Un libro eccitante e travolgente per com'è scritto: questo il giudizio sintetico su La prigione di neve, primo romanzo della statunitense Jan Elizabeth Watson. Potrebbero bastare queste poche parole per raccontarvi il romanzo e vi spiego perché: ho fatto fatica a scrivere questa recensione perché sono convinto che svelare anche solo alcune parti della trama sia controproducente per il lettore, proprio com'è capitato a me. Leggendo l'introduzione di Diego de Silva, dopo due pagine, ho pensato di saltarla (proprio nel punto in cui è accennato in modo esplicito al finale) per entrare subito nel mondo di Asta e Orion Hewitt, i due protagonisti. Il lettore dovrebbe avere la completa libertà durante la lettura di non sapere nulla dell'intreccio, di poterlo scoprire pagina dopo pagina, procedendo da solo in una storia che compendia il racconto della vita di due bambini di nove e sette anni, Asta e Orion, in compagnia della madre Loretta, e riflessioni su temi come la malattia mentale, la precisa scansione del tempo data da abitudini consolidate, il potere della suggestione, le fissazioni maniacali, l’amore travagliato tra madre e figli che porta all'isolamento di questi ultimi dal mondo al fine di proteggerli da una presunta malattia, "un universo che Loretta ha costruito secondo la grammatica di un incubo infantile, dal quale non ci si può salvare che isolandosi"; tuttavia un giorno tutto cambia e per i due bambini c'è la possibilità di prendere contatto col mondo esterno e scoprire che in realtà è completamente diverso da quello raccontato sui libri o descritto dalla madre. "La prigione di neve è la storia di una relazione familiare, di un sistema che vive di regole folli ma tenaci. La storia di un orrore sottile nel quale si leggono, in controluce, la voce e il timbro della pietà. E di un rovesciamento: perché non è detto che la reclusione e la schiavitù parlino la stessa lingua, che in un abbraccio ferreo non si possa annidare una qualche forma d’amore.
Insomma, un libro da leggere in puro relax che, accanto ad una storia all'apparenza normale, nasconde numerosi spunti di riflessione per vedere il nostro mondo quotidiano con gli occhi di un alieno, con le sue contraddizioni e le sue difficoltà, l'ostilità nei confronti di chi è considerato "diverso" e perciò non viene compreso, proprio come fa Asta da adulta ricordando la sua infanzia.
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