giovedì 31 gennaio 2013

BALOTELLI OVVERO LA TRISTEZZA ITALIANA

Proprio mentre ho iniziato a leggere l'ultima produzione letteraria di Aldo Cazzullo - un regalo di compleanno del fratello - dalle cui prime pagine si può percepire il racconto di un Paese vivo e capace di sperare oltre la crisi, piomba la notizia del passaggio di Mario Balotelli al Milan. Penserete che non vi sia nesso tra i due fatti; invece, per me, il nesso c'è.
Mario Balotelli, ex giocatore del Manchester City
Se pensiamo per un attimo alla figura di Balotelli, le prime immagini che ci sovvengono non sono certamente quelle di un calciatore irresistibile, ma più facilmente le cronache dei suoi disastri. Ne cito alcune per rinfrescare la memoria. Sebbene il 17 agosto 2010 si sia presentato a Manchester così: "Non sono un bad boy, ma un ragazzo normale", solo dieci giorni dopo è protagonista di un incidente automobilistico con la sua Audi A8, da cui esce illeso superando senza problemi i test alcolemici. Nell'ottobre 2011, alla vigilia del derby di Manchester, Balotelli decide di far esplodere dei fuochi pirotecnici nel bagno della sua casa di Mottram St. Andrew, nei pressi di Macclesfield: la conseguenza inevitabile, un incendio, costringe i pompieri a correre sul luogo per domare le fiamme; alla fine si dirà sia stata colpa di un amico e per "festeggiare" la fama di esplosivo, viene designato come ambasciatore di una campagna sull'uso sicuro dei fuochi d'artificio. A settembre 2012, il calciatore rimane coinvolto in un'incidente con la sua Bentley con un'altra auto a Manchester, nella zona di Deansgate Locks, senza aver responsabilità. All'inizio di quest'anno, a Carrington, all'allenamento del Manchester City, Balotelli è protagonista di una violenta discussione con il tecnico Mancini, che lo aveva redarguito per un tackle troppo violento nei confronti di Scott Sinclair. Queste sono le principali situazioni che hanno mostrato l'immaturità del ragazzo nato a Palermo e cresciuto nella provincia bresciana, senza contare le - talora pesanti - espulsioni sul campo.

mercoledì 23 gennaio 2013

IL BEL LIBRO CHE RESISTE

Le belle notizie fanno sempre piacere. Ad esempio, leggere la ricerca commissionata al Censis dalla Fondazione Marilena Ferrari e presentata oggi a Roma dal beneaugurante titolo Il valore del bel libro riempie di felicità in un periodo nel quale si grida alla fuga dei lettori e al declino della carta stampata a favore del libro elettronico - o e-book che dir si voglia.
Pagine da sfogliare: fascino senza tempo
La ricerca ricorda che l'e-book mantiene la sua quota di lettori affezionati, aumentati dell'1%: secondo gli ultimi dati dell’Associazione Italiana Editori, il fatturato si attesta all'incirca sui tredici milioni di euro con più quarantremila titoli. Se è vero che i lettori di libri sono in netto calo e gli Italiani che leggono almeno un libro l'anno sono passati dal 59,4% del 2007 al 49,7% del 2012, la voglia di sfogliare e conservare volumi cartacei resta forte e - cosa che sorprende maggiormente - più tra i giovani che tra gli anziani, soprattutto tra gli insospettabili "nativi digitali" ovvero i giovani nella fascia d’età tra i diciotto e i ventiquattro anni: sono quelli che più desiderano avere in casa un libro "da esibire e da sfogliare". Insomma, il vecchio resiste strenuamente tra i giovani, come capita spesso anche in altri ambiti: il fascino della carta, il suo profumo inconfondibile, la sua fisicità non tramontano. Anche perché, in oltre la metà delle famiglie italiane, sono conservati libri appartenuti a genitori e nonni, custoditi come preziosa eredità e quasi sempre nelle edizioni originali. In questo caso, non si registrano differenze d'età: l'anziano, come il giovane, conserva quel tesoro al pari di quadri o argenteria come "il segno più tangibile del patrimonio culturale della sua famiglia"

lunedì 21 gennaio 2013

ALCUNI PENSIERI (TRISTI) PRE-ELETTORALI

Strano questo 2013, che inizia subito con le elezioni in febbraio, le quale si svolgono in un'atmosfera di inverosimile déjà-vu dopo un periodo di buio della politica. I controsensi di queste consultazioni sono tanti e tutti evidenti - talora troppo, quasi stridenti - in questa campagna elettorale in cui si respira un gusto per niente nuovo e particolarmente triste.
184: sono i contrassegni ammessi.
Da dove vogliamo partire? Partiamo dai simboli. Lasciando da parte la querelle sull'ammissione dei simboli - i simboli delle liste civetta hanno rubato la scena per alcuni giorni, facendo calare il panico tra i cosiddetti big -, il primo dato sconvolgente è il numero di simboli ammessi alle elezioni: 184. È un numero che fa girare la testa, un'assurdità, sebbene sia niente in confronto a 234, il numero iniziale di contrassegni presentati. Qualcuno può obiettare che non è un'assurdità la democrazia ovvero la possibilità concessa ad un singolo cittadino di presentarsi alle elezioni. E su questo si può pure essere d'accordo. Però, conoscendo il Paese che abitiamo, l'affollamento di simboli e liste non è pura dedizione alla cosa pubblica trainata da forte senso civico: possiamo dire che, laddove presente, questa preziosa attitudine viene spesso sopraffatta da un interesse più basso, quello economico. È così improbabile pensare che molti partiti dai nomi più disparati e composti da pochi elementi siano interessati solo ai rimborsi elettorali, che assicurano al partito che supera il quorum dell'1% di assicurarsi per cinque anni un'entrata fissa di non poco conto, e non tanto ad impegnarsi in Parlamento per cambiare l'Italia?

