Zug, tren, train: nelle principali lingue del mondo la parola "treno" indica un diffuso mezzo di comunicazione, viaggiante su rotaia ed alimentato con l'elettricità. In Italia, invece, dire "treno" è una iattura, significa evocare una vera e propria tragedia, comporta il cambiamento d'umore - in negativo, s'intende - di chi è all'ascolto. Perchè, per noi Italiani, il treno è quel mezzo di locomozione che viaggia costantemente in ritardo, che è sempre sporco (ci ricordiamo quando si viaggiava in compagnia delle zecche?), che costringe i pendolari alla lotta spietata per accaparrarsi un posto a sedere, che sfinisce i viaggiatori quando devono compiere un viaggio lungo.
Per carità, non siamo soli: girando un po' sul web, sono incappato sul sito francese Usagers de la SNCF en colère, sul quale si rende conto dei disagi di molti utenti. Mentre è proprio di oggi notizia del treno Eurostar ad alta velocità Bruxelles-Londra sul quale viaggiavano 260 persone, rimasto bloccato sotto il tunnel della Manica per due ore e poi rimorchiato fuori. Tuttavia, noi siamo diversi dagli altri. Noi siamo quelli per cui il ritardo dei treni è considerato tale se supera i quindici minuti, visto che la fascia di tolleranza è stata alzata. Noi siamo quelli che se provi a chiedere un rimborso, ammesso che si venga inseriti tra i beneficiari se il ritardo è considerato tale dal momento che da noi esso viene calcolato sull'orario alla stazione d'arrivo (se il treno Milano-Roma, arriva in ritardo a Bologna ma puntuale a Roma, esso viene considerato puntuale), entri in una foresta nera da cui si esce con difficoltà; in Spagna, invece, per ritardi da 16 a 30 minuti viene rimborsato metà biglietto, se superiori ai 30 minuti viene restituito l'intero importo. In Svizzera, è stata addirittura ipotizzato che se il treno è in ritardo, paga il dipendente delle Ferrovie:
E poi chissà perchè, appena piove un po' di più o qualche fiocco di neve cade dal cielo, tutto va in tilt e i treni accumulano ritardi biblici: proprio non riesco a spiegarmelo. Eppure - penso - in Finlandia le condizioni atmosferiche sono molto più proibitive delle nostre e i treni circolano. Al massimo per 3-5 giorni all'anno, in cui le temperature sono molto basse, i treni possono avere ritardi che non superano i cinque minuti, dice Carola Björklöf dell'ufficio stampa delle ferrovie finlandesi. Per noi cinque minuti di ritardi sono la regola e se fossero solo cinque, ci metteremmo il cuore in pace, mentre siamo abituati a sopportare ritardi ben peggiori. Inutile parlarvi del Giappone, con i suoi treni superveloci, gli Shinkansen, i cui i ritardi, rarissimi, si contano nell'ordine dei secondi; sì, avete letto bene: secondi. Nel 1997 il ritardo medio era di 24 secondi, nel 2001 di 18 secondi, nel 2003 meno di sei secondi. Un'altra dimensione, un'altra lunghezza d'onda, un altro modo di lavorare: carrozze confortevoli, controllori in guanti bianchi, ragazze addette alle pulizie che sono così efficienti da completarle nell'arco di pochi minuti, sedili sempre orientati nel senso di marcia e che ruotano da soli al termine della corsa.
Però, anche noi, da un mese circa abbiamo la tanto agognata Alta velocità, no? I Frecciarossa così ben pubblicizzati alla tv sui quali sembra di essere in paradiso mentre viaggi. Eppure, tanto per non smentirci mai, anche in questo caso, nonostante gli ingenti investimenti e la pomposa campagna pubblicitaria, i problemi ci sono e rimangono. Al punto che il pm torinese Guariniello ha aperto un'indagine conoscitiva dalla quale emerge che su oltre quattrocento treni monitorati, solo 100 sono arrivati a destinazione con meno di quindici minuti di ritardo, mentre i restanti li hanno sforati, raggiungendo anche cifre francamente imbarazzanti:
Il giornalista Claudio Gatti ha messo la testa nella galassia delle Ferrovie dello Stato, dipingendo un quadro che definire desolante è poco. Un ex dirigente Fs ammette che
Così come all'interno delle Ferrovie tutti hanno potuto guadagnare: manager, sindacalisti, intermediari, politici. Mi viene in mente, per esempio la buonuscita di Giancarlo Cimoli, che ammontava a 6,7 milioni di euro, nonostante gli obiettivi prefissati all'inizio del mandato non fossero stati assolti; oppure quella di Elio Catania, più fortunato, che raggiungeva i 10 milioni di euro. Non c'è che dire: un premio gradito e immeritato che abbiamo pagato noi, che abbiamo già sopportato i disservizi dell'azienda alla quale abbiamo versato i soldi del biglietto.
Sempre la solita storia italiana: i furbi, pochi, che guadagnano da una parte e i malcapitati, tanti, che pagano.
Per il direttore delle Ferrovie federali svizzere (FFS), i ritardi dei treni devono ripercuotersi sul salario corrisposto agli impiegati. Obiettivo a lungo termine di questa misura, ha dichiarato in un'intervista Andreas Meyer alla "SonntagsZeitung" in edicola oggi, è poter identificare all'interno dell'azienda il responsabile di ogni malfunzionamento. Stando a Meyer, si tratta di mettere pressione sugli impiegati affinché si limitino i ritardi. Ogni collaboratore delle FFS dovrebbe sapere quali delle sue azioni hanno provocato il ritardo e quante persone sono state toccate.
