Dopo aver letto su vari giornali e vari siti la notizia dell'aggressione avvenuta domenica in Piazza Duomo a Milano ai danni del presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi e aver seguito solo per pochi minuti vari programmi televisivi di approfondimento che hanno dedicato ampio spazio al tema, vorrei spendere anch'io qualche parola a tal proposito.
Innanzitutto riguardo la natura del gesto mi viene da dire che, a mio avviso, non si è trattato di un "gesto isolato", come da più parti ho sentito dire. Certo, il soggetto che ha compiuto il gesto è "da molti anni in cura per problemi psichici di tipo paranoico": si potrebbe definire l'aggressione come il gesto isolato di un pazzo. Ma il ministro Maroni stamani alla Camera ha ricordato che il gesto è uno dei tanti che si sarebbero potuti mettere in atto, mentre "i dispositivi attuati hanno anzi consentito di sventare, come prima ricordato, un tentativo di violenta contestazione al Presidente del Consiglio proprio sotto il palco." Sicuramente il gesto di Tartaglia è stato premeditato e questo è confermato dal fatto che "si trovava in prossimità del luogo della manifestazione già dalle ore 11 del 13 dicembre, proprio in preparazione del suo folle gesto" e per di più "l'aggressore è stato trovato in possesso di una bomboletta spray al peperoncino e di altri oggetti contundenti, astrattamente idonei a ledere persone tra cui un crocifisso in materiale resinoso."
Più pericoloso il ragionamento sulle responsabilità morali del gesto. Ha fatto molto discutere la posizione di Di Pietro, che tuttavia non sorprende più dal momento che egli ha fatto ormai da mesi dell'antiberlusconismo il suo unico e becero cavallo di battaglia politico. Sorprendono invece le parole della presidentessa del Pd Rosy Bindi, parole da pesare maggiormente visto il grave atto occorso e vista la sua importante posizione istituzionale oltre che all'interno del Pd. La vice-presidente della Camera in un'intervista rilasciata ieri alla Stampa di Torino ha affermato:
Riguardo la proposta del ministro Maroni di oscurare i social networks nei quali sono nati gruppi a sostegno di Tartaglia, ammetto di essere in totale disaccordo. Sono un assiduo frequentatore di Facebook, YouTube e Google e sono pienamente convinto non è oscurando un sito che si risolve il problema. "La “normalizzazione” non passa dal social network", conclude un articolo di Piercamillo Falasca su Libertiamo.it, opinione che condivido in pieno (la pensavo così anche a proposito della pubblicazione del video di un bambino down costretto a subire atti di bullismo). Dobbiamo cercare di frenare l’istinto del momento e sforzarci di ragionare a mente fredda. La proposta di oscuramento dei social network o di siti come YouTube è la reazione di pancia ad un fatto gravissimo come l’aggressione al presidente del Consiglio dei Ministri; ragionando con calma sull’argomento, è facile giungere alla conclusione che, nel periodo in cui tutti reclamiamo libertà, ciascuno è libero di pubblicare quanto più gli pare e piace. Chiaramente l’argine alla sua libertà è rappresentato dalla libertà altrui: laddove quest’ultima venga ad esser lesa, l’opinione espressa potrà essere punita con la rimozione del video o dell’articolo in questione. E tale azione sarà dettata dalla violazione di norme penali che – ricorda bene Piercamillo – sono già presenti nel nostro ordinamento e sufficienti ad frenare fenomeni come quelli dei gruppi pro-Tartaglia. Ricorda inoltre Metilparaben che
Infine una nota veloce sull'efficienza dell'apparato di sicurezza: il ministro Maroni ha riferito che tutto ha funzionato bene, eppure l'aggressione c'è stata. Il sottosegretario Mantovano sostiene che "le modalità banali con le quali è avvenuta l’aggressione hanno permesso di aggirare le misure che erano state prese". L'affermazione mi fa riflettere: vorrebbe dire che se si fosse programmato di far saltare in aria il presidente del Consiglio non ci sarebbe stata nessuna possibilità di successo, mentre il gesto di un pazzo, che per di più - come si vede nella sequenza filmata - ha mirato prima di lanciare l'oggetto contundente, è più difficile da controllare? Ci sono circa una ventina di persone che circondano Berlusconi nelle uscite pubbliche e che dovrebbero formare un cerchio intorno a lui e controllare lo spazio circostante. Forse qualcosa non ha funzionato...
