Cari amici del blog,
avrete notato la mia assenza: è da un po' che non scrivo, purtroppo il momento è di quelli tormentati e intensi, pieno di impegni, che non si ha neanche il tempo per curare la propria finestra sul mondo. Fra non molte ore, raggiungerò un traguardo importante, dopo alcuni anni di sacrificio e di studio; e forse, dopo, riuscirò ad essere più presente. Gli spunti di discussione non mancano, manca il tempo (e spesso il luogo) per buttarli sulla tastiera e pubblicarli: passata l'ispirazione, si fatica a scrivere un bel pezzo e si soprassiede. Ciononostante, cerco di rimanere sempre aggiornato su ciò che succede nel mondo e, da questo punto di vista, la radio è un ottimo aiuto: la possibilità di interfacciarsi con altri utenti, la necessità di proporre notizie più o meno curiose, la voglia di comunicare con gli ascoltatori spingono ad informarsi ad ogni costo e di questo sono contento. Passo alcuni giorni senza riuscire a sfogliare nemmeno il quotidiano, ma, per fortuna, l'àncora di Internet mi salva: un occhio ai siti d'informazione, così come a Facebook o Twitter, lo butto sempre.
Tuttavia, non potevo fare a meno di seguire la kermesse canora più famosa d'Italia: "Perché Sanremo è Sanremo", verrebbe da dire. No, per quanto mi riguarda non è così, sono stato abituato ad edizioni di Sanremo noiose e poco gradevoli, per ricordarne una interessante e che ho seguito quasi per intero (dovete considerare la mia allergia alla televisione a causa della quale non seguo per più di un'ora al giorno la televisione, quando la seguo), devo risalire con la memoria all'edizione condotta da Paolo Bonolis, vero animale da palcoscenico, capace di tenere attaccati al televisore milioni di Italiani e di ottenere un enorme successo.
L'edizione del 2011, quella nel corso della quale si è ricordato l'anniversario dell'Unità d'Italia - cui è stata dedicata un'intera serata -, è stata condotta da "nonno Gianni" (copyright di Marco Leardi di DavideMaggio.it), al secolo Gianni Morandi, accompagnato da Elisabetta Canalis e Belén Rodriguez, da Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu (il solo pronunciare questo cognome è stato per Morandi già un'impresa - e con questo dico tutto). Nel complesso, devo ammettere che è stato un Festival "che si è lasciato guardare", un Festival da 7, un Festival in cui la conduzione ha avuto numerosi scivoloni e gaffes, salvati il più delle volte dalla prontezza di Luca & Paolo, e in cui la canzone italiana ha raggiunto un discreto livello.
Il vincitore, Roberto Vecchioni, è stato spinto a partecipare dal padrone di casa e, per l'occasione, ha confezionato un pezzo in cui poesia, passione e sentimenti veri si sono fusi per regalare emozioni vere, che tornano ad ogni ascolto; il cantante brianzolo si definisce un "poetastro", capace di parlare con i sentimenti: complimenti, con Chiamami ancora amore è riuscito alla grande nell'intento.
Il secondo gradino del podio è stato occupato da Modà con Emma, ovvero uno dei gruppi in ascesa nel panorama pop italiano e una delle tante leve uscite dalla scuola di Maria De Filippi: Arriverà - questo il titolo del pezzo - è il dialogo tra una ragazza in difficoltà e un amico, un concentrato di sentimenti raccontato con la potenza della voce di Francesco Silvestre e inframezzato dalla voce "sporca" di Emma Marrone, che si fonde fino quasi a perdersi con quella pulita e inarrivabile di Silvestre.
Al terzo posto giunge Al Bano, con Amanda è libera, brano dal contenuto sociale, ispirato all'omicidio di una prostituta nigeriana. Canzone di per sé orecchiabile, sebbene ve n'erano altre che meritavano quel gradino del podio; in fin dei conti, l'"usignolo delle Puglie" era stato escluso e, grazie al ripescaggio, ha rischiato di vincere, essendo uno dei tre finalisti: mistero del televoto, che quest'anno è stato in parte calmierato dal giudizio dell'orchestra e dalla golden share riservata ai giornalisti, cosicché il giudizio finale è stato quantomeno più obiettivo. Come dicevo prima, le canzoni hanno avuto un livello medio-alto, alcune ricercate per musica, altre per testo: per esempio Yanez di Davide Van De Sfroos oppure L'alieno di Luca Madonia con Franco Battiato oppure Fino in fondo di Luca Barbarossa con Raquel Del Rosario, solo per fare alcuni esempi. E cosa dire di Raphael Gualazzi? Il vincitore della sezione Giovani ha sorpreso tutti, esperti e non: la sua canzone era una spanna sopra le altre in gara, arricchita non solo dalle sonorità jazz, ma anche dall'apporto della tromba di Fabrizio Bosso. La vetrina di Sanremo può certamente servire a Gualazzi per incrementare il successo che già ha, gli auguro di fare tanta strada, se lo merita.
