Nella Sala Rossa, alle 13, seguo Tariq Ramadan, autore de La riforma radicale. Islam, etica e liberazione in compagnia di Paola Caridi (la cui ultima opera è Hamas. Che cos'è e cosa vuole il movimento radicale palestinese).
Ramadan vuole parlare della condizione dei musulmani occidentali e della loro sfida nei confronti della contemporaneità; è un libro dedicato a tutti, non solo ai musulmani, utile ad una conoscenza non superficiale del mondo islamico, che sta alla base del "rispetto reciproco", e ad una valutazione dei "principi della riforma intellettuale" al fine di trovare un approccio creativo al mondo odierno, mediando tra la giurisprudenza musulmana e il modo di essere dei musulmani di oggi. Nel libro Ramadan si propone di esplicare tre tesi.
La prima riguarda il concetto stesso di riforma, che per molti mulsulmani è un concetto di derivazione crisitiana o ebraica, mentre esso è intrinseco alla cultura musulmana. Inoltre, mentre per molti studiosi musulmani, la "riforma" è "un adattamento alla società, al mondo contemporaneo", per Ramadan è "una trasformazione", che serve a migliorare il mondo. Ecco perchè serve una riforma radicale che parta dalla comprensione del concettodi riforma.
La seconda tesi sostiene che per arrivare alla riforma bisogna allargare la conoscenza al di là della giurisprudenza musulmana, in quanto "il campo legale è per definizione adattativo". Mentre è la conoscenza dei principi, degli obiettivi, dell'etica, del mondo e delle persone che può fornire elementi utili e spesso fondamentali per compiere una trasformazione.
La terza ed ultima tesi spinge a spostare "il centro di gravità dell'Islam", coinvolgendo i cittadini e le comunità nella produzione di questa riforma, che non deve essere affidata a pochi, ma anzi deve essere il più possibile condivisa.
Infine, Ramadan invita gli islamici moderni, alla luce di questa riforma, ad essere "cittadini del mondo" e ad ottemperare a tre doveri importantissimi: primo, conoscere la lingua del Paese, in quanto solo così essi saranno liberi; secondo, rispettare le leggi, perchè essi hanno sottoscritto un contratto sociale; terzo, essere leali al Paese.
La prima riguarda il concetto stesso di riforma, che per molti mulsulmani è un concetto di derivazione crisitiana o ebraica, mentre esso è intrinseco alla cultura musulmana. Inoltre, mentre per molti studiosi musulmani, la "riforma" è "un adattamento alla società, al mondo contemporaneo", per Ramadan è "una trasformazione", che serve a migliorare il mondo. Ecco perchè serve una riforma radicale che parta dalla comprensione del concettodi riforma.
La seconda tesi sostiene che per arrivare alla riforma bisogna allargare la conoscenza al di là della giurisprudenza musulmana, in quanto "il campo legale è per definizione adattativo". Mentre è la conoscenza dei principi, degli obiettivi, dell'etica, del mondo e delle persone che può fornire elementi utili e spesso fondamentali per compiere una trasformazione.
La terza ed ultima tesi spinge a spostare "il centro di gravità dell'Islam", coinvolgendo i cittadini e le comunità nella produzione di questa riforma, che non deve essere affidata a pochi, ma anzi deve essere il più possibile condivisa.
Infine, Ramadan invita gli islamici moderni, alla luce di questa riforma, ad essere "cittadini del mondo" e ad ottemperare a tre doveri importantissimi: primo, conoscere la lingua del Paese, in quanto solo così essi saranno liberi; secondo, rispettare le leggi, perchè essi hanno sottoscritto un contratto sociale; terzo, essere leali al Paese.
Questo è un invito molto bello a leggere il libro, grazie e complimenti! Stavo cercando delle recensioni e sono finita per caso sul tuo blog, lo leggerò con piacere.
RispondiEliminaHo apprezzato la citazione dantesca che accoglie nel migliore dei modi i tuoi visitatori. Buon lavoro!