloro che sono intervenuti,
al Comune di Arquata Scrivia e a Patrizia per l'ospitalità e
a Michele che ci ha trasmesso tutto il suo amore per il paese.


TRA PASSATO E PRESENTE, TRA GIOIE E DOLORI

Una notizia davvero commovente quella riportata su Repubblica.it: in un periodo come quello che stiamo attraversando ogniqualvolta ascoltiamo notizie dalla Thailandia, una storia simile ci regala un sorriso e qualche briciolo di speranza.
Kim Phuc, oggi 47 anni, è la bambina diventata tristemente famosa in quanto immortalata nuda da Nick Ut - che con questa foto vinse il premio Pulitzer - mentre fugge dal napalm degli Americani durante la guerra del Vietnam. A distanza di 38 anni, ha incontrato durante un programma radiofonico della BBC Christopher Wain, il corrispondente della ITN che le salvò la vita l'8 giugno 1972. Quel giorno "Wain trovò Kim che giaceva su un letto di ospedale con bruciature di primo grado in quasi tutto il corpo."

In una Bangkok assediata (è di oggi la notizia che sono state incendiate la Borsa e la sede di una tv), ha tra l'altro perso la vita il nostro connazionale Fabio Polenghi, fotoreporter di 45 anni, "colpito allo stomaco" e "arrivato cadavere in ospedale" secondo France Press, che citava fonti sanitarie locali.
Fotografie provenienti da Repubblica.it e Corriere.it

lunedì 17 maggio 2010

UNA GIORNATA AL SALONE DEL LIBRO

Giornata entusiasmante quella trascorsa ieri a Torino al Salone Internazionale del Libro, che chiude oggi i battenti. Temperatura estiva, con un sole che scaldava fin dalla partenza, le montagne con la neve in lontananza, la campagna verde che scivolava ai nostri fianchi mentre percorrevamo l'autostrada: cosa si può chiedere di più?
Giornata speciale perché non è stata solo dedicata alla visita del Salone che in realtà avrebbe richiesto qualcosa di più delle quattro ore dedicatele, specie per la curiosità che ho di consultare molti libri per ciascuno stand; forse il tempo risicato ha avuto un risvolto positivo: quello di non farmi uscire con due valige di libri che non avrei saputo quando leggere. Parentesi piacevole: dinanzi allo stand Mondadori del Padiglione, mentre parlavo con i compagni del gruppo, mio fratello Luca e i due Michele di Napoli, scorgo in lontananza una faccia conosciuta, che squadro per qualche secondo cercando di verificare la corrispondenza con una persona conosciuta. Poi pure lei si avvicina e...era proprio Carmen, di Voghera, conosciuta all'inizio dell'università durante un pranzo e poi persa di vista. Che piacere! Abbiamo parlato un po' del più e del meno, con Carmen stanchissima dato che girava dentro il Salone dal mattino e, giustamente, si stava rimettendo in cammino per rincasare.
Dicevo che la giornata di ieri non è stata dedicata solo alla visita, ma anche e soprattutto alla presentazione del romanzo Il segreto di Montaldo al Salone Off del Salone Internazionale del Libro. Discreto successo di pubblico per il romanzo dell'amico Michele, seguito anche dai compaesani Angela e Domenico e dalla signora Annamaria di Torino, apparsa particolarmente interessata alla terribile situazione che attanaglia Montaguto.

Con Il segreto di Montaldo, vi do appuntamento domani sera alle ore 21 presso la Biblioteca civica di Arquata Scrivia: con foto e filmati vi faremo entrare nell'atmosfera cupa di Montaldo e con la lettura di alcuni passi vi conquisteremo, vi spingeremo a conoscere il segreto custodito a Montaldo.



sabato 15 maggio 2010

DALLA E DE GREGORI DA BRIVIDI


Difficile descrivere: il mio racconto sarà incompleto, è reso ostico dal mare di emozioni che mi ha preso dalla prima all'ultima nota, dal primo momento in cui ho preso posto in prima fila fino a quando, dispiaciuto, mi sono alzato perché il concerto era finito. Il tempo è volato, l'anima ha vibrato come poche altre volte mi è capitato: tutto perché due artisti come Dalla e De Gregori mi hanno letteralmente incantato e lasciato senza parole. Al punto che, uscito dagli Arcimboldi, non sapevo esprimere le prime impressioni: quasi come se la musica avesse gelato le parole o le avesse cancellate.