Poi penso anche alla scorta che vedo settimanalmente sotto casa a prelevare il ministro Tremonti: sono sei persone che hanno più la funzione di accompagnatori e/o portaborse che di guardie del corpo; non mi è mai capitato di vederli a perlustrare il tratto di strada che deve percorrere il ministro per raggiungere l'automobile, eppure di finestre da cui sparare un colpo o lanciare oggetti contundenti ce ne sono e un malato di mente potrebbe agire senza colpo ferire. Forse bisogna rivedere qualcosa?
Innanzitutto riguardo la natura del gesto mi viene da dire che, a mio avviso, non si è trattato di un "gesto isolato", come da più parti ho sentito dire. Certo, il soggetto che ha compiuto il gesto è "da molti anni in cura per problemi psichici di tipo paranoico": si potrebbe definire l'aggressione come il gesto isolato di un pazzo. Ma il ministro Maroni stamani alla Camera ha ricordato che il gesto è uno dei tanti che si sarebbero potuti mettere in atto, mentre "i dispositivi attuati hanno anzi consentito di sventare, come prima ricordato, un tentativo di violenta contestazione al Presidente del Consiglio proprio sotto il palco." Sicuramente il gesto di Tartaglia è stato premeditato e questo è confermato dal fatto che "si trovava in prossimità del luogo della manifestazione già dalle ore 11 del 13 dicembre, proprio in preparazione del suo folle gesto" e per di più "l'aggressore è stato trovato in possesso di una bomboletta spray al peperoncino e di altri oggetti contundenti, astrattamente idonei a ledere persone tra cui un crocifisso in materiale resinoso."
Più pericoloso il ragionamento sulle responsabilità morali del gesto. Ha fatto molto discutere la posizione di Di Pietro, che tuttavia non sorprende più dal momento che egli ha fatto ormai da mesi dell'antiberlusconismo il suo unico e becero cavallo di battaglia politico. Sorprendono invece le parole della presidentessa del Pd Rosy Bindi, parole da pesare maggiormente visto il grave atto occorso e vista la sua importante posizione istituzionale oltre che all'interno del Pd. La vice-presidente della Camera in un'intervista rilasciata ieri alla Stampa di Torino ha affermato:
Ci mancava pure questa. Sia ben chiaro, questa intervista deve aprirsi con la solidarietà a Berlusconi e con la condanna del gesto. Resta il fatto che tra gli artefici di questo clima c’è anche Berlusconi, non può sentirsi la vittima. Questi gesti vanno sempre condannati, mai giustificati. Qualche volta però sono spiegabili. Certo, se si continua a dividere questo paese, alla fine...Non mi sono per niente appassionato al can can mediatico che ha cercato di attribuire a qualcuno più che a qualcun'altro responsabilità in qualità di mandanti morali per l'aggressione a Berlusconi. Mi sembra che ormai da troppi mesi, come mi è capitato di osservare più volte sul blog, il clima politico abbia travalicato i confini della normale dialettica, al punto da far pensare se siamo ancora in un Paese che si può definire civile. Lo scontro politico è stato così aspro che il presidente Napolitano si è ritrovato troppo spesso a dover richiamare tutti ad abbassare i toni, senza essere molto ascoltato. Il risultato del clima avvelenato in cui versa attualmente la politica è stato il gesto del folle Tartaglia domenica in piazza Duomo. Si potrebbe dire che è stata la sinistra ad alzare per prima i toni e forse non si direbbe una bugia: a partire da questa estate, quello che ha colpito Berlusconi è stato un fuoco di fila mediatico, che veniva utile come clava per lo scontro politico. Le difficoltà pratiche ad arginare il consenso di cui godeva e gode il presidente del Consiglio ha spinto a cercare sponde in strumenti non del tutto leciti, come la vita privata o le recenti dichiarazioni del pentito Spatuzza, per cercare di porre un argine, senza riuscirci. Tanto più che il gesto del Tartaglia ha, a mio modesto parere, un nuovo e più forte effetto di "ricarica di consenso" (quasi come i cuoricini per guadagnare nuove vite nei giochi di SuperMario) per il presidente del Consiglio, specie in vista delle imminenti elezioni regionali di primavera; è successo tutte le volte che Berlusconi è stato fatto passare come vittima, anche quando non era necessario, di ogni critica e lo sarà ancora di più ora che egli è vittima - vittima vera, nonostante il parere contrario della Bindi - di un'aggressione. Nonostante tutto la destra ha le sue colpe: solo a parole ha cercato di svelenire il clima di questi mesi, ma quando ha potuto ha piazzato le sue palle di cannone per rispondere alla sinistra. Basti ricordare le dichiarazioni molto colorite del ministro Brunetta o le recenti uscite dello stesso Berlusconi nei confronti della Corte o del presidente della Repubblica. Mi pare, perciò, che tutti a parole sono pronti, solo momentaneamente, a mettere da parte l'offesa per il torto subito, ma, appena possono, la restituiscono con gli interessi. Non funziona così o perlomeno non dovrebbe funzionare così: i momenti di tensione nella dialettica di un Paese democratico devono rappresentare solo momenti isolati, non devono durare mesi e, soprattutto, devono evitare di portarsi dietro strascichi molto pericolosi.
