mercoledì 16 dicembre 2009

CROMO ESAVALENTE A TREVIGLIO

Vi segnalo, per quanti non lo sapessero, di essere venuto a conoscenza di un altro caso di inquinamento da cromo esavalente.
Ci troviamo a Treviglio, in provincia di Bergamo, le cui acque dell'acquedotto hanno subito una bonifica "tramite diluizione delle falde inquinate", dal momento che esse alimentano la rete di acqua potabile del comune. La causa della contaminazione è da rintracciare nel cromo VI, di cui conosciamo le potenzialità cancerogene che veniva prodotto, a partire dal 2000, dalla società Castelcrom di Ciserano. Una volta terminate le attività produttive dell'industria, è stata iniziata la bonifica in modo tale da abbattere i valori di cromo VI fino al raggiungimento di una concentrazione di 25 microgrammi/litro, "valore che la regione Lombardia ha considerato soddisfacente e che quindi ha condotto alla decisione di interrompere le attività di bonifica." I livelli di cromo VI, stando alle ultime notizie, restano su livelli alti, intorno a 17-20 microgrammi per litro; "in alcuni pozzi agricoli della zona (non censiti) il veleno - di cui si ignora la provenienza - ha raggiunto livelli sino a 130 volte superiori al consentito." Ricordo, per precisione, che il limite massimo di cromo VI fissato per legge nelle acque di falda è di 5 microgrammi/litro, mentre il limite massimo di cromo totale (cromo VI e cromo III, quello che non è pericoloso per la salute umana) ammesso ai rubinetti è di 50 microgrammi/litro.
Come se non bastasse, ad aprile (la comunicazione del comune è di giugno) nella falda di un pozzo scavato per sondare la qualità dell'acqua vicino a due stabilimenti inquinanti è stato ritrovato acido fluoridrico, sostanza prodotta dalla Icib e che danneggia il tessuto osseo e il sistema nervoso. Il valore accertato dall'Arpa è pari a 3,86 milligrammi/litro nella falda rispetto all' 1,5 ammesso nella rete. Si apprende, inoltre, che la Icib, sulla base di questo riscontro, "era stata invitata a presentare subito un «piano di caratterizzazione» (cioè a indagare l' estensione dell' inquinamento provocato)". Ciononostante "l'amministrazione comunale si è rifiutata di chiudere i pozzi inquinati e di collegarsi prudenzialmente all' acquedotto di Bergamo sostenendo la potabilità dell' acqua".
E' di oggi la notizia, riportata a pagina dieci dell'edizione di Milano del Corriere della Sera, che "un'altra fonte di inquinamento, non individuata, sta per riversare altro cromo nelle falde dell'acqua potabile." Su questa base il comune di Ciserano ha proposto ad Arpa e Regione la realizzazione "di alcuni pozzi di spurgo destinati secondo il progetto a portare in superficie l'acqua inquinata che verrebbe depurata e poi riversata nelle rogge", misura da porre in essere in accordo con altri comuni, tra cui quello di Treviglio, al fine di arginare il dilagare dei veleni nei territori vicini. "Il segnale dell'imminente ondata di veleni è arrivato nei mesi scorsi quando si è scoperto che in almeno 80 pozzi agricoli situati a nord di Treviglio il cromo VI ha raggiunto anche i 1.300 microgrammi per litro".
Situazione grave, non c'è che dire, che ricorda molto da vicino la vicenda, tornata recentemente in auge grazie a due servizi delle Iene, della Solvay-Solexis di Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria.

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