Francesco De Gregori e Lucio Dalla: il nuovo incontro di due cantautori sempre sulla cresta dell'onda, a distanza di trent'anni da Banana Republic. E, ha tenuto a precisare De Gregori, non si trattava di un revival, di una "messa cantata", ma semplicemente di due amici che si ritrovano per cantare, con "sudore e lacrime". Dopo l'inizio strumentale di Over the rainbow, con De Gregori all'armonica e Dalla al clarinetto, comincia uno di quei concerti speciali che mi porterò per sempre nel cuore. Scorrendo il libro del passato, si va da Titanic a La leva calcistica della classe '68 (con Nino che mi fa sempre commuovere un sacco) fino a Henna (preceduta dal racconto della genesi della canzone, nata durante un pomeriggio al sole su un gommone a largo delle acque delle Tremiti sentendo l'eco dei bombardamenti, e dalla recitazione del testo, cui Dalla è molto legato) e Futura, Santa Lucia, Anna e Marco, Caruso, La donna cannone, Balla balla ballerino e tante altre...
Tre ore di concerto di una potenza maestosa, capace di toccare le corde profonde del cuore, di far riaffiorare ricordi più o meno dolci, mettendo in mostra un'abilità artistica che - se ancora ce ne fosse bisogno - è costantemente indiscutibile e modellata dall'esperienza.

Complimenti a Lucio e Francesco!!!


venerdì 14 maggio 2010

IL SEGRETO DI MONTALDO



Il segreto di Montaldo

Michele Pilla

0111 Edizioni

€ 15,00

Provate a pensare ad un paesino di poche anime, sul cucuzzolo di una collina, immerso nel dolce verde delle diradanti alture che lo circondano. Uno di quei paesi in cui l'inverno è una bestia difficile da domare, tra freddo pungente e neve a ogni pié sospinto, e l'estate è una festa che dura due mesi per l'arrivo di coloro che fanno ritorno alla terra natale. Un paese avvolto da un manto di misteriosità, con le sue tante leggende che si rincorrono e tormentano gli abitanti e chiunque ci sia nato. Matteo Parisi, capocronista di Dimensione Città, decide di ritornare a Montaldo per riposare l'anima e il corpo dai ritmi frenetici del lavoro e della città, quella Napoli raggiunta all'età di 18 anni per trovare fortuna nella professione sognata sin da bambino: il giornalista. Anche Paolo Ranalli e Giovanni Martini decidono di trascorrere qualche giorno a Montaldo così da poter passare un po' di tempo insieme all'amico d'infanzia, compagno di mille avventure in quel tempo in cui solo la spensieratezza può permettere di compiere gesta che rimangono nella storia. I tre decidono di recarsi al cimitero per fare un saluto ai propri cari: questa visita, tuttavia, nasconde delle insidie. Passato il periodo di vacanza, Paolo e Giovanni rientrano nei rispettivi paesi, ma in realtà non vi giungeranno mai. Matteo, preoccupato, inizia spasmodicamente le ricerche con i pochi indizi a sua disposizione, che lo conducono alla Cappella Cantore, antica tomba di famiglia di un ingegnere di origini montaldesi scomparso misteriosamente.
Tra un antico libro che custodisce una storia morta e sepolta da quattro secoli, Le leggende di Montaldo, una filastrocca in latino (Potes conari relinquere patriam, sed patria te numquam relinquet, Puoi provare a lasciare il paese, ma è il paese che non ti lascerà mai) e la terribile Morgana con cui Matteo dovrà fare i conti, si snoda la terribile vicenda che vede il protagonista viaggiare tra passato e presente per porre fine all'incantesimo e salvare i due amici. Tutti in paese conoscono la spaventosa storia che si cela dietro al segreto di Montaldo, ma nessuno può parlare. Il prezzo per svelare il segreto è altissimo.