Riguardo la proposta del ministro Maroni di oscurare i social networks nei quali sono nati gruppi a sostegno di Tartaglia, ammetto di essere in totale disaccordo. Sono un assiduo frequentatore di Facebook, YouTube e Google e sono pienamente convinto non è oscurando un sito che si risolve il problema. "La “normalizzazione” non passa dal social network", conclude un articolo di Piercamillo Falasca su Libertiamo.it, opinione che condivido in pieno (la pensavo così anche a proposito della pubblicazione del video di un bambino down costretto a subire atti di bullismo). Dobbiamo cercare di frenare l’istinto del momento e sforzarci di ragionare a mente fredda. La proposta di oscuramento dei social network o di siti come YouTube è la reazione di pancia ad un fatto gravissimo come l’aggressione al presidente del Consiglio dei Ministri; ragionando con calma sull’argomento, è facile giungere alla conclusione che, nel periodo in cui tutti reclamiamo libertà, ciascuno è libero di pubblicare quanto più gli pare e piace. Chiaramente l’argine alla sua libertà è rappresentato dalla libertà altrui: laddove quest’ultima venga ad esser lesa, l’opinione espressa potrà essere punita con la rimozione del video o dell’articolo in questione. E tale azione sarà dettata dalla violazione di norme penali che – ricorda bene Piercamillo – sono già presenti nel nostro ordinamento e sufficienti ad frenare fenomeni come quelli dei gruppi pro-Tartaglia. Ricorda inoltre Metilparaben che
è la stessa piattaforma, senza fare tanti proclami, ad aver già predisposto da un pezzo strumenti che in casi del genere possono essere utilizzati direttamente dagli utenti (basta segnalare il gruppo ed il gioco è fatto).
Infine una nota veloce sull'efficienza dell'apparato di sicurezza: il ministro Maroni ha riferito che tutto ha funzionato bene, eppure l'aggressione c'è stata. Il sottosegretario Mantovano sostiene che "le modalità banali con le quali è avvenuta l’aggressione hanno permesso di aggirare le misure che erano state prese". L'affermazione mi fa riflettere: vorrebbe dire che se si fosse programmato di far saltare in aria il presidente del Consiglio non ci sarebbe stata nessuna possibilità di successo, mentre il gesto di un pazzo, che per di più - come si vede nella sequenza filmata - ha mirato prima di lanciare l'oggetto contundente, è più difficile da controllare? Ci sono circa una ventina di persone che circondano Berlusconi nelle uscite pubbliche e che dovrebbero formare un cerchio intorno a lui e controllare lo spazio circostante. Forse qualcosa non ha funzionato...
Poi penso anche alla scorta che vedo settimanalmente sotto casa a prelevare il ministro Tremonti: sono sei persone che hanno più la funzione di accompagnatori e/o portaborse che di guardie del corpo; non mi è mai capitato di vederli a perlustrare il tratto di strada che deve percorrere il ministro per raggiungere l'automobile, eppure di finestre da cui sparare un colpo o lanciare oggetti contundenti ce ne sono e un malato di mente potrebbe agire senza colpo ferire. Forse bisogna rivedere qualcosa?
