lunedì 11 ottobre 2010

IL FEDERALISMO FISCALE E IL SUD




Come il federalismo fiscale può salvare il Mezzogiorno


Piercamillo Falasca, Carlo Lottieri

Rubbettino

€ 14

Se qualcuno di voi ha seguito la trasmissione Otto e mezzo su La7 i cui ospiti erano Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, e Roberto Cota, presidente della Regione Piemonte, forse riuscirà a capire la rabbia che m'è presa nel momento in cui il governatore Cota, in maniera del tutto propagandistica, celebrava l'approvazione del federalismo fiscale in Parlamento e riteneva che lo stesso federalismo potesse essere la panacea a tutti i mali.
Le cose, purtroppo, stanno in termini diversi e in un precedente post ho cercato di spiegarlo. Oggi si parla di federalismo fiscale come se si parlasse di pere dal fruttivendolo o di rosette dal panettiere: non si può ridurre un argomento di così grande portata e di enorme complessità ad un totem elettorale, buono per condurre una campagna elettorale permanente. E' giunta l'ora di capire cos'è il federalismo fiscale, come funziona e come passare dalla teoria alla pratica: come far sì che la parola non rimanga tale ma si traduca in quel beneficio per il cittadino che viene tanto propagandato. Intendiamoci bene, sono indubbi gli effetti positivi di tale misura nel lungo periodo - e sottolineo lungo -, su questo non ci piove; tuttavia, è bene che esso sia applicato con criteri razionali e al pieno delle sue potenzialità per sfruttarne i benefici.




Piercamillo Falasca e Carlo Lottieri affrontano in maniera magistrale il tema del federalismo fiscale contribuendo non solo a definirlo, ma anche a spiegarlo correlandolo ad esempi e a dati reali. La tesi di fondo del libro è la seguente: ben venga il federalismo fiscale, attendiamo che diventi realtà e che soprattutto anche al Sud diventi realtà. Perché soprattutto al Sud? Perché il Sud, da decenni avvezzo al comodo centralismo, è sprofondato ogni giorno sempre più in basso e a nulla sono valse le montagne di soldi che, ogni volta sotto nomi nuovi e sempre più fittizi per nasconderne la vera natura, sono state destinate al Mezzogiorno: tutti questi denari hanno appesantito sempre più la macchina pubblica favorendo le clientele e molto spesso hanno contribuito ad ingrassare la criminalità organizzata. E' giunta, quindi, l'ora di dire basta ed iniziare a responsabilizzarsi: solo col federalismo fiscale, se veramente questo è applicato in tutti i suoi punti, gli enti locali avranno la possibilità di gestire ogni singolo euro e decidere come gestirlo nel migliore dei modi per tenere in riga tutto il sistema. Anche in questo caso, i nemici sono dietro l'angolo e quello più grosso e pericoloso è la cosiddetta perequazione, vale a dire un "aiuto" che viene assicurato dal sistema alle aree fiscalmente più svantaggiate. E, a ben pensare, quando si parla di federalismo fiscale, questa è la principale richiesta fatta dai politici del Sud e la prima cosa che viene assicurata dai promotori per mettere a tacere quei mugugni provenienti dalle zone meridionali e che impedirebbero l'iter di tale provvedimento.
Sono gli stessi autori a dire che il libro, un pamphlet, è nato proprio per far comprendere l'importanza di "adottare la prospettiva di un federalismo fiscale competitivo, in grado di dare al Sud una fondamentale carta da giocare per mobilitare le proprie risorse e attrarne di nuove", la competizione tra i differenti territori italiani, lungi dall'essere avversata perché temuta, "offrirebbe al Meridione una chance nuova." Il problema primo da superare è la "visione statica della realtà", secondo la quale a trarre giovamento dal federalismo sarebbe solo il Nord, mentre il Sud ne uscirebbe con le ossa a pezzi e quindi deve ostacolarne l'attuazione per poter sopravvivere. Si tratta di una visione non solo "statica" ma anche distorta: innanzitutto perché, come ricordato sopra, il grande flusso di denaro verso il Sud ha creato "dipendenza politica e malaffare"; in secondo luogo, il federalismo, visto come processo di crescita, avvantaggerebbe tutto il Paese, dal momento che il Sud verrebbe liberato dagli "obblighi di solidarietà" e, in quanto sviluppato e dinamico, sarebbe più vicino al Nord. Da questo emerge che è il Sud ad aver più bisogno di una "svolta federale" che dovrebbe chiamare a gran voce, invece di allontanarla, per recuperare il tempo perso ed uscire dalle sabbie mobili che lo tengono prigioniero. Illuminante questa affermazione di Falasca e Lottieri:

I massicci trasferimenti di risorse ai governi locali hanno drogato il Sud, decretando l'uscita di scena del cittadino-contribuente dalla dinamica politica. L'impossibilità per i contribuenti meridionali di valutare il prezzo della spesa pubblica li ha resi, nei fatti, sussidio-dipendenti.
Il problema di fondo è che non ci si rende conto - o forse non ci si vuole rendere conto - che il Sud sprofonda ogni giorno di più verso il baratro e il dibattito italiano non aiuta per nulla a risalire la china quando, giocando al ribasso, rassicura che ci sarà "un robusto meccanismo di perequazione" per non danneggiare nessuno. Ciononostante, è giunta l'ora di decidere cosa fare da grandi: riformare veramente eliminando rendite di posizione o fare un maquillage di gattopardiana memoria? A tal proposito è tragica la conclusione degli autori:

La sensazione, purtroppo, è che anche stavolta si perderà un'occasione importante, perché non si avrà il coraggio di eliminare, o quanto meno ridurre, la dipendenza del Sud dai trasferimenti e perché non si vorrà impostare una nuova finanza pubblica nella quale gli enti locali (dalle regioni ai comuni) si finanzino da sé, definendo il quanto e il come della tassazione.

Ma chi teme il federalismo fiscale? Chi andrebbe a perderci? Sembra evidente, dopo quanto detto finora, che è il ceto politico locale a trarne i minori benefici, abituato a navigare nell'oro dei finanziamenti centrali, il quale ora si troverà costretto a domandare contributi ai propri elettori, allineandosi alla "logica concorrenziale" del federalismo fiscale.
In buona sostanza, è forse arrivata l'ora X per il Mezzogiorno: dopo decenni passati a ricevere passivamente denari pubblici, puntualmente destinati a perdersi in rivoli oscuri, il federalismo fiscale rappresenta un utile mezzo da cogliere al volo per uscire dalle secche e invertire la tendenza negativa che da tanto, troppo tempo strozza il Sud, mettendo a rischio anche quelle aree produttive che cercano di emergere dal gruppo. Val la pena crederci e provarci.

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