sabato 12 dicembre 2009

QUESTIONE DI STILE

Trovandomi ieri a discutere sull'ultima sortita di Berlusconi, non ho potuto tirarmi indietro dal giudicarla negativamente: non condivido nè la sostanza, nè tantomeno i toni. E' ormai un po' di tempo che il presidente Berlusconi si scaglia, a ogni piè sospinto, contro le istituzioni del nostro Paese: ieri è toccato alla Corte costituzionale e alla Presidenza della Repubblica, come peraltro già era successo in passato. E allora val la pena fissare alcuni punti cardine nel discorso al fine di controbattere alle dichiarazioni gravi del premier.
Innanzitutto dobbiamo considerare il contesto: era opportuno, nell'ambito di un incontro a livello europeo, pronunciare quelle parole? In secondo luogo: la forma. Sono sempre più convinto che uno statista, quale Berlusconi ritiene di essere - a torto, secondo il mio modesto parere - non può in alcun modo travalicare la barriera di bon ton istituzionale che deve contraddistinguerlo in ogni sua singola azione; e quindi andare a Bonn e insultare letteralmente le istituzioni del Paese di cui è capo del Governo appare, oltre che singolare, di assoluto cattivo gusto. E' giunta l'ora di smetterla: non se ne può più di queste uscite.
Pur condividendo in piccola parte l'esasperazione dell'uomo Berlusconi, che appare evidentemente tartassato dalla giustizia italiana, visti il numero di indagini che lo hanno colpito, credo che il suo modo di reagire non sia quello giusto. Se egli è stato assolto tante volte ed è così convinto della sua innocenza, come va dicendo in giro, perchè non chiede lui in prima persona di essere processato in modo tale da acclarare il prima possibile la verità e poter sbugiardare i suoi detrattori? Perchè, invece, continua a monopolizzare il Parlamento per produrre leggi a suo uso e consumo, cucite su di sè fino all'ultimo millimetro, per evitare i processi? Non è certo comportamento da uomo di Stato quello di criticare la Corte costituzionale per il semplice motivo che ha bocciato un provvedimento, il Lodo Alfano, i cui profili di incostituzionalità sono stati sottolineati da quasi tutti gli esperti del settore. La Corte non è al servizio della politica: serve ancora sottolinearlo? E appare ancora più fuori luogo la critica al capo dello Stato che - non dimentichiamolo - non più tardi di due settimane fa ha ammonito pubblicamente le toghe, con un solenne comunicato ai giornalisti convocati ad hoc, a "rispettare i ruoli", dato che "nulla può abbattere un governo che abbia la maggioranza in Parlamento".

Sintomatiche delle tensioni che le dichiarazioni del premier hanno suscitato sono le reazioni, diverse ed opposte, del presidente della Camera Gianfranco Fini e del presidente del Senato Renato Schifani. Il primo ha chiesto di chiarire, di precisare le parole; ma puntualmente gli è stato risposto che "non c' è nulla da chiarire" e che bisogna finirla con le ipocrisie. Mi chiedo se è "ipocrisia" difendere le istituzioni democratiche del Paese, attaccate per motivi futili ovvero perchè hanno agito con comportamenti difformi rispetto al pensiero del premier. Schifani, invece, ha preferito tacere, ufficialmente per evitare di "gettare altra benzina sul fuoco". Non sfuggirà a nessuno questa diversità di comportamento tra la prima e la seconda carica dello Stato: Schifani, notoriamente più vicino a Berlusconi, si è voluto smarcare, evitando di rinfocolare la polemica, dal momento che, secondo il suo parere, il Cavaliere non ha attaccato il capo dello Stato, nè ha leso le sue funzioni. Fini, invece, non ha esitato a schierarsi con Napolitano, facendosi forte della Costituzione, al fine di mantenere fissa la barra del rispetto senza appello delle alte istituzioni repubblicane.

Leggendo l'editoriale odierno di Sergio Romano sul Corriere della Sera, credo sia utile prestare attenzione alle seguenti parole per tornare a meditare sulla funzione della giustizia.

I processi non sono partite di calcio in cui ogni gol suscita spe­ranze di vittoria o timori di sconfitta. Sono percorsi logici in cui ogni ipotesi viene sottoposta a un esa­me della verità. Pensare che una testimonianza ba­sti da sola a pregiudicarne l’esito e che da essa si pos­sano trarre analisi politi­che è sbagliato.

8 commenti:

  1. La questione ora si pone come sfida finale. Chi vincerà si prenderà tutto. Berlusconi ha dalla sua parte la maggioranza degli elettori e questo conta, come in tutte le democrazie.
    Giusto o sbagliato é così, tra l'altro, il vincitore non farà prigionieri, questo é certo: fattene una ragione!.....

