Soprattutto per curiosità, oggi pomeriggio ho seguito il comizio di Veltroni al Circo Massimo, riguardo al quale ho molte perplessità.
Innanzitutto, tanto per non smentirsi, il leader Pd spende quasi dieci minuti del suo discorso a rivangare ancora la Resistenza e l'antifascismo (con annesso ringraziamento all'ANPI, presente in piazza), confermando che la sinistra proprio non riesce a fare i conti col passato. E questo è certamente grave, come viene ricorda nell'editoriale odierno di Ernesto Galli Della Loggia, che estende le sue considerazioni all'Italia intera.
Questa manifestazione è un grande momento di democrazia, sereno e pacifico.
E guai, davvero guai, a chi pensa di ridurre solo minimamente la libertà di avanzare critiche, la libertà di dissentire, la libertà di protestare civilmente contro decisioni e scelte che non condivide.
La democrazia non è un consiglio d’amministrazione. La minaccia irresponsabile e pericolosa di intervenire “attraverso le forze dell’ordine” dentro quei templi del sapere, della conoscenza e del dialogo che sono le Università, è stata qualcosa di abnorme e di mai visto prima.
Anche queste parole dimostrano come la sinistra abbia un'altra visione della realtà; nessuno vuole e mai ha voluto negare la libertà di espressione a patto che si mantenga nei limiti del rispetto. E occupare le università, attività tanto cara a Veltroni e compagni, non è una manifestazione di libertà, ma il contrario: si nega a coloro che vogliono studiare e frequentare le lezioni di poterlo fare, si nega un diritto così importante come quello all'istruzione, si passa sopra la libertà del singolo individuo di decidere cosa fare. Anche perché - parliamoci chiaro - la gran parte di coloro che manifestano non sanno perchè lo fanno (e se viene loro chiesto perchè occupano, le risposte sono tra le più disperate), semplicemente è bello non fare nulla o fare un po' di baccano tutti insieme.
Il resto dell'intervento di Veltroni è un amarcord di argomenti cari alla sinistra: il precariato, il Governo che ruba ai poveri per dare ai ricchi, il Governo che difende le banche e non pensa ai cittadini (forse si dimentica che sono state varate misure per mettere al sicuro i soldi dei risparmiatori), l'evasione fiscale ("Il governo sta riproponendo la vecchia ricetta: aliquote alte, pochi controlli, evada chi può"), la destra che non propone cultura ("Questa cultura l’ha creata la destra. L’avete costruita voi. Non vi interessa la scuola perché la vostra scuola è la televisione. E la vostra diseducazione civile degli italiani rimbalza fin dentro le scuole."), la destra che semina razzismo e xenofobia ("Fa rabbrividire la mozione della Lega sulle classi differenziate per i bambini stranieri. Famiglia cristiana l’ha definita «la prima mozione razziale approvata dal Parlamento italiano»"). Il tutto mescolato a un populismo, che forse servirà a far recuperare un po' di consenso o di interesse, ma niente di più.
Veltroni oggi si è limitato a declamare, con tante belle parole e con tanta enfasi, le buone intenzioni, così come aveva fatto al Lingotto, ma non ha portato proposte concrete sui grandi temi, non ha spiegato la linea del partito nei vari ambiti della vita. E allora, a cosa è servito andare in piazza? A far vedere che si è riuscito a portare al Circo Massimo circa duecentomila persone (come afferma la questura, e non due milioni e mezzo, come afferma il Pd)? Oppure è servito a Veltroni solo per far capire che è lui che comanda nel partito? Me lo chiedo perchè, dopo aver ascoltato il comizio con attenzione, non sono riuscito a cavarne nulla di buono...
Innanzitutto, tanto per non smentirsi, il leader Pd spende quasi dieci minuti del suo discorso a rivangare ancora la Resistenza e l'antifascismo (con annesso ringraziamento all'ANPI, presente in piazza), confermando che la sinistra proprio non riesce a fare i conti col passato. E questo è certamente grave, come viene ricorda nell'editoriale odierno di Ernesto Galli Della Loggia, che estende le sue considerazioni all'Italia intera.
