martedì 19 gennaio 2010

IL RICORDO DI CRAXI

Ci sono marchi, nella vita, che rimangono impressi a lungo e solo difficilmente e tardivamente vengono scalfiti dal tempo e dalla ragionevolezza. Così è quello spettato a Bettino Craxi: essere identificato come il politico più corrotto d'Italia, il paradigma della stagione di Tangentopoli, il bersaglio preferito dei giudici di Milano. A dieci anni dalla sua scomparsa, val la pena di aprire gli occhi - come per altro hanno fatto alcuni commentatori - ed analizzare la figura di Craxi nella sua totalità, "senza distorsioni e rimozioni".

Bettino Craxi è stato innanzitutto un grande uomo politico, un autorevole presidente del Consiglio, in grado di imprimere svolte importanti sia nella politica interna sia nella politica estera. Innanzitutto la rottura dell'asse tra i due principali partiti repubblicani, Democrazia cristiana e Partito comunista, formatosi dopo il 1976: l'obiettivo, oltrechè legittimo, era ambizioso, tanto più che si verificava in un momento in cui in Europa i partiti socialisti pesavano nei rispettivi Paesi. Aveva inoltre compreso che il sistema politico era bloccato e aveva proposto un suo cambiamento, suggerendo l'elezione diretta del presidente della Repubblica. Come dimenticare poi il referendum sulla "scala mobile" e il Concordato firmato nel 1984 con il cardinale Casaroli? E poi la politica estera, che aveva permesso "un rinnovato, deciso ancoraggio dell'Italia al campo occidentale e atlantico": aveva portato avanti la politica di Cossiga riguardo i missili Cruise a Comiso, ma aveva anche saputo farsi rispettare nel corso della vicenda di Sigonella, relativa al dirottamento dell'Achille Lauro, senza tuttavia intaccare i rapporti col presidente USA Reagan.
Ricorda inoltre Sergio Romano:
Una delle sue caratteristiche più discusse fu quella che venne definita, con un termine ingiustamente spregiativo, decisionismo. Oggi, dopo l' importanza assunta da alcune personalità nella vita politica dei maggiori Paesi democratici dovremmo riconoscere che Craxi capì qual fossero, soprattutto in un'epoca di grandi modernizzazioni, le responsabilità di un leader.

Certo, oltre a questa parte della storia, non possiamo dimenticarci che "lo stile craxiano del potere produsse anche conseguenze", tra le quali quella più evidente è lo scoppio di Tangentopoli, vale a dire un sistema di tangenti che ha avvelenato la vita dello Stato italiano e provocato gravi danni al bilancio del Paese. Memorabile il discorso pronunciato il 3 luglio 1992 alla Camera dei Deputati, presieduta da quel Napolitano che oggi invita tutti a rivedere i giudizi parziali e affrettati su Craxi, nel corso del dibattito sulla fiducia al governo Amato. Lì egli ha avuto il coraggio di denunciare un sistema di illegalità che ben conosceva, di cui nessuno prima di lui aveva osato parlare, così come nessuno quel giorno in Aula si era alzato per testimoniare la stessa responsabilità dell'onorevole Craxi. E questo vuoto della politica, incapace di riconoscere le anomalie di un sistema di "corruttele" e di rinnovare le regole che apparivano antiquate, aveva lasciato spazio alla marea della magistratura, che alla politica si è sostituita, spazzandola via. Senza contare chi, grazie a quei processi, si era fatto la giusta pubblicità per poi scendere in politica.
La "vittima sacrificale", come l'ha definito il presidente Schifani, l'unico ad aver pagato il prezzo più alto è stato Bettino Craxi. Perchè forse la Dc e il Pci non avevano preso finanziamenti illeciti? Vogliamo dimenticarci di Severino Citaristi o del compagno Cossutta che volava a Mosca?
La colpa a senso unico, attribuita ad una sola persona, è francamente inaccettabile. E questo ancora di più alla luce di ciò che è oggi la politica: siamo sicuri che Tangentopoli abbia spazzato via tutto il marcio? O tutto sotto sotto è rimasto uguale?


2 commenti:

  1. Mi spiace, ma non sono molto d'accordo con te. Di certo Craxi è stato un politico autorevole e carismatico, ma mi è impossibile definirlo un grande politico, è impossibile scindere la sua figura dal "sistema" che ha portato il nostro paese sul lastrico (e per il quale paghiamo ancora interessi salatissimi, ogni anno), di cui era parte attiva e consapevole. Hai ragione quando dici che il marcio non è assolutamente sparito con la sua condanna, anzi. Ma proprio per questo ribalto il tuo ragionamento che tu fai: Craxi ha pagato troppo perché è scappato, condannandosi con le sue stesse mani. Sono certo che se fosse rimasto in Italia sarebbe rientrato in politica dalla porta di servizio, come d'altra parte hanno fatto molti suoi compari. Io non riesco davvero a capire come una persona condannata con sentenze passate in giudicato possa essere "rivalutata", considerando che i reati per cui è stato condannato erano alla base della sua "politica". Credo, infine, che questa ondata di revisionismo serva solamente a giustificare certi comportamenti attuali, una fra tutte il costante tentativo di delegittimare la magistratura.

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  2. Nel '94 con Tangentopoli Craxi ha pagato per tutto il sistema Politico di quegli anni. Dopo di lui il sistema ha continuato a fare quello che si faceva prima e anche peggio .. la santificazione di un criminale e latitante è davvero ovvia ...

    Un saluto da Niente Barriere e complimenti per il tuo Blog davvero interessante :)
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