SUA SANTITÀ: LE CARTE DEL PAPA DIVENTANO PUBBLICHE
Sua Santità
Gianluigi Nuzzi
Chiarelettere editore
€ 16,00
Gianluigi Nuzzi, inviato di Libero, torna in libreria e, come successo tre anni or sono, fa tremare i palazzi vaticani. Dopo Vaticano S.p.A., best seller nel 2009 e tradotto in quattordici Paesi, eccomi a commentare Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI, il cui titolo non è per nulla simbolico, ma quanto di più emblematico si possa immaginare: tramite la fonte Maria, Nuzzi ci consegna alcuni documenti privati dell'attuale pontefice riguardanti le questioni di potere più scottanti.
Gianluigi Nuzzi, autore di Sua Santità e Vaticano S.p.A.
Tutto risale a circa un anno fa, al primo contatto tra il giornalista di Libero
e la fonte Maria, che si verifica, dopo un iniziale fase di studio, in
una stanza completamente vuota: qui, seduto su una sedia di plastica,
egli elenca diversi scandali vaticani, spiegando che "finché non si fa piena chiarezza, certe vicende rimarranno sospese per sempre...":
inizia così il regolare passaggio di documenti riservati al
giornalista, documenti che Maria ha iniziato a metter da parte, in
copia, dopo la morte di Karol Wojtyla in virtù della sua attività
professionale. Si tratta, come è facile intuire, di una persona che vive
a stretto contatto col papa, di cui condivide momenti della vita di
tutti i giorni. In molti hanno identificato nella fonte Maria il maggiordomo arrestato e detenuto da due settimane dalla gendarmeria vaticana Paolo Gabriele, che, tuttavia, viene citato nel libro solo una volta, a pagina undici, all'inizio del capitolo Fonte informativa Maria;
all'inizio dei paragrafi dedicati alle stanze di Benedetto XVI, Nuzzi
scrive: "A curare ogni sua esigenza, nella residenza, ci sono le persone
della famiglia pontificia. Innanzitutto lo staff dell'appartamento:
Paolo Gabriele, aiutante di camera del papa, una sorta di
maggiordomo..." Una breve descrizione per quello che è ritenuto il
responsabile della fuga di documenti, apparentemente innocua, sebbene un
involontario indizio potrebbe essere rappresentato dal fatto che il suo
è il primo nome a comparire, oltre a quello del Papa, nel capitolo che
fa il ritratto di Maria.
Al
di là di questo, quali sono le carte così calde che hanno scatenato un
vero e proprio putiferio al di là delle mura leonine? Gli argomenti
toccati sono tanti e vari: si va dal caso dell'ex direttore di AvvenireDino Boffo a quello di monsignor Carlo Maria Viganò, dalla questione ICI per la Chiesa alla tremenda fame di potere di Bertone, dalla crescente potenza di movimenti quale Cl al problema dei preti pedofili e dei Legionari di Cristo.
E quello che più impressiona, leggendo i documenti, è l'attualità, la
strettissima attualità: si tratta di documenti che risalgono al più ad
un anno fa e taluni di questi a pochissimi mesi fa, tutti con riflessi
diretti sulle questioni politico-economiche odierne.
Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello IOR
Ciò che inquieta maggiormente, per quanto mi riguarda, è la vera realtà dei rapporti tra Italia e Città del Vaticano, strettissimi per non dire simbiotici, al punto che la politica italiana si inchina ai desiderata della Santa Sede. Un esempio? La questione ICI riguardante gli edifici non utilizzati per fini religiosi
ovvero scuole, collegi, ospedali e case di cura. A tal proposito, "nel
2010 l’Antitrust europeo apre una procedura d’infrazione contro
l’Italia, accusata di «aiuti di Stato» alla Chiesa cattolica non
previsti né accettabili": stando così le cose, l'Italia dovrebbe pagare
una multa salata - l'entità della cifra non è ben definita, ma è
alta, diverse centinaia di milioni di euro - per poi rivalersi sulla
Santa Sede. Si tratterebbe di un'occasione d'oro per rimpolpare le
povere casse dello Stato in un momento critico per l'economia, ma tale
visione "laica" è sopraffatta da interessi
politico-economico-diplomatici e, infatti, è lo stesso ministro
dell'Economia Giulio Tremonti che incontra l'amico, nonché banchiere dello Ior, il professor Ettore Gotti Tedeschi,
al fine di una trovare una praticabile via d'uscita, che risulta essere
quella più facile: cambiare la legge. Sennonché cade il governo
Berlusconi, ma oltre le mura leonine non disperano perché il governo Monti
è fortemente in empatia con lo Stato pontificio, vista la nutrita
schiera di ministri vicini alle gerarchie ecclesiastiche. Nonostante la
complessità della situazione, "aggravata dalla crisi economica più
generale in cui versa il paese", Monti, senza batter ciglio, nel
dicembre 2011, al momento di proporre la manovra, "non taglia
l’esenzione concessa agli enti di culto con risvolti commerciali." I
malumori si fanno sentire forte e dai sacri palazzi provano a mitigare
il clima: il cardinal Bagnasco si mostra disposto a "chiarire
laddove nella formulazione di qualche punto della legge queste
precisazioni si rivelino necessarie", il segretario di Stato Bertone
tenta la giustificazione dicendo che "il problema dell’Ici è
particolare" e che, in fondo, "la Chiesa fa la sua parte, specialmente a
sostegno delle fasce più deboli della popolazione, e quindi compie, mi
sembra, un’attività a favore della società italiana". A sentire
queste voci, ci si accorge subito che il problema è del tutto travisato,
volontariamente: "le modifiche non sono una gentile concessione dei
porporati", "non è un chiarimento, ma una necessità impellente. Se la
situazione non cambia, infatti, c’è il rischio che la Commissione
europea - giova ripeterlo - condanni l’Italia facendole pagare una somma
enorme, somma che sarà poi necessariamente contestata alla Chiesa".