E’ un disturbo il Parlamento, perché vorrebbe e dovrebbe discutere le proposte di legge o i decreti del governo, prima di approvarli.Qui sopra ho riportato un frammento del discorso di Walter Veltroni, il cui tenore per tutta l'ora rimane il medesimo. Ma il segretario del Pd forse vede un'altra realtà: nessuno ha mai detto o mai pensato che il Parlamento, la magistratura, la Corte Costituzionale o l'opposizione siano un elemento di disturbo, tant'è che tutti stanno esercitando con serenità le loro funzioni. Ciò che si può contestare è al massimo che le loro funzioni vengano esercitate nei limiti della libertà loro concessa, senza eccedere oltre, senza sconfinare in campi diversi da quelli che competono. E per quanto concerne il passaggio sull'opposizione, è bene ricordare che non siamo dinanzi all'"incantesimo del plebiscitario consenso": se il Governo gode del favore dei due terzi degli Italiani, è bene che Veltroni e il Pd si interroghino su cosa non ha funzionato per loro, anzichè continuare ad esorcizzare la sconfitta, sostenendo che si tratta di una "luna di miele" destinata a finire. Forse il consenso potrà calare in parte nei prossimi mesi, ma se la linea governativa continuerà ad essere la medesima, stiano pure tranquilli i signori della sinistra che il consenso degli Italiani per Berlusconi e la sua compagine di Governo non scenderà clamorosamente. E poi val la pena ricordare a Veltroni che tutte le proposte che enuncia - "una grande innovazione istituzionale, il dimezzamento del numero dei parlamentari, una sola Camera con funzioni legislative" - erano contenute nella riforma varata dal centrodestra nel 2006, sottoposta a referendum, nel quale la sinistra ha lottato per il no.
E’ un disturbo la magistratura, perché esercita un controllo di legalità che non può e non deve risparmiare chi governa la cosa pubblica in nome e per conto della collettività.
E’ un disturbo la Corte costituzionale, perché deve verificare la costituzionalità dei provvedimenti voluti dal governo e approvati dalla maggioranza in parlamento.
E’ un disturbo l’opposizione. Perché spezza l’incantesimo del plebiscitario consenso al governo. Perché dimostra che c’è un altro modo di pensare, che potrebbe domani diventare maggioritario. Perché vuole, come noi vogliamo, una grande innovazione istituzionale, il dimezzamento del numero dei parlamentari, una sola Camera con funzioni legislative, una legge elettorale che restituisca lo scettro ai cittadini. A cominciare dalla battaglia parlamentare che faremo nei prossimi giorni per mantenere il voto di preferenza alle prossime europee.
Questa manifestazione è un grande momento di democrazia, sereno e pacifico.
E guai, davvero guai, a chi pensa di ridurre solo minimamente la libertà di avanzare critiche, la libertà di dissentire, la libertà di protestare civilmente contro decisioni e scelte che non condivide.
La democrazia non è un consiglio d’amministrazione. La minaccia irresponsabile e pericolosa di intervenire “attraverso le forze dell’ordine” dentro quei templi del sapere, della conoscenza e del dialogo che sono le Università, è stata qualcosa di abnorme e di mai visto prima.
Anche queste parole dimostrano come la sinistra abbia un'altra visione della realtà; nessuno vuole e mai ha voluto negare la libertà di espressione a patto che si mantenga nei limiti del rispetto. E occupare le università, attività tanto cara a Veltroni e compagni, non è una manifestazione di libertà, ma il contrario: si nega a coloro che vogliono studiare e frequentare le lezioni di poterlo fare, si nega un diritto così importante come quello all'istruzione, si passa sopra la libertà del singolo individuo di decidere cosa fare. Anche perché - parliamoci chiaro - la gran parte di coloro che manifestano non sanno perchè lo fanno (e se viene loro chiesto perchè occupano, le risposte sono tra le più disperate), semplicemente è bello non fare nulla o fare un po' di baccano tutti insieme.
Il resto dell'intervento di Veltroni è un amarcord di argomenti cari alla sinistra: il precariato, il Governo che ruba ai poveri per dare ai ricchi, il Governo che difende le banche e non pensa ai cittadini (forse si dimentica che sono state varate misure per mettere al sicuro i soldi dei risparmiatori), l'evasione fiscale ("Il governo sta riproponendo la vecchia ricetta: aliquote alte, pochi controlli, evada chi può"), la destra che non propone cultura ("Questa cultura l’ha creata la destra. L’avete costruita voi. Non vi interessa la scuola perché la vostra scuola è la televisione. E la vostra diseducazione civile degli italiani rimbalza fin dentro le scuole."), la destra che semina razzismo e xenofobia ("Fa rabbrividire la mozione della Lega sulle classi differenziate per i bambini stranieri. Famiglia cristiana l’ha definita «la prima mozione razziale approvata dal Parlamento italiano»"). Il tutto mescolato a un populismo, che forse servirà a far recuperare un po' di consenso o di interesse, ma niente di più.
Veltroni oggi si è limitato a declamare, con tante belle parole e con tanta enfasi, le buone intenzioni, così come aveva fatto al Lingotto, ma non ha portato proposte concrete sui grandi temi, non ha spiegato la linea del partito nei vari ambiti della vita. E allora, a cosa è servito andare in piazza? A far vedere che si è riuscito a portare al Circo Massimo circa duecentomila persone (come afferma la questura, e non due milioni e mezzo, come afferma il Pd)? Oppure è servito a Veltroni solo per far capire che è lui che comanda nel partito? Me lo chiedo perchè, dopo aver ascoltato il comizio con attenzione, non sono riuscito a cavarne nulla di buono...
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