mercoledì 20 febbraio 2013

FERMIAMO IL DECLINO

Oscar Giannino, ex presidente di Fare per fermare il declino
È la principale notizia di giornata: Oscar Giannino si è dimesso irrevocabilmente dalla presidenza di Fare per fermare il declino, il movimento fattosi partito di cui è stato promotore. Il motivo? "Balle inoffensive ma gravi".
Luigi Zingales, a sinistra, e Oscar Giannino, a destra
Così, anche il candidato che più di tutti poteva rappresentare la novità - più di Beppe Grillo e più di Ingroia - cade su un terreno che ha minato egli stesso con alcune balle, non so se "inoffensive" - se si mente a qualcuno, lo si offende? - ma certamente "gravi". A spiegarlo sembra poca roba: Giannino - o chi per lui - ha truccato il proprio curriculum vitae ovvero ha millantato due lauree, una in Economia e una in Giurisprudenza, e un master in Corporate Finance e Public Finance alla Chicago Booth School of Business. Ma nessuno dei suddetti titoli accademici è mai stato conseguito: "ho fatto giusto qualche esame a legge. Quello che so l'ho imparato per i fatti miei. D'altra parte, sono da decenni giornalista, non ho mai usato presunti titoli accademici, che non ho, per carriere che non mi competono". E chi è stato il "delatore"?

Luigi Zingales, economista e docente presso quella stessa Chicago Booth School of Business presso la quale Giannino non ha fatto il master, ma al più alcune lezioni di inglese tecnico-economico con un insegnante privato negli anni ’90: su Facebook, Zingales ha postato il video di RepubblicaTV in cui Giannino afferma chiaramente di aver frequentato il master, accompagnato da un lungo commento irritato sul comportamento inopportuno del giornalista che guida Fare per fermare il declino. L'economista di stanza a Chicago conferma, tuttavia, l'appoggio al movimento che "rimane la proposta politica migliore in questo momento molto difficile. (...) Ma, lo farò turandomi il naso, come il meno peggio, non con la passione con cui finora avevo abbracciato questo progetto". Aggiungo che, a peggiorare la posizione di Giannino, non ci sono soltanto i curricula truccati o l'intervento a RepubblicaTV, ma pure un intervento all'auditorium San Romano di Lucca risalente al 1° dicembre 2012. Peccato, un vero peccato: Fare è apparso, fin dal primo momento, come un partito che, da movimento di cittadini in sintonia con idee liberali, potesse raccogliere intorno a sé quegli insoddisfatti della politica e quelle persone che la schivano perché autoreferenziale o bugiarda. Il programma di Fare, ambizioso al punto giusto, è chiaro e, soprattutto, dotato di puntuali richiami economici e finanziari per contestualizzare le proposte, per renderle credibili e fattibili. La vicenda Giannino potrà pesare sulle sorti elettorali del piccolo partito, non c'è dubbio: tuttavia, mi chiedo come mai Zingales, con una tempistica quanto meno sospetta, abbia scoperto solo due giorni fa che Giannino ha mentito riguardo i propri titoli accademici. È importante sottolineare, però, che Giannino, fin da subito, ha deciso di mettersi in discussione, pronto a lasciare se la Direzione nazionale del partito gliel'avesse chiesto - come effettivamente è avvenuto: è strano dare atto ad un politico di un gesto dovuto, ma il dato di fatto è che Giannino l'ha fatto realmente e che non capita spesso nel nostro Paese.
Massimo Gramellini
Al di là del dispiacere, non sono d'accordo con l'opinione di Massimo Gramellini nel suo Buongiorno di ieri su La Stampa: in fondo Giannino ha solo tentato di migliorarsi un po', il che è poca cosa dinanzi ai "guai" e ai "cialtroni", soprattutto se si pensa che "a dare del bugiardo a Giannino essere stato uno che per fermare il proprio declino avere fatto votare dal Parlamento che Ruby essere la nipote di Mubarak". Il discorso, per quanto mi riguarda, non regge, non può stare in piedi, non voglio che stia in piedi: in Italia, abbiamo ormai l'abitudine inveterata di puntare al ribasso, di fare raffronti con il meno peggio, di non trarre stimoli imitando chi è migliore di noi. Ci accontentiamo di essere appena un po' più su dell'altro, siamo pigri quando dobbiamo misurarci con l'altezza che temiamo di non raggiungere. E allora, dove pensiamo di andare? Siamo finiti in un vicolo cieco molti anni fa attraverso un lento e pericoloso declino di cui oggi paghiamo le conseguenze, un declino che le idee di Fare possono forse rallentare. A patto che la trasparenza, quella senza macchie e senza ombre, sia regina.

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