lunedì 2 giugno 2008

FONDAMENTALISMO STORICISTA

Ciò che è avvenuto martedì all’università “La Sapienza” di Roma ha veramente dell’incredibile. Sicuramente non è il primo episodio di “intolleranza travestita”: tutti ricordiamo ancora che qualche mese fa nella stessa università era stato proibito al Papa Benedetto XVI di aprire l’anno accademico (l’evento era stato annullato in quanto il clima di odio che si era instaurato lo rendeva a rischio). Allora si era parlato di “fondamentalismo laicista”, oggi parlerei di “fondamentalismo storicista”: il primum movens di queste manifestazioni di intolleranza, in entrambi i casi, è il medesimo.
È ormai in voga in Italia la moda di gridare al regime ogniqualvolta si limita o si proibisce l’espressione di una singola opinione, di qualunque colore essa sia. Ma non si capisce perché questo grido di dolore si oda solamente in talune occasioni e non in altre, perché talora le urla siano più flebili e talora meno.
Fuori da ogni perifrasi, prendendo l’esempio della Sapienza, sembra proprio che ci sia un regime a senso unico tale per cui finora sono stati proibiti la lectio magistralis di Benedetto XVI (che, val bene ricordarlo, non è solo la massima carica della Chiesa cattolica, ma anche capo dello Stato del Vaticano) e il dibattito sulle foibe: possiamo dire che si tratta di due argomenti “caldi” per la sinistra? È forse per non aprire vasi di Pandora che possono dare fastidio che il tutto è stato proibito, previa polemica con eco rimbombante in tutta Italia?
Quello che fatico a capire è perché bisogna vietare: colui o coloro non interessati potevano semplicemente evitare di raggiungere l’aula nella quale si teneva il dibattito o la lectio magistralis. Fa rabbia, invece, constatare che ci sentiamo tutti onniscienti, nessuno di noi ha bisogno di coltivare il proprio sapere per accrescerlo e ci limitiamo ad argomentare sempre con i soliti luoghi comuni, che in quanto tali col tempo vengono sfatati da studi e ricerche. Sintetizzando, si potrebbe dire così: “ragazzotti presuntuosi che sanno poco e blaterano molto rivendicano il diritto di distribuire patenti di democrazia, e autorizzazioni di accesso all’ateneo”.
È bene perciò che eventi come quelli occorsi alla Sapienza non accadano più: la libertà di espressione è sacramente espressa nella nostra Carta costituzionale, giustamente osannata, sebbene spesso a intermittenza: il diritto che ci fa comodo è lì sancito e non lo si deve violare, quello che ci sta stretto è dimenticato, anche se è lì ugualmente affermato. Non sarà meglio lavorare di più sulla nostra umiltà affinché ci apriamo a conoscere tutte le opinioni, il che tra l’altro vuol dire ampliare il nostro bagaglio culturale , permettendoci una migliore valutazione di differenti situazione?
Chiudo ricordando che, molto spesso, parlando con miei coetanei e non solo, osservo che atteggiamenti preconcetti sono assunti da persone che si dichiarano “di sinistra”: sarà forse per via della loro presunta superiorità… (vedi Perché siamo antipatici? La sinistra e il complesso dei migliori, Luca Ricolfi, Longanesi, 2005).

P.S. Con quest’ultima affermazione non voglio affatto lasciare intendere che manifestazioni di intolleranza provenienti da coloro che si definiscono “di destra” non siano altrettanto esecrabili: ciò che deve essere difesa è sempre, in primo luogo, la libertà d’opinione.

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