sabato 2 gennaio 2010

L'AIRONE HA SMESSO DI VOLARE



Il grande corridore, lontano dalle corse, appariva simile a un airone: splendido in volo ma sgraziato e a disagio una volta costretto a toccare terra.

Così parla di Coppi Giancarlo Governi nel libro Il grande Airone. Il romanzo di Fausto Coppi (e di Gino Bartali), come di una persona che era una cosa sola con la sua bicicletta. E proprio lui, il 2 gennaio di cinquant'anni fa ha smesso di sbattere le ali e librarsi nell'aria per toccare per sempre terra: a soli 40 anni, di cui quasi metà dedicati al ciclismo, Coppi se ne va e lascia un vuoto che non è stato colmato da nessun altro ciclista; nessun altro ha raggiunto i suoi memorabili risultati, nessuno ha creato la sua leggenda, nessuno ha dominato le due ruote come l'Airone di Castellania.


Oggi, 2 gennaio 2010, abbiamo salutato il mitico Fausto Coppi, ritornando in quella piccola e tranquilla Castellania, tra le colline tortonesi stamani imbiancate dalla brina, in un contesto paesaggistico stupendo, considerando il sole alto nel cielo terso e un'aria fresca che accarezzava il viso.



Per arrivare al paese, ci si stacca dalla statale per Tortona a livello di Villavernia per imboccare una strada che sale con pendenza variabile. Pochi chilometri dopo, a Carezzano, parcheggio la macchina, dato che si poteva proseguire solo a piedi o con le navette, al cui scopo sono stati adibiti vari scuolabus. Decido di camminare: le abbuffate delle feste sono una buona scusa per passeggiare così da ammirare lo splendido panorama che si domina dalla strada, respirare l'aria fresca baciato dal sole caldo di una mattina fresca di gennaio, annusare l'odore di fango che si alza dai campi in alcuni punti, ripensare che quella è la stessa strada che ha percorso tante volte Coppi, farmi tornare in mente quando anch'io, per allenarmi, la percorrevo e non saltavo mai la visita alla tomba.


Lungo la strada, tante sono le macchine posteggiate e diverse le provenienze: da Asti a Pavia, da Cuneo a Bergamo, da Parma a Milano, oltre che dalla nostra provincia alessandrina. Camminando incontro un signore anziano, della zona di Biella, con cui ci facciamo compagnia fino a Castellania: 77 anni portati egregiamente, con una passione per la bicicletta, che non lascia mai, "tanto per mantenersi in movimento", mi dice.

Dopo una mezz'oretta circa, arrivo a scorgere il cartello "Castellania": sono arrivato! Un po' accaldato, un po' sudato, un po' assetato, mi dirigo verso il piazzale in cui si tiene la commemorazione dell'Airone. Solo 80 posti a sedere nella piccola chiesa, per i più fortunati; gli altri assistono alla messa di suffragio attraverso uno schermo all'esterno.

Il piazzale è gremito di gente: bambini, genitori, anziani, autorità locali, forze dell'ordine, alcuni "ciclisti d'epoca" in rigorosa uniforme d'ordinanza, due stand presso i quali acquistare libri, calendari, fotografie e souvenirs su Coppi. Certo, all'interno della chiesetta, si sta celebrando la messa in ricordo del compianto campione, ma l'atmosfera che si respira fuori è di gioia, di allegria e di festa: siamo tutti qui per ricordare felicemente quel terribile ciclista che ha vinto di tutto e di più e che è diventato un mito non solo per la sua terra, ma per l'Italia intera. E rivedendo i ciclisti più anziani con le divise dell'epoca, come non pensare, facendoci passare innanzi nella mente le mille immagini di Coppi viste e riviste in tv, che, con una diagnosi esatta e una cura semplice e immediata, oggi potevamo festeggiare un campione novantenne?

Facendomi strada tra la folla, risalgo i pochi scalini che conducono alla chiesetta e mi porto dietro la stessa, dove si trova la tomba dei due fratelli Coppi, Serse (morto prematuramente per un incidente stradale durante il giro del Piemonte del 1951) e Fausto. Sulla destra, in una cappelletta, sono conservati numerosi cimeli, non solo del Campionissimo (maglie rosa, gialla, di campione italiano e di campione del mondo), ma anche di molti altri atleti che hanno voluto mostrare la devozione verso un ciclista che è stato e sarà un esempio per chiunque decide di salire in sella, consegnando una loro maglia: da Bugno alla Luperini, da Freire a Riccò, passando per Moser e Baldini fino a Pantani, la cui maglia gialla ricorda la splendida annata del '98, quando centra la vittoria al Giro d'Italia e al Tour de France. Girare nella cappelletta, immerso tra mille trofei, fa rivivere una sensazione difficilmente descrivibile: fa sentire piccoli piccoli al cospetto di tanti campioni che con una bicicletta hanno scalato il mondo e vinto.
Giunta quasi l'una, riprendo la strada per la quale sono venuto, ritorno ad ammirare il panorama sotto un sole particolarmente caldo e ripenso alla mattinata trascorsa con Fausto Coppi, con l'Airone che cinquant'anni fa ha smesso di volare per riposarsi, nonostante avesse ancora tanto da insegnarci. Come spesso capita, i migliori se ne vanno anzitempo, ma per tutti gli appassionati lui è ancora tra noi.


Infine, vi regalo un piccolo video di pochi minuti per restituirvi, tramite alcuni scatti fotografici, l'atmosfera presente durante la commemorazione e le immagini dei cimeli nella cappelletta.



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