mercoledì 30 dicembre 2009

L'AMORE AI TEMPI DELLA SUINA

E', con grande soddisfazione, che vi presento qui sotto il mio primo articolo, pubblicato sul free press pavese UAU. Si parla di influenza suina, di paure infondate e di misure per superare la psicosi da influenza che ci ha attanagliato per alcune settimane e di cui, per la verità, da un po' non si sente più parlare. Colgo così l'occasione per ringraziare anche pubblicamente l'amico Lorenzo Meazza, che mi ha offerto la possibilità di mettermi in gioco con un mio pezzo, che spero apprezziate.

Da qualche tempo impazza la psicosi: non c'è tg o quotidiano che non ci renda conto del numero di morti per l'influenza ribattezzata “suina”. Sembra sia un flagello naturale destinato a bloccare ciascuna attività umana, un “dagli all'untore” ravvisato in ogni gesto. In tempi di crisi economica, assistiamo, a causa dell'influenza, anche ad una crisi dell'amore. Il bacio ai tempi dell’influenza A è ormai out: rappresenta uno dei veicoli di contagio perché il virus è presente anche nella saliva. E così i baci, gli abbracci e le strette di mano sono banditi sugli spalti degli stadi, come è accaduto in Bundesliga; oppure nel paesino francese di Guilvinec nelle scuole viene consigliato il saluto indiano (a braccia alzate) o, in alternativa, sono disponibili le boîtes à bisous, scatole dei baci, che contengono piccoli cuori di carta da consegnare con il proprio nome al posto di dare un bacio vero; addirittura l'Ordine dei Medici di Madrid suggerisce «Niente baci, niente strette di mano, dite hola per prevenire l’influenza A». Ed è così che possono tornare in voga scene quali la moda del bacio con la mascherina, usanza nata ai tempi dell'influenza spagnola e ritornata in auge. Anche i baci legati ai riti di culto sono proibiti, come è capitato a Santiago de Compostela per la statua di San Giacomo o in Israele per il mezuzah.

Ai tempi della suina, non è solo l'amore ad essere in pericolo, anche la fede vacilla sotto i colpi del virus. Al punto che un vescovo anglicano di una diocesi dell'Essex ha raccomandato la sospensione dell’uso delle acquasantiere nelle chiese; in altre parrocchie i fedeli sono stati invitati a non scambiarsi, come segno di pace, strette di mano e abbracci.

Insomma, problemi di amore, di fede e di salute si incrociano e quindi si rendono necessarie soluzioni. La rete può farla da padrona, essendo considerata il “cordone sanitario” utile a proteggerci dalla carica di particelle virali circolanti, l'estrema misura di social distancing. Persone, immagini, dati, parole, sentimenti, tutto potrà svolgersi nella piazza virtuale del web, grazie a chat e programmi di videoconferenza.

Ma è effettivamente fondata questa preoccupazione generale, al limite della fobia? Siamo certi di non essere di fronte ad una grandissima influenza mediatica, solo ultimamente attenuata dai frequenti interventi del viceministro Fazio? Si tratta, in fondo, di un'influenza come le altre, che pure hanno provocato morti in soggetti con malattie croniche e di cui non venivamo informati giornalmente. Si presenta con sintomi comuni come febbre, tosse, starnuti, dolori articolari e muscolari; il problema è che il virus A/H1N1 è nato dal riassortimento genetico del ceppo suino con geni umani e aviari, particolarmente adatto alla trasmissione fra esseri umani. È quindi molto contagioso, ma non più pericoloso di altri virus influenzali, tanto che solo test molto sofisticati permettono di fare diagnosi certa di influenza A. Infatti test rapidi per il rilevamento dell’antigene A dovrebbero essere sufficienti per lo screeening, ma sono possibili falsi negativi e l'OMS prevede che per definire un caso probabile o sospetto bisogna considerare sempre la storia clinica e i sintomi del paziente. In fin dei conti, quindi, potremmo prenderci un'influenza che ci costringe a stare a letto qualche giorno in più: prendiamo le giuste precauzioni per evitarla, ma, nel caso ci ammalassimo, guariremo facilmente con qualche medicina in più.

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