Michele Pilla è giornalista pubblicista e con Il segreto di Montaldo è alla sua prima esperienza da scrittore. Si tratta di un thriller senza alcun dubbio avvincente e mozzafiato, che in molti punti lascia di sasso per l'atmosfera tetra e lugubre descritta. In un mix di passato e presente, di vita vissuta e ricordi d'infanzia, Pilla ci regala una storia dai contorni noir. In esso l'autore, oltre a focalizzare l'attenzione sul mistero che ha reso prigionieri Paolo e Giovanni, ci fornisce una precisa e dettagliata descrizione del paese nel suo complesso e dei principali luoghi, ripercorrendoli con la memoria e colorandoli con aneddoti dell'adolescenza e restituendoci una riflessione sulla tematica sociale: Montaldo, al secolo Montaguto, è preda dello spopolamento che attanaglia tanti altri piccoli comuni che, per vicende di natura varia, sono rimasti al palo, non offrendo possibilità di crescita a coloro che là sono nati e cresciuti e perciò costretti ad emigrare per trovare fortuna, proprio come capitato a Matteo. Ritornare a Montaldo è perciò ritornare a casa, riabbracciare le mura della casa dove sei nato, ritrovare i compagni d'infanzia, respirare l'aria buona e salubre di un'oasi felice: in poche parole, riannodare i fili della memoria.

mercoledì 12 maggio 2010

W GLI EROI!



A parte il teatrino che sembra ogni edizione del Tg4 condotta da Emilio Fede, direi che questa volta il direttore si è spinto un po' troppo oltre. Lasciando da parte, in questa sede, le considerazioni su Draquila, il film di Sabina Guzzanti presente a Cannes che ha spinto il ministro Bondi a disertare la kermesse, le parole di Fede sono fermamente da condannare in quanto offensive. Il buon Roberto Saviano, come è facile immaginare, non si diverte a girare "superprotetto", non si diverte a vivere una vita parallela, sempre al buio e al riparo da potenziali pericoli, non si diverte a programmare ogni sua azione: per nulla. Ecco perché quelle parole, pronunciate con una superbia fastidiosa, fanno innervosire. Ve le ripropongo, giusto per rinfrescarvi la memoria.

In questi giorni anche per quanto riguarda Roberto Saviano, che ormai sempre lui, la camorra… Per carità, ma non è lui che ha scoperto la camorra, non è lui il solo che l’ha denunciata, ci sono registi autorevoli, ci sono magistrati che l’hanno combattuta e sono morti, lui è superprotetto, e giustamente dev’essere sempre protetto però, come dire, non se ne può più di sentire che lui è l’eroe, qualcuno gli ha offerto pure la cittadinanza onoraria, di che cosa non si capisce. Certo ha scritto dei libri contro la camorra, ma lo ha fatto tanta altra gente, senza fare clamore, senza andare sulle prime pagine, senza rompere… scusate, volevo dire senza disturbare la riflessione della gente che ha capito bene. Un paese come il nostro è contro la malavita organizzata.

Le parole parlano da sole e, in alcuni passaggi, fanno rabbrividire. E' vero, Saviano non è il solo che ha parlato o si è occupato di camorra: è - questo non si può negare - colui che ha contribuito, in maniera decisiva, ad alzare quel velo di omertà che avvolgeva i meccanismi interni della Sistema, rendendoli noti al grande pubblico. Come ama spesso ripetere, il fatto di aver messo nero su bianco, in un libro, i fatti che qualcuno conosceva e anche quelli più oscuri è stato dirompente: i camorristi sono stati intimoriti da Gomorra e più i lettori aumentavano e maggiore era la paura, la forza della scrittura è travolgente. Ma Saviano non è stato il solo: mi vengono in mente anche i nomi di Rosaria Capacchione, giornalista del Mattino e autrice de L'oro della camorra, costretta, più volte minacciata di morte e costretta a vivere sotto scorta, e di Raffaele Cantone, pm della Dda di Napoli fino al 2007 e ai cui danni fu scoperto, nel 2003, un progetto di attentato organizzato dai Casalesi, che ha pertanto richiesto la scorta.
Direi che queste persone, senza alcun dubbio, possono essere definite "eroi": si tratta di persone che hanno saputo sporcarsi le mani e che perciò pagano con una vita supercontrollata questo zelo, che però ha dato qualche risultato importante: non dimentichiamoci del processo Spartacus e delle condanne all'ergastolo per i principali boss dei Casalesi.
Saviano, tuttavia, era stato facile profeta: "Quando denunci, vieni visto come uno che si sente migliore e per questo vieni disprezzato".

