giovedì 15 luglio 2010

LA POLITICA SOTTO SCACCO

Un grande successo delle forze dell'ordine, una retata con 300 arresti tra Calabria e Lombardia, un'operazione dalla quale viene un colpo deciso alla 'ndrangheta, di cui viene svelata l'organizzazione sino ad oggi conosciuta solo in minima parte. Soprattutto si alza il velo di connivenze che l'organizzazione criminale aveva steso al Nord, tra imprenditori e personaggi vicino alla politica. Nessuna condanna anzitempo, per ora si tratta di avvisi di garanzia e non di condanne.
Tuttavia, se allarghiamo per un attimo lo sguardo sulle vicende politiche degli ultimi tempi, troppe volte incappiamo in notizie tutte molto simili: accuse di corruzione, di associazione con organizzazioni criminali, di uso illecito di denaro pubblico e simili. E questo ci impone una riflessione, non possiamo far finta di nulla e continuare ad alzare le spalle. Perché, a ben pensarci, se queste condotte si stanno ripresentando con una frequenza così elevata, allora c'è qualcosa anche nell'opinione pubblica che non funziona. Ritengo che il ruolo svolto dal popolo nel vigilare affinché tutto proceda sul binario della legalità non debba mai venir meno, non debba essere annichilito da sentenze che non si condividono e che fanno pensare che se a protestare non si ottiene nulla, allora non val la pena far sentire la propria voce. E' fondamentale che la popolazione tenga continuamente gli occhi aperti e denunci con tutti i mezzi a sua disposizione il malcostume: non possiamo permetterci il lusso di perdere questo importante faro. Perché credo che, se i comportamenti illeciti da parte dei politici sono aumentanti, questo sia anche dovuto al fatto che l'opinione pubblica ha un po' mollato la presa, ha fatto sentire meno il fiato sul collo alla politica, convinta che tanto la politica è solo denaro, favoritismi, arricchimento personale e nulla di più e a tale stato di cose non ci si può opporre. Con questo non voglio dire che, al contrario, sia tutto rose e fiori: c'è del marcio e sembra essercene molto, almeno a prima vista, ma non possiamo girarci dall'altra parte per non sentirne il tanfo.
Sull'altro lato della barricata, è chiaro che la politica è in un momento cruciale: almeno una parte del mondo politico è messa all'angolo, costretta a fare i conti con la realtà che ha cercato di dirigere a suo uso e consumo, infischiandosene del bene comune. Come ieri, anche oggi la corruzione passa attraverso la spesa pubblica: tuttavia, se ieri lo Stato in senso lato pensava a finanziare i partiti e i suoi dirigenti, oggi è palese la preoccupante involuzione per la quale sono le lobbies a comprare coloro che hanno il potere per asservirli ai loro bisogni. C'è stata quindi un'inversione di tendenza, ma nessun miglioramento: la crisi profonda della politica che pensavamo di aver superato dopo il giro di boa di Tangentopoli in realtà perdura ancora oggi, nonostante i cambiamenti che non hanno cambiato nulla. Proprio come il Gattopardo, abbiamo cambiato per non cambiare e ci ritroviamo con una politica ancora più debole, incapace di rispondere alle pressioni differenti che le vengono fatte. O almeno ci siamo illusi di cambiare e ci abbiamo creduto. Tuttavia, lasciando qualche metastasi qua e là, dimenticandola (in)volontariamente, abbiamo permesso che il male potesse comunque sopravvivere e forse i risultati sono quelli che abbiamo oggi sotto i nostri occhi. Si badi bene, l'ho già ripetuto in altre occasioni e voglio precisarlo: non tifo perché ci sia una nuova Tangentopoli, non ne abbiamo bisogno visto il momento di difficoltà; è innegabile, però, che ciò che emerge dalle cronache giudiziarie ricordi, forse alla lontana, quei comportamenti in parte puniti e che pensavamo, forse sognando, di esserci messi alle spalle.
Se ci caliamo un po' nella situazione, è facile vedere qual è lo scadimento della politica: un partito come il Pdl che nasceva per unire si trova a combattere le spinte centrifughe. Un partito come il Pdl che doveva dimostrare di essere in grado di governare il Paese senza scossoni per cinque anni singhiozza davanti alle correnti nate nel suo seno e davanti alle inchieste a raffica che gli piovono addosso ogni giorno. E non si salva nulla invocando il vittimismo, recitando la parte di chi è bersaglio di un complotto (quanto siamo bravi noi Italiani a vedere complotti dovunque!): ci sarà pure una parte della magistratura politicizzata, ma dinanzi a tante anomalie messe in fila una dietro l'altra, sarebbe più saggio fermarsi a riflettere per prendere la decisione più saggia anziché sbraitare ogni giorno da un palco o dalle pagine dei giornali. Perché troppi sono i nomi grossi tirati in ballo: Cosentino, le cui accuse di collaborazione con la camorra gli erano costate la candidatura a governatore della Campania; Verdini, coinvolto nell'inchiesta sugli appalti in Abruzzo; Scajola, coinvolto (ma non indagato) nell'inchiesta sugli appalti del G8, la cui vicenda ha fatto sorridere tutti: non è da tutti i giorni vedersi comprare una casa senza saperlo! (l'accusa è che la sua casa di fronte al Colosseo fosse stata acquistata in parte con i soldi del costruttore Anemone); Brancher, costretto alle dimissioni-lampo dopo essere diventato ministro per meriti ignoti e per di più capo di un dicastero simile, se non uguale, a quello già presieduto da Bossi: una mossa esclusivamente mirata ad evitare, tramite il legittimo impedimento, di presentarsi alle udienze del processo per la scalata ad Antonveneta.
Seguiremo l'evolversi dei fatti perché al momento non c'è nessuna condanna e il garantismo non può essere a corrente alternata. Resta tuttavia l'amaro in bocca per tutto quanto sta avvenendo, a testimonianza di una caduta libera della politica che, se non saprà riprendersi, potrà farsi e fare molto male.

1 commento:

  1. Quello che sta succedendo era tutto ampiamente prevedibile. Io l'ho sempre detto che Tangentopoli in realtà non è mai finita, e che la rivalutazione di certi personaggi (leggi Craxi) è servita solamente a giustificare il malcostume attuale. Così come ho sempre sottolineato l'inerzia dell'opinione pubblica. Chi ha sostenuto queste tesi è sempre stato criticato, è sempre stato giudicato "giustizialista" e "catastrofista", ma a questo punto è davvero difficile voltare gli occhi di fronte ad una realtà che più palese di così non si può. L'Italia è in preda all'anarchia, il governo non sta governando, impegnato com'è a difendere se stesso dalle "toghe rosse", e l'opinione pubblica prende tutto questo con indifferenza, quando non è apatia. L'opposizione alterna ad improvvisi risvegli momenti di grande imbarazzo, ed in questa bella situazione la crisi è più presente che mai. Ma c'è forse qualcuno disposto ad affrontarla seriamente?

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