Per quanto riguarda l'apparato di sicurezza, il problema è che Berlusconi è circondato da una scorta privata, pagata da lui e che risponde solo a lui. Una scorta seria, guidata da un caposcorta non alle dirette dipendenze del premier, avrebbe portato via Berlusconi di corsa, dopo l'aggressione. Non gli avrebbe certamente permesso di uscire di nuovo, come ha fatto, con il rischio enorme di esporsi ad una nuova aggressione. Il gesto di Tartaglia poteva benissimo essere un diversivo per compiere un gesto più grave...
RispondiEliminaPer quanto riguarda la natura del gesto, la penso esattamente come Rosy Bindi. Vedere il volto sanguinante di Berlusconi mi ha indignato e offeso, come uomo e come cittadino italiano, ma sinceramente mi aspettavo che prima o poi sarebbe successo qualcosa del genere. Berlusconi è la persona politicamente più violenta che mi ricordi, di tutta la storia repubblicana italiana, per non parlare dei suoi alleati (qualcuno si ricorda le armi invocate da Bossi non più di qualche mese fa?), e anche adesso non mi pare che che le si siano dati una calmata. Il discorso di Cicchitto in Parlamento è stato agghiacciante, indegno di un paese civile. Qualcuno si stupisce se poi uno psicolabile perde il controllo e decide di agire, nel modo più aberrante e squilibrato? Io, francamente, no.
Se ti va leggi la mia opinione sul mio blog.
Caro Aldo,
RispondiEliminaho letto con interesse il tuo lungo post su questo spinoso argomento.
Riguardo al gesto, pur non piacendomi assolutamente Berlusconi, è stato un gesto brutto e non degno di un paese civile e vedere Berlusconi ridotto così sinceramente mi è dispiaciuto molto.
Rispetto alle parole di Di Pietro sono concordo con la tua analisi e rispetto alle parole della Bindi mi sento di dire che condivido in parte quello che ha detto (se il clima politico è rovente è in parte anche colpa di Berlusconi) ma semplicemente non mi sembrava il caso di dirlo adesso,in un momento in cui il presidente del consiglio è stato colpito da un gesto vile frutto di questo periodo di scontro politico portato all'esasperazione.
Questo non è un clima che si è formato per l'attacco mediatico di Repubblica o l'Espresso,questo clima ce lo portiamo fin dai due anni di governo Prodi dove l'allora presidente del consiglio non poteva andare a tenere un comizio o una conferenza senza che ci fossero gruppi più o meno numerosi (dipendeva dai casi)di persone che lo contestavano con insulti beceri e ignoranti del tutto uguali a quelli che Berlusconi ha subito domenica con la differenza poi che Prodi alla fine non si avvicinava alla folla se no qualcosa anche lui forse sarebbe successo;l'inciviltà (e su concordiamo penso) sta da una parte e dall'altra e non come ho sentito dire ieri da Castelli è solo una questione della Sinistra.
Ti dico questo perchè ero personalmente presente alla consegna della laurea honoris causa in Cattolica e mi ricordo il cordone di polizia presente e i ragazzi del MUP,AZIONE UNIVERSITARIA E FORZA GIOVANI e l'indignazione che avevano fatto scaturire in me quel giorno.
Detto ciò non voglio assolvere la campagna mediatica di Repubblica e L'espresso (che come ben sai non è piaciuta molto neanche a me in quanto si è concentrata su cose di cui a me non frega nulla tralasciando le cose su cui veramente si poteva fare una bella inchiesta giornalistica che probabilmente avrebbe messo nei guai,politicamente parlando, il premier)ma direi piuttosto che ha contribuito fieramente ,come benzina sul fuoco, ad alimentare lo scontro politico che era già a livello quasi insostenibili.
Concludo facendoti notare che il becero discorso di Cicchitto non è un discorso degno del parlamento italiano e i toni e le parole usate sono le medesime che giustamente abbiamo condannato per Di Pietro e la Bindy,credo quindi che questo discorso meriti lo stesso trattamento.
