lunedì 5 gennaio 2009

UNA SCUOLA NOIOSA


Finalmente, dopo tanto, un gruppo di indagine del Ministero dell'Istruzione della Gran Bretagna testimonia ciò che penso e affermo da tempo anch'io: se gli studenti non brillano a scuola, è colpa dei docenti che sono noiosi e per niente coinvolgenti. Lo riferisce il corrispondente da Londra de La Repubblica Enrico Franceschini.

"Esiste assolutamente una correlazione tra la noia e i risultati accademici", afferma Christine Gilbert, capo degli ispettori scolastici. "La gente separa i metodi di insegnamento dal comportamento degli studenti, ma questo è un errore. La nostra ricerca dimostra che le due cose sono strettamente collegate e che gli studenti si comportano molto meglio, da un punto di vista disciplinare così come dal punto di vista del rendimento accademico, se l'insegnamento è buono, valido, stimolante, se vengono coinvolti dall'insegnante, se il metodo è appropriato alle loro possibilità. In tal caso, gli studenti non hanno lo sguardo perso nel vuoto cinque minuti dopo l'inizio delle lezioni. Altrimenti si forma un ciclo negativo, per cui gli studenti sono annoiati e non si sentono motivati, così cominciano a usare il loro potenziale per altri fini, per cui chiacchierano con i compagni, si distraggono, distraggono a loro volta gli altri e l'intera classe si ritrova nei pasticci".
E' ovvio che non si può essere assoluti, oltrechè ingiusti: il fatto che i propri figli non vadano bene a scuola non è da imputare totalmente agli insegnanti. E' chiaro, però, come emerge da questo rapporto, che la scarsa capacità di attrarre l'attenzione comporta una maggior distrazione dei ragazzi dal loro precipuo obiettivo, lo studio. Accanto a questo - è bene non dimenticarlo, come sottintendevo poco prima - è necessario che gli studenti si applichino a casa, che perciò eseguano i compiti assegnati, senza sentirsi sollevati da questo (per alcuni) gravoso compito solo perchè i docenti sono noiosi. Allo stesso modo le note di demerito, i brutti voti o le bocciature non vanno prese con la filosofia del "non è colpa mia, è colpa del prof che non è capace". Questo, oltre al fatto di non rispettare l'autorità, rappresentata dall'insegnante, inculca nei ragazzi un cattivo pensiero, tale per cui non li si aiuta per nulla a responsabilizzarsi, dal momento che c'è sempre qualcuno che prende in carico i loro doveri.

Mi rivolgo perciò ai docenti, per lo meno a coloro che talvolta pensano questo problema sia secondario: se scoprite che una classe va alla deriva, cominciate a chiedervi se voi state facendo tutto il possibile, non solo in termini di nozioni che affidate loro, ma anche in termini di coinvolgimento; valutate se vi è la giusta empatia, la giusta intesa, quel feeling, talora sottile e così importante, che può dare una svolta al rapporto tra voi, docenti, e loro, alunni, i quali necessitano assolutamente del vostro sapere. Per esperienza personale posso affermare che i docenti che maggiormente si sono impegnati a integrarsi con la classe sono quelli che mi hanno dato di più: non intendo dire solo in termini di insegnamento, ma anche in termini di umanità, di cultura, di apertura mentale e sono quelli che, pertanto, ricordo di più ora, a distanza di anni dal termine della scuola, e che rimpiango quando vedo come altri loro colleghi affrontano la stessa professione.

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