Tuttavia, qualcosa sembra muoversi: a metà febbraio 2012, Monti
annuncia l'arrivo dell’Ici sui beni della Chiesa. "Dovrà essere pagata
non sulle strutture religiose ma su quelle commerciali: alberghi, scuole
e ospedali. Insomma, per ottenere l’esenzione non sarà più
sufficiente disporre all’interno dell’immobile di una struttura o spazio
di preghiera. Per il fisco farà fede la «destinazione prevalente»
dell’edificio, con le dovute percentuali tra uso commerciale e
religioso. Il luogo di culto verrà ancora affrancato dal pagamento
delle tasse ma la mossa equipara le attività commerciali degli
ecclesiastici a tutte le altre. La scelta è recepita con rapidità
dall’Unione europea: «Un progresso sensibile - commenta il portavoce di
Almunia - speriamo di poter chiudere la procedura di infrazione contro
l’Italia»". Un traguardo raggiunto con non poca fatica.
Tra le altre carte, molto interessante, in quanto rimasto finora ignoto, è un incontro segreto tra il presidente Napolitano e papa Benedetto XVI risalente al gennaio 2009,
in occasione del quale è stato stilato un documento con i punti
sensibili da trattare o meno. E poi, Nuzzi mette a disposizione nel
libro il carteggio intercorso tra DinoBoffo, ex direttore di Avvenire, e il segretario particolare
del papa, don Georg Gaenswein, nel quale viene denunciato il direttore
dell'Osservatore Romano Vian come responsabile della diffusione della falsa velina giudiziaria che lo ha costretto alle dimisisoni dal quotidiano della CEI, adombrando anche un ruolo del cardinale Bertone dietro questa manovra.
Julián Carrón, capo di Cl
Per capire le logiche di potere interne alla Chiesa, val la pena leggere la lettera del marzo 2011 del capo di Cl, Julián Carrón, al Nunzio Apostolico in Italia, Giuseppe Bertello, nel quale lo stesso indica nel cardinale Angelo Scola,
ex patriarca di Venezia, l'erede migliore per la successione a
Tettamanzi all'arcivescovado di Milano, non solo per le sue indubbie
qualità intellettuali, ma anche per la sua sensibilità all’area politica
di centrodestra (secondo Carrón la curia milanese per troppi anni ha
avuto simpatiche politiche a sinistra). Il capitolo centrale, uno di
quelli che personalmente ho apprezzato moltissimo, è intitolato: Tarcisio Bertone, l'ambizione al potere.
In poche parole racchiude con cristallina chiarezza la tremenda fame di
potere del cardinale piemontese, capace di esautorare Bagnasco,
presidente della CEI, nei rapporti con la politica italiana e di posizionare sapientemente le proprie pedine nei principali organi economici
(APSA, Governatorato, Prefettura per gli Affari economici) al fine di
nutrire una speranza, seppur minima, di un'elezione al soglio di Pietro
nel prossimo Conclave. Tale comportamento, autoritario e superbo, ha
creato parecchi malumori tra i porporati, alcuni dei quali hanno cercato
di convincere il papa a liberarsi di Bertone; tuttavia, Benedetto XVI
non ha voluto sentire ragioni e, a chi gli faceva pressioni, ha
risposto: "Der Mann bleibt woer ist, und basta" ("L'uomo resta dove sta.
E basta").
Questo e tanto altro è contenuto in Sua Santità: dopo Vaticano S.p.A.,
un altro squarcio nel muro di segreto eretto dal Vaticano è stato
aperto, uno squarcio che ha fatto molto rumore e creato imbarazzo nei
sacri palazzi, come documentano le cronache di questi giorni.
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