Nel salone San Pio dello storico collegio Ghislieri di Pavia, Vittorio Zucconi, conversando con il professor Giovanni Foresti, ha presentato il suo ultimo libro Il Caratteraccio: come (non) si diventa italiani. Si è trattato di una presentazione molto interessante e molto stimolante, capace di fornire numerosi spunti per riflettere, di metterci davanti all'evidenza di fatti che molte volte non percepiamo in quanto parte del nostro essere, parte di noi, strettamente connaturati alle nostre abitudini e al nostro modo di sentire, che però un esterno, quale può essere considerato Zucconi, che risiede in America, mette subito a fuoco, appunto perchè guarda da fuori con occhi diversi.
Il dialogo inizia con il racconto di un passo del libro, in cui Zucconi che la prima televisione privata via cavo nasce a Torino in corso Massimo D'Azeglio e il programma di punta era un sexy quiz, in cui la gente, chiamando da casa e rispondendo correttamente alla domanda del conduttore, poteva, a seconda se era maschio o femmina, spogliare o vestire una spogliarellista. Sostiene Zucconi che "non c'è nulla al di fuori della televisione" perchè "ciò che è televisivo è reale e ciò che è reale è televisivo". Ma non è proprio così: capita, per esempio, di assistere a battibecchi o feroci scontri televisivi che alla fine si risolvono a tarallucci e vino perchè "quella è solo televisione".
Passando all'ambito storico, l'autore ricorda come in molti fatti storici si rintraccia uno "stupro": si va dal famoso ratto delle Sabine fino a Porta Pia; l'unificazione in Italia, unico caso europeo, avviene "contro la sua città principale", mentre in altri Paesi, come in Francia, è successo il contrario.
Molto interessante il discorso riguardante l'immigrazione: "siamo il Lego del mondo", presso di noi sono arrivati immigrati di tutte le etnie e razze. Ma il problema è che non siamo preparati nè culturalmente nè organizzativamente a ricevere una così grande e varia quantità di persone, nè le classi dirigenti del Paese sono in grado di accompagnarci in questo processo. Allora, come in altre occasioni, dissimuliamo, "siamo quello che non siamo": scopriamo ciò che pensiamo di essere solo nel momento in cui l'immigrato ci mette innanzi al dilemma di cosa siamo e dove andiamo. Solo allora siamo italiani, siamo cristiani, ecc. Zucconi definisce questo comportamento "adolescenziale", un atteggiamento poco maturo, che ci porta a definirci in negativo.
Questi sono solo alcuni degli argomenti del libro che sono stati toccati nel corso della serata, che si è rivelata intensa e dinamica, con un ricco scambio tra pubblico e autore. Al termine dell'incontro, Zucconi ha autografato i libri a quanti lo richiedevano e ovviamente io non ho esitato.
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