giovedì 27 gennaio 2011

UN MONUMENTALE LIGA QUASI ACUSTICO


Proprio nella serata in cui viene a far visita alla mia seconda casa, Pavia, voglio ricordare il concerto cui ho assistito domenica 23 gennaio. Qualcuno di voi forse avrà capito di chi parlo, qualcun'altro l'ha solo intuito, qualcun'altro ancora forse no e starà pensando che chi scrive sia un pazzo. Per tutti questi lettori, allora, non resta che guardare le righe sottostanti per vedere svelato l'arcano.

Milano, 23 gennaio 2010, ore 20,00. L'esterno del Teatro Dal Verme pullula di spettatori in attesa di entrare e prendere posto. C'è chi discute risucchiato in un capannello, ci sono coppie che dialogano scambiandosi qualche bacio, c'è chi fa la spola per il gruppo tra dentro e fuori alla ricerca di informazioni, c'è chi inganna l'attesa fumandosi una sigaretta, c'è chi preferisce riempire lo stomaco prima di gustarsi il concerto presso la paninoteca ambulante in forma di camion, c'è chi acquista qualche gadget, c'è chi contratta con un bagarino per un biglietto introvabile (alla faccia del nuovo sistema di prenotazione venduto come inattaccabile), c'è chi come mio fratello Luca e me prende visione del posto e delle modalità d'ingresso e decide di farsi due passi, visto l'anticipo, alla ricerca di un posto caldo dove ristorarsi.
Risalendo via Dante, i bar stanno mettendo in ordine i dehors e rassettando le sale interne, preparandosi alla chiusura; i negozi stanno sistemando gli interni, spengono le luci e si preparano a tirare giù le saracinesche; poco prima di piazza Cordusio, la nostra attenzione viene catturata da Spizzico e, senza esitazione, decidiamo di buttarci dentro e gustarci una buona pizza. Ci accontentiamo di una Margherita più alta, dato che quella sottile è ancora in forno: col senno di poi, sia Luca che io concordiamo sull'ottima scelta e la gustiamo fino all'ultimo morso, non senza qualche difficoltà. Con la pancia piena, torniamo verso largo Cairoli e intravediamo l'entrata del teatro più affollata di prima, perciò ci facciamo largo ed entriamo a ci dirigiamo verso i nostri posti. La sorpresa più grande quando entriamo in sala non sta tanto nella grandezza del teatro o in qualche suo specifico particolare, bensì la nostra attenzione viene catturata dal palco: si trova a livello dei sedili, lievemente rialzato ma raggiungibile con la facilità con cui si supera un gradino, con i divanetti posti a non più di due metri dalle prime file. Ci dirigiamo verso i nostri posti, fila 2 posti 22 e 23, ci sediamo e proviamo a realizzare la situazione: siamo a due metri da Liga, lo vediamo come se fossimo seduti in un grande salotto, gli siamo in braccio. Il palcoscenico è minimale, con tre divanetti, uno a sinistra su cui siede Mel Previte con le fide chitarre, uno centrale su cui siede il Liga e uno a destra che funge da arredamento, custodendo libri e vecchi dischi; dietro quest'ultimo il piano e le tastiere di Luciano Luisi, alla cui destra siede Kaveh Rastegar al basso acustico e al contrabbasso, alla cui destra domina un superbo Michael Urbano alla batteria.
Alle ore 21 Liga entra in scena, solitario: jeans, stivaletti, t-shirt e camicia aperta, prende posto sul divanetto e con la sua chitarra parte con un giro di quattro accordi troppo familiari e con i quali il teatro esplode subito perché il motivo viene subito alla mente. Leggero, Liga decide di aprire così, con un pezzo leggendario tutto chitarra e voce e con noi tutti che non ci perdiamo una parola. Piccola pausa, nella quale il Liga ci fornisce qualche spiritosa nota biografica visto "che non mi conoscete"...
E poi si continua con tanti pezzi: Atto di fede, un sentitissimo Quando mi vieni a prendere che trasmette la sollecitudine di un genitore verso i propri figli, Ci sei sempre stata, La linea sottile, Ho messo via, Balliamo sul mondo con qualche nota di colore su come presentò con il suo gruppo il pezzo a Sanremo Rock, una poderosa Buonanotte all'Italia, una sontuosa Certe notti cantata da tutti a squarciagola, la storica Urlando contro il cielo, Tra palco e realtà, la dolcissima Piccola stella senza cielo e tanti altri...
Tutte le canzoni cantate con il sottofondo del pubblico, con il Liga capace di scaldarlo con la sua voce roca e l'accompagnamento di chitarra, batteria, basso e piano. Un concerto potente, che mi ha trasmesso tantissime emozioni e, a giudicare dai volti soddisfatti delle persone del pubblico, non solo a me. Tripudio finale quando il Liga ha percorso tutto il palco per salutarci ed è poi saltato giù schizzando in camerino.
Uscendo dal teatro, sia Luca che io faticavamo a mettere a fuoco la situazione: ci siamo divertiti moltissimo, ci siamo emozionati in molti punti, abbiamo cantato e, soprattutto Luca, al punto da perdere la voce. Una domenica sera da incorniciare. Grazie Liga!

1 commento:

  1. Molta, molta invidia... Avrei voluto vederlo qui a Pavia, ma sono arrivato tardi...

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