E poi chissà perchè, appena piove un po' di più o qualche fiocco di neve cade dal cielo, tutto va in tilt e i treni accumulano ritardi biblici: proprio non riesco a spiegarmelo. Eppure - penso - in Finlandia le condizioni atmosferiche sono molto più proibitive delle nostre e i treni circolano. Al massimo per 3-5 giorni all'anno, in cui le temperature sono molto basse, i treni possono avere ritardi che non superano i cinque minuti, dice Carola Björklöf dell'ufficio stampa delle ferrovie finlandesi. Per noi cinque minuti di ritardi sono la regola e se fossero solo cinque, ci metteremmo il cuore in pace, mentre siamo abituati a sopportare ritardi ben peggiori. Inutile parlarvi del Giappone, con i suoi treni superveloci, gli Shinkansen, i cui i ritardi, rarissimi, si contano nell'ordine dei secondi; sì, avete letto bene: secondi. Nel 1997 il ritardo medio era di 24 secondi, nel 2001 di 18 secondi, nel 2003 meno di sei secondi. Un'altra dimensione, un'altra lunghezza d'onda, un altro modo di lavorare: carrozze confortevoli, controllori in guanti bianchi, ragazze addette alle pulizie che sono così efficienti da completarle nell'arco di pochi minuti, sedili sempre orientati nel senso di marcia e che ruotano da soli al termine della corsa.
Però, anche noi, da un mese circa abbiamo la tanto agognata Alta velocità, no? I Frecciarossa così ben pubblicizzati alla tv sui quali sembra di essere in paradiso mentre viaggi. Eppure, tanto per non smentirci mai, anche in questo caso, nonostante gli ingenti investimenti e la pomposa campagna pubblicitaria, i problemi ci sono e rimangono. Al punto che il pm torinese Guariniello ha aperto un'indagine conoscitiva dalla quale emerge che su oltre quattrocento treni monitorati, solo 100 sono arrivati a destinazione con meno di quindici minuti di ritardo, mentre i restanti li hanno sforati, raggiungendo anche cifre francamente imbarazzanti:
Le corse in linea con le tabelle di marcia - la massima puntualità - sono state meno di una ventina, secondo il dossier nelle mani di Guariniello. Un centinaio degli oltre 400 Frecciarossa monitorati è approdato a destinazione con meno di 15 minuti di ritardo. Oltre 300 invece, stando sempre alla ricognizione fatta dai collaboratori del pm, hanno accumulato ritardi superiori al quarto d'ora. E, di questi, 50 hanno sforato i tempi di oltre 60 minuti, 30 hanno doppiato la boa delle due ore extra perse, si è arrivati a picchi di 5 ore abbondanti. E tutto è cominciato prima che neve e ghiaccio flagellassero la penisola, due giorni dopo l'inagurazione in pompa magna e in perfetto orario della linea Torino-Milano.Trenitalia si difende come può, allungando il periodo di rodaggio e spalmando le statistiche su un lasso di tempo maggiore, ma la sostanza non cambia. I dati diffusi ieri dicono così:
Solo il 25 per cento dei treni fast in corsa dal 13 dicembre al 5 gennaio - dati resi noti ieri dall'azienda - è arrivato al capolinea con più di 15 minuti di ritardo. Altre centinaia di Frecciarossa non hanno centrato l'obiettivo puntualità per meno di un quarto d'ora, anche su tratte relativamente brevi. Ma secondo Trenitalia i ritardi dei treni sotto 15 minuti non sono considerati tali, "per consuetudine europea".Come? Consuetudine europea? Siamo alla follia, al delirio allo stato puro, rassegnati ad un destino inesorabile. Neanche i tanto decantati Frecciarossa, che sembravano dei treni destinati a prendere il volo, riescono a compiere miracoli.
Il giornalista Claudio Gatti ha messo la testa nella galassia delle Ferrovie dello Stato, dipingendo un quadro che definire desolante è poco. Un ex dirigente Fs ammette che
Fino al 1999, quando i dati della puntualità erano inseriti manualmente, era tutto taroccato. Adesso non è più così. Ma in assenza di controlli esterni, lo spazio per l'abuso permane. Nel 2008 ben 1.754 Eurostar sono arrivati in ritardo ma registrati come puntuali.
Così come all'interno delle Ferrovie tutti hanno potuto guadagnare: manager, sindacalisti, intermediari, politici. Mi viene in mente, per esempio la buonuscita di Giancarlo Cimoli, che ammontava a 6,7 milioni di euro, nonostante gli obiettivi prefissati all'inizio del mandato non fossero stati assolti; oppure quella di Elio Catania, più fortunato, che raggiungeva i 10 milioni di euro. Non c'è che dire: un premio gradito e immeritato che abbiamo pagato noi, che abbiamo già sopportato i disservizi dell'azienda alla quale abbiamo versato i soldi del biglietto.
Sempre la solita storia italiana: i furbi, pochi, che guadagnano da una parte e i malcapitati, tanti, che pagano.
Nessun commento:
Posta un commento