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  2. Caro Aldo io trovo questa tua analisi pienamente condivisibile... Vedo che l' insofferenza da me patita (e non solo da me) a causa di alcune sortite poco felici del premier non è una sensazione, permettimi l' espressione, "di opposizione" ma è sentita anche nel suo stesso partito (basta vedere come Fini reagisca in modo puntuale e magistrale ad alcune indegne dichiarazioni di Berlusconi)...
    Io sono sempre stata daccordo con ciò che l' Ecnomist pensa di lui (e penso che tu lo sappia benissimo) e più vado avanti e più mi rendo conto che molta gente non abbia tutti i torti a non soffrirlo sopratutto gente di destra (destra vera, destra storica) che credo che con lui centrino ben poco (o meglio è lui a non centrare con loro)...

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  3. ... condivido in parte...
    giusta la questione del "bon ton istituzionale", i panni sporchi si lavano in casa..
    non si attacca il presidente della repubblica, dato che cmq compie il suo dovere correttamente..

    sono in dissenso su quanto dici riguardo alla corte cost. e al lodo alfano.
    non dimentichiamoci, almeno x quanto ho appreso io, che il lodo alfano ripercorre in larghissima misura il lodo schifani, fatta eccezione per le modifiche richieste dalla corte costituzionale x rendere costituzionale il primo lodo.
    attese quelle richieste, ergo nn ci sarebbero dovuti essere profili d'incostituzionalita`. perche` allora se ne sono trovati altri non esposti prima..?
    la questione dei dubbi li mette.... pur volendosi approciare con tutta l'onesta` intellettuale possibile... a meno che le mie info siano errate e parziali...

    per il farsi processare... nn sono d'accordo... non ora per lo meno. e` evidente che un personaggio con 2500 udienze alle spalle, piu` di 100 processi (in corso e/o conclusi) nn puo` farsi processare.
    se anche fosse innocente per ogni cosa (improbabile xke` per arrivare dov'e` lui, qualcosa scava scava si trova) prima di poterlo dire e "sbugiardare" i suoi detrattori, sara` morto lui, noi, i suoi detrattori e probabilmente anche chi si ricorda di B.
    senza contare che oltre a questi dati, e` estremamente singolare che tutto cio` compaia dal 94 (o 92 nn ricordo bene) ad oggi.

    alla luce di cio` ci si mettono dichiarazioni varie di pentiti (pare inascoltabili per legge) che ancor prima di essere appurate, sono rese pubbliche per la gogna mediatica.. oltre che processo mediatico...

    quando si dice che la legge e` uguale per tutti, e si aggiunge "anche per B".. credo che la cosa debba essere biunivoca...

    cosa ne pensi..?

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  4. Per Fick:
    Riguardo il lodo Alfano, mi basta ricordare che Sarkozy usufruisce di un trattamento simile a quello presente nel lodo Alfano, che per... Mostra tuttoò è stato creato con una legge costituzionale: dopo tutto, si tratta di assicurare un salvacondotto temporaneo a cariche istituzionali riconosciute nella Costituzione.
    Riguardo i processi, intendo che egli deve farsi processare non appena ha terminato il mandato, ma non può e non deve esimersi dal farlo. E' chiaro che le dichiarazioni dei pentiti sono arrivate con un tempismo sospette, ma è bene che, essendo piombate proprio ora al fine di utilizzarle politicamente in vista delle prossime elezioni, queste vengano valutate attentamente dai magistrati e, nel caso, cestinate. Rimane tuttavia il problema del can can mediatico ad esse collegato che si è creato e che può infamare Berlusconi e Dell'Utri nel momento in cui si riconosce che le dichiarazioni sono false.

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  5. Per Watty:
    E' una sensazione di buon senso, ritengo, nulla di più.
    P.S. L'Economist, lasciamelo dire, spesso si diverte a calcare la mano: gli inglesi si eccitano quando posso deridere lo stereotipo italiano...

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  6. Vorrei sottolineare una questione di cui non si è ancora parlato, e che più volte ho accennato anche nel mio blog. Io credo che il problema principale della politica italiana, non solo di Berlusconi, sia prettamente di natura etica, ancor prima che giudiziaria. In Italia ormai non esiste più un'etica della politica. Io penso che un politico debba avere requisiti di moralità e trasparenza che vanno ben al di là della sua fedina penale. Berlusconi, in parte per la sua posizione dominante, in parte per la sua personalità debordante, è il massimo esempio di questo problema. In un paese in cui l'etica politica abbia ancora un valore, Berlusconi non potrebbe essere un leader politico, né tantomeno Presidente del Consiglio, e non a causa dell'opposizione, ma perché sarebbe lo stesso partito di cui fa parte ad escluderlo. Invece, con la prassi che si è instaurata in Italia, la magistratura, facendo il suo sacrosanto dovere d'indagine, è stata caricata di una valenza politica che non ha, venendo a mancare appunto un senso di responsabilità politica e istituzionale a monte. Scusate se mi sono dilungato un po'...

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  7. http://cavaale.blogspot.com/2009/10/ai-parlamentari-pdl.html

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