sabato 8 maggio 2010

IL MALE CHE CONTINUA

Se si volesse riassumere cosa è successo nelle ultime settimane nel mondo politico, credo si avrebbero non poche difficoltà. Se Scajola, stando alle cronache, è costretto a capire chi ha comprato, a sua insaputa, un'abitazione con vista sul Colosseo a Roma, Bertolaso è invece, come l'ex presidente Clinton, alle prese con una Monica e fa egli stesso l'accostamento, alquanto pericoloso. Poi ci sono Verdini, indagato nell'ambito degli appalti in Sardegna, sebbene non abbia ricevuto avvisi di garanzia, e Storace, condannato ad un anno e sei mesi di reclusione nell'inchiesta "Laziogate", relativa al presunto accesso, avvenuto nel marzo del 2005, tramite i computer di Laziomatica, al sistema informatizzato dell'anagrafe di Roma per boicottare alle Regionali, tramite la sottoscrizione di firme false, la lista Alternativa Sociale della Mussolini. Chiudo la rassegna ricordando, a latere, un'uscita tra le peggiori di D'Alema a Ballarò, quando, toccato sul personale riguardo il caso Affittopoli dei primi anni '90, risponde al condirettore del Giornale Sallusti "vada a farsi fottere", con un'acrimonia del tutto inutile e inspiegabile che fa specie, nonostante siamo abituati a dibattiti accesi e con colpi bassi, ma mai infimi.

Preciso che tutti sono innocenti prima che la magistratura si sia pronunciata, anche se gli squarci aperti lasciano intravedere qualcosa di non proprio lecito; ciononostante non sono comunque accettabili i processi mediatici, basati solo su intercettazioni o "sentito dire".
Il problema che, tuttavia, qui è evidente è rapprresentato dal malcostume e dalla corruzione (definita da Sergio Rizzo sul Corriere, riprendendo la Corte dei conti "tumore maligno annidato in un organismo senza anticorpi"): non esistono destra e sinistra, o meglio, esistono destra e sinistra che hanno comportamenti non leciti senza nessuna differenza. Allora, il problema è evidentemente generalizzato e deve essere rintracciato alla radice: l'autorità competente in materia, il Servizio anticorruzione e trasparenza che ha preso il posto della precedente Autorità anticorruzione, e le forze dell'ordine a ciò deputate probabilmente devono intensificare le attività di controllo. O forse non deve crearsi la minima commistione tra controllore e controllato, così da evitare influenze che possono pregiudicare un'efficace attività di repressione di tali pratiche. Sempre Rizzo sul Corriere, ricordava che "il primo marzo il consiglio dei ministri, sull’onda degli scandali del G8, ha approvato un disegno di legge per combattere la piaga. Poi gli scandali sono spariti dalle prime pagine e anche quella promessa sembrava finita nel dimenticatoio. Due mesi dopo sta finalmente per iniziare l’iter parlamentare: un’occasione imperdibile per mandare un segnale chiaro agli italiani. Invece si è rivelato subito un nuovo pretesto per litigare all’interno del Pdl." Mancanza d'intenti? Interessi eterogenei che si intersecano? Chissà, chi può dirlo...
Resta il fatto che questi fatti mostrano una certa analogia con Tangentopoli - e guai a chi grida festante ad un'eventuale nuova Tangentopoli: è forse questo ciò di cui abbiamo bisogno? -, benché, a mio avviso, ad un livello deteriore: se prima la corruzione era strumento utile ad arricchire il partito, ora è strumento atto a raggiungere un arricchimento personale. Nessuna differenza corre tra due diversi livelli di una pessima pratica di comportamento se non che prima si divideva tra alcuni, ora tra uno o, al più, pochi. Questa "mutazione genetica" deve farci riflettere tutti, deve farci meditare sulla crollo dell'etica della classe politica e deve farci pensare all'impatto devastante che simili comportamenti potrebbero avere sull'attuale congiuntura, tenendo conto della crisi economica.
Le occasioni mancate per invertire rotta sono tante e tante ne verranno ancora perse; il guaio è che non si vedono nuovi modelli da imitare.
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