lunedì 20 luglio 2009

LA STRANA CELEBRAZIONE DELL'ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI BORSELLINO



E' apparsa a tanti, come a me, piuttosto insolita la celebrazione riservata al diciassettesimo anniversario della morte di Paolo Borsellino e della sua scorta. Insolita perchè ricca di polemiche e con un grande colpo di scena.

Sicuramente nessuna istituzione ha fatto una bella figura nel non presentarsi alla commemorazione di un simbolo come Borsellino, una persona che, insieme all'amico Falcone, ha saputo incarnare la legalità, anteporre la lotta alla mafia anche alla propria vita e a quella dei familiari, inevitabilmente coinvolti. Insomma, una persona speciale, che ha sacrificato una vita con la speranza di cambiare il presente, riuscendoci a metà e pagando con la morte il forte ardore per la professione e l'enorme tensione alla legalità. E' proprio in virtù di questi motivi che la politica doveva mostrarsi più presente; essa ha, invece, rafforzato quella vasta gamma di pensieri, ritenuti a torto errati solo perchè politicamente scorretti, di sotterranee connivenze con la mafia.
Ad allagare ulteriormente il campo, hanno contribuito le pesanti considerazioni del capo dei capi Totò Riina, giunte in coincidenza dell'anniversario, di cui vi propongo alcuni spezzoni.

«Ma questa storia della "trattativa", di un mio "patto" con lo Stato, di tutti gli impasti con carabinieri e servizi segreti legati al fatto di via D'Amelio non sta proprio in piedi. Io della strage non ne so parlare. Borsellino l'ammazzarono loro.»

«Loro sono quelli che hanno fatto la trattativa, quelli che hanno scritto il "papello", come lo chiamano. Ma io della trattativa non posso saperne niente di niente. Perché io sono oggetto, non soggetto di trattativa.»

A distanza di quasi vent'anni dalla morte di Borsellino, oggi Riina parla e lo fa scombussolando, almeno apparentemente a mio parere, il tavolo di gioco. Perchè ritengo giusto, in quanto intellettualmente onesto, riconoscere che fin da subito, anche solo maliziosamente, si poteva pensare alla longa manus della politica nell'attentato. E in generale allo stretto contatto della politica con la criminalità organizzata, perpetratosi e rafforzatosi nel corso degli anni. Al punto che non ci meravigliamo quando anche Saviano, nel suo celeberrimo Gomorra, evidenzia come "i clan di camorra non hanno bisogno dei politici come i gruppi mafiosi siciliani, sono i politici che hanno necessità estrema del Sistema." Possono cambiare gli equilibri in gioco, ma gli attori sono sempre gli stessi e giocano ruoli importanti nello scacchiere economico e amministrativo di un Paese.



Il punto fondamentale da riconoscere è che troppo spesso ci mostriamo insensibili anche dinanzi a cose gravi su cui vale la pena di riflettere, semplicemente perchè anteponiamo il nostro personale interesse a quello generale. In questo caso, passato il momento nero della morte di Borsellino, è andato via via svanendo quello spirito di legalità che la morte dei due magistrati simbolo della lotta alla mafia era riuscita ad instillare nella popolazione e soprattutto nei giovani. Perchè, se le vicende dei due magistrati affascinano molti giovani, è bene che gli stessi facciano tesoro dei loro insegnamenti e facciano di tutto per osservarli, consci che solo in questo modo potranno rendere loro ragione e, soprattutto, potranno vivere in un mondo più pulito e più giusto.


Spero che quelli sopra esposti non vengano considerati semplicemente come i pensieri di un sognatore, pure utopie che non vedranno mai la luce, parole vuote che passano. Spero invece che ciascuno di noi, ogni giorno e in ogni azione, ne tenga conto.


2 commenti:

  1. Bel pezzo.... veramente bello e anche io penso che ci debba essere una massiccia cultura della legalità perchè altrimenti rischiamo di finire in un baratro senza uscita...

    Il binomio mafia-politica purtroppo è sempre un cavallo vincente (che si sa non si cambia mai se si vuol vincere ancora) per cui tocca a quelli come noi che non si vogliono piegare a quasto ricatto ribellarci:per esempio spronare la gente a non votare o seguire un certo soggetto perchè è risaputo che questo aiuta la mafia ad imperare, o anche sfatare il mito del mafioso da film che non è un eroe ma una figura meschina da evitare come modello...

    Io auspico che in futuro si possa sconfiggere questo cancro subdolo che si annida ovunque purtropo, perchè come diceva Falcone "la Mafia è una vicenda umana e come tale è destinata a finire"

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  2. Pienamente d'accordo su tutto... Gli eroi servono a ben poco se nella società civile non cresce una cultura della legalità ferma e consapevole...

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