giovedì 21 aprile 2011

COSTITUZIONE ALLA MERCE'


L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla centralità del Parlamento quale titolare supremo della rappresentanza politica della volontà popolare espressa mediante procedimento elettorale.

Leggendo quanto sopra, molti strabuzzeranno gli occhi: somiglia al primo articolo della nostra Costituzione, a cui è stata apposta qualche variazione. Ebbene sì, si tratta proprio di questo: il deputato Pdl Remigio Ceroni, marchigiano di 56 anni, è l'unico firmatario della proposta di legge per modificare l'articolo 1 della Carta. Il motivo che ha mosso il parlamentare è il seguente: "Ristabilire la gerarchia tra i poteri dello Stato: governo e Parlamento sono tenuti sotto scacco dai giudici e dalla Corte costituzionale", "per ora ribadiamo la centralità del Parlamento troppo spesso mortificata, quando fa una legge, o dal presidente della Repubblica che non la firma o dalla Corte costituzionale che la abroga. Occorre ristabilire la gerarchia tra i poteri dello Stato. Se c'è un conflitto, occorre specificare quale potere è superiore." Quanto già espresso nel primo articolo, evidentemente non è sufficiente per Ceroni a ribadire la "superiorità gerarchica" delle Camere rispetto agli altri organi e poteri.
Il parlamentare precisa che l'iniziativa è del tutto autonoma e che è frutto di personali riflessioni riguardanti l'attuale momento politico; tuttavia, se il presidente Berlusconi dovesse chiedergli di ritirarla, ritirerebbe subito il progetto. Al di là delle reazioni tiepide all'interno della maggioranza di governo e di quelle più veementi delle opposizioni ("attentato alla Costituzione" per Di Pietro, "un diversivo" per Bersani) e del presidente emerito della Corte costituzionale Baldassarri ("una vergogna, una barbarie"), Ceroni ammette che il progetto "piace quasi a tutti, mi scrivono di nascosto, anche da sinistra. (...) Se la mettessimo al voto segreto la mia proposta, passerebbe subito."




Anche per chi mastica poco diritto come me, appare del tutto fuori luogo una proposta come quella di Ceroni. Ripescando alcune nozioni di educazione civica, è facile vedere come nella seconda parte della nostra Carta, il Titolo I è interamente dedicato al Parlamento (articoli 55 e seguenti): non si capisce, pertanto, perché bisogna sottolinearlo ulteriormente, si correrebbe il rischio di una ripetizione che avrebbe come risultato finale, a mio avviso, quello di "indebolire" la parte specificamente dedicata al Parlamento. Una motivazione amara alla voglia di enfatizzare la "centralità del Parlamento" la fornisce Michele Ainis sulle colonne del Corriere di oggi: "Magari può servire a ricordarci che in quel posto lì ci si va per elezione, non per cooptazione, non per nomina d'un signorotto di partito, come c'è scritto nel 'Porcellum'." Lo stesso Ainis pone l'attenzione sulle parole usate da Ceroni, che è un parlamentare Pdl: centralità parlamentare "non fu uno slogan degli anni Settanta, i nostri anni più rossi? Si vede che i politici sono diventati un po' daltonici." E il concetto viene ulteriormente condannato da Augusto Barbera: la centralità del Parlamento è un "concetto consociativo giustamente archiviato e nato ai tempi del compromesso storico ma irragionevole in epoca di maggioritario" e meraviglia che "arrivi proprio da una parte politica che lamenta lo scarso peso del governo." Un'altra cosa che mi lascia perplesso, nonostante la mia poca dimestichezza con la giurisprudenza, è la volontà di toccare la parte riguardante i Principi fondamentali: ritengo che i primi dodici articoli siano di enorme importanza e siano stati partoriti con estrema saggezza e lungimiranza al punto che toccarne anche solo uno - e nello specifico il primo è cosa, secondo me, ancor più grave - vorrebbe dire snaturare il patrimonio di valori su cui si fonda la nostra Repubblica. E, anche in questo caso, Barbera mi viene in soccorso, suggerendo che "non è possibile mettere insieme nella prima parte della Costituzione valori e meccanismi istituzionali." La Costituzione ha bisogno di alcuni aggiustamenti per rimanere al passo con i tempi - non c'è dubbio ed in effetti ve ne sono stati in passato per il Titolo V - e quindi non è intoccabile; intoccabili sono, invece, quei primi dodici articoli che i Costituenti hanno sapientemente e a lungo meditato.
L'impressione è che la proposta Ceroni sia figlia dell'attuale clima politico, quel clima in base al quale ci si fabbrica regole a proprio uso e consumo, ignorando qualsiasi regola generale. Secondo Ceroni, la proposta è nata per evitare "un'eversione dell'ordine democratico": al di là dell'abuso di questa espressione, considerata ormai di moda, pare che l'eversione sia piuttosto pensare di modificare la Carta costituzionale, supremo documento di legge della nostra Repubblica, in base ai propri desiderata.

P.S. La voglia di apportare modifiche alla Costituzione ha preso anche il capogruppo di Iniziativa Responsabile Luciano Sardelli, il quale ha presentato alla Camera una proposta di legge costituzionale per inserire nella Carta la "sfiducia costruttiva": si prevede che il Presidente del Consiglio possa cessare dalla carica se il Parlamento in seduta comune approva "una mozione di sfiducia motivata, contenente l'indicazione del successore, con votazione per appello nominale a maggioranza dei suoi componenti". Inoltre, la mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un terzo dei componenti di ciascuna Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione; la nomina del nuovo Presidente del Consiglio dei ministri da parte del presidente della Repubblica comporta automaticamente la revoca di quello precedente e la decadenza dei ministri in carica. La logica che sta dietro alla modifica dell'articolo 94 dovrebbe essere quella "di assicurare la governabilità del Paese". Vedremo che ne sarà: rimane, tuttavia, la personale perplessità riguardo alla voglia di cambiare un documento che ha resistito per più di cinquant'anni senza grossi problemi.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...