Passata anche questa tornata di elezioni, caratterizzata dall'assenza di campagna elettorale e da una corsa matta al gossip, si può analizzare qual è stato il risultato del voto e quali scenari futuri si aprono.
Per prima cosa - è sotto gli occhi di tutti - un ruolo importante è stato quello giocato dalla Lega Nord, sia per la presenza di suoi candidati alla poltrona di governatore sia per la capacità di raccogliere voti e preferenze in quantità ingenti laddove presenti. Ormai, la maschera è tolta e non si può negare che la Lega conferma di essere un partito che, essendo particolarmente attento ai bisogni e agli umori della popolazione, riesce ad avere un buon seguito; non solo tra gli strati più bassi della popolazione, quelli che faticano ad arrivare a fine mese, ma anche presso la classe borghese e le élites cittadine. Prova ne sono le affermazioni di Luca Zaia in Veneto e di Roberto Cota in Piemonte: se il primo aveva la vittoria facile in tasca fin dal primo giorno di candidatura, il secondo, invece, ha saputo costruire una campagna elettorale a strettissimo contatto con la gente e, nonostante i dubbi della vigilia, è riuscito a strappare la regione ad una presidentessa uscente, la Bresso, che per la maggior parte degli analisti sarebbe stata riconfermata. Onore a Zaia, che certamente si impegnerà, come ha già fatto in passato, per il suo territorio e a Cota, che, pur lottando in un campo difficile, ne è uscito vincitore.
La seconda cosa da notare è la rimonta del centrodestra rispetto al centrosinistra in termini di regioni governate: sebbene il centrosinistra sia avanti per 7 a 6, il centrodestra ha guadagnato quattro regioni (Piemonte, Campania, Calabria e Lazio), riparando il deludente 11 a 2 di cinque anni fa. Segno assolutamente nuovo, per quello che posso ricordare io: se la memoria non m'inganna, non si verifica da almeno dieci anni che il governo in carica non esca malconcio dalle elezioni locali, ma che anzi conquisti regioni importanti e strategiche non solo per il peso economico-finanziario, ma soprattutto politico. Anche perché l'amico Sarkozy in Francia, non più tardi di alcuni giorni fa, ha rimediato, alle elezioni amministrative, una magra figura con il suo UMP sopraffatto dai socialisti, riuscendo a mantenere solo la roccaforte Alsazia-Lorena. Con un po' di rammarico, ricordo che anche la Puglia avrebbe potuto cambiare il proprio presidente, se solo Berlusconi avesse avuto maggior fermezza nell'imporre al ministro Fitto (che si è giustamente dimesso) l'alleanza con la Poli Bortone, che, da sola, ha raggiunto un dignitoso 8,70%; senza contare che la Poli Bortone, che tanto bene ha fatto a Lecce, è una persona che si è sempre impegnata in prima persona e con la propria faccia per il territorio da cui proviene: una qualità non facile da trovare oggigiorno.
Anche le province al voto hanno visto prevalere il centrodestra, che invece raccoglie meno consensi nelle città: clamorose le sconfitte di Brunetta a Venezia e Castelli a Lecco, bene invece Di Primio a Chieti e Giorgino ad Andria, mentre le altre città vanno al ballottaggio tra due settimane.
Sembra quindi che il vento gonfi ancora le vele dello schieramento di centrodestra, anche grazie all'alleanza con la Lega, dimostratasi preziosa. Occorre, a questo punto, mettere da parte la gioia per la vittoria e rimboccarsi le maniche per mettere mano ai grandi temi urgenti, economia e riforme in primis, al fine di portare avanti i cambiamenti promessi e sostanziarli con i fatti. Per tre anni, non dovremmo affrontare altre campagne elettorali, ma - sappiamo bene - l'ultimo anno di legislatura è da non considerare e perciò il tempo è ancora meno. Vale la pena sfruttare il vento in poppa per disegnare un Paese nuovo, apportare migliorie e cambiamenti, lavorare a stretto contatto con gli enti locali per conseguire risultati straordinari, impegnarsi a fondo per ripagare la fiducia degli elettori e vederla riconfermata.
Le parole di Berlusconi sanno di deja vu. In questi 20 anni le ha ripetute molte volte, ad ogni vittoria elettorale. Il problema è che io mi ricordo soltanto una grande quantità di leggi ad personam, condoni, un'orrida legge elettorale, e poco altro. Per cui mi spiace, ma non ci credo. Berlusconi ha avuto molte possibilità di fare le riforme, ma non le ha mai fatte semplicemente perché non gli è mai interessato, ed a questo punto mi sorprende che ci sia ancora gente che ci creda ancora.
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