lunedì 7 gennaio 2013

DANTE. IL ROMANZO DELLA SUA VITA


Dante. Il romanzo della sua vita

Marco Santagata

Mondadori

€ 22


Marco Santagata
Immergersi nell'atmosfera di fine Duecento non è facile: ci si può provare con un bello sforzo di immaginazione, magari attingendo ai ricordi scolastici e a qualche lettura di genere. Ma perché ritornare al Duecento - vi starete chiedendo? Forse per giocare a Ritorno al futuro? No, tutt'altro; la considerazione nasce dalla lettura della vita di Dante, nella versione romanzata proposta da Marco Santagata, studioso di letteratura italiana che insegna a Pisa. 
La forza di questo interessante libri risiede nella dovizia di particolari che circondano il racconto della vita del poeta fiorentino, che non viene raccontata in maniera scolastica e pedante come semplice sequenza di eventi, spesso slegati tra loro, bensì come storia inserita nel contesto socio-politico e culturale della sua epoca. Probabilmente Santagata vuole avvicinare il tenore della sua narrazione ad un aspetto peculiare della Commedia, che, pur essendo opera di finzione, è in grado di raccontare, come nessun'altra opera ha fatto in età medievale, in maniera precisa e particolare, fatti storici, cronaca politica e avvenimenti culturali, senza tra l'altro temere  di inserire nel discorso retroscena noti solo per sentito dire, o quello che oggi chiamiamo gossip: è Santagata stesso a sottolineare come la Commedia, per molti aspetti, assomiglia agli instant-book moderni; sempre lui, nel tratteggiare la figura di uno dei più grandi poeti italiani, non rinuncia ad inserire avvenimenti riportati anche in un solo documento o tramandati da più voci prima di essere segnalati in un documento scritto. Possiamo dire che il libro di Santagata è un raffinato collage di documenti, grazie ai quali egli segue anno per anno - o quasi - Dante Alighieri nei suoi spostamenti, nei suoi ripensamenti, nei suoi contrastanti pensieri e nei suoi scritti.
Dante Alighieri
Ciò che rende nuovo e affascinante il libro è, innanzitutto, la forma: la scelta del romanzo evidenzia la passione che spinge lo studioso a raccontare per filo e per segno la tormentata - e per molti tratti poco conosciuta - storia di un uomo dall'io spropositato, con un forte disagio interiore, che, proprio per vincerlo, gonfia il proprio io a dismisura al punto di sentirsi "diverso e predestinato" tanto che in ogni suo gesto, in ogni suo scritto, in ogni evento avverso - l'esilio su tutti - rintraccia "un segno del destino, l'ombra di una fatalità ineludibile, la traccia di una volontà superiore". Il Dante che ci restituisce Marco Santagata è anche un uomo, che, dopo un'iniziale ritrosia, impara per convenienza personale a calarsi nella vita pubblica di Firenze, a sporcarsi - ma non troppo - le mani con la politica, a cercare uno spazio di rilievo nella vita culturale di una città in forte fermento, sia dal punto di vista politico sia dal punto di vista intellettuale. Lo scrittore è abile ad intrecciare per tutto il libro le vicende storiche, che nascondono non poche sorprese, e quelle private per dipingere il quadro perfetto della vita di Dante: un uomo che è stato padre di famiglia, molto amato dai figli; filosofo dedito allo studio rigoroso, per il quale ha anche viaggiato e ricercato l'ambiente confacente; uomo di partito cooptato nell'agone politico sapendo raggiungere la posizione di priore, pur tuttavia mostrando sempre un certo disagio verso questo ambiente; un poeta restio ad accogliere le novità intellettuali che si affacciano all'orizzonte, il quale lascia come eredità la riscoperta del genere dell'egloga che tanto successo avrà durante il Rinascimento; un uomo di corte che sa farsi ben volere e apprezzare per le sue doti poetiche e oratorie al punto che più volte viene inviato come ambasciatore. Un uomo a tutto tondo, più complesso di quello studiato sui banchi di scuola, pienamente figlio del suo tempo, nel quale fatica a vivere, specie dopo l'esilio e la condanna a morte, che segnano per Dante un'importantissima svolta: questi lo portano a gesti di ritrattazione, talora umilianti, pur di rientrare a Firenze e fungono da fonte di ispirazione per opere come il Convivio o il De vulgari eloquentia.
Segnalo, infine, per quanti sono interessati, anche il sito lavitadidante.it, all'interno del quale è possibile leggere la biografia di Dante divisa per punti, oltre che scaricare in pdf o in ebook una sintesi di quanto raccontato nel libro Dante. Il romanzo della sua vita.


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