sabato 20 novembre 2010

MAFIE E FEDERALISMO

Sono contento che il dialogo a distanza tra Maroni e Saviano si sia risolto con la partecipazione del ministro il prossimo lunedì sera nel programma Vieni via con me: nessuno dei due avrebbe tratto alcun risultato utile dalla querelle, anzi, l'immagine che potevano fornire avrebbe somigliato ad una divisione su un obiettivo campale quale la lotta alla criminalità organizzata. Certo, come ha ricordato Stella, il giovane scrittore poteva calibrare meglio alcuni passaggi del suo monologo (per esempio tagliare il passaggio-chiave "Che cos'è la mafia? Potere personale spinto fino al delitto" della citazione della frase provocatoria di Miglio è stato ingenuo); tuttavia, io continuo a ritenere che di quell'appassionato racconto si debba ritenere il senso generale, il messaggio-chiave: siamo in presenza di una criminalità organizzata che si sta diffondendo a macchia d'olio e non possiamo più continuare a ritenerla un qualcosa di alieno e lontano da noi. Questo è stato il grande merito di Saviano, portare alla ribalta notizie che, pur note, sono state tralasciate dalla gran parte dell'informazione: il fatto che Milano sia stata eletta a capitale della 'ndrangheta al nord è un dato forse non proprio nuovo ma certamente allarmante, che non può essere trascurato, tanto più che si sta mettendo in moto la macchina dell'Expo 2015, cui la criminalità organizzata ha già guardato con interesse.
La recente inchiesta dell'Espresso, condotta da Paolo Biondani e Mario Portanova, ha mostrato come i tentacoli della 'ndrangheta abbiano raggiunto e pervaso il nord, a partire dal capoluogo meneghino: "edilizia, superstrade, ferrovie, aeroporto, centri commerciali, ortofrutta, rifiuti, ospedali, bar, negozi di lusso, banche, prestiti a usura e, naturalmente, droga: la mafia calabrese ha conquistato l'economia del Nord" (a destra, la cartina degli affari della 'ndrangheta in Lombardia, tratta dal sito dell'Espresso). Emblematico è il caso Santa Giulia, "Santa Giulia dei veleni", "bombe ecologiche e sanitarie", veleni mafiosi che hanno contaminato le acque, sostanze classificate come "cancerogene, che mettono a rischio la fertilità e possono danneggiare i bambini non ancora nati". Per non parlare della sanità, settore nel quale la 'ndrangheta ha fiutato la possibilità di grossi guadagni tra ospedali e cliniche private: nella retata di luglio, che ha portato a molti arresti tra Milano e Pavia, è finito in galera Carlo Antonio Chiriaco, direttore sanitario dell'Asl di Pavia, il cui giro d'affari annuale è stimato in 700 milioni di euro. Si parla proprio di "modello Chiriaco", grazie al quale si maneggiano sindaci, assessori e comitati d'affari, cominciando "dai piccoli feudi elettorali della provincia, dove le cosche chiedono favori e promettono i voti di migliaia di calabresi", per creare una struttura di potere in grado di controllare gli interessi sul territorio. Si arriva, nel cuore della Brianza, alla paralisi per mafia di un comune: "Desio, 40 mila abitanti, è la capitale lombarda del mobile. Il consiglio comunale si è riunito una sola volta in quattro mesi: la maggioranza di centrodestra non raggiungeva il numero legale". Altre indagini hanno svelato i massicci investimenti in cliniche private, "decine di milioni riciclati in nuove residenze per anziani tra le province di Bergamo (148 posti letto a Vigolo), Pavia (tre ospizi da accreditare a Costa dei Nobili, Pinarolo Po, Monticelli) e Novara".
Tutto ciò sta a dimostrare la pericolosità di sottovalutare un cancro così potente e così pervasivo, capace di annidarsi in tutti i gangli vitali dell'economia per risalire la china e conquistare il primato. A tal proposito è lo stesso Saviano che in un colloquio con Gianluca Di Feo sull'ultimo numero dell'Espresso mette in guardia da un altro fenomeno particolarmente inquietante con un ragionamento tanto semplice quanto agghiacciante: "le mafie scommettono sul federalismo". "La mentalità delle mafie è essenzialmente predatoria, puntano a divorare le risorse ed è molto più facile farlo nelle capitali regionali che non a Roma: possono fare pesare il loro controllo del territorio, la loro violenza, i loro voti e i loro soldi. Per questo con il livello di infiltrazione che c'è nelle regioni del meridione, il federalismo potrebbe finire con l'essere un regalo e far diventare Campania, Calabria e Sicilia davvero cose nostre, un nome che non è stato scelto a caso. Perché oggi la forza delle mafie non è più nella capacità di usare la violenza ma nella disponibilità quasi illimitata di capitali, affidati a facce pulite e capaci di condizionare la politica soprattutto a livello locale". Con questo, tuttavia, non ci si deve e non ci si può arrendere, il federalismo fiscale può rappresentare una possibilità di rinascita del sud, ma - ricorda Saviano, riportando l'analisi del magistrato Raffaele Cantone - a due condizioni: "creare controlli rigorosi sulle uscite di denaro pubblico e fare una selezione sulla classe dirigente politica e burocratica".
Ecco perché non è possibile indignarsi se un giornalista denuncia la piovra che sta avvolgendo una delle regioni motrici dell'economia italiana, capace di raggiungere tutti i punti nevralgici per sfruttarli a propria discrezione: teniamo gli occhi aperti!

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...