sabato 17 gennaio 2009

ESEGUENDO LA SENTENZA



ESEGUENDO LA SENTENZA

Roma, 1978. Dietro le quinte del sequestro Moro

Giovanni Bianconi

Einaudi Stile Libero


€ 17,00

Per i ragazzi della mia età, il 1978 è un anno lontano, che non figura nel calendario e che si fatica a ricordare o a immaginare. E invece il 1978 è un anno di svolta, un giro di boa segnato da un evento tanto tragico quanto importante nella storia italiana: l’omicidio del presidente della Dc Aldo Moro ad opera delle Brigate Rosse.
Utile per farsi un’idea dei 55 giorni di prigionia dell’onorevole Moro e del clima che si respirava intorno al sequestro è il libro “Eseguendo la sentenza ” di Giovanni Bianconi (di cui ho avuto il piacere di seguire la presentazione a Pavia presso l’Almo Collegio Borromeo alla presenza di Virginio Rognoni, Corrado Belci e Mino Martinazzoli); ho finito di leggerlo da poco e ne sono rimasto piacevolmente sorpreso. Perché, come ben sapete, libri sul sequestro Moro ne sono stati scritti tanti, ma questo mi è sembrato attenersi ai fatti e al contempo restituire al lettore l’aria pesante di quei giorni difficili.
Fin dall’inizio si viene catapultati dall’autore nella vita di coloro che hanno vissuto i giorni del sequestro; il libro si apre puntando l’obiettivo su Tiziana, una laureanda che proprio giovedì 16 marzo 1978 doveva discutere con il professor Moro la sua tesi. E che invece scopre, una volta arrivata all’università, che la seduta di laurea non può tenersi perché il presidente Moro è stato rapito dalle Br. Ma il 16 marzo 1978 era un giorno particolare anche perché (per una casualità, come hanno confermato anche i brigatisti) in Parlamento si votava la fiducia al governo Dc-Pci: in effetti il presidente Moro si sarebbe recato prima in Aula per poi seguire la seduta di laurea di Tiziana. Ma il programma venne completamente cambiato dal sequestro. Da questo momento in poi l’atmosfera che si respira per tutto il libro è piuttosto greve, interrotta solo per qualche pagina da segnali di speranza, segnali che lasciavano intravedere una possibile via per la salvezza di Aldo Moro. Fino ad arrivare al 9 maggio, in via Michelangelo Caetani, dove, all’interno di una Renault 4 rossa, viene fatto trovare il cadavere del presidente della Dc, ucciso poco prima dal commando brigatista, all’interno del quale qualche segnale di cedimento dinanzi all’esecuzione si era palesato.
La capacità di Bianconi sta nel tenere il lettore incollato al libro, che pare, senza volerlo sminuire, un romanzo, in quanto ai dialoghi si alternano numerosi documenti risalenti all’epoca, proveniente dai giornali, dalla tv, dai comunicati delle Br e dai verbali delle forze dell’ordine. Una grande documentazione, pertanto, che sostiene il resoconto di 55 giorni, all’interno del quale l’autore non manca di mostrare la psicologia delle varie persone, dalla famiglia Moro fino ai compagni di partito più stretti di Moro, dal presidente del Consiglio ai brigatisti. Tra tutte, la figura più significativa che emerge dal libro è quella di Eleonora Moro, “Noretta” per Aldo Moro, la quale si fa carico di aiutare i figli ad affrontare la tragedia, dovendo anche far fronte alle pressioni della politica che incombe sulla tragedia improvvisamente piombata in casa Moro il 16 marzo: per tutto il libro la figura di Noretta è la più forte, la più tenace, una vera lottatrice.
Con questo libro, quindi, Bianconi va letteralmente “dietro le quinte” del sequestro Moro, portando all’attenzione del lettore da una parte la vicenda umana della famiglia Moro e dall’altra la vicenda politica della Dc che in quel momento attraversava un periodo delicato, sempre supportato da una gran quantità di documentazione, parte della quale proposta per la prima volta.

“Un libro che poteva essere scritto solo oggi. Interrogando, oggi, i testimoni e i documenti di allora. Compresi alcuni, dimenticati o ignorati, che vengono proposti al pubblico per la prima volta.”





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