sabato 27 novembre 2010

MIA SUOCERA BEVE


Mia suocera beve
Diego De Silva
Einaudi

€ 18

Nuovo libro per De Silva, nuovo successo: sembra scontato, ma non potrebbe essere altrimenti. L'ho conosciuto con La donna di scorta, me ne sono innamorato e non ho resistito a leggere Mia suocera beve.
In questo romanzo ritorna il personaggio di Vincenzo Malinconico, un avvocato senza fama e con problemi sentimentali, ma soprattutto un filosofo autodidatta, il quale è capace di riflettere e meditare su ogni aspetto della vita, giungendo a conclusioni talora ovvie e altre volte meno. Partendo da osservazioni a volte sciocche o banali, giunge a conclusioni importanti e decisive su temi come l'amore, la giustizia e il senso della vita; la sua grossa capacità è quella di trascinare anche il lettore in questo turbinio di pensieri e considerazioni, arrivando a staccarsi nella realtà per entrare in una dimensione parallela capace di far guardare il reale in maniera distaccata.
La vicenda intorno alla quale ruota il romanzo è un sequestro di persona che si svolge in un supermercato, nel quale l'avvocato Malinconico si trova per acquistare del pesto, sebbene non ne avesse strettamente bisogno. Si imbatte nell'ingegnere informatico Sesti Orfei, il boia, che dà luogo al sequestro di Gabriele Caldiero, subito ribattezzato da Malinconico "Matrix" per il suo abbigliamento, un boss della camorra ritenuto responsabile della morte accidentale del suo unico figlio. Il piano messo in atto dall'ingegnere è a dir poco geniale: all'arrivo della televisione, l'ingegnere inizia a raccontare la triste vicenda e dà il via ad un processo mediatico, al quale vengono chiamati ad assistere, impotenti, le forze dell'ordine e la folla che sono giunte al supermercato, l'avvocato Malinconico nominato difensore d'ufficio, una vecchietta impaurita che cerca conforto nell'avvocato e il salumiere Matteo. In questo modo lo stesso Malinconico ha la possibilità di riflettere su molti aspetti perversi e biasimevoli della nostra società. Innanzitutto la spettacolarizzazione del dramma e la curiosità morbosa di conoscerne l'esito.

… stavo lì, incapace di staccare gli occhi da quella scena che, a poco più di tre metri di distanza, continuava a crescere e ad aggravarsi in quel supermercato irrealmente deserto dove la gente sembrava non volerne sapere di entrare a fare la spesa (...). Pura pornografia, è chiaro. Perché quando la realtà si mette a dare spettacolo, è quello l’effetto che realizza. Per questo i reality show, che poi ne costituiscono un pallido tentativo d’imitazione, hanno il successo che hanno. Infatti non era solo il timore del peggio a tenere la mia attenzione così stretta. La verità, benché ammetterlo non deponga esattamente a mio favore, è che una parte di me voleva sapere come sarebbe andata a finire.
(...) Un momento dopo, sui due televisori è comparsa l’immagine di Matrix, inginocchiato e ammanettato di spalle al corrimano del banco dei latticini. Sembrava un filmato di Al Jazeera.

La consapevolezza di quello che stava realmente accadendo viene ricercata nei monitor di sorveglianza: solo ciò che viene ripreso, focalizza la nostra attenzione e ci fa dire che sta succedendo seriamente.

Istintivamente mi sono girato a guardare il monitor alle mie spalle, o meglio in alto, pensando di trovare anche lì la schermata di Matrix in versione ostaggio, come infatti è stato. A quel punto la mia confusione ha cominciato a diradarsi.

Prende così corpo il reality show inscenato dall'ingegnere, che, secondo Malinconico, è un colpo di genio perché si limita ad "impiegare l’attrezzatura… di cui il supermercato era dotato senza apportarvi alcuna modifica sostanziale…”: è tutto già implicito nello strumentario tecnologico che rende possibile la sorveglianza e la tutela in tanti luoghi pubblici, perciò l’ingegnere si limita a sfruttare questo mezzo, non inventa nulla e non cambia nulla.
Con la sua proverbiale risolutezza, l'acutezza delle osservazioni, la capacità di tramutare in comico ciò che è tragico, l'avvocato Malinconico riesce a sabotare il piano dell'ingegnere, che conclude il suo tentativo spettacolare sparandosi un colpo di pistola. Parallelamente a questa vicenda, la vita tormentata di Malinconico deve fare i conti con un'ex moglie, una suocera, che l'avvocato non riesce a considerare ex, la quale ha appena scoperto di essere affetta da un tumore (e che solo successivamente prenderà la decisione di sottoporsi alla chemioterapia consigliata) e non vuole più parlare con la figlia, una compagna con la quale la storia sembra essere arrivata al capolinea. In questa intricata commistione di vicende più o meno serie e difficili, l'avvocato Malinconico sfodera sempre le sue armi migliori per porvi rimedio e cercare di mettere ordine in quel pasticcio che è la sua vita.

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