Per quanto concerne la conduzione, Morandi ha avuto non poche difficoltà a tenere il palco: considerando che ha impiegato sei mesi per preparare questo Festival, possiamo facilmente immaginare quali avrebbero potuto essere i (pessimi) risultati se gli fosse stata assegnata la conduzione all'ultimo, a uno, due mesi dall'inizio del Festival. Incapace di ricordare una parola una senza appoggiarsi al gobbo, senza il quale sembrava un bambino senza parole, incapace di stare sul palco con continui richiami riguardo la posizione da tenere, impacciato nel cantare anche le sue canzoni (vedere la rimpatriata con Massimo Ranieri per rendersi conto della situazione), "nonno Gianni" non è proprio adatto a condurre, sebbene in passato lo abbia fatto: Sanremo non fa per lui, c'è bisogno di gente con grinta e spigliatezza. Fortunatamente Luca & Paolo hanno rimediato alla grande, capaci con una battuta fuori copione di sdrammatizzare e risolvere situazioni intricate, abili nella satira pulita e non di parte, cantanti di medio livello, professionisti al punto da regalare una battuta sagace a Morandi che ricorda quanto sia opportuno essere "bipartisan": "Possibile che in questo Paese uno non possa dire quello che pensa? Bisogna dire "un po' da una parte un po' dall'altra". Io penso ai cazzi miei, basta!", sbotta Luca Bizzarri.
In fin dei conti, un altro Festival è andato: poche polemiche, molti apprezzamenti, buone canzoni. C'è di che essere contenti. L'unica pecca ha riguardato l'età: grazie a Vecchioni, Benigni e Morandi, e ancora Al Bano e Ranieri, il Festival ha avuto un'importante e decisiva scossa: sicuramente quella che serviva, quella che ha permesso "la rivincita della professionalità".
avrete notato la mia assenza: è da un po' che non scrivo, purtroppo il momento è di quelli tormentati e intensi, pieno di impegni, che non si ha neanche il tempo per curare la propria finestra sul mondo. Fra non molte ore, raggiungerò un traguardo importante, dopo alcuni anni di sacrificio e di studio; e forse, dopo, riuscirò ad essere più presente. Gli spunti di discussione non mancano, manca il tempo (e spesso il luogo) per buttarli sulla tastiera e pubblicarli: passata l'ispirazione, si fatica a scrivere un bel pezzo e si soprassiede. Ciononostante, cerco di rimanere sempre aggiornato su ciò che succede nel mondo e, da questo punto di vista, la radio è un ottimo aiuto: la possibilità di interfacciarsi con altri utenti, la necessità di proporre notizie più o meno curiose, la voglia di comunicare con gli ascoltatori spingono ad informarsi ad ogni costo e di questo sono contento. Passo alcuni giorni senza riuscire a sfogliare nemmeno il quotidiano, ma, per fortuna, l'àncora di Internet mi salva: un occhio ai siti d'informazione, così come a Facebook o Twitter, lo butto sempre.
Tuttavia, non potevo fare a meno di seguire la kermesse canora più famosa d'Italia: "Perché Sanremo è Sanremo", verrebbe da dire. No, per quanto mi riguarda non è così, sono stato abituato ad edizioni di Sanremo noiose e poco gradevoli, per ricordarne una interessante e che ho seguito quasi per intero (dovete considerare la mia allergia alla televisione a causa della quale non seguo per più di un'ora al giorno la televisione, quando la seguo), devo risalire con la memoria all'edizione condotta da Paolo Bonolis, vero animale da palcoscenico, capace di tenere attaccati al televisore milioni di Italiani e di ottenere un enorme successo.
L'edizione del 2011, quella nel corso della quale si è ricordato l'anniversario dell'Unità d'Italia - cui è stata dedicata un'intera serata -, è stata condotta da "nonno Gianni" (copyright di Marco Leardi di DavideMaggio.it), al secolo Gianni Morandi, accompagnato da Elisabetta Canalis e Belén Rodriguez, da Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu (il solo pronunciare questo cognome è stato per Morandi già un'impresa - e con questo dico tutto). Nel complesso, devo ammettere che è stato un Festival "che si è lasciato guardare", un Festival da 7, un Festival in cui la conduzione ha avuto numerosi scivoloni e gaffes, salvati il più delle volte dalla prontezza di Luca & Paolo, e in cui la canzone italiana ha raggiunto un discreto livello.
