La gioia a fine partita: domenica, a Kiev, è finale. |
Sibillina la frase del Barbieri intorno alle 19,30 di stasera: "I tedeschi sono bravi con la finanza... Ma con il pallone vinciamo noi!" E io che, invece, esprimevo le mie perplessità: "Chissà come va a finire, incrocio le dita, speriamo tutto bene..." E invece, ora è tutto vero, tutto come pronosticato dal suindicato ragioniere: siamo in finale, domenica a Kiev incontriamo la Spagna, campione europea in carica, nonché campione del mondo, oltre che già avversaria nel girone alla partita d'esordio a questo campionato europeo.
Il primo gol di Balotelli su assist di Cassano |
Devo dire che non m'aspettavo una partita con così tanto mordente e, soprattutto, così tanto e perdurante ordine: dal primo all'ultimo minuto, abbiamo lottato su tutti i palloni e ciascuno si è sacrificato per aiutare la squadra nella fase difensiva (pure Balotelli, che, però, Prandelli, ad un certo punto, ha richiamato a stare più alto per non farci schiacciare); inoltre, mai ci siamo scomposti, nemmeno nei momenti di maggior pressione abbiamo perso la testa, facendo saltare le posizioni. Questo è lo spirito che volevamo vedere, questa è la forza del nostro gruppo, questo è il segreto che può aiutarci domenica a battere la corazzata delle Furie Rosse: grinta ed ordine. È pur vero che la Germania, stasera, non è apparsa quella a punteggio pieno uscita dal girone: si è mostrata spenta, imprecisa e povera di idee, talora incapace di far partire il gioco o di svilupparlo per la grande pressione esercitata dai nostri azzurri. Davanti, Mario Gomez non ha combinato nulla, non era in serata e, in più, ha dovuto vedersela con i nostri centrali che non gli concedevano spazio: Klose, subentratogli nel secondo tempo, ha senz'altro destato qualche pericolo in più. In generale, a centrocampo l'azione era lenta, poco fluida e povera d'inventiva e, in difesa, si è aperta più di una crepa.
Ogni azzurro ha disputato una gara ottima: Buffon, nonostante le incertezze iniziali, ha regalato interventi pregevoli e salva-risultato ed uscite sicure sulle palle alte; Bonucci e Barzagli hanno lottato su tutti i palloni alti avendo sempre la meglio; Chiellini e Balzaretti si son dati da fare sulle fasce; De Rossi, nonostante la sciatalgia, è stato la solita diga invalicabile, prezioso nelle chiusure e nelle ripartenze quando Pirlo era braccato; Montolivo è stato utile nell'interdire il gioco, sebbene non sia propriamente il suo ruolo; Marchisio ha recuperato palloni e li ha fatti girare come lui sa fare, oltre ad essere pericoloso con i suoi inserimenti al punto da sfiorare il gol, che si meritava; Balotelli ha finalmente giocato a calcio da adulto e non da bad boy ed ha fatto vedere che il tiro ce l'ha ed è pure potente, quando lo calcia; Cassano ha mostrato tutte le sue potenzialità, bravo nel confezionare assist di pregiata fattura, nel tenere la palla richiamando su di sé più uomini, utile nel prendere falli per tirare il fiato; Diamanti, nei minuti che ha avuto, ha dispensato alcune palle-gol interessanti, che, tuttavia, non sono state sfruttate; su Thiago Motta e Di Natale, però, fatico a dare giudizi positivi: sterile il primo, che ha preso pure un'ammonizione, inconcludente il secondo, nonostante l'attenuante del terreno di gioco in pessimo stato.
Andrea Pirlo in azione contro la Germania |
Ma, tra tutti, uno ed uno solo ha giocato una gara superba, al di sopra degli altri per quantità e qualità di palloni toccati, per sostanza ed eleganza di gioco e forza atletica: è quel 21 che si porta sulla schiena da anni, è Andrea Pirlo da Brescia, il metronomo assoluto del nostro centrocampo, quasi un extraterrestre per l'abilità nella circolazione della palla, nella leggiadria con cui accarezza il pallone, nella capacità di nascondere il pallone e farlo riapparire al punto da spiazzare sempre il marcatore che lo affronta. Stasera lui ha contribuito moltissimo alla vittoria, permetteva ai compagni di giocare con calma e di far trovare loro un perno fisso in mezzo al campo: nulla da dire in più, un monumento del calcio, un grande, prezioso ed umile campione.
Domenica, a Kiev, ci aspetta una sfida dura, contro una potenza del calcio, che non teme rivali: ricordiamoci che nella prima partita del girone abbiamo portato a casa un pareggio dopo un primo tempo in cui saremmo potuti andare avanti 3-0; tra tre giorni, la questione sarà diversa: è una gara secca, dentro o fuori, si giocherà su alti livelli atletici e la Spagna metterà in campo il suo arsenale al completo e in forma smagliante. Ma noi non dobbiamo per nulla essere timorosi e riproporre lo spirito di stasera: con grinta ed ordine, sappiamo essere pericolosi in attacco e precisi in difesa, in grado di segnare e di arginare le incursioni spagnole. Insomma, dobbiamo crederci, abbiamo le carte per giocarci a viso aperto la finale e dovremo giocare una partita ancora più perfetta di stasera. Forza Azzurri!
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