sabato 8 maggio 2010

IL MALE CHE CONTINUA

Se si volesse riassumere cosa è successo nelle ultime settimane nel mondo politico, credo si avrebbero non poche difficoltà. Se Scajola, stando alle cronache, è costretto a capire chi ha comprato, a sua insaputa, un'abitazione con vista sul Colosseo a Roma, Bertolaso è invece, come l'ex presidente Clinton, alle prese con una Monica e fa egli stesso l'accostamento, alquanto pericoloso. Poi ci sono Verdini, indagato nell'ambito degli appalti in Sardegna, sebbene non abbia ricevuto avvisi di garanzia, e Storace, condannato ad un anno e sei mesi di reclusione nell'inchiesta "Laziogate", relativa al presunto accesso, avvenuto nel marzo del 2005, tramite i computer di Laziomatica, al sistema informatizzato dell'anagrafe di Roma per boicottare alle Regionali, tramite la sottoscrizione di firme false, la lista Alternativa Sociale della Mussolini. Chiudo la rassegna ricordando, a latere, un'uscita tra le peggiori di D'Alema a Ballarò, quando, toccato sul personale riguardo il caso Affittopoli dei primi anni '90, risponde al condirettore del Giornale Sallusti "vada a farsi fottere", con un'acrimonia del tutto inutile e inspiegabile che fa specie, nonostante siamo abituati a dibattiti accesi e con colpi bassi, ma mai infimi.

Preciso che tutti sono innocenti prima che la magistratura si sia pronunciata, anche se gli squarci aperti lasciano intravedere qualcosa di non proprio lecito; ciononostante non sono comunque accettabili i processi mediatici, basati solo su intercettazioni o "sentito dire".
Il problema che, tuttavia, qui è evidente è rapprresentato dal malcostume e dalla corruzione (definita da Sergio Rizzo sul Corriere, riprendendo la Corte dei conti "tumore maligno annidato in un organismo senza anticorpi"): non esistono destra e sinistra, o meglio, esistono destra e sinistra che hanno comportamenti non leciti senza nessuna differenza. Allora, il problema è evidentemente generalizzato e deve essere rintracciato alla radice: l'autorità competente in materia, il Servizio anticorruzione e trasparenza che ha preso il posto della precedente Autorità anticorruzione, e le forze dell'ordine a ciò deputate probabilmente devono intensificare le attività di controllo. O forse non deve crearsi la minima commistione tra controllore e controllato, così da evitare influenze che possono pregiudicare un'efficace attività di repressione di tali pratiche. Sempre Rizzo sul Corriere, ricordava che "il primo marzo il consiglio dei ministri, sull’onda degli scandali del G8, ha approvato un disegno di legge per combattere la piaga. Poi gli scandali sono spariti dalle prime pagine e anche quella promessa sembrava finita nel dimenticatoio. Due mesi dopo sta finalmente per iniziare l’iter parlamentare: un’occasione imperdibile per mandare un segnale chiaro agli italiani. Invece si è rivelato subito un nuovo pretesto per litigare all’interno del Pdl." Mancanza d'intenti? Interessi eterogenei che si intersecano? Chissà, chi può dirlo...
Resta il fatto che questi fatti mostrano una certa analogia con Tangentopoli - e guai a chi grida festante ad un'eventuale nuova Tangentopoli: è forse questo ciò di cui abbiamo bisogno? -, benché, a mio avviso, ad un livello deteriore: se prima la corruzione era strumento utile ad arricchire il partito, ora è strumento atto a raggiungere un arricchimento personale. Nessuna differenza corre tra due diversi livelli di una pessima pratica di comportamento se non che prima si divideva tra alcuni, ora tra uno o, al più, pochi. Questa "mutazione genetica" deve farci riflettere tutti, deve farci meditare sulla crollo dell'etica della classe politica e deve farci pensare all'impatto devastante che simili comportamenti potrebbero avere sull'attuale congiuntura, tenendo conto della crisi economica.
Le occasioni mancate per invertire rotta sono tante e tante ne verranno ancora perse; il guaio è che non si vedono nuovi modelli da imitare.

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