Il vincitore, Roberto Vecchioni, è stato spinto a partecipare dal padrone di casa e, per l'occasione, ha confezionato un pezzo in cui poesia, passione e sentimenti veri si sono fusi per regalare emozioni vere, che tornano ad ogni ascolto; il cantante brianzolo si definisce un "poetastro", capace di parlare con i sentimenti: complimenti, con Chiamami ancora amore è riuscito alla grande nell'intento.
Il secondo gradino del podio è stato occupato da Modà con Emma, ovvero uno dei gruppi in ascesa nel panorama pop italiano e una delle tante leve uscite dalla scuola di Maria De Filippi: Arriverà - questo il titolo del pezzo - è il dialogo tra una ragazza in difficoltà e un amico, un concentrato di sentimenti raccontato con la potenza della voce di Francesco Silvestre e inframezzato dalla voce "sporca" di Emma Marrone, che si fonde fino quasi a perdersi con quella pulita e inarrivabile di Silvestre.
Al terzo posto giunge Al Bano, con Amanda è libera, brano dal contenuto sociale, ispirato all'omicidio di una prostituta nigeriana. Canzone di per sé orecchiabile, sebbene ve n'erano altre che meritavano quel gradino del podio; in fin dei conti, l'"usignolo delle Puglie" era stato escluso e, grazie al ripescaggio, ha rischiato di vincere, essendo uno dei tre finalisti: mistero del televoto, che quest'anno è stato in parte calmierato dal giudizio dell'orchestra e dalla golden share riservata ai giornalisti, cosicché il giudizio finale è stato quantomeno più obiettivo. Come dicevo prima, le canzoni hanno avuto un livello medio-alto, alcune ricercate per musica, altre per testo: per esempio Yanez di Davide Van De Sfroos oppure L'alieno di Luca Madonia con Franco Battiato oppure Fino in fondo di Luca Barbarossa con Raquel Del Rosario, solo per fare alcuni esempi. E cosa dire di Raphael Gualazzi? Il vincitore della sezione Giovani ha sorpreso tutti, esperti e non: la sua canzone era una spanna sopra le altre in gara, arricchita non solo dalle sonorità jazz, ma anche dall'apporto della tromba di Fabrizio Bosso. La vetrina di Sanremo può certamente servire a Gualazzi per incrementare il successo che già ha, gli auguro di fare tanta strada, se lo merita.
Per quanto concerne la conduzione, Morandi ha avuto non poche difficoltà a tenere il palco: considerando che ha impiegato sei mesi per preparare questo Festival, possiamo facilmente immaginare quali avrebbero potuto essere i (pessimi) risultati se gli fosse stata assegnata la conduzione all'ultimo, a uno, due mesi dall'inizio del Festival. Incapace di ricordare una parola una senza appoggiarsi al gobbo, senza il quale sembrava un bambino senza parole, incapace di stare sul palco con continui richiami riguardo la posizione da tenere, impacciato nel cantare anche le sue canzoni (vedere la rimpatriata con Massimo Ranieri per rendersi conto della situazione), "nonno Gianni" non è proprio adatto a condurre, sebbene in passato lo abbia fatto: Sanremo non fa per lui, c'è bisogno di gente con grinta e spigliatezza. Fortunatamente Luca & Paolo hanno rimediato alla grande, capaci con una battuta fuori copione di sdrammatizzare e risolvere situazioni intricate, abili nella satira pulita e non di parte, cantanti di medio livello, professionisti al punto da regalare una battuta sagace a Morandi che ricorda quanto sia opportuno essere "bipartisan": "Possibile che in questo Paese uno non possa dire quello che pensa? Bisogna dire "un po' da una parte un po' dall'altra". Io penso ai cazzi miei, basta!", sbotta Luca Bizzarri.
In fin dei conti, un altro Festival è andato: poche polemiche, molti apprezzamenti, buone canzoni. C'è di che essere contenti. L'unica pecca ha riguardato l'età: grazie a Vecchioni, Benigni e Morandi, e ancora Al Bano e Ranieri, il Festival ha avuto un'importante e decisiva scossa: sicuramente quella che serviva, quella che ha permesso "la rivincita della professionalità".
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