venerdì 24 settembre 2010

IL BANDITO E IL CAMPIONE


Il bandito e il campione. La vera storia di Costante Girardengo e Sante Pollastro

Marco Ventura


Il Saggiatore Tascabil
i

€ 10

Immaginate le strade polverose dei primi anni del '900, affollate da poche auto e da molte biciclette e tra queste cercate di scorgere, tra le bici da passeggio - le più comuni -, una "macchina" guidata da un Omin, un campione, anzi un Campionissimo. Potrebbe essere la fotografia fedele di una giornata di inizio '900, quando Costante Girardengo da Novi Ligure si allenava sulle strade di casa per raggiungere i risultati che lo hanno consacrato come uno dei più forti ciclisti di tutti i tempi. Professionista per ventiquattro anni, dal 1912 al 1936, campione d'Italia per nove volte (record ancora imbattuto), vincitore per sei volte della Milano-Sanremo - la sua corsa preferita -, per due volte del giro d'Italia e per tre volte del giro di Lombardia, vincitore del Grand Prix Wolber (antesignano del Campionato del Mondo) nel 1924 dinanzi a llo storico avversario Pélissier e argento nel 1927 al primo Campionato del Mondo, Costante è stato uno sportivo modello, sia per i successi nella vita sportiva sia per l'integrità morale che lo ha sempre contraddistinto. Incrocia sulla sua strada un compaesano diventato pure lui famoso ma per tutt'altri meriti: il bandito Sante Pollastro. Anche lui novese, nativo del Borgo delle Lavandaie, il quartiere vicino alla stazione che ricorda il Bronx per il tasso di criminalità e di povertà, anche lui innamorato della bicicletta: prova l'esperienza delle gare, ma non ha la stoffa e allora decide di usare la bicicletta per compiere ruberie. Inizia con furti in villa e poi affina progressivamente la tecnica fino a quando il 14 luglio 1922 passa al primo fatto di sangue: l'agguato al cassiere Casalegno poco fuori Novi per rubare l'incasso della Banca Agricola di Tortona. Da qui iniziano le peripezie di Pollastro, che si dà alla macchia per sfuggire alla cattura delle forze dell'ordine, girando il Nord Italia e la Francia alla ricerca di un posto sicuro. Nel 1925, al Vélodrome d'Hiver dove Girardengo corre una Sei giorni, avviene l'incontro tra il campione e il bandito, incontro che Pollastro serberà per sempre con grande gelosia: è sempre stato un grande fan del Campionissimo e finalmente ha avuto l'occasione di incontrarlo dal vivo e di parlarci, nonostante il rischio di farsi scoprire dalle forze dell'ordine che sono sempre sulle sue tracce.




Scorrono così, tra le pagine del libro di Marco Ventura, le vite del bandito e del campione, nati e cresciuti nella stessa terra e nelle stesse dure condizioni: ci ha pensato la vita a plasmarli e a far prendere loro strade diverse. Eppure, dopo aver raccolto successi e insuccessi ciascuno nel proprio campo per tutta la vita, tornano a vivere vicini la vecchiaia, a godersi gli ultimi anni di vita: Girardengo apre una fabbrica di bici che ha gran successo in Italia e all'estero, Pollastro, dopo la grazia concessagli nel 1959, torna a riassaporare la libertà mancatagli per quasi trent'anni e s'inventa mercante ambulante di stoffe e di quant'altro riesce a racimolare in giro.
La storia di Gira e Pollastro è senz'altro entusiasmante e Ventura ne racconta ogni particolare attingendo dai giornali dell'epoca e dalle testimonianze di quanti li hanno conosciuti, con il risultato di restituirci una storia romanzata ma assolutamente reale con colpi di scena e analisi psicologiche disseminati qua e là. Particolarmente interessanti e ben scritte sono le pagine dedicate all'analisi del carattere e della personalità dei due protagonisti, tese a restituirci i personaggi nella maniera più reale e meno idealizzata possibile, così come essi hanno agito e pensato. Da cui ne deriva che Pollastro era sì un bandito, ma un bandito buono, un uomo che rubava alla Robin Hood, togliendo ai ricchi per dare ai poveri o al più per sopravvivere in tempi duri come quelli in cui è cresciuto; a testimonianza di questo vi è il grande amore che la città di Novi Ligure e i suoi abitanti hanno sempre avuto per lui e l'idealizzazione del bandito che è ormai entrata nell'immaginario comune. Così come Girardengo è stato per tutta la vita un grande uomo, un signore, con un'integrità d'animo e di spirito rara da trovare: uno sportivo attento ad ogni particolare nell'allenamento, un ciclista bravo con i muscoli e la mente, un marito fedele che si vantava di non aver mai tradito la moglie Agostina.
Il campione il bandito è diventata una fiction in due puntate da 100 minuti, che andrà in onda il prossimo 4 e 5 ottobre su Raiuno; diretta da Lodovico Gasparini e sceneggiata da Andrea Purgatori e Debora Alessi, è liberamente ispirata all’omonimo libro di Marco Ventura, con Beppe Fiorello ad interpretare il bandito Pollastro e Simone Gandolfo nei panni del Campionissimo.


Alcune curiosità su Sante Pollastro
  • Il fatto svoltosi all'Osteria della Salute di Teglia di Rivarolo il 29 novembre 1922, che vede coinvolti Pollastro, l'amico anarchico Renzo Novatore e il maresciallo Giovanni Lupano con i suoi uomini, ha fornito l'ispirazione a Maria Angela Damilano che al proposito ha scritto il racconto Le scarpe.
  • Vi riporto la testimonianza fornitami che l'amica Franca ha raccolto da sua madre riguardo Pollastro: "Sante era un bell'uomo, alto, affascinante; quando uscì dalla prigione, vendeva biancheria per il corredo a prezzi ottimi girando di casa in casa. Mia nonna comprò tante lenzuola, tovaglie ed altro per i corredi delle figlie; era molto gentile, riservato e molto buono d'animo al punto che si diceva che probabilmente non avesse ammazzato nessuno. Inoltre Sante sapeva fare la maglia e l'uncinetto ma nessuno lo vide mai dal vivo."

Alcune curiosità su Costante Girardengo
  • Nel corso della sua carriera, ha riportato 106 vittorie in corse su strada e 965 in corse su pista.
  • Detiene il record di vittorie nel Campionato italiano su strada con nove successi.
  • Nel 1918 vince la cronosquadre Torino-Arquata Scrivia.
  • Il colloquio tra Pollastri e Girardengo a Parigi nel 1925 è stato oggetto di una testimonianza che il Campionissimo ha rilasciato al processo al bandito dopo la sua cattura ed estradizione. L'episodio ha poi ispirato una canzone, Il bandito e il campione, con testo e musica di Luigi Grechi, portata al successo dal fratello Francesco De Gregori.


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