Alla stessa maniera dovremmo considerare il comportamento di governo e maggioranza: Si parte dal presupposto che siccome Berlusconi ha subito un'aggressione allora tutto è lecito e concesso come porre la fiducia sulla finanziaria. Per di più si insulta il presidente della camera (che ha definito la scelta DEPRECABILE) dandoli la colpa di aver tirato un nuovo schiaffo al premier o di alimentare lo scontro...ma siamo impazziti?!
Per ciò che riguarda la questione della sicurezza concordo pienamente con te...c'è un problema e questo va risolto al più presto.
Scusami se mi sono dilungato
Ci sentiamo presto
Matteo
Non capisco il riferimento all'episodio del conferimento della laurea honoris causa. E' ovvio e chiaramente visibile che l'inciviltà sta da una parte e dall'altra. Basti pensare al discorso "incendiario" di Cicchitto di ieri, come hai ricordato tu, per capire che non c'è nessuna volontà a rasserenare il clima.
RispondiEliminaIl clima di contestazione, che secondo te risale al periodo del governo Prodi, è però - questo non puoi negarlo - gravemente cresciuto negli ultimi tempi (vedi la campagna mediatica insistita di Repubblica o le dichiarazioni di Spatuzza sparate su tutte le pagine di giornale); le contestazioni, se civili, possono essere accettate e il governo Prodi ne meritava abbastanza, provenienti spesso anche da coloro che l'avevano votato. Le contestazioni non sono accettabili se si tratta di insulti e ingiurie gratuiti. Tutto qui: massima libertà a tutti, con limiti precisi.
Il riferimento a quel particolare episodio era un esempio di come la situazione era molto simile anche al tempo del governo Prodi e stai tranquillo che se Prodi invece d tirar dritto e andare in Aula Magna fosse venuto a stringere le mani alla gente che c'era in cortile magari qualche atto violento tipo quello di domenica sarebbe potuto accadere:era solo un esempio per dire che un clima di acceso scontro c'era anche in quel periodo e che anche allora sfortunatamente lo scontro non era solo politico come invece da più parti si cerca di far passare (vedesi ieri a Ballarò).
RispondiEliminaPer ciò che riguarda Spatuzza ne abbiamo già parlato...il problema fondamentale non sta tanto nell'infondatezza delle sue parole ma nella loro indimostrabilità. Il fatto che uno dei Graviano (l'altro ha fatto allusioni molto sottili tra le righe) lo abbia smentito conta secondo me fino ad un certo punto per il semplice motivo che...perchè Spatuzza non è attendibile e graviano si?! Perchè scagiona il premier o Dell'Utri?! E questo bada bene dal mio punto di vista vale per tutti e non solo per Berlusconi e Dell'Utri...
Il problema di fondo ti ripeto è che senza riscontri il risultato finale è solo quello di buttare infamia su una persona da una parte nonchè dare la possibilità a Berlusconi,Dell'Utri o qualsiasi altra persona di passare per vittima.
Lo scontro al tempo di Prodi secondo me non era così acceso perchè l'atteggiamento dei due premier era diverso (questo me lo devi concedere)...Prodi non si permetteva di rispondere alla gente che lo insultava,Prodi non faceva sparate colossali contro tutto e tutti tutti i giorni, Prodi non si lamentava mai e non nascondeva le contestazioni che gli venivano fatte da qualsiasi parte venissero...questo a mio parere riusciva in parte ad arginare un clima che era surriscaldato al tempo quanto quanto lo è oggi.
Anche quando c'era Prodi non passava giorno che il Giornale o Libero non tirassero fuori scandali su Prodi e il suo governo...
Io personalmente non trovo troppe differenze...
Il problema fondamenta Aldo è che manca una persona che sia veramente in grado di dare fiducia alle persone...A sinistra c'è un vuoto cosmico e lo stesso Berlusconi è votato come il meno peggio dai più e che chi lo vota convinto è perchè è intriso da una venerazione quasi religiosa verso la sua persona,cosa che personalmente ritengo sbagliata e pericolosa se rivolta verso un uomo politico visto e considerato che situazioni di questo tipo le ritroviamo solo in quei paesi (che di civile hanno molto poco) dove si ha una modalità di governo non democratica ma dittatoriale.
Ti saluto
Matteo
PS NON INTENDO DIRE CHE BERLUSCONI SIA UN DITTATORE O CHE IN ITALIA NON CI SIA PIU' DEMOCRAZIA.