venerdì 24 luglio 2009

UN PO' DI ARIA NUOVA

Oggi il ministro Gelmini, oggetto da mesi di critiche, ha firmato un provvedimento importante che prevede un nuovo sistema di valutazione delle università italiane, in base al quale viene stanziata una parte dei fondi: precisamente il 7% del fondo di finanziamento ordinario pari a 525 milioni di euro è stato assegnato sulla base della qualità della ricerca e della didattica. E, di riflesso, gli atenei meno virtuosi avranno un taglio dei fondi: in particolare sono 27 le università che vedranno ridotti i denari in quanto «non hanno gli standard qualitativi previsti».
Cliccando qui, potrete trovare la graduatoria delle università virtuose e di quelle meno virtuose. Tra le prime tre ci sono Trento, il Politecnico di Milano e il Politecnico di Torino. La prima, nonostante la dimensione contenuta, si è distinta per la capacità di intercettare al meglio i fondi europei; gli altri due, certamente più blasonati, si sono distinti per didattica, ricerca, capacità di autofinanziarsi, processi formativi positivi (numero di docenti adeguato in rapporto al numero degli studenti), presenza di molti progetti assegnati dal Programma Nazionale di Ricerca.

Tutto questo si inserisce in quel quadro di riqualificazione delle università italiane, che, passo dopo passo, comincia a prendere forma. Accanto a chi esulta, c'è sicuramente chi si lamenta perchè ritiene ingiusti i tagli. Ma è veramente giunta l'ora di rilanciare l'università italiana, di riconsegnarci gli strumenti per conseguire una formazione utile effettivamente nell'inserimento nel mondo del lavoro, di evitare che l'università somigli a un parcheggio.

Concludo sottolineando, per correttezza, che, affinchè queste classifiche siano affidabili, è bene che ricorrano sempre a una gamma di parametri standardizzati per evitare disomogeneità nelle valutazioni. Come ha sottolineato un docente di Macerata, il quale ha sostenuto che la sua università, in una recente classifica, si classificava tra le migliori, a differenza di quella girata oggi sui giornali, in cui è all'ultimo posto.

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